28 agosto, 2005

Omeopatia ed apatia

Absit iniuria verbis

Ieri i vari organi di”informazione” hanno dato ampio spazio, forse più del dovuto, ad un editoriale della pubblicazione medica Lancet. L’articolo, intitolato La fine dell’omeopatia, riporta i risultati di una ricerca compiuta dall’università di Berna, secondo la quale una sperimentazione incrociata dimostra che i rimedi omeopatici determinano nei pazienti un risultato illusorio, assimilabile a quello del placebo.

Sull’efficacia dei farmaci omeopatici non ho i titoli né le competenze per pronunciarmi, anche se l’antico principio su cui si fonda questa medicina, ossia similia similibus curantur, ha il crisma d’Ippocrate e sebbene si debba ricordare che, qualche anno fa, uno scienziato russo riuscì a depurare dell’acqua inquinata, utilizzando un sistema basato sulla memoria che l’acqua possiederebbe. Secondo alcuni ricercatori, infatti, il prezioso liquido ha la capacità di conservare una traccia mnestica delle sostanze in esso diluite.

Da quando, nel 1810, il medico tedesco Samuel Hahnemann propose questo metodo terapeutico, le dispute sulla validità dell’omeopatia sono state numerose: da un lato, gli omeopati affermano che i farmaci da loro somministrati agiscono anche sugli animali e sui bambini, immuni dall’effetto placebo; dall’altro, per i sostenitori della medicina ufficiale, la diluizione elevatissima dei principi attivi omeopatici fa sì che nel preparato non ne resti neppure una molecola. E’ quindi una diatriba tra chi, pur forse con qualche ingenuità, si muove in territori di frontiera con spirito pionieristico e coloro che sono arroccati, invece, su posizioni conservatrici, per cui tutto deve essere quantificato, misurato, dimostrato in laboratorio. Non è un caso che qualche anno addietro, Piero Angela, il fanatico paladino della scienza (?) ottocentesca più attardata, dogmatica ed ottusa, in una puntata di Superquark, pronunciò il suo anatema contro l’omeopatia. Denunciato da due associazioni di omeopati, Angela ricevette la solidarietà di calibri quali Dulbecco, la divina Levi Montalcini nonché udite! udite! quel luminare di Sirchia, ex ministro della sanità, si fa per dire.

Mi sorge poi il dubbio che la sortita dell’ateneo elvetico, ripresa dalla prestigiosa -così dicono- rivista di Albione, sia un modo surrettizio per promuovere i farmaci della medicina allopatica, visto che, recentemente, sono stati pubblicati degli studi che provano la pericolosità di alcune medicine come il Ritalin o il Prozac. Non è forse la Svizzera sede di potenti multinazionali del farmaco?

Ma, prescindendo da questo pur lecito sospetto, mi chiedo per quale motivo ricercatori e scienziati così acuti e competenti, impegnati in scrupolose indagini statistiche, in sperimentazioni incrociate, in attente valutazioni di dati raccolti non riescano, invece, a compiere studi ed analisi molto semplici. Sarà poi così arduo analizzare l’aria e l’acqua piovana dopo che i cieli sono stati solcati dalle aviocisterne che rilasciano nei cieli di molte nazioni, con appositi erogatori, miscele chimiche contenenti sali di bario, particelle di alluminio, di quarzo, prioni e chi sa che cos'altro? Sarà così arduo investigare sulla relazione tra i sintomi di tipo influenzale accusati nei giorni scorsi dalla popolazione di Bagheria e il passaggio di questi famigerati aerei con le loro tracce velenose? (1)
Costoro sono scienziati o no? A me sembrano tanti don Ferrante attaccati ai loro pregiudizi, apatici ed abulici.
Possibile che essi non si siano accorti del grave problema rappresentato dalle scie chimiche, mentre a comuni cittadini si devono le prime osservazioni empiriche e i primi resoconti circa il fenomeno? No: codesti emuli di don Ferrante devono trastullarsi in querelles più o meno oziose, rispetto alle quali le discipline in cui era versato il personaggio manzoniano erano e sono materie di notevole spessore.

Quando la rivista Lancet dedicherà un fondo, anziché all’omeopatia, alla colpevole apatia degli “scienziati” e dei loro caudatari, Angela in testa?

(1) Vedi http://www.leonardodavincics1.it/

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