15 dicembre, 2005

Il crollo degli idoli

Nell’infanzia quanti sogni! Si rimane incantati dalle apparenze: il mondo sembra un eden. Con l’adolescenza, nel giardino della vita cominciano a crescere rose dai gambi spinosi. Tuttavia i giorni sono ancora animati da ardori, ci si appassiona a qualsiasi novità, si seguono con entusiasmo idoli e si inseguono generosi ideali. C’immedesimiamo nelle avventure della nostra squadra di calcio, nelle prodezze del pilota di Formula 1, non ci perdiamo un film con la nostra attrice preferita. Crediamo nel mito dell’amore, negli altri, nella vita.

Con il passare del tempo, nel giardino germogliano piante parassite ed erbacce, mentre alcuni alberi si ammalano e i fiori avvizziscono un po’. Si scoprono altri volti della realtà, spesso sgradevoli. Avevamo studiato le imprese di Alessandro Magno: credevamo fosse un eroe, ma scopriamo che era un beone iracondo. Eravamo pieni di reverenziale ammirazione per la figura di Gesù, il profeta dell’amore, salvo poi appurare che era un combattente messianista cui interessava soltanto di espellere i Romani dalla Palestina. Il profondo, sublime Agostino (non Sant’Agostino) si rivela un sessuofobo psicolabile. Avevamo visto in Benjamin Franklin un campione della libertà e dell’eguaglianza, ma veniamo a sapere che era un sostenitore dello schiavismo e per di più un satanista; la medesima considerazione vale per Winston Churchill.

Insomma, uno dopo l’altro, gli idoli crollano: gli stati, lungi dall’essere delle istituzioni create per tutelare i diritti dei cittadini, sono spaventevoli mostri che stritolano tra le loro fauci i sudditi, a somiglianza del Lucifero dantesco. La chiesa cattolica, invece di essere una comunità di credenti, è una diabolica camera di tortura per le anime. Gli ipocriti sono dappertutto e, dietro parvenze attraenti, si nasconde ogni genere di turpitudini.

Resta ancora qualche cespuglio, resta qualche tarassaco: rimane l’illusione che l’esistenza possa avere, nonostante tutto, un senso, sebbene abbiamo compreso che la felicità è una chimera.

Un giorno rovina anche l’ultimo idolo di cartapesta: l’esistenza, nel migliore dei casi, diventa la ripetizione stanca dei soliti gesti, delle solite amare frustrazioni, delle solite noiose incombenze.

Il giardino ora è un deserto, arido e sconfinato, come il Sahara… ma senza oasi.

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