24 dicembre, 2005

Risurrezione

Il Natale è vicino e milioni di persone si accingono a celebrare una ricorrenza di cui ignorano tutto o quasi e che, col passare del tempo, si è trasformata in un rituale meramente consumistico. Il Natale dovrebbe essere la celebrazione della nascita di Cristo, l’Uomo-Dio che, con il suo sacrificio, redense l’umanità dal peccato. Egli nacque a Betlemme, trascorse l’infanzia in Egitto. Compiuti trent’anni, cominciò a predicare l’amore e la fratellanza tra tutti gli uomini. Inviso alle autorità religiose ebraiche incapaci di comprendere un messaggio dai così sublimi contenuti spirituali, esse complottarono per eliminarlo. Il Sinedrio fece catturare Gesù che fu giudicato colpevole da un tribunale romano, ma su istigazione dei perfidi giudei. Condannato all’infamante pena della crocifissione, Cristo s’immolò per l’umanità intera. Spirato sulla croce, il terzo giorno resuscitò per apparire prima alla peccatrice Maria Maddalena, poi agli apostoli.

Questo è il racconto mitico di Cristo il cui punto focale è la Risurrezione: infatti Shaul-Paolo afferma ”se Cristo non è risorto, la nostra fede è vana”. Che cosa si deve intendere per Risurrezione? Tutti i cristiani, per nulla abituati a recepire un insegnamento esoterico-simbolico e, di converso, attaccati alla misera lettera dei testi, pensano che la risurrezione sia il miracoloso ricostituirsi del corpo e dell’anima dopo la morte. È un’idea infinitamente ingenua e dozzinale, perché la vera risurrezione è una palingenesi, un profondo, radicale rinnovamento interiore. Risorgere significa aprirsi ad una nuova vita, superare i pregiudizi in cui è invischiata l’esistenza, spezzare le catene del tempo e dello spazio, espandere la propria coscienza affinché si identifichi col tutto. È questo il messaggio del Vangelo di Giuda Tommaso, un libro mirabile, le cui parole irradiano una luce intensa e purissima. È questo il messaggio che le chiese hanno sempre censurato, temendo di perdere il loro potere fondato sul controllo, su dogmi menzogneri, sulle gerarchie e su concetti distorti quali il senso del peccato, la necessità della sofferenza, la minaccia dell’eterno castigo.

È ovvio che nessun dio, se non nelle innumerevoli leggende pagane e nel mito paolino, si è mai incarnato per riscattare gli uomini dal male: infatti, nonostante tutto il sangue versato da questi dei, il male continua a godere di ottima salute. È evidente che la quintessenza di ogni fede sincera dovrebbe essere la risurrezione, ossia la speranza, (o l’illusione?) che gli esseri umani un giorno scoprano il vero valore della spiritualità che è, etimologicamente, l’afflato, il respiro (spiritus) dell’anima.

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