23 febbraio, 2006

Il 666 è un numero d'uomo (prima parte)

L’Apocalisse o Rivelazione è l’ultimo libro del Nuovo Testamento. “L'Apocalisse (dal greco apokalypto, rivelo) si presenta come opera di Giovanni (1,1), ma molti studiosi ritengono che non sia stata scritta dall'autore del Quarto Vangelo. Per la datazione si pensa al periodo che seguì alla persecuzione di Nerone (65-70) o alla fine del regno di Domiziano (91-96) (…)

Gli strumenti espressivi della letteratura apocalittica sono le visioni, l'apertura dei cieli, le comunicazioni degli angeli, soprattutto il simbolismo (numeri, immagini e scene). Pur appartenendo al genere descritto, l'Apocalisse si distingue per tratti di grande originalità. (…) È una lettura profetica della storia ed un messaggio di consolazione.


Si riferisce ai fatti del passato o del presente, dilatandoli e trasfigurandoli, in modo da far emergere le dimensioni nascoste e contrastanti della storia. Tutto questo nella convinzione di alcune fondamentali certezze: la storia è saldamente nelle mani di Dio; Cristo è morto e risuscitato. Egli è il Signore della vita e trionfa sulla morte; Dio guida il cammino dell'umanità verso un "nuovo" mondo”.

Legioni di esegeti, credendo, in un certo senso a ragione, che tale opera anticipi il futuro, si sono arrovellati per decifrarne i numerosi, oscuri simboli, soprattutto gli aspetti numerologici. A mio parere, l’Apocalisse è, come i vangeli canonici, un palinsesto, un libro in cui ad un nucleo originario presumibilmente gnostico, di uno gnosticismo intriso di profetismo ebraico, furono aggregate parti eterogenee, non scevre dell’influsso di correnti paoline ed ellenistiche. Ne risulta un testo composito e, per alcuni versi, contraddittorio, in cui tuttavia è possibile individuare una trama esoterica di emblemi e significati reconditi, che si richiamano a tradizioni arcaiche.

Tra le recenti interpretazioni dell’Apocalisse, ritengo sia alquanto persuasiva quella di Terzoli che, nell’ambito di uno studio dedicato alla lettura di miti antichi, secondo l’ottica rivoluzionaria di cui De Santillana e la Von Dechend sono i geniali iniziatori, si sofferma pure sulla Rivelazione, di cui evidenzia il significato astronomico in relazione al fenomeno della precessione. Infatti la ricorrenza dei numeri 4, 7, 12, 144, 144.000 nonché il celebre e sinistro 666, sono, secondo Terzoli, chiari, inequivocabili riferimenti ai dodici segni dello zodiaco, alla sequenza della precessione ed al ciclo delle macchie solari, pari a 11,1 anni.

È necessario, a questo punto, accennare alla tesi sostenuta da Terzoli, tesi che è uno sviluppo ed un completamento di quella di De Santillana. Un’antica civiltà, semidistrutta da un cataclisma intorno all’XI millennio a. C., dovuto forse all’inversione dei poli magnetici terrestri, ritenne di codificare le sue conoscenze a beneficio di generazioni che sarebbero vissute sette ere astrologiche dopo. Tale civiltà visse nell’età del Leone, mentre l’attuale vive l’ultimo scorcio dell’era dei Pesci, cui sta subentrando l’età dell’Acquario. Tra l’epoca del Leone e la nostra, intercorrono 7 segni: la Sfinge di Gizah fu costruita nell’XI secolo a. C. quando il monumento dirigeva lo sguardo verso la costellazione del Leone, che, sorgendo all’orizzonte in primavera, segnava il punto vernale. Saghe, opere d’arte, costruzioni architettoniche, sia antiche sia medievali, contengono i numeri della precessione e soprattutto l’intervallo corrispondente a sette ere astrologiche, ad indicare che, allorquando il sole primaverile si fosse levato nel segno dell’Acquario, qualche evento di rilevanza planetaria sarebbe accaduto. Su tale evento Terzoli propone, correttamente, solo delle speculazioni: il ricercatore non è in grado di affermare se veramente lo spostamento dei poli magnetici, paventato da alcuni scienziati e foriero di disastri, accadrà o se, come pensa De Santillana, assisteremo soltanto al passaggio ad una nuova era precessionale.

Ad ogni modo, è evidente che, da un remoto passato, popoli assai versati nell’astronomia, trasmisero a noi uomini del XX e XXI secolo, un messaggio, forse un avvertimento, tramandato ad opera di iniziati di generazione in generazione: dagli osservatori del cielo Egizi, Maya, Khmer… all’autore dell’Apocalisse, ai costruttori delle cattedrali gotiche, ad Agrippa, via via sino a Fulcanelli.

Come interpretare allora l’enigmatica frase riferita al numero 666 dell’Apocalisse, assodato che il numero, in quanto multiplo di 11, si correla al ciclo delle macchie solari, altresì associato a valori numerici precessionali?

Leggiamo il versetto: “Qui sta la sapienza. Chi ha intendimento conti il numero della bestia, poiché è numero d’uomo; ed il suo numero è 666.”

Queste frasi sibilline, alla luce di un’esegesi astronomico-astrologica, diventano più perspicue.



Nota: le fonti del presente studio saranno indicate, quando sarà stata pubblicata la seconda parte dell’articolo.

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