07 gennaio, 2007

Le formiche elettriche

L’uomo è l’animale più infedele (V. Kandinskij)

Uno dei racconti più inquietanti e suggestivi dello scrittore di fantascienza, Philip K. Dick (1928-1982), è intitolato Le formiche elettriche (1969, titolo originale The electric ant). Il protagonista, Garson Poole, “alle quattro ed un quarto del pomeriggio, si svegliò, si rese conto di essere in un letto d’ospedale in una stanza a tre letti e si accorse di altre due cose ancora: che gli mancava la mano destra e che non sentiva dolore… Dalla finestra poteva vedere il centro degli affari di New York. Un intrico di strade in cui veicoli e pedoni saettavano e turbinavano nella luce del crepuscolo ed il bagliore del sole al tramonto lo riempì di piacere”.

È questo il memorabile incipit della novella che prosegue raccontando le disavventure di Poole. Il medico gli comunica che ha perso la mano in un incidente, ma soprattutto Poole scopre con sgomento di essere un androide: potrà quindi avere una perfetta protesi sostitutiva, ma non recuperare la sua identità di essere che si è sempre creduto uomo. Egli comincia così una serie di esperimenti per tentare di capire in che cosa consista realmente la differenza tra la coscienza umana e la coscienza di un robot, per provare a comprendere che cosa generi la consapevolezza di sé stessi, la sensazione di essere vivi. Poole manipola gli apparati che presiedono al suo funzionamento ed alla costruzione del sistema sensoriale: all’inizio si avvede che la percezione della “realtà” spazio-temporale può essere non solo alterata, ma per giunta sospesa. Infine decide di autodistruggersi: sennonché, dopo l’annichilimento di Poole, anche Sarah, la sua compagna, comincia un po’ alla volta a dissolversi, come tutto ciò che la circonda.

Nel testo la prospettiva interna, associata al personaggio principale, implica non solo una specifica visuale degli eventi, ma anche una percezione che è anche creazione del mondo fenomenico. Invano l'inconsapevole Sarah, che ha complottato per eliminare Poole, dopo aver assistito alla sparizione dell’androide, si dice: “Il robot pensava che io fossi uno stimolo sul suo nastro della realtà e quindi che sarei morta anch’io, se fosse morto lui. È strano: perché gli è venuta questa idea? Lui non è mai stato inserito nel mondo della realtà; lui ha vissuto in un suo mondo elettronico particolare”.

Il racconto, preludendo in parte al celebre film Matrix, implica delle fondamentali questioni ontologiche e filosofiche: che cos’è il reale? Esse est percipi? Davvero la coscienza umana è diversa da una sintetica e, se è così, in che cosa risiede la differenza? Esiste l’anima e tutti l’hanno o molti tra noi sono esseri non umani, sebbene antropomorfi? Ci si interroga oggi giorno sull’intelligenza artificiale, su un’umanità futura in cui il confine tra biologico ed elettronico sarà labile, un’epoca nella quale l’uomo sarà sempre più artificiale e la macchina sempre più naturale. Quali conseguenze potrà avere questo salto bioelettronico sul piano del pensiero e del comportamento? Sono foschi scenari futuri che Dick prospetta, con la sua arte essenziale ed incisiva.

In modo paradossale una possibile salvezza è nell’atteggiamento dolente ed interrogativo di Poole, più umano di molti umani.

6 commenti:

  1. Il rapporto uomo-macchina è uno degli interrogativi più grandi che possiamo porci oggi. Siamo su di una strada che prevede l'unione tra le due parti. Cerchiamo di evolverci in un essere superiore o solo di spostare i nostri problemi da qualche altra parte?

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  2. Mi ha fatto pensare molte cose e, paradossalmente, proverei più empatia per un androide che vuol esser uomo, che per un essere umano che umano non sarà mai.

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  3. I soliti noti hanno intenzione di creare ibridi bionici da controllare.
    "Proverei più empatia per un androide che vuol esser uomo, che per un essere umano che umano non sarà mai". E'l'empatia che si prova per Poole, parallela all'antipatia per la fedifraga ed inumana, eppure "umana" Sarah.
    Ciao a tutti.

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  4. Ma temo che tali ibridi e quant'altro siano già stati pensati e creati nelle basi sotterranee del NWO.Possiamo solo vagamente immaginare quanto tireranno fuori per la battaglia di Armageddon.
    Cenni sulla creazione di simili EBE li troviamo anche nelle rivelazioni del Col. Philip Corso, al quale i superiori avevano espresso il desiderio di organizzarsi per creare appunto esseri bionici già negli Anni Cinquanta.
    Che dire delle frasi riguardanti il NWO ontenute nel discorso di B16 in occasione dell'Epifania? sono affermazioni di una gravità inaudita che meritano sicuramente un blog speciale ad esse dedicato.

    Paolo

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  5. Negli anni 70 ed 80 il pur controverso Meier faceva già riferimento ad esseri bionici costruiti per combattere.
    Sul rivelatore (epifanico) discorso di B 16, penso che pubblicherò qualcosa domani. Ciao

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  6. Informazioni a proposito di sviluppi tecnologici e biotecnologici, come la creazione di ibridi umani in cui è stato inserito qualche elemento del DNA suino, l’inserimento di microprocessori sottocutanei tra la popolazione, con la possibilità che gli individui siano controllati dal sistema elettronico di una piattaforma satellitare nello spazio e da un supercomputer. Infine, al centro della discussione, furono la creazione di androidi e di cloni, scoperte che avrebbero confermato la presenza di vita su Marte in un’epoca lontanissima e la messa a punto di un sistema per disintegrare eventuali corpi celesti che si potrebbero avvicinare pericolosamente alla terra.(...)

    Non solo, in questa escalation di violenza e di devastazione, saranno adoperati sistemi bellici computerizzati, cloni e “candidati manciuriani” destinati a diventare macchine di morte. Saranno infine adoperate armi laser e dispositivi basati sulle radio frequenze (apparati psicotronici e scie chimiche?)

    Ptaah a Meier

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