25 settembre, 2008

Violenza (seconda parte)

Tra la fine del Medioevo ed il principio dell'età moderna cominciò a consolidarsi lo stato come lo intendiamo noi, ossia come istituzione che detiene il monopolio della fiscalità, della giurisdizione e della violenza. Alcuni re europei, pur tra difficoltà, riuscirono un po' alla volta a sottrarre all'aristocrazia le immunità di origine feudale: il potere di coniare moneta, di arruolare un esercito, di amministrare la giustizia.

Quando si pronuncia la parola violenza, il pensiero corre subito alle varie forme di sopraffazione individuale: omicidi sanguinari, furti, stupri, danni alla proprietà, violazioni di domicilio, sevizie su minori, percosse a donne indifese, torture di animali... Sono tutti reati che suscitano abominazione, eppure sembriamo dimenticare un'altra tipologia di violenza, istituzionalizzata, ufficiale, legale, legittimata da decreti: è la violenza dello stato che si traduce nelle guerre "umanitarie" con tanto di encomio per opera di giornalisti e papi, nelle botte a chi manifesta, purché non appartenga ai Blocchi neri, nelle torture perpetrate da uomini del sistema, nella persecuzione e nelle intimidazioni di persone che osano denunciare scandali ed innominabili delitti... Non è forse anche questa violenza, sebbene abbia il crisma della legalità, il placet delle istituzioni? D'altronde anche la giustizia è, in fondo, una vendetta sublimata, quando non è un'iniqua congerie di sentenze miti con i veri criminali e draconiane con gli innocenti.

Si pongono a questo punto due problemi: qual è l'origine della violenza che caratterizza le "società" umane sin da tempo immemorabile? E' lecito ed auspicabile rispondere alla violenza con la violenza? Rispondere non è per nulla semplice: potrebbe essere il risultato di un "peccato" originale, di una tara genetica volutamente introdotta, di un maligno influsso esterno. Certo, se consideriamo la principale differenza tra l'uomo e gli animali, constatiamo che quasi mai negli animali alligna un'inclinazione gratuita, soverchia, odiosa al male, mentre l'homo sapiens potrebbe essere meglio definito homo malus. Si potrebbe obiettare che il male è il risultato di un'educazione errata, di modelli distorti, di istituzioni corrotte, di una distruzione dell'etica, ma gli educatori, gli uomini delle istituzioni etc. non sono uomini? Chi o che cosa insinuò in loro il male? No, è un'obiezione che non regge: l'uomo non nasce del tutto innocente per poi deviare, in una misura maggiore o minore, verso la cattiveria. Ammesso e non concesso che tutti gli uomini siano uguali, essi paiono per lo più proclivi al male: la società, insieme con molti altri fattori, può poi perderli definitivamente oppure contribuire a sublimare i loro impulsi distruttivi ed egoistici in pensieri, parole ed opere accettabili sul piano civile o, a volte, lodevoli.

Entrano in gioco qui questioni etiche e bisogna chiedersi quali siano i fondamenti della morale: un legame con l'Essere? O esiste un'istanza innata che equilibra la tensione verso il male? Oppure l'etica è l'insieme di quei valori e principi che sono insegnati affinché la società non si autodistrugga, quindi alla fine un'etica utilitaristica ed avulsa da istanze trascendenti? Accanto al giusnaturalismo, ossia la dottrina (o il corpus di dottrine) secondo la quale le leggi sono naturali, consustanziali all'uomo in quanto zoòn politikòn, esiste una morale congenita o essa è frutto solo della cultura?

Comunque si valuti il problema, la violenza è, ufficialmente e con molta ipocrisia, rifiutata perché immorale, empia, in contrasto con il testo sacro, oppure, in ambito laico, poiché ritenuta disgregatrice della società. Al contrario, si può anche non solo accettarla, ma pure propugnarla in quanto ammessa, in una certa misura, dalla Bibbia o dal Corano è di solito poi accolta, quando è delegata allo stato, tutore della legge, della giustizia ed unico artefice della "protezione" dei cittadini. Questo è lo Stato-Leviatano di Hobbes, è lo stesso stato che, con un po' di belletto, simile ad un viso rugoso e flaccido su cui è steso un velo di cipria, ci governa.

Leggi qui la prima parte.



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4 commenti:

  1. Caro Zret,

    in sintesi è scritto: "il cuore dell'uomo è incline al male fin da ragazzo, per cui non allontanare la disciplina da esso; affinchè egli stia lontano dal male e possa vivere in pace".

    DA questo possiamo dedurre che "l'inclinazione" verso il [basso] è una tara che ci portiamo dentro dalla nascita. Poichè è più facile "scendere" che salire, è chiaro che fare e vivere ciò che è buono è più DIFFICILE e pertanto và insegnato e rammemorato continuamente.

    Al contrario la nostra MATRIX propaganda l'esatto contrtario, dietro la maschera di un "buonismo ipocrita" viene invece esaltato come principio per vivere ed avere successo nella vita, il sopruso, la menzogna, la superiorità, l'egoismo, ecc. ecc. ecc.

    La sublimazione della violenza è la "base strutturale" della nostra società secolare, fin dalle antiche civiltà in cui i nenonati erano "provati" alla sopravvivenza del più forte e istruiti con termini esotici "Guerriero" ... mentre in realtà erano solo carne da MACELLO per soddisfare i perversi desideri di uomini potenti eletti a divinità superumane.

    Oggi è esattamente lo stesso, nulla è cambiato se non "l'apparenza", ma non la "sostanza".

    La violenza nutre e si nutre dell'essere umano con il suo stesso e voluto benestare. Ognuno nel suo piccolo (che ne sia conscio o meno) è un piccolo mattone di questo grande muro che adombra la vita di molti innocenti.

    Ma veramente pochi ne sono consapevoli e rifuggono tutto ciò, mentre la maggioranza (che si sente invece buona e giusta) continua a vivacchiare riempiendosi di vanità e presunzioni ma alimentando dal basso questa spirale senza fine.

    Ti abbraccio con affetto sincero.

    B O J S

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  2. Carissimo,

    è proprio l'ipocrisia che mi risulta ripugnante: preferisco i cattivi sinceri ai falsi buoni. D'altronde " I malvagi hanno sulle labbra il bene più dei buoni". Lo stato, sin dall'antichità (mi vengono in mente gli Assiri ed i Romani, ad esempio) è l'incarnazione della crudeltà più sanguinaria, spacciata per "Istituzione".

    Ricordo che scrissi, tempo fa, che la storia non ha senso, in senso letterale, ossia non ha direzione, ma è la "ripetizione degli stessi orrori e degli stessi errori". Oggi confermo quanto asserii.

    Un abbraccio.

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