Tempo fa, seguii un interessante servizio sulla Siria contemporanea. Presumo che il reportage fosse un po' edulcorato, perché ne scaturiva l'immagine di una nazione in cui musulmani e cristiani, Arabi, Aramei e Curdi convivono pacificamente e dove la gente, nonostante numerosi problemi, ha quasi sempre il sorriso sulle labbra. Tuttavia gli occhi dei ragazzi intervistati non mentivano e davvero traspariva una luce dai loro sguardi che esprimeva gioia di vivere ed entusiasmo. Abituati a trascorrere molto tempo con gli amici, passeggiando per le vie di Damasco o sorseggiando una bibita fresca in locali all'aperto, tra interminabili conversazioni, i Siriani sono socievoli e briosi.
Le ragazze bellissime affascinano con i loro occhi scuri e profondi, la carnagione olivastra e traslucida; gli anziani sono schivi, ma ospitali.
Il momento più emozionante del servizio è stato dedicato agli Aramei, una popolazione semitica oggi ridotta a poche migliaia di anime, per lo più di fede ortodossa o giacobita (cristiani monofisiti). Un diacono ortodosso ha recitato il Pater Noster in aramaico, lingua armoniosa e dalle liquide arrotate.[1] La preghiera si sprigionava nel fresco silenzio di una chiesa disadorna di fronte a pochi fedeli, in una luce vellutata, come una sorgente garrula che zampilla da una roccia. Memorabili anche i paesaggi: palmizi simili a smeraldi incastonati nell'oro del deserto, mercati variopinti, cieli limpidi, color cobalto, solcati dalle vele gonfie e candide dei cumuli. Sono paesaggi cui noi non siamo più avvezzi che, un po' alla volta, hanno sottratto al nostro orizzonte percettivo, donandoci, in cambio, cellulari, i-pod, videocamere utili ormai solo per immortalare le mortali scie.
Purtroppo il documento non si è soffermato sui monumenti antichi e medievali che impreziosiscono il paese medio-orientale, privilegiando la descrizione della vita quotidiana, gli aspetti economici e politici. Sarebbe stato opportuno anche un cenno ai popoli ed alle civiltà che si insediarono nell'attuale Siria e nelle regioni limitrofe, dove millenni or sono abitarono pure i Giganti ed esseri forse provenienti da lontane costellazioni, poiché naturalmente Siria deriva da Sirio, la stella del Cane. La stella del Cane è l'astro più luminoso della volta celeste, luminoso come quest'angolo di mondo lambito oggi da lunghe lingue di tenebra.
[1] Noto di passaggio che, nella preghiera di probabile origine egizia, non era adoperato il congiuntivo esortativo, poiché esso non esisteva né in aramaico, la lingua del Messia, né in ebraico. In realtà le varie espressioni erano all’indicativo: non dunque “Venga il Tuo regno”, ma “Viene il Tuo regno”. Purtroppo i traduttori sono spesso dei traditori.
Le ragazze bellissime affascinano con i loro occhi scuri e profondi, la carnagione olivastra e traslucida; gli anziani sono schivi, ma ospitali.
Il momento più emozionante del servizio è stato dedicato agli Aramei, una popolazione semitica oggi ridotta a poche migliaia di anime, per lo più di fede ortodossa o giacobita (cristiani monofisiti). Un diacono ortodosso ha recitato il Pater Noster in aramaico, lingua armoniosa e dalle liquide arrotate.[1] La preghiera si sprigionava nel fresco silenzio di una chiesa disadorna di fronte a pochi fedeli, in una luce vellutata, come una sorgente garrula che zampilla da una roccia. Memorabili anche i paesaggi: palmizi simili a smeraldi incastonati nell'oro del deserto, mercati variopinti, cieli limpidi, color cobalto, solcati dalle vele gonfie e candide dei cumuli. Sono paesaggi cui noi non siamo più avvezzi che, un po' alla volta, hanno sottratto al nostro orizzonte percettivo, donandoci, in cambio, cellulari, i-pod, videocamere utili ormai solo per immortalare le mortali scie.
Purtroppo il documento non si è soffermato sui monumenti antichi e medievali che impreziosiscono il paese medio-orientale, privilegiando la descrizione della vita quotidiana, gli aspetti economici e politici. Sarebbe stato opportuno anche un cenno ai popoli ed alle civiltà che si insediarono nell'attuale Siria e nelle regioni limitrofe, dove millenni or sono abitarono pure i Giganti ed esseri forse provenienti da lontane costellazioni, poiché naturalmente Siria deriva da Sirio, la stella del Cane. La stella del Cane è l'astro più luminoso della volta celeste, luminoso come quest'angolo di mondo lambito oggi da lunghe lingue di tenebra.
[1] Noto di passaggio che, nella preghiera di probabile origine egizia, non era adoperato il congiuntivo esortativo, poiché esso non esisteva né in aramaico, la lingua del Messia, né in ebraico. In realtà le varie espressioni erano all’indicativo: non dunque “Venga il Tuo regno”, ma “Viene il Tuo regno”. Purtroppo i traduttori sono spesso dei traditori.
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Sono dell'avviso che la preghiera del 'Padre Nostro' non abbia nulla a che fare con un eventuale Gesù terreno, anche perchè i cenni alla nuova religione sono in esso del tutto assenti.
RispondiEliminaMi sembra più verosimile ipotizzare invece che chi ha redatto i Vangeli poi canonizzati abbia trovato da qualche parte tale preghiera già confezionata e l'abbia messa in bocca a Gesù. Si veda il contesto artificiale che sia Matteo che Luca imbastiscono onde proporre ai membri della setta cristiana neonata la nuova orazione.
Se proprio devo dare un giudizio, ritengo che tale preghiera sia scaturita dal Giudaismo intertestamentario messianicamente orientato (quel 'venga il tuo Regno' tradisce un gruppo settario di tipo messianico, appunto).
E' probabile che il Pater noster sia di origine egizia. Esiste una preghiera egizia molto simile. Anche Amen richiama Amon.
RispondiEliminaSu che cosa si debba intendere per Regno, le ipotesi sono molteplici e divergenti. Non escluderei che il Regno sia la restaurazione della monarchia di David.
Circa la Siria, temo che le malefiche scie abbiano fatto la loro comparsa anche nel paese medio-orientale.
Ciao e grazie.