"Popoli del mare" è la dicitura con cui i testi egizi definiscono gli Haunebu (letteralmente "dietro le isole"), genti che tentarono di invadere l'Egitto tra il secolo XIII ed il XII a.C. Pare che dall’Illirico, dall'Anatolia, da Cipro e da Creta, essi sciamassero verso le coste africane. Coalizzatisi con i Libici, fecero pressione al confine occidentale dell'Egitto dove furono respinti dal faraone Merneptah (1224-1204), mentre altri gruppi assalirono l'Impero hittita di cui forse provocarono la disgregazione. Una seconda più temibile invasione fu arginata dal faraone Ramesses III nel 1170 circa. Questi invasori, i cui nomi sono menzionati in documenti egizi e hittiti, si stabilirono poi in varie regione del Mediterraneo: gli Shardana (Sardi) in Sardegna, gli Shakalasha (Siculi) in Sicilia, i Lukki (Lici) e gli Akhaluasha (Achei), in Asia minore, i Danuna (Danai) in Grecia ed in Palestina, i Peleset (Filistei) in Palestina, i Tursha (Tirreni) in Italia.
La prima menzione di queste genti compare in un'iscrizione di Merenptah (nel 1225 a.C. o 1208 a.C.) che ricorda la sua vittoria su una prima ondata di invasione, nella quale avrebbe ucciso 6.000 nemici e catturato 9.000 prigionieri. L'attacco venne condotto da un'alleanza composta da tre tribù dei Libi e dai popoli del mare, costituiti da cinque gruppi (Eqweš o Akawaša, Tereš o Turša, Lukka, Šardana o Šerden e Šekleš)
In un'iscrizione del tempio funerario di Ramesses III a Medinet Habu (Tebe) questi racconta di aver dovuto fronteggiare, circa venti anni più tardi, una seconda irruzione degli Haunebu, che sconfisse in una battaglia navale dopo che questi avevano distrutto diverse città degli Ittiti e del Mitanni.
In questa iscrizione i nomi geroglifici dei Peleset e degli Zeker (Teucri?) si accompagnano ad un determinativo che indica una popolazione (un uomo e una donna), piuttosto che ad uno militare e sembrerebbero dunque indicare un esercito accompagnato dalle proprie famiglie e dai propri beni. Sui rilievi del tempio sono rappresentate queste popolazioni: viaggiano su carri a ruote piene trainati da buoi o su battelli decorati da teste di volatili o di altri animali alle estremità, mentre i soldati portano elmi con alte piume o con corna.
Navigatori abili e bellicosi dotati di robuste navi rostrate, i Popoli del mare sono citati nella stele di Medinet Habu dove si leggono in primis i seguenti etnonimi: Pheres, Saksar e Denen. Secondo alcuni studiosi, queste denominazioni potrebbero indicare tre stirpi germaniche, ossia i Frisoni (Pheres), i Sassoni (Sachsen) ed i Danesi (Denen). Altri popoli del mare furono , invece, non indoeuropei, ma si aggregarono agli invasori nordici e, in parte, si mescolarono con loro. Il XIII secolo a.C. fu un'epoca di spaventose catastrofi: cambiamenti climatici e conseguenti carestie spinsero genti del Nord Europa verso le regioni del Mediterraneo alla ricerca di condizioni di vita migliori. Con le loro scorrerie gli invasori causarono o accelerarono il crollo della civiltà micenea, dell'Impero hittita e della città minoiche, mentre l'Egitto resistette, ma affrontando incursioni e devastazioni, fino a quando i Peleset, non del tutto domi, si insediarono in quella striscia costiera di terra appartenente alla terra di Canaan che, da loro, prese il nome di Palestina.
La prima menzione di queste genti compare in un'iscrizione di Merenptah (nel 1225 a.C. o 1208 a.C.) che ricorda la sua vittoria su una prima ondata di invasione, nella quale avrebbe ucciso 6.000 nemici e catturato 9.000 prigionieri. L'attacco venne condotto da un'alleanza composta da tre tribù dei Libi e dai popoli del mare, costituiti da cinque gruppi (Eqweš o Akawaša, Tereš o Turša, Lukka, Šardana o Šerden e Šekleš)
In un'iscrizione del tempio funerario di Ramesses III a Medinet Habu (Tebe) questi racconta di aver dovuto fronteggiare, circa venti anni più tardi, una seconda irruzione degli Haunebu, che sconfisse in una battaglia navale dopo che questi avevano distrutto diverse città degli Ittiti e del Mitanni.
In questa iscrizione i nomi geroglifici dei Peleset e degli Zeker (Teucri?) si accompagnano ad un determinativo che indica una popolazione (un uomo e una donna), piuttosto che ad uno militare e sembrerebbero dunque indicare un esercito accompagnato dalle proprie famiglie e dai propri beni. Sui rilievi del tempio sono rappresentate queste popolazioni: viaggiano su carri a ruote piene trainati da buoi o su battelli decorati da teste di volatili o di altri animali alle estremità, mentre i soldati portano elmi con alte piume o con corna.
Navigatori abili e bellicosi dotati di robuste navi rostrate, i Popoli del mare sono citati nella stele di Medinet Habu dove si leggono in primis i seguenti etnonimi: Pheres, Saksar e Denen. Secondo alcuni studiosi, queste denominazioni potrebbero indicare tre stirpi germaniche, ossia i Frisoni (Pheres), i Sassoni (Sachsen) ed i Danesi (Denen). Altri popoli del mare furono , invece, non indoeuropei, ma si aggregarono agli invasori nordici e, in parte, si mescolarono con loro. Il XIII secolo a.C. fu un'epoca di spaventose catastrofi: cambiamenti climatici e conseguenti carestie spinsero genti del Nord Europa verso le regioni del Mediterraneo alla ricerca di condizioni di vita migliori. Con le loro scorrerie gli invasori causarono o accelerarono il crollo della civiltà micenea, dell'Impero hittita e della città minoiche, mentre l'Egitto resistette, ma affrontando incursioni e devastazioni, fino a quando i Peleset, non del tutto domi, si insediarono in quella striscia costiera di terra appartenente alla terra di Canaan che, da loro, prese il nome di Palestina.
TANKER ENEMY TV: i filmati del Comitato Nazionale
Trattato di Lisbona: firma per chiedere il referendum
Hai letto "omero nel baltico"? Io ancora no, ma da quel poco che so è un testo molto serio che tratta la questione.
RispondiEliminaCiao Corrado, sì l'ho letto e te lo consiglio. Forse è un saggio che contiene delle forzature qua e là, ma l'ipotesi settentrionalista è sostenuta in modo piuttosto convincente. Sul tema ho scritto Ex oriente lux? ed un altro articolo inedito sull'antica scrittura balcanica.
RispondiEliminaSe hai tempo, leggi il saggio dell'ingegner Vinci.
Naturalmente credo che la matrice vera non sia né l'Oriente né l'Occidente, ma...
Ciao