Vorrei dedicare qualche riga al saggio, di prossima pubblicazione, scritto da Pier Paolo Saba, coordinatore dell'U.S.A.C. per la Sardegna. Il testo si intitola "Sardegna, la nuova Atlantide" ed argomenta l'ipotesi secondo la quale, a causa di uno spaventevole cataclisma, gli Atlantidei, sciamarono in diverse ondate, verso occidente e verso oriente. Alcuni superstiti si insediarono in Sardegna, l'isola dei maestosi nuraghi, simili a giganti nei cui occhi pare essersi pietrificato l'istante di una catastrofe improvvisa, millenni or sono. La Sardegna, per morfologia e caratteristiche, è la terra che più rammentò ai popoli venuti dall'oceano la loro patria perduta.
Non entro nel merito di un dibattito ormai plurimillenario sull'ubicazione dell'Atlantide, ma mi piace qui ricordare che Pier Paolo Saba non è un erudito che, dimentico dei problemi della sua terra e non solo, si è chiuso sdegnosamente in una torre eburnea. Impegnato da anni nella denuncia dei rischi connessi ai poligoni militari ed alle scie chimiche che hanno snaturato ed avvelenato la Sardegna, Saba riesce a coniugare la divulgazione su temi spinosi con lo studio della storia e della preistoria locale. In questo modo dimostra che un intellettuale è e può essere un uomo che, pur coltivando discipline specialistiche, continua ad agire nel mondo. In fondo poi l'indagine sui continenti scomparsi è quanto mai attuale, poiché avvertiamo più o meno distintamente che siamo vicini ad una tragedia epocale [un disastro (in)naturale?, un conflitto mondiale? una crisi destabilizzante?]. Colpirà fulminea ed implacabile come la lama di una ghigliottina.
Riporto una parte del prologo.
E' successo allora, quando l'immane catastrofe che aveva inghiottito Atlantide, che i superstiti che si trovavano disseminati per le terre da loro colonizzate, non avendo più una patria, una terra verso la quale far rientro, se pur a malincuore, dovettero adattarsi alla convivenza con i popoli con i quali erano in contatto, per continuare ad imporre, con il loro fiero aspetto, la loro presenza ed egemonia. E' successo a loro, detentori di una civiltà millenaria che vantava una cultura talmente avanzata da poter sostenere di aver permesso la nascita di altrettante civiltà, che ancor oggi sbalordiscono per i reperti archeologici che si rinvengono disseminati in tutta l' Europa, in Africa, in Medio Oriente e nelle Americhe.
La scomparsa della terra natia, un dramma così inusitato tuttavia, non aveva scalfito troppo la dura scorza che ammantava queste Genti, anzi rafforzò ed indurì il loro stato trasformandoli in invincibili guerrieri e la prova del loro valore in battaglia era decantato nel mondo di allora. Sono trascorsi circa 12.000 anni dalla catastrofe che aveva investito Atlantide e, seguendo le rotte commerciali e migratorie di questo popolo, li vediamo passare attraverso lo Stretto di Gibilterra ed entrare nel Mediterraneo dove nel bel mezzo, una terra, un isola immensa completamente ricoperta di verde, che mai avrebbero creduto di dovere ribattezzare col nome della loro terra natia - ATLANTIDE - la stessa di cui parla Platone nel "Crizia" e nel "Timeo” dove racconta della grave sciagura che aveva investito questa terra 9.500 anni prima di lui.
Questo è quanto ci ha tramandato: infatti, sommando gli anni trascorsi da quel tragico evento fino ad oggi, notiamo che, complessivamente sono trascorsi 12.000 anni.
Gli Atlantidi scampati alla catastrofe, già ebbero a conoscere la Sardegna, l'immensa "Terra verde"dove erano approdati per i loro commerci secoli addietro, ignari che un giorno l'avrebbero ribattezzata col nome della loro patria, questa grandissima Isola che, secondo Platone, si trovava al di là delle Colonne d'Ercole, non era altro che la Sardegna. Infatti i Greci che, muovendo con le loro navi alla ricerca dei metalli oltre il Mar Egeo, si trovarono di fronte a quelle che loro chiamarono le “Colonne d'Ercole” poste tra la Sicilia Nord Occidentale e l'odierna Tunisi, scoprirono, oltre l'ignoto, nel bel mezzo dell’ "oceano" la Sardegna – ATLANTIDE.
Non entro nel merito di un dibattito ormai plurimillenario sull'ubicazione dell'Atlantide, ma mi piace qui ricordare che Pier Paolo Saba non è un erudito che, dimentico dei problemi della sua terra e non solo, si è chiuso sdegnosamente in una torre eburnea. Impegnato da anni nella denuncia dei rischi connessi ai poligoni militari ed alle scie chimiche che hanno snaturato ed avvelenato la Sardegna, Saba riesce a coniugare la divulgazione su temi spinosi con lo studio della storia e della preistoria locale. In questo modo dimostra che un intellettuale è e può essere un uomo che, pur coltivando discipline specialistiche, continua ad agire nel mondo. In fondo poi l'indagine sui continenti scomparsi è quanto mai attuale, poiché avvertiamo più o meno distintamente che siamo vicini ad una tragedia epocale [un disastro (in)naturale?, un conflitto mondiale? una crisi destabilizzante?]. Colpirà fulminea ed implacabile come la lama di una ghigliottina.
Riporto una parte del prologo.
E' successo allora, quando l'immane catastrofe che aveva inghiottito Atlantide, che i superstiti che si trovavano disseminati per le terre da loro colonizzate, non avendo più una patria, una terra verso la quale far rientro, se pur a malincuore, dovettero adattarsi alla convivenza con i popoli con i quali erano in contatto, per continuare ad imporre, con il loro fiero aspetto, la loro presenza ed egemonia. E' successo a loro, detentori di una civiltà millenaria che vantava una cultura talmente avanzata da poter sostenere di aver permesso la nascita di altrettante civiltà, che ancor oggi sbalordiscono per i reperti archeologici che si rinvengono disseminati in tutta l' Europa, in Africa, in Medio Oriente e nelle Americhe.
La scomparsa della terra natia, un dramma così inusitato tuttavia, non aveva scalfito troppo la dura scorza che ammantava queste Genti, anzi rafforzò ed indurì il loro stato trasformandoli in invincibili guerrieri e la prova del loro valore in battaglia era decantato nel mondo di allora. Sono trascorsi circa 12.000 anni dalla catastrofe che aveva investito Atlantide e, seguendo le rotte commerciali e migratorie di questo popolo, li vediamo passare attraverso lo Stretto di Gibilterra ed entrare nel Mediterraneo dove nel bel mezzo, una terra, un isola immensa completamente ricoperta di verde, che mai avrebbero creduto di dovere ribattezzare col nome della loro terra natia - ATLANTIDE - la stessa di cui parla Platone nel "Crizia" e nel "Timeo” dove racconta della grave sciagura che aveva investito questa terra 9.500 anni prima di lui.
Questo è quanto ci ha tramandato: infatti, sommando gli anni trascorsi da quel tragico evento fino ad oggi, notiamo che, complessivamente sono trascorsi 12.000 anni.
Gli Atlantidi scampati alla catastrofe, già ebbero a conoscere la Sardegna, l'immensa "Terra verde"dove erano approdati per i loro commerci secoli addietro, ignari che un giorno l'avrebbero ribattezzata col nome della loro patria, questa grandissima Isola che, secondo Platone, si trovava al di là delle Colonne d'Ercole, non era altro che la Sardegna. Infatti i Greci che, muovendo con le loro navi alla ricerca dei metalli oltre il Mar Egeo, si trovarono di fronte a quelle che loro chiamarono le “Colonne d'Ercole” poste tra la Sicilia Nord Occidentale e l'odierna Tunisi, scoprirono, oltre l'ignoto, nel bel mezzo dell’ "oceano" la Sardegna – ATLANTIDE.
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Come al solito si dice tanto ma si sa poco.
RispondiEliminaFaccio notare che quando è finita Atlantide (forse), circa 12490 anni fa, il Sole è entrato nella costellazione dei pesci, nel 2012 uscirà da quella dei pesci ed entrerà in quella dell'acquario.
Non si conosce la data precisa in cui il Sole entrerà nell'Acquario: le oscillazioni sono notevoli. Che siamo vicini ad uno snodo temporale è probabile; datarlo è arduo.
RispondiEliminaPlatone non si sbagliava, a mio parere.
Adesso mi è venuta in mente una cosa che avevo letto l'anno scorso... I Maya non hanno previsto la "fine del mondo" per il 2012 ma la fine del calendario e l'inizio di un'altro... E' stato interpretato male accidentalmente (o apposta?) dai traduttori diceva quell'articolo... Purtroppo la fonte non l'ho trovata, se la trovo la posto...
RispondiEliminaSaluti
Il cosiddetto eone dei Pesci è durato circa due millenni ed il suo inizio è coinciso grosso modo con la nascita del Cristianesimo. Il transito del punto gamma o vernale attraverso una costellazione dura circa un paio di millenni, pertanto la fine di Atlantide coincise con l'entrata di tale punto gamma (per la precisione il punto di intersezione fra l'eclittica e l'equatore celeste) nella costellazione del Leone. Prova ne sia il fatto che la Sfinge egizia, stando alle pù recenti vedute, rappresenta un leone che guarda l'Oriente e tale monumento venne edificato, sempre in base alle ultime datazioni, subito dopo il cataclisma che fece inabissare il continente leggendario.
RispondiEliminaOra,stando agli insegnamenti desunti dalla Tradizione Induista, noi ci troviamo non alla fine di un sotto-ciclo ma alla fine di un intero ciclo di manifestazione o Manvantara.
Personalmente non dispongo d alcuna autorità ma mi sento tuttavia di affermare che stavolta il punto vernale non entrerà nella costellazione dell'Aquario per il semplice fatto che, dovendosi verificare un raddrizzamento dell'asse terrestre e di conseguenza un riallineamento dei nuovi Poli Nord e Sud secondo una direzione che ignoriamo, l'emisfero celeste che sovrasterà una determinata zona sarà molto diverso da quello che la sovrastava in precedenza. In altre parole si potranno ammirare altre costellazioni in precedenza dislocate in altre zone della volta celeste.
Tale potrebbe essere il significato dell'espressione 'Nuovi Cieli e Nuova Terra' che leggiamo nell'Apocalisse di Giovanni.
Ma si prospettano anche altre possibilità sulle quali non intendo insistere.
Mi auguro di essere stato abbastanza chiaro.
Si, la Sardegna alla stregua di tutta l'area tirrenica è da considerarsi un frammento periferico dell'Atlantide. E lo stesso nome 'Italia' sembra echeggiare una derivazione fonetica proprio da Atlantide.
Non fidiamoci troppo degli scritti e della storia del passato.Ma siamo sicuri di essere nel 2009...?
RispondiEliminaCiao!
Paolo, quanto scrivi sembrerebbe essere dimostrato da alcune osservazioni. Credo che il cielo riserverà delle sorprese nei tempi a venire.
RispondiEliminaIl cosiddetto calendario Maya si riferisce alla fine di un ciclo e non alla fine del mondo.
Ricordando l'errore cronologico di Dionigi il Piccolo, saremmo all'incirca nel 2004 (altri sostengono nel 2013), ma che sono pochi anni se confrontati con l'eternità?
Ciao a tutti e grazie.
Pare che la radice "Atl" significhi "acqua": la si rintraccia in moltissimi toponimi.
RispondiEliminaL'era dei Pesci (Ichtys) è l'età del Cristianesimo: alcuni vangeli apocrifi forniscono interessanti indizi sugli eoni astrologici, collegando cataclismi del passato con cambiamenti futuri.
“Passano le costellazioni.”-disse Gesù-“Dopo l’Ariete, i Pesci. Poi verrà l’Acquario. Allora l’uomo scoprirà che i morti sono vivi e che la morte non esiste.”
RispondiElimina“Beato il leone che l’uomo mangerà ed il leone diventerà uomo; maledetto l’uomo che il leone mangerà”.
(Vangelo di Giuda Tommaso)
L'argomento tirato in ballo non ha al momento soluzioni certe. Fluidità ed incertezza lo contraddistinguono.
RispondiEliminaNon ricordo il primo logion da te citato ma mi pare che non faccia parte del Vangelo di Tommaso. Non ho verificato.
Il secondo logion invece sì, ma la sua traduzione dal copto appare talmente incerta ed il suo significato talmente criptico da non poterlo, secondo me, utilizzare in alcun contesto. Fra parentesi possiedo addirittura una monografia su tale logion il cui autore mi pare non cavi un ragno dal buco.
V'è poi l'argomento circa l'autorevolezza dei testi cosiddetti apocrifi. Ovviamente essi non hanno sempre e comunque un valore normativo.
Che l'autore del primo logion da te citato conoscesse la teoria della precessione retrograda del punto vernale attraverso la fascia zodiacale risulta acclarato.
Questo non significa però che egli disponesse di relativi al destino futuro del sistema solare nonchè del cosmo. L'ignoto evangelista si attiene semplicemente ai dati fornitigli dalla dottrina pitagorica.
Per quanto ci riguarda non sappiamo nemmeno se, per lo sparuto gruppo di superstiti alla catastrofi varie previste, il nuovo eone si dischiuderà sull'attuale Terra o su un altro pianeta. Una traslazione in massa non sarebbe da escludere a priori.
Ma mi permetto di insistere, per i motivi di cui sopra, sul fatto che non vi sarà un'era dell'Aquario.
Direi che un evento, un qualcosa dall'alto, con l'arrivo dell'era dell'acquario, sia la nostra ultima speranza.
RispondiEliminaPaolo e Ilsk, risponderò dopo perché ora non posso.
RispondiEliminaTempo fa trovai il primo logion riportato come contenuto nel Vangelo di Tommaso, ma, verificando, non lo rintracciai. Credo appartenga ad un altro apocrifo, ma non saprei quale. Circa il secondo, è oscuro al massimo grado: Malcor si cimentò tempo fa in un'esegesi bislacca ed improbabile. Non so se il leone e l'uomo possano alludere a due segni dello Zodiaco.
RispondiEliminaLa precessione è senza dubbio un fenomeno dai numerosi risvolti (una vera ossesione per gli antichi, secondo De Santillana ed altri).
Intanto in cielo, anche di notte, più che astri si vedono scie e forse, come don Ferrante, molti attribuiranno le calamità alle stelle ed agli asteroidi, invece che alle chemtrails, a chi agisce con forsennata e scellerata determinazione per oscurare il sole, per intossicare la terra tutta.
Ciao