13 novembre, 2008

I Popoli del mare: un'origine nordica? (Seconda ed ultima parte)

La domanda che molti archeologi e storici eludono circa queste nazioni è relativa alla loro regioni di provenienza: non credo che ci sbaglieremo nel considerare l'Anatolia, Cipro e Creta, zone in cui questi popoli si installarono temporaneamente per poi dirigersi con le loro veloci imbarcazioni verso sud ed ovest. I dati linguistici ed altri particolari inducono a ritenere che queste genti fossero originarie del Nord Europa. E' noto, ad esempio, che i Peleset, anche se si semitizzarono in tempi piuttosto rapidi, conservarono qualche tratto settentrionale, come l'abitudine a decorare le ceramiche con l'effigie del cigno, animale delle alte latitudini che difficilmente si spinge a sud del Po.

E' evidente che la storiografia ufficiale non vuole rinunciare al dogma orientalista il cui corifeo è Semerano, forse per non ammettere un pur labile nesso tra i popoli nordici e discendenti degli Atlantidei. Tra le brume dei mari settentrionali e le lande gelide della Scandinavia, però, dovettero sorgere delle civiltà di cui qualche indizio è filtrato nei poemi omerici. Addirittura negli anni '50 del XX secolo, il professor Spanuth sostenne che l'isola dei Feaci descritta da Omero è l'isola regale degli Atlantidi. Forse più realisticamente l'ingegner Giovanni Vinci colloca la terra dei Feaci in Norvegia. Il poeta tratteggia, nell'VIII libro dell'Odissea, una costruzione che pare un cromlech, un cerchio di monoliti. "Qui c'è anche la piazza intorno al bel recinto sacro di Poseidone: è fornita di grandi pietre trascinate sul posto e confitte nel suolo". Tali cerchi non sono peculiari del nord, ma, insieme con altri particolari, lo scenario dipinto dal rapsodo evoca sovente montagne, coste, mari e nebbie della Scandinavia.

Questa linea boreale, che risale almeno a Tilak, non esclude che il Medio Oriente fu centro di irradiazione di antiche culture, ma l'ostracismo che colpisce gli studiosi settentrionalisti è comunque sospetto. Alcuni eruditi dubitano che esista un nesso tra Shardana e Sardegna e soprattutto negano che la radice "dan" accomuni Denen, Danai e tribù ebraica di Dan, benché la Bibbia (Cantico di Deborah, Giudici 5) affermi che la tribù di Dan “dimora sulle navi”, consuetudine di un popolo di navigatori e non certo di nomadi e di pastori semiti. Bisognerebbe considerare anche il collegamento tra Danen e Tuatha De Danan, antenati degli antichi irlandesi. Secondo Leonardo Melis, il maggiore studioso degli Shardana, l’etnonimo Shardana che significa "principi di Dan", contiene un morfema che accomuna stirpi insediatesi in vari territori anche distanti tra loro. Garbini, voce piuttosto isolata, sottolinea la natura indogermanica dei Peleset nella cui lingua si rintraccia la tipica desinenza del genitivo –s.

I Popoli del mare furono i lontani eredi degli Atlantidi, trasferitisi in Europa settentrionale e centrale? Qualche testimonianza iconografica ritrae dei guerrieri con elmi ornati piume non molto diverse da quelli che usavano i nativi americani. L’armamento (spada ad elsa lunata, scudo circolare, elmo cornigero con sottogola) descritto nei rilievi egizi ricorda quello delle statuine nuragiche. Da Atlantide, dopo che si inabissò, alcuni superstiti si diressero verso oriente ed altri verso occidente. Questo potrebbe spiegare per quale motivo alcune usanze e tradizioni di popoli stanziati sulle opposte sponde dell'Atlantico siano simili: l'esempio più noto è quello delle piramidi egizie e degli analoghi edifici mesoamericani. Veramente le piramidi erette un po' in ogni dove nel mondo sono un mistero intrigante: recentemente sono state scoperte le monumentali piramidi di Visoko, nell'ex Jugoslavia, che dovrebbero rimontare all'XI millennio a.C. Sono la traccia di una cultura di cui non sappiamo per ora alcunché, mentre poco si sa di chi e per quale motivo edifici simili, anche se di dimensioni più modeste. sorgono altrove in Europa, anche in Italia. L'erosione e la crescita della vegetazione ne hanno smussato gli spigoli e li hanno resi simili a colline, ma non sono formazioni naturali, bensì le mute tracce di un passato remoto che stentiamo a ricostruire.

Fonti:

Enciclopedia dell’Antichità classica, Milano, 2005, s.v. Filistei
Enciclopedia storica, a cura di M. Salvadori, Bologna, 2000, ibidem
G. Garbini, I Filistei, gli antagonisti di Israele, Milano, 1997
P. Kolosimo, Il pianeta sconosciuto, Milano, 1958, 2008
La storia, Dalla preistoria all’antico Egitto, a cura di M. Salvadori, Milano, 2006
L. Melis, Shardana, i popoli del mare, 2002
G. Vinci, Omero nel Baltico, Roma, 2002
Zret, Alla ricerca del sigillo reale, 2006



Leggi qui la prima parte.



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1 commento:

  1. grazie!
    chissà perchè mi è venuto in mente l'omino del disco di Festo!la cui scrittura non è stata ancora decifrata...
    sono propensa a credere alle origini norvegesi di alcuni miti,culti e siti come l'originaria Troia(non è la sola città) ubicata appunto nella terra degli Iperborei,i quali migrati poi al Sud,come fecero in seguito i Vichinghi,trasferirono la loro cultura in seguito diffusa da Omero.
    mi sono sempre chiesta come mai Achille fosse biondooo!
    sorridoooo!...delle arie di saputa che mi dò!
    ciao
    angela

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