05 giugno, 2009

Collaborazione con lo stato

Il donatismo fu un vasto movimento cristiano che si diffuse nell'Africa settentrionale romana nel IV secolo. I donatisti, così chiamati da Donato, arcivescovo di Cartagine (morto nel 355 d.C. circa) rappresentarono una chiesa ostile a quella nicena. Il loro distacco fu provocato dalla questione dei lapsi, ossia di coloro che, in seguito alle persecuzioni di Diocleziano, avevano abiurato la fede e consegnato ai pagani i libri sacri (traditores). Fondamento della dottrina donatista era il principio che il battesimo e l'ordine non devono considerarsi mezzi di salvezza validi per sé stessi, poiché la loro efficacia dipende dalla dignità di chi li amministra. I donatisti furono perseguitati da Costantino, da Costante II e da Onorio, poiché davano espressione a fermenti di rivoluzione sociale e nazionale nei confronti del potere centrale, specialmente fra i cosiddetti circoncellioni, gruppi di braccianti cristiani nomadi che costituirono il braccio armato del movimento.

Di là dagli aspetti dogmatici, il punto di insanabile divergenza tra niceni e donatisti fu l'atteggiamento nei confronti dello stato. Certo, il donatismo non era scevro di rigidità e fanatismo, ma, a prescindere da ciò, la Chiesa dei martiri, i cui esponenti dimostrarono intrepidezza e fedeltà ai propri valori, incarnò il rifiuto di una qualsiasi cooperazione con lo stato, concepito come costruzione demoniaca. Eredi del radicalismo anti-statale tipico del giudeo-cristianesimo, del quale conservarono pure le rivendicazioni di giustizia socio-economica ("Beati i poveri, perché loro è il Regno dei cieli...") innestate nella rivolta dei circoncellioni, le concezioni donatiste erano inconciliabili con il pragmatismo di niceni ed ariani. Questi ultimi, ormai più o meno elegantemente archiviati molti versetti evangelici, non esitavano ad instaurare rapporti (osceno connubio) con l'impero, pur di accrescere la loro egemonia e prestigio. Fu uno snaturamento ed un'apostasia: è palese. E' possibile servire contemporaneamente Dio e Mammona? Eppure è quello che accadde: in qualche caso in modo graduale e prudente, in altre circostanze in maniera sfacciata e repentina. Così i "cristiani" cominciarono a militare nell'esercito (ma il Vangelo non vieta di giurare? Come poterono soldati e generali cristiani ignorare e rimuovere questo comandamento?), ad infiltrarsi nella burocrazia, a puttaneggiare con sovrani, funzionari di corte, condottieri...

Siamo così abituati a vedere cappellani nelle caserme, ministri cattolici che giurano fedeltà alla Costituzione, soldati che giurano di "difendere" la patria... che non ci accorgiamo di quanto tutto ciò non abbia alcunché di cristiano. Può un sedicente vero cristiano detenere un potere economico e politico, giurare e dare il suo consenso all'esistenza stessa dello stato, forza coercitiva e satanica per definizione? Se i donatisti del IV secolo ed altre frange cristiane tra antichità e Medio Evo rigettarono in toto l'impero, un impero che, pur tra molte tare, sapeva talvolta essere sollecito del bene pubblico, possono oggi i cristiani accettare il Lievitano attuale, la cui azione persecutoria e di controllo del suddito si è moltiplicata a dismisura, rispetto a secoli or sono?

Un giorno una persona mi domandò: "Che cosa ha di cristiano la Chiesa cattolica?" Risposi: "Niente".

La Chiesa cattolica è anche Stato: è questa una contradictio in adiecto, un paradosso abnorme, un'assurdità. La Chiesa di Roma attuale ha forse custodito qualche principio dei Nazirei? Eppure l'apostasia viene da lontano: già Agostino, il gigantesco scrittore le cui opere sublimi abbiamo letto, percorsi da brividi estatici, mutua idee platoniche e più in generale pagane e le trasferisce nella dottrina cristiana, alla fine distorcendola. Ne risulta un pensiero di immenso fascino, ma che di giudeo-cristiano conserva pochissimo. Né possiamo dimenticare certi monstra del vescovo di Ippona, come la "guerra giusta".

Che cosa pensare poi dell'inflessibile e spregiudicato Ambrogio? Il vescovo di Milano perpetrò forse il più grande pervertimento nella Chiesa nicena che sia mai stato compiuto: l'episcopus si innalzò al di sopra del principe Teodosio e trasformò la religione non tanto in instrumentum regni, ma in arma di ricatto. Da Ambrogio in poi all’impero restavano solo due strade: o ricondurre Niceni ed Ariani nell'alveo delle religioni o accettare una collaborazione ambigua con la chiesa, foriera di numerosi attriti. Si scelse la seconda strada, anche perché già Costantino aveva legittimato le ambizioni temporali del clero. Costantino aveva creduto di dominare l’ekklesìa, ma la sua politica imperniata sulla raison d’etat si ritorse contro di lui, quando, soprattutto in Occidente, i vescovi assursero a legittimatori del sovrano.

Alla fine, dopo molti secoli, il risultato del matrimonio tra uno stato corrotto ed oppressivo con una chiesa potente e prepotente è l'odierno sistema in cui, mentre i "cristiani" dovrebbero costituire la voce di dissenso più implacabile nei confronti delle istituzioni, essi, volenti o nolenti sono uno dei poderosi pilastri dell'organizzazione mondiale. Essi dovrebbero esautorare, negare e delegittimare le istituzioni arcontiche tanto ipocrite quanto mortali, rifiutando ogni commercio con lo stato e con chi lo rappresenta. Molto più degli anarchici, dei cristiani fedeli ai Vangeli (soprattutto giudeo-cristiani) ed ai primigeni insegnamenti sarebbero acerrimi, rocciosi oppositori del sistema.

Trarremmo qualche beneficio dal loro dissenso, credo, ma vedo pochissimi cristiani in giro.




APOCALISSI ALIENE: il libro
TANKER ENEMY TV: i filmati del Comitato Nazionale

Trattato di Lisbona: firma per chiedere il referendum

12 commenti:

  1. La Chiesa Cattolica somiglia a quella funesta e maledetta nave Titanic, vanto della tecnica umana e soprattutto anglofona, che mentre affondava c'era ancora qualcuno che ballava sulle note dell'orchestra, incurante di quello che accadeva. Le chiese sono vuote, i parroci in buona parte vivono in una grave crisi di identità, quando non addirittura di fede, l'inerzia imprigiona le coscienze dei credenti, almeno in buona parte. Gli alti prelati si identificano completamente con la funzione e nulla sanno o vogliono sapere della massa, distanti come sono dalle angoscie e dubbi della società. Vivono da principi, nel lusso, vanesi come vecchi tromboni da avanspettacolo, tronfi e gonfi di superbia. Il senso del sacro è ridotto ai paramenti, la fede è routine di vuote parole. Poi ci si indigna se diverse persone cercano altrove lo spirito, poi ci si indigna se prolificano movimenti ereticali. Viviamo tempi disperati, tu lo sai caro Zret, forse il mondo è in un travaglio sconvolgente e i nuovi cieli e il nuovo mondo albeggiano, a noi non rimane che gridare alla luna la nostra voglia di libertà e di senso e destarci dal sonno della coscienza. I tempi si avvicinano con frequenza esponenziale. Cristo ha aperto la strada dell'assoluto, senza distinzione ne dogmi, per una rivoluzione dello spirito. Non fu capito ma qualcuno lo comprese pure troppo e cercò di eliminarlo. Per tutti, uomini e donne di ogni latitudine rimane comunque il centro paradigmatico. Lui indica un salto di qualità, ontologico, senza sensi di colpa ne baciamani ossequiosi per il potente di turno, fosse pure biancovestito. Noi dobbiamo elevarci verso l'alto e tutto ciò che sale converge.
    Angelo Ciccarella

    RispondiElimina
  2. Se lo Stato e gli Stati sono al momento attuale costruzioni malvage se non criminali, non si può affermare - come giustamente fai notare - che sia sempre, dovunque e comunque successo così.

    Una società di uomini ideale, perfetta e che si autogoverna corrisponde a quella dell'Età dell'Oro ma poi, mano a mano che le condizioni cicliche sono mutate nella direzione di una involuzione progressiva, l'edificazione degli Stati s'è resa necessaria. La cosiddetta anarchia non farebbe che aggiungere mali ad altri mali. Lo Stato si incarica, almeno in teoria, di arginare e regolamentare i vizi e le passioni dei suoi sudditi.

    Tuttavia giunti alla fine del Kali Yuga, assistiamo alla contraffazione se non all'inversione dell'istituzione statale che da organismo originariamente di tutela si atteggia ormai e sempre più a meccanismo di controllo e di persecuzione nei confronti dei sudditi.

    L'Impero Romano, pur con tutti i limiti ed i difetti, ha rappresentato per l'Occidente l'utimo esempio di una coincidenza dei poteri spirituale e politico. Con l'avvento del Cristianesimo i due poteri sono stati irrimediabilmente scissi con tutti i mali che ne derivarono nel corso dei secoli.

    Ignoriamo i veri motivi per i quali l'Imperatore Costantino - uomo violento, rozzo e pluriomicida dei propri congiunti - abbia inteso promuovere la nuova religione a culto privilegiato dell'Impero volto a soppiantare la 'prisca religio'. Mero calcolo politico visto l'indebolimento del Paganesimo? Si dice che il vero movente sia stato quello ma, non potendo entrare nella sua mente e non potendo conoscere i retroscena ed i raggiri che precedettero la convocazione da parte sua del Concilio di Nicea, mai lo sapremo con precisione.

    Si trattò in tutti i casi di una scelta ferale che dischiuse le porte alle tonache di una moltitudine di Presbiteri, Vescovi e Papi arroganti e senza scrupoli.
    Ulteriore passo nell'involuzione ciclica? Senza dubbio.

    Quanto poi all'etichetta di 'cristiano' che tiri in ballo nelle tue argomentazioni, bisognerebbe vedere a che cosa in concreto essa corrisponde. Il 'cristiano' ideale è dunque buono per definizione? Non direi nella misura in cui sappiamo che per 'forma mentis' il vero cristiano è dal profondo del suo essere intollerante, esclusivo, violento in quanto certo di trovarsi nel giusto. Tutto sommato un presuntuoso che ha disperatamente cercato nel corso dei secoli di imporre le proprie credenze agli altri con la forza e le più brutali coercizioni.

    Si dice che si sia operato uno stravolgimento della originaria predicazione. Ma sulla carta possiamo scrivere i concetti più belli del mondo e poi agire in concreto come più egoisticamente ci aggrada. La predicazione è un manifesto mai messo in pratica e che sta lì come specchietto delle allodole. Quello che conta è la prassi che nel nostro caso è sempre stata spietata.

    Non mi trovo d'accordo poi riguardo al concetto di 'guerra giusta'. Non so dove Agostino ne parli ma in linea di massima credo che avesse ragione.
    D'altronde quella che tu combatti con la penna contro le potenze arcontiche non è forse una 'guerra giusta'? Non usi armi offensive di alcun genere - solo la tastiera del tuo PC - ma trattasi pur sempre di una guerra.

    Forse utile o forse inutile. Che importa? In ogni caso questa è una guerra giusta e necessaria. Ares è pur sempre una potenza numinosa che alberga nelle nostre anime e nessuno può eludere il dio, far finta che non esista.

    RispondiElimina
  3. Nell'articolo ho sottolineato l'intrasigenza ed il fanatismo degli stessi donatisti e coglie nel segno Gozzano quando asserisce: "Chi afferma di possedere la verità, ecco colui certamente non la possiede". Lo stesso Gozzano osservava che è destino delle varie religioni di tramutarsi presto in idolatria. E' quello che è accaduto.

    Nell'articolo non ho accennato al cristianesimo esoterico che fu uno dei polloni di questa religione, presto soffocato dagli spini delle varie chiese mondane, mercé la spregiudicata politica di Costantino le cui decisioni furono dettate - credo - da ragioni di Realpolitik.

    Circa la "guerra giusta", Agostino intendeva proprio l'uso delle armi e della violenza contro i donatisti e contro tutti coloro che contestavano il potere dei niceni ormai collusi con lo stato. E' evidente quanto fu foriera di abusi e soperchierie tale giustificazione.

    Lo stato romano conobbe principi come Marco Aurelio, l'imperatore filosofo che vendette all'asta le sue preziose suppellettili in un periodo di crisi. Oggi silvio organizza sibaritici festini nella sua villa in Sardegna: a tal punto sono decaduti i rappresentanti della cosa pubblica.

    Dopo il Kali-Yuga, il Satya-Yuga. E' il caso di ripetere: ad astra per aspera.

    Grazie, Paolo ed Angelo, delle intelligenti glosse.

    RispondiElimina
  4. Caro Zret, concordo con la frase di Gozzano che citi, come è vera. Io sono cristiana ma non mi sento presuntuosa e non voglio imporre niente a nessuno. Per 25 anni ho messo in un cassetto Dio e la fede e non vorrei mai e poi mai, ora, imporre quello in cui credo.
    Cristiano per me non significa essere più buono o più giusto di un altro. Cristiano è chi crede in Gesù Cristo e cercare di comprendere e fare propri ogni giorno di più i Suoi insegnamenti. Cercare di crescere nella comprensione per decifrare ciò che sembra semplice, cercare di riportare l'ascolto ad uno stato di purezza che l'ego ha schiacciato nel corso degli anni, che la mente tenta di corrodere con ragionamenti tortuosi ma sempre troppo "Terreni".
    Il regno dei cieli è per chi è come un bambino: PURO. Essere cristiana per me è scalpellare via ogni giorno i fronzoli, gli orpelli, i ricami che la mia mente costruisce attorno al mio spirito e tentare di arrivare a quel nucleo divino che è in ognuno di noi.
    La chiesa è quanto più..si possa dire, non sta a me giudicare, per me chiesa è il popolo di chi crede, il resto è solo politica.
    Paolo, il cristiano è contro la guerra ma è dovere di un cristiano combattere con la parola, con i fatti, con la denuncia di ogni male. Il cristiano è un guerriero, che ama e non giudica, è un soldato senza armi se non la sua fede e la sua parola. Il cristiano combatte il male ma non fa il male. Non usa le armi del nemico che combatte.
    Ciao Zret

    RispondiElimina
  5. Caro Zret concordo parecchio con la frase di Gozzano che citi. Io sono cristiana ma non mi sento presuntuosa e non voglio imporre niente a nessuno. Non si impone una fede. Per moltissimi anni ho messo in un cassetto i problemi religiosi e Dio, non vorrei mai imporre a qualcuno quello in cui credo.
    Cristiano per me non significa essere più "buoni" e più "giusti" di un altro. Cristiano è solo credere in Gesù Cristo e cercare di comprendere ogni giorno e fare propri un pò di più i Suoi insegnamenti. Cercare di crescere, di riuscire a decifrare ciò che sembra così semplice, cercare di riportare la capacità di ascolto ad uno stato di purezza che l'ego ha schiacciato nel corso degli anni, che la mente tenta di corrodere, deviare con ragionamenti tortuosi sempre troppo "terreni".
    Il Regno dei Cieli è per chi è come un bambino: PURO.
    Essere cristiano per me è scalpellare ogni giorno i fronzoli, gli orpelli, i ricami che la mia mente costruisce attorno al mio spirito e tentare di arrivare a quel nucleo divino che è in ognuno di noi.
    La chiesa è quanto di più...si possa dire, non sta a me giudicare, per me vera chiesa è il popolo di chi crede, il resto non mi appartiene.
    Paolo, il cristiano è assolutamente contro la guerra ma il dovere di un cristiano è di combattere con la parola, i fatti, con la denuncia di ogni male. Il cristiano è un guerriero che ama e non giudica, è un soldato senza armi se non la sua fede e la sua parola.
    Il cristiano combatte il male ma non fa il male.
    Non usa le armi del nemico che combatte.
    Ciao Zret!

    RispondiElimina
  6. Cleonice, apprezzo le tue parole cristalline e sentite.

    Come nota Paolo, è lecita, anzi doverosa la battaglia contro l'iniquità, ma non si può certo legittimare l'uso delle armi per opera degli eserciti che combattono per l'affermazione di stati dominati dal "Principe di questo mondo". In questo senso (e non è la prima volta), biasimo l'ambigua, pragmatica ed opportunistica dicitura di Agostino "guerra giusta" che, mutatis mutantis, hanno usato anche Belzebush ed altri per avallare l'aggressione di un nemico inesistente.

    Gravissimo poi che l'uomo medio abbia accolto la dottrina della guerra preventiva, perché giusta e giustificata dalla necessità di neutralizzare bin.

    Ciao e grazie.

    RispondiElimina
  7. Zret come esprimi bene le cose. Hai un animo estremamente gentile, ti sento. Carino Belzebush! Come è vero ciò che dici, tutto ci viene passato come "normale" e "lecito" ma è davvero gravissima questa accettazione di concetti assurdi e violenti come "guerra preventiva", ricorda gli schiaffoni che Pierino si prendeva dal papà in preventivo delle sue bscherate. Ma questa di cui parliamo non è una barzelletta, si parla di uomini, di donne, di esseri viventi. La rabbia fa fatica a non ucire prepotentemente anche e proprio in un ristiano.
    Ma non hai una mail? O non puoi pubblicarla? Ti dò la mia, chi se ne frega, sono troppo più innocua e ignorante di voi per interessare qualcuno : sacha7@alice.it
    Ciao

    RispondiElimina
  8. Cleonice, sei molto affabile. Ti risponderò dopo, perché ora non posso. Scusami.

    Grazie!

    RispondiElimina
  9. Cleonice, ma perchè mai il cristiano sarebbe contro la guerra? Se leggi con attenzione i Vangeli Sinottici vedrai che esiste un 'logion' nel quale il Gesù terreno afferma di essere venuto a portare la spada ed a creare inimicizia fra le persone.

    Devi considerare che ogni Tradizione spirituale contiene in sè le due facce della medaglia e questo in base ad un disegno deliberato. Da un lato viene predicata la pace e dall'altro si incita alla guerra. Ma paradossalmente le due cose non stanno in contraddizione fra di loro.

    Allora che cosa ci stavano a fare i Templari, monaci guerrieri per vocazione? E la Compagnia di Gesù non è forse stato un ordine organizzato secondo princìpi militareschi?

    Tutte queste cose - è vero - hanno fatto il loro tempo e di esse non sussisterà presto nemmeno il ricordo ma per il momento non dobbiamo valutare le cose esclusivamente secondo i canoni della mitezza e del sentimento.

    RispondiElimina
  10. Cleonice, in primo luogo bisogna ringraziare Timor, se sei "naufragata" qui.

    Se mi vuoi scrivere, il mio indirizzo è avalon.22at.virgilio.it

    Circa la coesistenza di incitamento all'amore ed invito a combattere nel Cristianesimo (tale duplicità pare essere già negli Esseni), credo si possa spiegare anche ricordando la collaborazione tra Messia di Aronne e Messia di David. L'ipotesi dei due Messia è sostenuta da alcuni studiosi di valore. Molti esegeti interpretano i passi citati da Paolo come espressioni simboliche: insomma la spada sarebbe l'azione contro il male e non una spada di ferro. Sulla questione non so pronunciarmi, perché non ho le conoscenze.

    Ciao e grazie.

    RispondiElimina
  11. Paolo, stai bene attento, ho appunto detto bisogna andare oltre ciò che sembra semplice semplice: è chiaro che Gesù è venuto a portare la spada e l'inimicizia, chi dice il vero, chi combatte con forza e fede il male (guarda un pò Zret, Straker e simili) viene attaccato, denigrato a volte combattuto dagli stessi familiari. Vivere sostenendo un principio che spesso va contro molti interessi porta quasi sempre "la spada". Non ci sono canoni di mitezza e sentimento, ma scelta di amore e verità: c'è una piccola differenza. La mitezza e il sentimento lasciamoli alle fedi giovani, ai ragazzini. L'amore si fonda sulla profondità e la verità è sostenuta da una fede solida e senza compromessi, ci vuole forza. Dio non desidera persone "tiepide".
    Zret ho appena fatto un giro su un paio di siti "disinformatori", io sono una scema con scarsa cultura, ma è abbastanza evidente la differenza tra un sito come quello tuo e di Straker. Mi stupisco che qualcuno possa non riconoscere il "vuoto" di alcune persone chiaramente connesse ai "soliti poteri". Non hanno disinformatori più intelligenti?

    RispondiElimina
  12. Ciao cleonice, puoi scriverci a tanker.enemy [at] gmail.com

    Sostituisci la chiocciolina (@) ad "at".

    RispondiElimina

ATTENZIONE! I commenti sono sottoposti a moderazione prima della loro eventuale pubblicazione.