19 ottobre, 2009

Vegliardi

A volte intravediamo negli occhi dei bimbi profondità indescrivibili. E' come se essi fossero eredi di un'ancestrale memoria genetica e psichica risalente alle origini della stirpe da cui discendono, ma sembrano anche i custodi muti della storia cosmica dal principio sino ad oggi. In verità questi bambini sono dei vegliardi, onusti di ricordi per lo più dimenticati: in loro talvolta affiorano reminiscenze anteriori alla formazione della Terra, delle ere in cui la vita pulsava nel cuore delle comete, delle epoche in cui viaggiatori nel tempo e nello spazio solcavano su vascelli di luce gli oceani dell'immensità.

Per Platone la conoscenza è anamnesi, ricordo sfocato di esistenze precedenti: così nelle iridi dei bambini baluginano spire di galassie e roteano astri sorgenti da scuri abissi. E' una conoscenza che, non appena, viene comunicata si perde, simile a quei papiri antichi che si sbriciolano, quando entrano in contatto con gli agenti atmosferici o se sono sfiorati da mani incaute.

Il passato ed il futuro coesistono nella luce corrusca dell'istante: così in quegli occhi così vivi e radiosi, già aleggiano le ombre della senilità. Lo sguardo è spento, vacuo, rassegnato oppure, fisso oltre le apparenze, scruta le cose alla ricerca di una fenditura.

Si nasce già vecchi e la corsa verso la fine è immatura. Oggi l'infanzia è circoscritta in uno spazio angusto, poiché presto il mondo travolge il giardino dell'innocenza. Così, solo per qualche attimo, i bambini ci rammentano da dove veniamo e chi siamo: presto si accodano, incamminandosi sulla strada della "nostra povera ragione". Senili, ancora prima di incanutire e di incurvarsi, vagano in un pianeta ormai consumato, declinante, all'interno di un universo arrancante verso il nulla.

Già Lucrezio, nel poema De rerum natura, si doleva perché la terra era esausta, depauperata; oggi sterili ed
aride lande attendono invano il refrigerio della brezza ed il lavacro delle piogge. Tutto è dominato da un'infinita stanchezza: i colori colano via, i suoni si sfibrano in note dodecafoniche, le immagini si sfaldano in fragili veli.

Ancora poco tempo, scandito da abitudini insensate e logore, da informi presagi.

Ancora poco tempo
.


APOCALISSI ALIENE: il libro

11 commenti:

  1. Zret , splendido post, avvolto di poesia e memorie. Credo che sia la memoria della nostra vera essenza, l'essenza pura, non corrotta, l'essenza di figli dell'unico vero DIO.
    Questo è negli occhi dei bambini.

    RispondiElimina
  2. E' una riflessione tra scoramento e speranza. Sì, Cleonice, brilla ancora l'essenza negli occhi.

    Ciao e grazie.

    RispondiElimina
  3. Oggi i bambini non sanno più correre, purtroppo. Li vedi camminare già con difficoltà. Non hanno più quel passo fluido, come la corsa rotonda di un tempo. La nostra generazione è nata per la strada, giocando con poche cose ci si divertiva un mondo. Giocattoli costruiti a mano, come con la fantasia si inventavano storie. Lo sguardo era più limpido. Oggi, i nostri figli sono fagocitati da schermi-inghiottitoi. Virtuale è la loro esperienza di contatto col mondo. Si spengono quando si disconnettono. Chi ha rubato la gioia dei nostri figli? Chi ha offeso la loro innocenza? La peggiore bestemmia è l'innocenza violata. E noi? Noi che facciamo? Dovremmo proteggerli, dovremmo salvaguardare la loro età, indicar loro una strada, trasmettergli valori assoluti, ma scorgo sempre più famiglie disastrate, distanti, impotenti, confuse. La perdita di significato dell'esistenza equivale alla perdita dell'essere, e i cuccioli d'uomo non potranno crescere liberi. Solo un dio ci può salvare.
    Angelo Ciccarella

    RispondiElimina
  4. Metterei da parte la genetica e la psiche , orientando lo sguardo verso l' idea spirituale (platonica, pitagorica) di re-incarnazione , che nei piu' piccoli , vedi il caso recente, fecondo di tanti possibili interrogativi, da parte di tutti noi, del bambino scozzese capace di descrivere luoghi a lui materialmente ancora ignoti.Abituare i bambini delle citta' a vivere piu' all' aria aperta , a sviluppare nel verde di un bosco il loro innato amore sarebbe un bel punto di partenza da parte di tutti quei docenti che intendono fare vera educazione civica , senza neppure il bisogno di attendere improbabli circolari ad hoc (oramai...). Ma oggi dov' e il maestro? Professori laureati anche per i piu' piccoli : modestissimi asini in pelle ortgogliosamente ostenata di volpe.

    RispondiElimina
  5. Diagnosi impietosa, ma precisa la tua, Angelo. Purtroppo la fantasia è stata conculcata nelle nuove generazioni che sono teledipendenti. Un sassolino, una foglia, una forcella, una spiga di avena matta, un tappo di bottiglia... erano balocchi meravigliosi e strumenti per invenzioni fantastiche. Oggi i genitori spesso sono molto più conformisti e chiusi dei figli: lo affermo per esperienza.

    Jacolliot, ho, infatti citato Platone e l'anamnesi, il ricordo di tempi immemori ed immemorabili, oltre la psiche, oltre la genetica. Ahinoi, viviamo in tempi di ferro, anzi di alluminio, e possiamo solo testimoniare il crollo, pur tra qualche ultimo, rutilante bagliore.

    Ciao e grazie.

    RispondiElimina
  6. quoto Jacolliot
    feci la sua stessa osservazione sui maestri quando la scuola media di mia figlia portò i ragazzi in piazza ad assistere ad una diretta televisiva ed era una bellissima giornata di primavera e la campagna, bellissima, era lì a due passi. I giochetti televisivi si, la natura no, imbecilli di un preside e di tutto il "corpo docente"

    ps
    genetica o reincarnazione sono due modi di esprimere la stessa cosa. L'uno non esclude l'altro

    RispondiElimina
  7. Myheart, sfondi una porta aperta. André Gide scrisse: "Contiene più verità un carretto di ortaggi che tutta la filosofia di Cicerone".

    Sui dirigenti scolastici, è d'uopo che io taccia.

    Ciao e grazie.

    RispondiElimina
  8. Non ho mai invidiato la condizione ontologica dei bambini ed ho visto sempre considerato tale stato dell'esistenza come qualcosa di sommamente precario. Dico pure che, quando mi capita, getto su di essi uno sguardo non scevro da compassione, buddhisticamente intesa.

    Quindi mi fanno compassione tutti i bimbi sia quelli di oggi che quelli di un tempo. Non sanno che cosa li aspetta e soprattutto ignorano la crudezza dello stato di esistenza nel quale sono volontariamente precipitati. L'unica scappatoia a tale contesto demenziale è la ricerca della Saggezza, l'inserimento nella Via spirituale.
    Altre consolazioni non ne vedo nè possono esistere.

    Scarse erano le speranze dei pargoli di un tempo afflitti dalla fame, dal freddo, dall'indigenza, dalle malattie, dall'ignoranza e forse ancora più rade le speranze di bimbi d'oggi, ben pasciuti ma ancora più invischiati nel velo di Maya.

    L'impasse della condizione umana si ripete anche se sotto spoglie differenti. Ma la posta rimane sempre la stessa.

    RispondiElimina
  9. Sagge parole, Paolo. L'infanzia è un fragile sogno.

    RispondiElimina
  10. Già nascere oggi è un impresa, la percentuale orrenda di parti cesarei (non necessari), l'uso dei vaccini, il repentino taglio del cordone ombelicale , L'asetticità della stanza del reparto di un ospedale, la freddezza raggelente dei camici bianchi, e poi le pappette sintetiche, il latte vaccino e per finire con i teletubbies, mostri con la tv incorporata nel ventre e antenne al posto delle orecchie e
    giù fino al battesimo con i parenti.

    Devono ancora mettere piede al mondo che sono già deturpati dalla società.

    RispondiElimina
  11. Iniziato, delinei un quadro inquientante, ma vero. Oserei affermare che il maggior danno ai neonati è cagionato dal loro involontario ingresso, con il battesimo, nella Chiesa di Satana, impropriamente definita "cattolica".

    RispondiElimina

ATTENZIONE! I commenti sono sottoposti a moderazione prima della loro eventuale pubblicazione.