"Rimetti a noi i nostri debiti, come [1] noi li rimettiamo ai nostri debitori." Quante volte abbiamo udito questa richiesta contenuta all'interno del Pater noster, ma quanti ne hanno davvero compreso il valore? Di solito la mente corre ai peccati che Dio rimette agli uomini, allorquando essi li perdonano a chi ha recato delle offese. Questo è solo uno dei sensi del periodo.
Alcuni storici sottolineano la valenza politica ed economica della predicazione riferibile al Messia (di David), soffermandosi su alcuni passi dei Vangeli. Bontempelli e Bruni scrivono in Civiltà storiche e loro documenti, Milano, 1993: "Nel Regno di Dio entreranno coloro che sono stati capaci di rifiutare di perseguire nella loro vita il profitto economico. Nel Regno di Dio entreranno coloro che non si sono assuefatti alle gerarchie di potere e si sono prestati a favore non già dei potenti, ma degli ultimi della società.... La vera novità introdotta da Gesù circa il Regno di Dio sembra essere stata l'idea che questo Regno non dovesse essere più il termine di un'attesa futura, ma dovesse essere realizzato subito con un impegno immediato di trasformazione spirituale. Nel racconto del Vangelo di Luca, infatti, egli comincia la predicazione, affermando la necessità che i prigionieri siano liberati, i debiti condonati, ogni servitù abolita, ogni oppressione sciolta. Egli si riferisce al cosiddetto anno di grazia del Signore, che l'antica società templare ebraica praticava ogni cinquant'anni, imponendo l'annullamento degli acquisti immobiliari e dei gravami personali costituiti nei 49 anni precedenti e che il profeta Isaia aveva sostenuto dovesse essere attuato per ogni forma di ricchezza e di soggezione, in modo da eliminare scandalose ingiustizie. Gesù, infatti, fattosi consegnare dall'inserviente della sinagoga il rotolo biblico dove Isaia preannuncia il suo integrale anno di grazia del Signore, lo legge ad alta voce ai presenti per proclamare solennemente : "Oggi questa scrittura si compie nel momento stesso in cui le vostre orecchie la ascoltano". Insomma, quello annunciato dal Messia è un programma sociale ed economico che potremmo definire rivoluzionario. I due autori succitati si spingono ad affermare che: "Il Regno di Dio nel modo in cui Gesù lo intende è la più radicale forma di comunismo mai pensata nella storia: un comunismo fatto derivare non da bisogni generati dalla storia, ma da decreti divini anteriori ad ogni storia e pensato di conseguenza, non come obiettivo politico, ma come pratica di vita religiosa."
Ora, la conclusione sopra riportata mi pare, più che eccessiva, parziale, giacché ignora le altre componenti (escatologiche, teologiche, sapienziali, misteriche...) del Kerigma divulgato dal Messia. Nondimeno è vero che le rivendicazioni economiche non furono estranee al piano concepito dal Cristo: il debito inestinguibile, l'interesse, la schiavitù per i debitori insolventi sono aberrazioni e, come tali, condannate dal Messia.
Nel 594-593 a.C. il legislatore Solone, eletto arconte ad Atene, comprese che le tensioni e gli squilibri sociali potevano essere ridotti solo proibendo la schiavitù per debiti e con l'eliminazione delle ipoteche contratte dai piccoli agricoltori (la seisachteia). I saggi provvedimenti di Solone culminarono nello sradicamento dei cippi che segnavano le ipoteche nei fondi: fu un gesto simbolico di enorme portata. Si è che nella mentalità antica un sistema basato sul debito, sulla prepotenza dei creditori e sulle vergognose speculazioni dei banchieri, benché diffuso in alcuni contesti (Babilonia in primis), era sentito come iniquo ed illegale.
Oggi, invece, del signoraggio bancario molti ignorano la stessa esistenza ed alla massa appare del tutto normale che chi riceve un prestito debba restituire la somma, versando un interesse più o meno alto. E' proprio l'interesse la vergogna per eccellenza! E' l'interesse, insieme con il signoraggio, a determinare l'inflazione da cui l'usura stessa dovrebbe proteggere. Il denaro non va prestato ad usura e nemmeno prestato e basta: chi possiede delle ricchezze doni il superfluo agli indigenti. E' questo un altro insegnamento evangelico (utopistico quanto si vuole, ma condivisibile) cui usurai istituzionali e vescovi-banchieri che si dichiarano "cristiani" (sic) sono del tutto sordi. L'apparato economico del mondo odierno è fondato su frodi, ladrocini, vessazioni: la Banca europea che stampa le banconote non agisce in modo differente da un falsario che crea e stampa biglietti contraffatti. "Rapinare una banca è un reato, ma fondarne una è un reato ben più grave", ci rammenta Bertold Brecht. Ezra Pound vide correttamente nell'usura la mostruosa piaga della società. Pure le tasse (tutte) sono spoliazioni, soperchierie nei confronti di cittadini le cui risorse, frutto di sudore, sono depredate per finanziare guerre ed altre operazioni scellerate, usate contro la collettività.
Anche Paolo (o chi per lui) in Col. 2, 13-14 usa termini economici: "Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti per i vostri peccati e per l'incirconcisione della vostra carne, perdonandoci tutti i peccati, annullando il documento scritto del nostro debito, le cui condizioni ci erano sfavorevoli. Egli lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce." Qui, però, il senso sociale si è completamente perduto, eclissato da un'interpretazione soteriologica e meta-storica: d'altronde non stupisce tale distanza rispetto al messaggio del Cristo in chi, sul piano politico, manifesta concezioni differenti, dettate più che altro da esigenze di captatio benevolentiae nei confronti del potere. Infatti l'apostolo dei Gentili (Romani, 13. 1-6) esorta i destinatari della sua lettera nel modo seguente: "Ognuno sia soggetto alle autorità superiori, poiché non c'è autorità che non venga da Dio e quelle che esistono sono costituite in Dio [...] Per questo dovete anche pagare le imposte, perché sono pubblici funzionari di Dio, addetti interamente a tale ufficio" etc. Qui si nota la discrepanza rispetto a chi aveva ammonito: "Date a Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio, a me quel che è mio", con chi aveva affermato: "Satana è l'Arconte di questo mondo"
Dunque, quando recitiamo o ascoltiamo la domanda: "Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori", ricordiamone il risvolto economico-sociale. Solo una società, senza gli ingranaggi stritolanti dell'interesse, dell'interesse capitalizzato, della riserva frazionaria, del denaro creato dal nulla, dell'inflazione, del debito... tutti strumenti di coercizione e di asservimento dell'umanità, sarà una società equa... Anzi, sarebbe.
[1] Di passaggio accenno al fatto che una traduzione appropriata dovrebbe introdurre "perché" e non "come". Ne scaturirebbe un significato meno ragionieristico.
Alcuni storici sottolineano la valenza politica ed economica della predicazione riferibile al Messia (di David), soffermandosi su alcuni passi dei Vangeli. Bontempelli e Bruni scrivono in Civiltà storiche e loro documenti, Milano, 1993: "Nel Regno di Dio entreranno coloro che sono stati capaci di rifiutare di perseguire nella loro vita il profitto economico. Nel Regno di Dio entreranno coloro che non si sono assuefatti alle gerarchie di potere e si sono prestati a favore non già dei potenti, ma degli ultimi della società.... La vera novità introdotta da Gesù circa il Regno di Dio sembra essere stata l'idea che questo Regno non dovesse essere più il termine di un'attesa futura, ma dovesse essere realizzato subito con un impegno immediato di trasformazione spirituale. Nel racconto del Vangelo di Luca, infatti, egli comincia la predicazione, affermando la necessità che i prigionieri siano liberati, i debiti condonati, ogni servitù abolita, ogni oppressione sciolta. Egli si riferisce al cosiddetto anno di grazia del Signore, che l'antica società templare ebraica praticava ogni cinquant'anni, imponendo l'annullamento degli acquisti immobiliari e dei gravami personali costituiti nei 49 anni precedenti e che il profeta Isaia aveva sostenuto dovesse essere attuato per ogni forma di ricchezza e di soggezione, in modo da eliminare scandalose ingiustizie. Gesù, infatti, fattosi consegnare dall'inserviente della sinagoga il rotolo biblico dove Isaia preannuncia il suo integrale anno di grazia del Signore, lo legge ad alta voce ai presenti per proclamare solennemente : "Oggi questa scrittura si compie nel momento stesso in cui le vostre orecchie la ascoltano". Insomma, quello annunciato dal Messia è un programma sociale ed economico che potremmo definire rivoluzionario. I due autori succitati si spingono ad affermare che: "Il Regno di Dio nel modo in cui Gesù lo intende è la più radicale forma di comunismo mai pensata nella storia: un comunismo fatto derivare non da bisogni generati dalla storia, ma da decreti divini anteriori ad ogni storia e pensato di conseguenza, non come obiettivo politico, ma come pratica di vita religiosa."
Ora, la conclusione sopra riportata mi pare, più che eccessiva, parziale, giacché ignora le altre componenti (escatologiche, teologiche, sapienziali, misteriche...) del Kerigma divulgato dal Messia. Nondimeno è vero che le rivendicazioni economiche non furono estranee al piano concepito dal Cristo: il debito inestinguibile, l'interesse, la schiavitù per i debitori insolventi sono aberrazioni e, come tali, condannate dal Messia.
Nel 594-593 a.C. il legislatore Solone, eletto arconte ad Atene, comprese che le tensioni e gli squilibri sociali potevano essere ridotti solo proibendo la schiavitù per debiti e con l'eliminazione delle ipoteche contratte dai piccoli agricoltori (la seisachteia). I saggi provvedimenti di Solone culminarono nello sradicamento dei cippi che segnavano le ipoteche nei fondi: fu un gesto simbolico di enorme portata. Si è che nella mentalità antica un sistema basato sul debito, sulla prepotenza dei creditori e sulle vergognose speculazioni dei banchieri, benché diffuso in alcuni contesti (Babilonia in primis), era sentito come iniquo ed illegale.
Oggi, invece, del signoraggio bancario molti ignorano la stessa esistenza ed alla massa appare del tutto normale che chi riceve un prestito debba restituire la somma, versando un interesse più o meno alto. E' proprio l'interesse la vergogna per eccellenza! E' l'interesse, insieme con il signoraggio, a determinare l'inflazione da cui l'usura stessa dovrebbe proteggere. Il denaro non va prestato ad usura e nemmeno prestato e basta: chi possiede delle ricchezze doni il superfluo agli indigenti. E' questo un altro insegnamento evangelico (utopistico quanto si vuole, ma condivisibile) cui usurai istituzionali e vescovi-banchieri che si dichiarano "cristiani" (sic) sono del tutto sordi. L'apparato economico del mondo odierno è fondato su frodi, ladrocini, vessazioni: la Banca europea che stampa le banconote non agisce in modo differente da un falsario che crea e stampa biglietti contraffatti. "Rapinare una banca è un reato, ma fondarne una è un reato ben più grave", ci rammenta Bertold Brecht. Ezra Pound vide correttamente nell'usura la mostruosa piaga della società. Pure le tasse (tutte) sono spoliazioni, soperchierie nei confronti di cittadini le cui risorse, frutto di sudore, sono depredate per finanziare guerre ed altre operazioni scellerate, usate contro la collettività.
Anche Paolo (o chi per lui) in Col. 2, 13-14 usa termini economici: "Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti per i vostri peccati e per l'incirconcisione della vostra carne, perdonandoci tutti i peccati, annullando il documento scritto del nostro debito, le cui condizioni ci erano sfavorevoli. Egli lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce." Qui, però, il senso sociale si è completamente perduto, eclissato da un'interpretazione soteriologica e meta-storica: d'altronde non stupisce tale distanza rispetto al messaggio del Cristo in chi, sul piano politico, manifesta concezioni differenti, dettate più che altro da esigenze di captatio benevolentiae nei confronti del potere. Infatti l'apostolo dei Gentili (Romani, 13. 1-6) esorta i destinatari della sua lettera nel modo seguente: "Ognuno sia soggetto alle autorità superiori, poiché non c'è autorità che non venga da Dio e quelle che esistono sono costituite in Dio [...] Per questo dovete anche pagare le imposte, perché sono pubblici funzionari di Dio, addetti interamente a tale ufficio" etc. Qui si nota la discrepanza rispetto a chi aveva ammonito: "Date a Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio, a me quel che è mio", con chi aveva affermato: "Satana è l'Arconte di questo mondo"
Dunque, quando recitiamo o ascoltiamo la domanda: "Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori", ricordiamone il risvolto economico-sociale. Solo una società, senza gli ingranaggi stritolanti dell'interesse, dell'interesse capitalizzato, della riserva frazionaria, del denaro creato dal nulla, dell'inflazione, del debito... tutti strumenti di coercizione e di asservimento dell'umanità, sarà una società equa... Anzi, sarebbe.
[1] Di passaggio accenno al fatto che una traduzione appropriata dovrebbe introdurre "perché" e non "come". Ne scaturirebbe un significato meno ragionieristico.
Tocchi Zret, un tema a me assai caro, che autori tradizionali come Guenon ed epigoni, hanno colpevolmente sottovalutato. L'economia è il braccio armato del sistema attuale, contro il quale ci scontriamo ogni giorno. Le Banke, sinagoghe diaboliche, sono diventate - semmai furono altrimenti - i buchi neri della coscienza collettiva. Denaro fama successo sesso, sono i demoni collettivi, veri e propri motori agenti del mondo che attraverso il sistema politico-finanziario rendono schiavi gli uomini. Se ci fermassimo un attimo a riflettere, dovremmo tutti realizzare l'assurdità, per esempio, di depositare quei quattro soldi risparmiati nella nostra banchetta locale. Gli interessi che ci danno sono praticamente annullati dalle spese di gestione, mentre il denaro che ci prestano vale dieci volte quello da noi depositato. La moltiplicazione miracolosa ma diabolica che adottano i banchieri, il mondo virtuale in cui prosperano, formano la marea serpentina che penetra in ogni piega della nostra grama esistenza. La democrazia è la forma politica ideale perché possano i banchieri sguazzare a piacimento. L'Usurocrazia è il reale regime imposto all'umanità, che non riesce più nemmeno a capire fino in fondo la trappola liberticida in cui si è messa. Le dittature assicurano - parlo per paradosso - il governo della politica sull'economia, le democrazie ne sono gli strumenti obbedienti. Che fare, caro Zret? Io una propostina, misera misera, già la feci tempo fa: ritiriamo quelle quattro lirette dalla banca e vediamo che succede. Le banche non posseggono i liquidi sufficenti per rispondere ad una tale protesta popolare. Cadrebbe il mondo virtuale dell'economia vigente, e vincerebbe l'economia fisica. Ovviamente la mia è una provocazione, forse insulsa...
RispondiEliminaAngelo Ciccarella
"Usurocrazia", parola-chiave. I banchieri sono tagliagole, non meno delle amministrazioni pubbliche con i loro pignoramenti, le loro cartelle pazze, le sanzioni pecuniarie che crescono a dismisura, a causa sempre dell'aberrante strumento dell'interesse (mora).
RispondiEliminaUn altro problema (che non ho affrontato) è l'attaccamento al denaro e l'introiezione del concetto distorto di interesse pure in persone rette. D'altronde in una società fondata sull'egoismo e sul materialismo, senza denaro, presto si muore di inedia.
Il tuo consiglio è saggio: le banche basano la loro turpe egemonia sulla dabbenaggine dei risparmiatori. L'economia reale dovrebbe soppiantare quella finanziaria che è una truffa bell'e buona.
Un'ultima nota: ieri con disinvoltura un gazzettiere televisivo ricordava che metà dei prodotti alimentari acquistati per le feste è finita nell'immondizia. Un tale spreco è immorale.
Ciao e grazie
Fai giustamente notare l'assurdità di certe affermazioni contenute nel saggio di Bontempelli e Bruni (ma chi sono costoro?). In quanti non hanno tentato nel corso degli ultimi due secoli di rilevare un parallelismo se non una vera e propria identità fra un fantomatico Cristianesimo primitivo ed il Comunismo di Marx e Engels.
RispondiEliminaMa, a dire il vero, i Vangeli derivano dalla rielaborazione tardiva, curiale e cioè perpetrata da parte della grande Chiesa ormai in sella di materiale preesistente appannaggio in origine di gruppi gnostici giudeo-ellenistici. Pertanto tutto ciò che leggiamo nel Nuovo Testamento va preso con la massima cautela e circospezione. Ci si deve fare l'orecchio, ovviamente. Ma poi il processo di smascheramento diventa abbastanza semplice.
E' come osservare un vestito fatto tutto di toppe e rammendi.
Il materiale utilizzato per la compilazione di questi testi è di derivazione assai eterogenea: si va da elementi presi a prestito alla religione di Osiride e di altri Misteri antichi - e non sono pochi! - per passare attraverso temi di predicazione e propaganda tipici dei giudei pii sino ad arrivare a concetti caratteristici della predicazione buddhista (vedi il Vangelo di Tommaso e altri passi).
Il 'Padre Nostro' che qui viene preso in esame appartiene - come del resto il 'Discorso delle Beatitudini' - al filone potremmo dire di protesta presente nella Palestina del primo o del secondo secolo. Insomma in quella provincia la situazione economico-sociale era precaria al punto tale da dare origine a tutta una letteratura religiosa intesa come sfogo al disagio del popolo. Diamo pure per buona questa interpretazione anche se non ne sarei sicuro al cento per cento.
I brani da te citati e presi dal 'Corpus paolino' sono poi di un falso che più non si potrebbe. Aggiunte, figure retoriche inventate di sana pianta, interpolazioni tardive studiate e concordate a tavolino giusto per presentare la religione emergente come 'politically correct', assolutamente ligia ed allineata al potere ufficiale.
I discorsi ideali vanno bene e ringraziamo Iddio che esistono. Ma esistono solamente pre essere disattesi e traditi. E allora perchè continuare a farli?
Mi pare che il tema dell'usura e dello sfruttamento sia in prevalenza nato nel mondo semita. Altrimenti per quale motivo già nell'Antico Testamento leggiamo della proibizione di prestare ad usura quanto meno ai propri correligionari ebrei?
Ciò posto,credo che almeno in origine tale spina nel fianco dell'Umanità fosse estranea alla società dei Gentili.
L'origine di tale vizio capitale è appunto da ricercarsi altrove. Il contagio s'è verificato poi.
"Mi pare che il tema dell'usura e dello sfruttamento sia in prevalenza nato nel mondo semita".
RispondiEliminaQuesto sistema si radicò presso gli Amorrei (Babilonesi). In Egitto - pare - fu introdotto da Giuseppe. La pratica dei feneratori non fu del tutto estranea al mondo dei Gentili, ma in misura molto meno evidente.
Credo che bisognerebbe rinunciare a conciliare l'inconciliabile, ossia a collegare i Vangeli con le epistole cosiddette paoline. Forse non hanno torto quegli studiosi che, sulla base di approfondite analisi testuali, vedono in Paolo (o chi per lui/loro) il falso discepolo.
Ciao e grazie.
Mario Pincherle, sembrerebbe sostenere la medesima tesi su Paolo, il falso discepolo. Checché ne dicano Messori e l'ultra cattolico Blondet, per citare dei giornalisti militanti, i Vangeli si possono anzi, si debbono discutere alla luce delle redazioni postume, gli aggiustamenti, le omissioni volute da un potere clericale già in ascesa libera. Non discuto sulla realtà, l'esitenza, la missione di Cristo, Re non di questo mondo, altra cosa sull'architettura istituzionale data da Paolo - comunque figura non di poco conto - alla Chiesa.
RispondiEliminaL'usura è un fenomeno eminentemente semita,nell'accezione etnica e culturale del termine, ciò non significa che abbiano l'esclusiva di tale immondo crimine, peggiore dell'omicidio. Oggi le grandi famigliole della finanza internazionale, godono di origini più che varie e i vampiri-pirati alla Morgan, non hanno passaporto.
Angelo Ciccarella
Signor Zret mi consenta, senza offesa, di precisare che la sua associazione di ciò che disse Gesù riguardo l'annullamento di tutti i debiti contratti (anno del Giubileo) con ciò che cita riportato alla lettera ai Colossesi è del tutto errata sia nella forma e nel contenuto.
RispondiEliminaInnanzitutto la scrittura tratta da Colossesi cap. 2 versi 13,14 (non 2, 2 Col. perchè non esiste 2 Col. 2) recita: "Egli ha perdonato tutti i nostri peccati. Contro di noi c'era un elenco di comandamenti che era una sentenza di condanna, ma ora non vale più: Dio l'ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce."
Viene sentenziato proprio come nel Giubileo l'anno del perdono dei peccati che vengono definitivamente eliminati. Peccare contro la Legge di Dio per gli Ebrei era un debito verso Dio e per questo dovevano offrire 'sacrifici' in forma di possedimenti economici (in questo caso frutti della terra e animali che erano la ricchezza degli uomini di quel tempo), per questo motivo la sua traduzione parla di 'debiti' riferendosi all'indebitamento verso Dio in senso spirituale, di peccare, mancare, e non debiti economici umani.
Perciò il suo assunto e il collegamento delle due scritture da lei citate è affetto da nullità insanabile e quindi và fatta giustamente una 'errata corrige'.
Inoltre se lei avesse continuato a leggere nel verso 15: "Così Dio ha disarmato le autorità e le potenze invisibili; le ha fatte diventare come prigionieri da mostrare nel corteo per la vittoria del Cristo.", ne avrebbe evinto che si tratta di cose che riguardano il reame spirituale e non il reame materiale economico con cui forza la frase verso un aspetto del tutto fuori luogo per l'argomento denaro e debiti.
Ringraziandola anticipatamente della sua attenzione rimango a sua disposizione nell'attesa della sua correzione a questa 'gaffe' scritturale. Solo per amore della verità che oggi viene troppo facilmente storpiata da presunti dottori della legge.
Grazie
Eliyah
Egregio, la traduzione del passo in parola è sola una delle tante: in alcune Bibbie, il termine greco è reso con "debiti" e non manca chi lo ha riferito ad un debito karmico. Purtroppo l'esegesi dei testi non è semplice e dà adito a molte interpretazioni anche discordanti tra loro. In ogni caso, ho voluto evidenziare la differenza di atteggiamento nei confronti del potere terreno tra il Messia e Paolo (o chi per lui/loro). Credo abbia ragione Paolo (il lettore ed amico, non Shaul) quando osserva che i passi succitati delle lettere paoline siano intepolazioni tarde dovute a qualche estensore prono ai poteri temporali aborriti, invece dagli Esseni e dai primi cristiani. Il processo culminò con Eusebio di Cesarea, soprannominato il gran bugiardo che acclamò l'imperatore costantino come Messia.
RispondiEliminaTra l'altro nell'articolo ho proprio specificato che il contesto paolino, nonostante la terminologia, assume valenze spirituali e metastoriche. Quindi la Sua obiezione mi pare tautologica o meglio una conferma di quanto da me scritto. Comunque ribadirei che sarebbe il caso di separare le due tradizioni, come suggeriscono molti esegeti e storici.
Cordialità.
Vorrei anche precisare che il collegamento instaurato è opera dei due storici citati, di cui condivido l'idea che il Cristianesimo primitivo (una delle sue correnti) era basato su istanze sociali ed economiche: infatti gli Ebioniti, raccolti attorno a Giacomo, fratello del Signore, erano vegetariani, apocalittici e comunisti.
RispondiEliminaHo tolto il 2 anteposto che è errore da amanuense. La Bibbia delle Edizioni paoline traduce il termine greco con "obbligazione" che è indubbiamente vocabolo economico, anche se introdotto in un altro ambito semantico.
RispondiEliminaSì, Angelo, impedire una discussione spassionata sui Vangeli, sulla loro origine, evoluzione e tradizione, mi pare oscurantismo.
RispondiEliminaCertamente l'usura è delitto abominevole, come ci insegna Dante che ebbe in odio questo peccato contro l'arte. Ahinoi, il mondo odierno si basa sull'usura, benché sia presentata con eufemismi.
Ciao e grazie.
Qui è tradotto con "debito".
RispondiElimina"Con lui infatti siete stati sepolti insieme nel battesimo, in lui anche siete stati insieme risuscitati per la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti. Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti per i vostri peccati e per l'incirconcisione della vostra carne, perdonandoci tutti i peccati, annullando il documento scritto del nostro debito, le cui condizioni ci erano sfavorevoli. Egli lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce; avendo privato della loro forza i Principati e le Potestà ne ha fatto pubblico spettacolo dietro al corteo trionfale di Cristo (Col. 2,12 seg.).
Il vero problema della letteratura epistolare non consiste tanto nel privilegiare una traduzione rispetto ad un'altra quanto piuttosto nel tentare di delineare la storia compositiva dei testi.
RispondiEliminaE non conviene nemmeno prendersela con una figura per almeno tre quarti leggendaria chiamata, tanto per fissare le idee, 'Paolo' come fanno Pincherle e molti altri.
Un nucleo arcaico in almeno una parte di questi testi esiste ed è possibile che facesse effettivamente capo ad uno ierofante gnostico del secondo secolo, pare completamente - e voglio qui sottolineare quel 'completamente'- svincolato dai gruppi che diedero origine ai Vangeli!
Infatti, perchè tale personaggio semi-virtuale non parla mai di vicende - che so, miracoli o aneddoti vari, tanto per fare degli esempi - di cui sarebbe stato protagonista il Gesù storico?
Ma poi, una volta che la nuova religione prese piede, i redattori di professione colsero la palla al balzo mettendoci in quegli scarni biglietti 'paolini' originari le mani e...i piedi.
Con il denaro l'essere umano deroga le sue responsabilità; non sarà facile abbattere un "simbolo" di questa portata, Cristo o no.
RispondiEliminaLa responsabilità pretende la verità, e la verità scoccia.
"Ciò a cui resisti persiste"
Oggi, invece, del signoraggio bancario molti ignorano la stessa esistenza ed alla massa appare del tutto normale che chi riceve un prestito debba restituire la somma, versando un interesse più o meno alto.
RispondiEliminaVorrei chiedere umilmente, secondo lei professore, come dovrebbero essere gestiti i prestiti. Senza interessi? Con interessi negativi (prendo 10 oggi e restituisco 9 fra un anno)? In altro modo?
Ci rebda edotti in materia, per favore.
Allora esseesse non sai leggere.
RispondiEliminaLa struttura bipolare della lingua come sistema ideologico di controllo: diagnosi di un caso patologico, l’idioletto di Paolo Attivissimo
RispondiEliminaIl vangelo di eSSSe secondo Paolo
AH AH AH Troppa grazia Straker!!!
RispondiEliminaHai capito, Cleonice, con chi abbiamo a che fare?
RispondiEliminaSpett. Signor Zret,
RispondiEliminami consenta di renderle noto che la sua deduzione tratta da una 'teoria' basata su disquisizioni ambigue e non certe di tali scrittori è una sua e loro 'ipotesi' personale e lei non ha comunque dato una corretta interpretazione di ciò che al contrario è evidente anche alla semplice lettura del profano biblico.
Le sue risposte sono solamente un camminare sul ghiaccio a piedi nudi mentre le stò gentilmente chiedendo di 'correggere' quello che è una chiara manomissione intellettuale del testo e del contenuto dei versi da lei citati associati ai debiti materiali. La maggioranza degli esegeti di ogni orientamento sono d'accordo nel riconoscere che molti passi determinano solo e solamente un'accezzione spirituale dei comportamenti umani. Cosa non di poco conto visto che dal profondo dei nostri pensieri nascono poi le forze che ci spingono ad agire nella vita materiale, se poi queste ci spingono anche a rimettere i debiti materiali verso i nostri debitori è ben fatto. Ma tutto ciò non rientra nella profondità del pensiero di chi trasmise quelle parole che vanno a toccare corde molto più profonde e invisibili del denaro sonante.
Detto ciò la prego vivamente di provare a riscontrare ciò che ha letto e presume vero se sia solo una semplice ipotetica teoria basata su deduzioni ambigue e non riscontrate storicamente, esattamente come le prove storiche di cui si và vaneggiando da decenni sulla esistenza umana del Krystos.
Nonostante le abbia indicato di leggere attentamente ciò che è semplicemente scritto, lei ha continuato ad insistere sulla sua tesi senza provare a capire ciò che è evidenziato chiaramente nei versi da lei usati in maniera del tutto invana.
Se come credo lei è una persona onesta intellettualmente sappia comprendere e correggere questa forzatura contorta della semplice verità scritta.
Con rispetto la saluto cordialmente.
Eliyah
"Il Giubileo ebraico trova le sue radici nell'Antico Testamento. La legge di Mosè aveva fissato per il popolo ebraico un anno particolare (Lv 25,10-13):
RispondiElimina« Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nel paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia. Il cinquantesimo anno sarà per voi un giubileo; non farete né semina, né mietitura di quanto i campi produrranno da sé. Né farete la vendemmia delle vigne non potate. Poiché è il giubileo, esso vi sarà sacro; potrete però mangiare il prodotto che daranno i campi. In quest'anno del giubileo, ciascuno tornerà in possesso del suo. »
La parola Giubileo deriva dall'ebraico "Yovel", che indica una sorta di tromba (un corno d'ariete) con cui si annunciava questo anno particolare. La celebrazione di quest'anno comportava, tra l'altro, la restituzione delle terre agli antichi proprietari, la remissione dei debiti, la liberazione degli schiavi e il riposo della terra".
Gentilissimo Eliyah, è palese che i versi del Pater noster in esame si riferiscono anche ad una dimensione etica e spirituale. Infatti nel primo capoverso ho scritto "Questo è solo uno dei tanti sensi del periodo". La polisemia è caratteristica di tutte le lingue naturali: nelle lingue il valore concreto è quello originario da cui scaturiscono gli echi metaforici, astratti, allusivi etc. Mi pare che il passo del Levitico sia attestazione incontrovertibile della valenza in primis sociale del Giubileo. D'altronde gli Habiru erano popolo piuttosto rozzo e la loro cultura dipende in gran parte dagli Egizi e dai Sumeri: senza questi contributi sarebbero rimasti a pascere armenti.
RispondiEliminaAbbiamo ventilato un'ipotesi che nessuno è costretto ad abbracciare. Non ho intenzione di cambiare uno iota di quanto scritto che, tra l'altro, prendeva spunto da situazioni della Palestina del I sec. d.C, per una riflessione economica sull'usura e sul signoraggio, non per disquizioni teologiche che lascio ai cultori della Bibbia.
Ripeto: non cambio uno iota. Amicus Plato, sed magis amica veritas.
Cordialità.
Signor Zret probabilmente non ha ben chiara la differenza tra il Giubileo Ebraico comandato dalla Legge e i versi che Lei cita di Colossessi, mi spiace che si senta in qualche modo compunto e non dimostri correttezza nello specifico in cui Lei ha detto:
RispondiElimina(Anche Paolo (o chi per lui) in Col. 2, 13-14 usa termini economici: "Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti per i vostri peccati e per l'incirconcisione della vostra carne, perdonandoci tutti i peccati, annullando il documento scritto del nostro debito, le cui condizioni ci erano sfavorevoli. Egli lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce." Qui, però, il senso sociale si è completamente perduto, eclissato da un'interpretazione soteriologica e meta-storica: d'altronde non stupisce tale distanza rispetto al messaggio del Cristo in chi, sul piano politico, manifesta concezioni differenti, dettate più che altro da esigenze di captatio benevolentiae nei confronti del potere.)
E' palesemente chiaro che la conclusione da Lei tratta è in netto contrasto con ciò che è scritto e quindi forzata e ripeto, affetta da nullità insanabile checchè Lei ne dica ancora per difendere l'indifendibile esegesi che si è autoassunta.
Se è vero come la Costituzione sancisce che ognuno è libero di esprimere il proprio pensiero, è ancor più vero che di fronte a ciò che è pensiero di Dio e non di un uomo bisogna avvalersi della facoltà di discernimento che indica saggezza e intelligenza, nonchè molta umiltà specie quando non si conosce l'argomento trattato.
Mi consenta di farLe notare che in tutte le sue risposte si evince una chiara e netta mancanza di umiltà ed onestà intellettuale andando a ripetere le stesse cose in un crescendo di dissertazioni strutturate linguisticamente ma prive di basi e di contenuto.
Mi spiace perchè avendo iniziato a leggere ciò che ha scritto in altri post avevo percepito una posizione intellettuale onesta su alcuni argomenti da Lei trattati, ma devo mio malgrado ricredermi, vista in ultimo la Sua chiara risposta che impedisce ogni ulteriore possibile ragionamento.
La ringrazio di avermi risposto e la saluto distintamente.
Con Osservanza.
Eliyah
Gentilissimo, prendo atto e La saluto cordialmente.
RispondiEliminaP.S. Non credo che il pensiero di Shaul coincida con quello di Dio. I Greci la chiamavano hybris.
RispondiEliminaMa all'Edisontel S.p.a sono tutti così bigotti?
RispondiEliminaSignor Zret probabilmente non ha ben chiara la differenza tra il Giubileo Ebraico comandato dalla Legge e i versi che Lei cita di Colossessi, mi spiace che si senta in qualche modo compunto e non dimostri correttezza nello specifico in cui Lei ha detto:
RispondiElimina(Anche Paolo (o chi per lui) in Col. 2, 13-14 usa termini economici: "Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti per i vostri peccati e per l'incirconcisione della vostra carne, perdonandoci tutti i peccati, annullando il documento scritto del nostro debito, le cui condizioni ci erano sfavorevoli. Egli lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce." Qui, però, il senso sociale si è completamente perduto, eclissato da un'interpretazione soteriologica e meta-storica: d'altronde non stupisce tale distanza rispetto al messaggio del Cristo in chi, sul piano politico, manifesta concezioni differenti, dettate più che altro da esigenze di captatio benevolentiae nei confronti del potere.)
E' palesemente chiaro che la conclusione da Lei tratta è in netto contrasto con ciò che è scritto e quindi forzata e ripeto, affetta da nullità insanabile checchè Lei ne dica ancora per difendere l'indifendibile esegesi che si è autoassunta.
Se è vero come la Costituzione sancisce che ognuno è libero di esprimere il proprio pensiero, è ancor più vero che di fronte a ciò che è pensiero di Dio e non di un uomo bisogna avvalersi della facoltà di discernimento che indica saggezza e intelligenza, nonchè molta umiltà specie quando non si conosce l'argomento trattato.
Mi consenta di farLe notare che in tutte le sue risposte si evince una chiara e netta mancanza di umiltà ed onestà intellettuale andando a ripetere le stesse cose in un crescendo di dissertazioni strutturate linguisticamente ma prive di basi e di contenuto.
Mi spiace perchè avendo iniziato a leggere ciò che ha scritto in altri post avevo percepito una posizione intellettuale onesta su alcuni argomenti da Lei trattati, ma devo mio malgrado ricredermi, vista in ultimo la Sua chiara risposta che impedisce ogni ulteriore possibile ragionamento.
La ringrazio di avermi risposto e la saluto distintamente.
Con Osservanza.
Eliyah
Mi consenta gentilmente di replicarLe pubblicando la mia risposta. In una democrazia questa è cosa buona e giusta, ma se oppone censura allora devo dedurre che quello che scrive sulla libertà di espressione è solamente una mera chimera del suo porsi pubblicamente.
RispondiEliminaCon Osservanza
Eliyah
@Angelo
RispondiElimina"...Non discuto sulla realtà, l'esitenza, la missione di Cristo, Re non di questo mondo..."
secondo me questo è il tragico errore in cui ci induce il nostro tradizionale insegnamento cattolico.
Se Gesù è Dio, ma era anche uomo, dovrebbero esserci delle tracce storiche di questo uomo.
E non un uomo qualunque, ma un Dio, alla cui morte sono susseguiti terremoti e fuoriuscite di cadaveri dai sepolcri che vagavano per Gerusalemme.
Se andassimo a cercare queste notizie storiche in testi storici che non siano i Vangeli potremmo restare molto sorpesi riguardo ai risultati.