Aulo Gellio (130 d.C. ca. - 180 d.C. ca.), è autore latino di una silloge basata su citazioni desunte dalla lettura dei testi soprattutto di età repubblicana. La raccolta si immagina cominciata nelle sere d'inverno in una villa dell'Attica ed è intitolata appunto "Notti attiche" (Noctes Atticae). L'opera, piuttosto farraginosa e rapsodica, comprende argomenti che rivelano il gusto antiquario ed erudito dello scrittore. Tra le numerose notizie e notiziole letterarie, linguistiche, filologiche… non di rado mere curiosità da superficiale compilatore, spiccano alcune pagine di interesse antropologico ed il resoconto di un fenomeno che si può ritenere di chiaroveggenza.
Nel libro XV, 18, leggiamo: "Nel giorno in cui Caio Cesare e Gneo Pompeo combatterono in Tessaglia durante la guerra civile, a Padova, in Italia transpadana, accadde un fatto degno di essere ricordato. Un certo ierofante Cornelio, di nobile stirpe, onorato per la scrupolosità del suo ministero e venerato per l'integrità della vita, preso da una subitanea ispirazione disse che un'aspra battaglia era combattuta lontano e poi che alcuni si ritiravano, altri incalzavano, la strage, le fughe, giavellotti saettanti, una ripresa del combattimento, assalti, gemiti, ferite, poi, come se egli si trovasse in mezzo alla battaglia, gridava di vedere ogni cosa e subito dopo esclamò che Cesare aveva vinto. Quella divinazione del sacerdote Cornelio fu considerata insignificante e folle, ma grande fu la sorpresa in seguito, poiché non solo era stato indicato il giorno in cui era stata combattuta la pugna in Tessaglia, ma anche perché le alterne fasi dello scontro e lo stesso urto dei due eserciti erano stati descritti dai gesti e dalle parole del divinatore".
Non si hanno seri motivi per dubitare della veridicità dell'episodio raccontato da Gellio. Fenomeni portentosi simili sono narrati da vari autori romani, tra i quali Livio, Plinio il Vecchio e Giulio Ossequente. Può darsi che in alcuni casi abbiano giocato il loro ruolo la fantasia, la superstizione, l'attrazione per i mirabilia, ma sappiamo che in genere gli scrittori antichi annotavano con diligenza gli eventi. Spesso manifestazioni naturali eccezionali potevano essere scambiate per prodigi, ma, allora come oggi, circostanze che sfidano le interpretazioni razionali ed empiriche punteggiano il panorama della "normalità". Fenomeni straordinari ed inesplicabili spesso sono relegati nel novero delle coincidenze o negati in modo aprioristico. Così anche la visione a distanza di cui fu protagonista il sacerdote patavino potrebbe essere rigettata come una storiella inverosimile; potremmo, invece, ascriverla alla pur rarissima capacità di superare le barriere cronotopiche per osservare ciò che è lontano nel tempo e nello spazio.
L'aneddoto riportato da Gellio è interessante, perché non solo è riferibile alla chiaroveggenza, ma anche in quanto denota un tratto peculiare di questa capacità metapsichica, ossia l'immedesimazione nell'accadimento sicché l'uomo, oltre a raffigurare in modo vivido la scena della battaglia, pare esprimere con i movimenti del corpo e con le intense reazioni emotive, la partecipazione al combattimento, come se egli si fosse trovato in mezzo alle schiere. E' noto che molti chiaroveggenti non si limitano a percepire scenari distanti: infatti vivono in prima persona gli avvenimenti, riportandone turbamento, ansia, dolore ed angoscia. Sono ferite emotive che, se non spiegano i meccanismi di queste singolari esperienze, inducono a pensare che qualcosa di reale accada nella mente dei percipienti.
Alcuni studiosi ritengono che chiaroveggenza, telepatia e precognizione siano manifestazioni diverse di uno stesso fenomeno. Non è ancora stata formulata una teoria esplicativa soddisfacente, giacché occorrerebbe riconsiderare molti paradigmi inerenti alla percezione, alla coscienza ed alle leggi di natura. Le questioni che suscita tale fenomenologia implicano una ridefinizione di numerosi ipotesi interpretative della realtà.
Sono argomenti ostici su cui abbiamo talora indugiato e su cui ci ripromettiamo di tornare, non appena sarà possibile.
Nel libro XV, 18, leggiamo: "Nel giorno in cui Caio Cesare e Gneo Pompeo combatterono in Tessaglia durante la guerra civile, a Padova, in Italia transpadana, accadde un fatto degno di essere ricordato. Un certo ierofante Cornelio, di nobile stirpe, onorato per la scrupolosità del suo ministero e venerato per l'integrità della vita, preso da una subitanea ispirazione disse che un'aspra battaglia era combattuta lontano e poi che alcuni si ritiravano, altri incalzavano, la strage, le fughe, giavellotti saettanti, una ripresa del combattimento, assalti, gemiti, ferite, poi, come se egli si trovasse in mezzo alla battaglia, gridava di vedere ogni cosa e subito dopo esclamò che Cesare aveva vinto. Quella divinazione del sacerdote Cornelio fu considerata insignificante e folle, ma grande fu la sorpresa in seguito, poiché non solo era stato indicato il giorno in cui era stata combattuta la pugna in Tessaglia, ma anche perché le alterne fasi dello scontro e lo stesso urto dei due eserciti erano stati descritti dai gesti e dalle parole del divinatore".
Non si hanno seri motivi per dubitare della veridicità dell'episodio raccontato da Gellio. Fenomeni portentosi simili sono narrati da vari autori romani, tra i quali Livio, Plinio il Vecchio e Giulio Ossequente. Può darsi che in alcuni casi abbiano giocato il loro ruolo la fantasia, la superstizione, l'attrazione per i mirabilia, ma sappiamo che in genere gli scrittori antichi annotavano con diligenza gli eventi. Spesso manifestazioni naturali eccezionali potevano essere scambiate per prodigi, ma, allora come oggi, circostanze che sfidano le interpretazioni razionali ed empiriche punteggiano il panorama della "normalità". Fenomeni straordinari ed inesplicabili spesso sono relegati nel novero delle coincidenze o negati in modo aprioristico. Così anche la visione a distanza di cui fu protagonista il sacerdote patavino potrebbe essere rigettata come una storiella inverosimile; potremmo, invece, ascriverla alla pur rarissima capacità di superare le barriere cronotopiche per osservare ciò che è lontano nel tempo e nello spazio.
L'aneddoto riportato da Gellio è interessante, perché non solo è riferibile alla chiaroveggenza, ma anche in quanto denota un tratto peculiare di questa capacità metapsichica, ossia l'immedesimazione nell'accadimento sicché l'uomo, oltre a raffigurare in modo vivido la scena della battaglia, pare esprimere con i movimenti del corpo e con le intense reazioni emotive, la partecipazione al combattimento, come se egli si fosse trovato in mezzo alle schiere. E' noto che molti chiaroveggenti non si limitano a percepire scenari distanti: infatti vivono in prima persona gli avvenimenti, riportandone turbamento, ansia, dolore ed angoscia. Sono ferite emotive che, se non spiegano i meccanismi di queste singolari esperienze, inducono a pensare che qualcosa di reale accada nella mente dei percipienti.
Alcuni studiosi ritengono che chiaroveggenza, telepatia e precognizione siano manifestazioni diverse di uno stesso fenomeno. Non è ancora stata formulata una teoria esplicativa soddisfacente, giacché occorrerebbe riconsiderare molti paradigmi inerenti alla percezione, alla coscienza ed alle leggi di natura. Le questioni che suscita tale fenomenologia implicano una ridefinizione di numerosi ipotesi interpretative della realtà.
Sono argomenti ostici su cui abbiamo talora indugiato e su cui ci ripromettiamo di tornare, non appena sarà possibile.
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Sono passati poco meno di 2000 anni ma oggi come allora questi episodi mi sembra vivano la stessa atmosfera.
RispondiEliminaIn un primo tempo lo scherno, poi la sorpresa e poi il dimenticatoio.
Iniziato, in effetti la ricerca su quello che, con termine infelicissimo, è stato definito "paranormale", segna il passo da tempo. Intanto ci ritroviamo imprigionati in un mondo quadridimensionale che, un giorno o l'altro, diventerà la nostra tomba, a meno che...
RispondiEliminaCiao e grazie.