30 settembre, 2010

Mondi (prima parte)

Secondo alcuni glottologi, il termine "mondo" (dal latino "mundus") potrebbe dipendere da una base con il significato di "bocca": si dovrebbe dunque collegare alla radice delle lingue germaniche *munthaz (da cui, ad esempio, il tedesco Mund e l'inglese mouth). La saggezza linguistica degli antichi ci conduce ad esplorare mondi enigmatici. Erano e sono bocche, orifizi quei luoghi della Terra, attraverso i quali si entrava in comunicazione con il divino ed il divino per certe remote culture era ctonio, non celeste.

La città greca di Delfi, resa celebre dal tempio e dall’oracolo di Apollo, era uno dei luoghi sacri per eccellenza. Alla pòlis, che sorgeva nella Focide, si attribuì, sin da epoca arcaica, un carattere venerando, forse a motivo dei frequenti movimenti tellurici nella zona, delle esalazioni e delle numerosi sorgenti che inducevano a pensare ad una vita sotterranea e di conseguenza a divinità infere. Agli inizi, infatti, non vi era onorato Apollo, ma Gea, la Terra, e in seguito Poseidone, il quale, prima di essere nume del mare, era un dio ctonio, quindi collegato con Gea.

Nel nome Delfi è contenuto un significato di generazione (Delfi vale letteralmente “matrice”): è un valore che si associa a quello di centro. Delfi era per gli Elleni il centro del mondo, l’onfalo (greco òmphalos, “ombelico”): dalle descrizioni, dalle figurazioni vascolari e da un modello rinvenuto nella città, si ricava che l’onfalo era una pietra conica, dalla sommità ricoperta di lana intrecciata; due aquile d’oro le stavano a lato. L’onfalo – pietra su una tomba? – ricorda il betel, “la casa del dio” nelle lingue semitiche, una pietra rituale alta fino ad un metro e di forma conica. E’ possibile che queste pietre fossero, in alcuni casi, dei meteoriti, considerati doni del cielo? I betel si vedono ancora oggi confitti nel terreno in Medio Oriente ed in Sardegna. Assimilabili in parte a questi sono i menhir, le pietre conficcate nel terreno ed appartenenti alla cultura megalitica: la funzione dei menhir non è chiara, ma è probabile che essi fossero eretti in siti di particolare significato energetico e come segnacoli astronomici per solstizi, equinozi e soprattutto per la precessione.

Nella famosa "stele della vittoria" il re degli Accadi, Naram-sin, (2250-2218 a.c. ca) è rappresentato mentre troneggia, con sprezzo ed arroganza, sui nemici vinti. Di fronte al sovrano, che porta sul capo un elmo cornigero e che è armato di lancia ed arco, svetta un oggetto conico (un betel?) sormontato da due astri: sono due soli che la raggiera rende simili a ruote celesti. Difficile stabilire per quale motivo l’ignoto artista scolpì questo sole doppio o quale costellazione intendesse effigiare. E' possibile che sia raffigurata la congiunzione Giove-Saturno, occorsa nel periodo in cui regnò Naram-Sin? Se così fosse, circa duemila anni prima delle attese esseniche, un monarca intese riunire nella sua figura il ruolo sacerdotale e quello regale. Il superbo nipote di Sargon I il Grande, con questo monumento, volle eternare la sua gloria di signore delle “quattro parti del mondo” e sancire il legame con gli dei.

In Genesi 28, 11-19, si legge:

Giacobbe capitò in un luogo, dove passò la notte, perché il sole era tramontato; prese una pietra, se la pose come guanciale e si coricò in quel luogo. Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa. Ecco il Signore gli stava davanti e disse: "Io sono il Signore, il Dio di Abramo tuo padre e il Dio di Isacco. La terra sulla quale tu sei coricato la darò a te e alla tua discendenza. La tua discendenza sarà come la polvere della terra e ti estenderai a occidente e ad oriente, a settentrione ed a mezzogiorno. E saranno benedette per te e per la tua discendenza tutte le nazioni della terra. Ecco io sono con te e ti proteggerò dovunque tu andrai; poi ti farò ritornare in questo paese, perché non ti abbandonerò senza aver fatto tutto quello che t'ho detto". Allora Giacobbe si svegliò dal sonno e disse: "Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo". Ebbe timore e disse: "Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo". Alla mattina presto Giacobbe si alzò, prese la pietra che si era posta come guanciale, la eresse come una stele e versò olio sulla sua sommità. E chiamò quel luogo Betel, mentre, prima di allora, la città si chiamava Luz”. [1]

[1] Luz fu forse centro fondato dagli Hittiti.



APOCALISSI ALIENE: il libro

4 commenti:

  1. Il sole doppio raffigurato sul basso rielvo, è riferito al sole e a nibiru almeno così lo intendevano nell'antichità il popolo Sumerico.

    Se ci si fa caso, non sono due astri uguali, i Sumeri per distinguere il pianeta (e/o sistema solare formato da una nana bruna) nibiru dal sole lo raffiguravano con una croce al suo interno, a differenza del sole che aveva tutti i suoi raggi di ugual misura.

    Metto i due link per la raffigurazione:

    http://2.bp.blogspot.com/__fgfoH968_g/TB6N-yMKSoI/AAAAAAAAAFI/QEYXxXGWGGU/s1600/sunmoonstar.jpg

    http://www.usac.it/articoli/soave_piramidi/mesopiramidi_file/image015.jpg

    Per quello che riguarda "LUZ" detto anche El-Betel, è stato un luogo vicino a Gerusalemme dove Abramo vi ha costruito un altare, in seguito Giacobbe la chiamò casa di Dio.

    Luz fu fondata dagli Ittiti e gli Amorei, alcuni ittiti erano anche Efrom, i quali vendettero una caverna (sepolcro) ad Abramo per la moglie Sara.

    wlady

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  2. Carissimo Wlady, il tuo contributo (che attendevo) è di grande rilievo. In effetti, guardando la stele con una lente d'ingrandimento, ho notato la croce cui ti riferisci, benché il "sole" sia consunto dal tempo e dalle intemperie. E' possibile che sul monumento sia effigiato Nibiru, anche se forse non fu un vero e proprio pianeta. Vero è che la cultura accadica mostra forti legami culturali con quella sumera e degli Anunnaki.

    Ho cercato, ma non l'ho trovata, l'etimologia di Luz. La conosci?

    Ciao e grazie.

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  3. Ciao Zret ho un vecchio link ma funziona ancora, credo che sia ben rappresentata l'etimologia di "Luz".

    L'articolo è di Alberto Bordogna, dopo la prima parte parla di "Luz"

    http://www.superzeko.net/doc_albertobordogna/AlbertoBordognaReDelMondoEPastoreDellEssere.html

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