“Impero. Viaggio nell'Impero di Roma seguendo una moneta” è la nuova fatica di Alberto Angela. Nel libro il presentatore di veline televisive, spacciate con infinita improntitudine per programmi culturali, riciclatosi come divulgatore for dummies, ci catapulta, con un emozionante viaggio nel passato, addirittura nell’età imperiale, con la geniale trovata di seguire le avventure di un sesterzio che passa di mano in mano, dal postribolo al foro, dalle terme alla bottega… In questo modo il rampante rampollo di cotanto genitore (talis water talis filius) crede di catturare i lettori, forse con la patetica ambizione di scimmiottare l’indirizzo annalistico alla Braudel. La storia è dimensione quotidiana, colloquio con gli uomini e le donne comuni, i loro problemi ed aspirazioni, una tranche de vie.
Peccato che di saggi come questo siano già strapiene le biblioteche. A poco o a niente serve che Angela, improvvisatosi cicerone da sentenza classica pronunciata con inflessione trasteverina, ci ammanisca questo obeso “Bignami” (500 pagine) noioso fino alla morte e che non aggiunge un fico secco a quanto già ripete da tempo immemorabile l’incartapecorita storiografia ufficiale, anche quando crede di coprire le rughe con un po’ di trucco.
Scrive il dilettante di Storia romana: “Tutto è il frutto di un lavoro di ricerca su stele tombali, iscrizioni e testi antichi. Allo stesso modo, pressoché tutte le battute che sentirete pronunciare da tali personaggi sono 'originali': provengono infatti dalle opere di famosi autori latini come Marziale, Ovidio o Giovenale. E tappa dopo tappa, scoprendo il 'dietro le quinte' (sic) dell'Impero, ci accorgeremo di quanto il mondo dei romani, la prima grande globalizzazione della storia, fosse in fondo molto simile al nostro (sic)."
La spigolatura di fonti mal comprese ed ancora peggio introdotte è definita “ricerca”. Transeat. Che colui, però, riproduca in questo bleso guazzabuglio gli insopportabili solecismi e barbarismi con cui massacra impunemente la lingua italiana nel corso delle sue becere trasmissioni, è indegno. Già nella presentazione del testo, ci tocca subire “romani” usato come sostantivo con la minuscola, secondo un malvezzo tanto diffuso quanto errato, per poi ingollare i cacofonici francesismi “con dei, per dei, in dei…”
Sulle baggianate di cui straripa questo libraccio è meglio stendere un velo pietoso, anzi un bel velarium.
D’altronde se Alberto Angela non è ancora andato ad ingrossare la ciurma dei disinformatori, significa che è ancora più malmesso di loro e che, almeno fino a quando non sarà necessario, potrà continuare a scrivere scartafacci per un pubblico di deficienti e per alunni come "Trota".
Rassegniamoci. Il quadro attuale è questo: la banalità e l’ignoranza tirano. Il mercato editoriale sforna i romanzi d’appendicite di Umberto Eco, le lagne pseudo-ambientaliste di Luca Mercalli, i libri per bambini stupidi, tra cui, appunto, “Impero”. Ci mancano solo le figure dai contorni spessi, da colorare con le matite, ed il testo sarà perfetto.
Peccato che di saggi come questo siano già strapiene le biblioteche. A poco o a niente serve che Angela, improvvisatosi cicerone da sentenza classica pronunciata con inflessione trasteverina, ci ammanisca questo obeso “Bignami” (500 pagine) noioso fino alla morte e che non aggiunge un fico secco a quanto già ripete da tempo immemorabile l’incartapecorita storiografia ufficiale, anche quando crede di coprire le rughe con un po’ di trucco.
Scrive il dilettante di Storia romana: “Tutto è il frutto di un lavoro di ricerca su stele tombali, iscrizioni e testi antichi. Allo stesso modo, pressoché tutte le battute che sentirete pronunciare da tali personaggi sono 'originali': provengono infatti dalle opere di famosi autori latini come Marziale, Ovidio o Giovenale. E tappa dopo tappa, scoprendo il 'dietro le quinte' (sic) dell'Impero, ci accorgeremo di quanto il mondo dei romani, la prima grande globalizzazione della storia, fosse in fondo molto simile al nostro (sic)."
La spigolatura di fonti mal comprese ed ancora peggio introdotte è definita “ricerca”. Transeat. Che colui, però, riproduca in questo bleso guazzabuglio gli insopportabili solecismi e barbarismi con cui massacra impunemente la lingua italiana nel corso delle sue becere trasmissioni, è indegno. Già nella presentazione del testo, ci tocca subire “romani” usato come sostantivo con la minuscola, secondo un malvezzo tanto diffuso quanto errato, per poi ingollare i cacofonici francesismi “con dei, per dei, in dei…”
Sulle baggianate di cui straripa questo libraccio è meglio stendere un velo pietoso, anzi un bel velarium.
D’altronde se Alberto Angela non è ancora andato ad ingrossare la ciurma dei disinformatori, significa che è ancora più malmesso di loro e che, almeno fino a quando non sarà necessario, potrà continuare a scrivere scartafacci per un pubblico di deficienti e per alunni come "Trota".
Rassegniamoci. Il quadro attuale è questo: la banalità e l’ignoranza tirano. Il mercato editoriale sforna i romanzi d’appendicite di Umberto Eco, le lagne pseudo-ambientaliste di Luca Mercalli, i libri per bambini stupidi, tra cui, appunto, “Impero”. Ci mancano solo le figure dai contorni spessi, da colorare con le matite, ed il testo sarà perfetto.
Ho letto alcune recensioni di quel libro, sembrano tutti dei convinti ricreati del "Millionairie", insomma dei tarantolati dell'herbalife.
RispondiEliminaNelle tue "rassegnazioni" ti sei dimenticato di inserire I 15, una enciclopedia per bambini disadattati che vendevano porta a porta negli anni 70.
Al peggio non c'è mai fine cordialissimo Zret, ti allego il link delle patetiche recensioni, giusto per dimostrazione di come siamo caduti in basso con la "cultura"; e poi fanno le critiche feroci ad un professore come Zacharia Sitchin.
Se il Popolo vuole questo tipo di insegnamento che se lo tengano pure, si tengano i zahi hawass, cazzenger, piero e alberto angela e tutti i membri del cicap, io passo la mano.
Il link delle dabbenaggini: http://www.ibs.it/code/9788804560135/angela-alberto/una-giornata-nell.html
wlady
Divertente e geniale, la frase conclusiva che ci mancano solo i disegni da colorare con le matite! Avevo visto anch'io - ricordo - quella trasmissione su Napoleone, nel 2007, ma non avevo fatto caso alla spiegazione di come i chirurghi intervenivano sui feriti. Piuttosto, mi era rimasta impressa l'immagine delle palle incatenate che falciavano uomini e cavalli.
RispondiEliminaIn questi giorni si parla di nepotismo nelle strutture pubbliche italiane, con favoritismi verso parenti e amici. E quindi, anche nel caso degli Angela, viene spontaneo pensare che ci sia stato un aiutino, da parte del padre, a meno che Alberto non se la sia cavata da solo, a prendere il posto di divulgatore in tivù. D'altra parte, ci sono anche altri nomi che risaltano: la giornalista Berlinguer per esempio. Di chi sarà parente?
Ma, in ambito scientifico, abbiamo avuto i Leakey, entrambi antropologi, il padre Louis a cui è seguito Richard, ma sia padre che figlio avevano i numeri per svolgere le ricerche sugli ominidi fossili. Erano veramente bravi, compresa la madre, Mary.
Di Alberto staremo a vedere, anche se sono propenso a darti credito nella tua disamina del suo ultimo libro. Dovresti fare il critico letterario, Zret, grinta non ti manca. E possiedi anche ottime basi culturali, che spaziano su vasto raggio.
Sull'impero romano, qualche anno fa RAI 2 ha mandato in onda una serie americana molto ben fatta. Si chiamava semplicemente "Roma". Era vietata ai minori. La seguivo con molto piacere. L'hai vista? Te la ricordi?
Ahimè, Wlady, avevo letto le stolide recensioni del libro: non sono rimasto sorpreso, giacché il mercato editoriale e televisivo produce per lo più merci adatte ad un pubblico ignorante ed omologato.
RispondiEliminaE' comunque molto istruttivo leggere quei giudizi per saggiare il livello infimo del lettore medio-basso.
Quella di Angela non è neppure pseudo-storia: è paccotiglia.
Ciao e grazie.
Freeanimals, hai usato la parola più acconcia: "nepotismo". Senza Pierino, Alberto non esisterebbe neppure e sarebbe un disoccupato tra i tanti, nonostante la sua incredibile laurea.
RispondiEliminaQuesta poi è solo la superficie, perché il Marchese è il mentore di personaggi che paiono innocui e persino bonari.
Ciao e grazie.
Caro Zret, il 'tengo famiglia' è la vera chiave di ingresso presso televisione, editoria, università. C'è di peggio. Lo stupro che fanno alla cultura, è incalcolabile. I classici rivisitati e corretti da queste mezze misure di uomini; una ricerca scientifica in mano a parrucconi accademici che per amicizie politiche sinistrorse, si ritrovano ad occupare posti strategici, e mai, dico mai uno straccio di brevetto o di applicazione significativa di qualche protocollo di fisica o di biologia. Piero e Alberto Angela hanno di fatto controinformato milioni di italiani su questioni scientifiche e religiose, sostenendo tesi evoluzioniste, riduzioniste, scientiste, demitizzanti. Negando i potenziali dell'uomo, creando il culto della scienza accademica. Sono proprio loro, in Italia, ha riscrivere la realtà con una ideologia ottocentesca, negatrice di ogni potenza dell'anima. Boicottiamo i libri fasulli del duo: non compriamoli.
RispondiEliminaAngelo, il tuo commento si può soltanto sottoscrivere. Spero che questa piccola recensione al vetriolo convinca il pubblico ad ignorare questo ed altri scombiccheracarte.
RispondiEliminaCodesti mestieranti e stupratori dei classici greci e latini hanno scritto l'epitaffio della Scienza, quella vera.
Ciao e grazie.