Nell'attuale società, il disfacimento del linguaggio è al tempo stesso causa e conseguenza del declino generale, comunque ne è uno specchio fedele. Tra i tanti esempi che denunciano una crisi irreversibile del pensiero è l'uso improprio di vocaboli il cui valore è completamente stravolto in una commistione di saccenteria ed ignoranza.
Pensiamo al termine "teoria": la "teoria" è un modello interpretativo della realtà. Purtroppo è invalso di adoperare tale parola come sinonimo di "opinione", "idea", ma siamo in presenza di un uso dozzinale, per lo meno inidoneo, poiché una teoria, essendo una formulazione e sistemazione di principi generali di una scienza o di una sua parte, o di una dottrina filosofica, implica un'esegesi della realtà, una peculiare visione del mondo. Infatti il lessema in questione discende dal verbo greco "theoreo" che vale "guardare", "osservare".
Tralasciamo i problemi spinosi dell'antitesi e talora intersezione tra modelli e "fatti, tra teoria e prassi, dobbiamo ribadire che la prima è una concezione, un tentativo di organizzare dati e fenomeni per includerli in un corpus. E' evidente che tale organizzazione è selettiva, ossia alcuni aspetti della realtà vengono scartati, affinché non minino la coerenza del quadro di riferimento. Inoltre, come ci insegnano Feyerabend e Kuhn, le teorie sono paradigmi, non scevri di declinazioni (e derive) ideologiche, paradigmi che possono essere superati o addirittura negati, attraverso salti che generano discontinuità.
E' chiaro che le teorie sono astrazioni con cui si tenta di razionalizzare la realtà, di estrapolare un disegno da una congerie di elementi disparati ed eterogenei. Non ci si avvalga dunque del termine teoria per indicare un'ipotesi che è, invece, una proposizione, un dato iniziale ammesso provvisoriamente per servire di base ad un ragionamento, ad una dimostrazione, ad una spiegazione e che sarà giustificato dalle conseguenze, dall'esperienza.
Si eviti di riferirsi ad un complesso di fenomeni osservati come ad una teoria: è così del tutto errata la dicitura "teoria delle scie chimiche", poiché le attività chimico-biologiche confluiscono in un contesto empirico, coincidono con un riscontro, avulsi da una visione del mondo, sebbene possano fornire indizi per l’interpretazione di particolari eventi.
Quanto più una teoria è generale e tenta di dar conto di un amplissimo settore dell'universo, tanto più essa è astratta e filosofica, laddove l'empiria è situata agli antipodi delle strutture concettuali. Dunque al vertice dei sistemi teorici troviamo gli impianti deduttivi della matematica, contrapposta alle discipline ancorate alla percezione, all'analisi ed alla classificazione dei fenomeni. In modo opportuno il matematico e pensatore britannico, Alfred North Whitehead (1861-1947), nota che la filosofia prende le mosse dalla complessa e multiforme esperienza della vita per tentarne una generalizzazione teorica, consapevole che ogni teoria è un “azzardo” ed una semplificazione ideale ed inadeguata, bisognosa di continui aggiustamenti.
Si apprezzi l’atteggiamento anti-dogmatico e dinamico della concezione dovuta a Whitehead.
Chi confonde teoria, ipotesi, dottrina, osservazioni, esperienze, pareri... in un unico calderone, non ha compreso alcunché di temi epistemologici e linguistici ed è d'uopo che si dedichi, se ne è capace, ad allevare bufale. Almeno acquisirà dimestichezza con bufale reali e ci risparmierà le sue sgrammaticate elucubrazioni.
Pensiamo al termine "teoria": la "teoria" è un modello interpretativo della realtà. Purtroppo è invalso di adoperare tale parola come sinonimo di "opinione", "idea", ma siamo in presenza di un uso dozzinale, per lo meno inidoneo, poiché una teoria, essendo una formulazione e sistemazione di principi generali di una scienza o di una sua parte, o di una dottrina filosofica, implica un'esegesi della realtà, una peculiare visione del mondo. Infatti il lessema in questione discende dal verbo greco "theoreo" che vale "guardare", "osservare".
Tralasciamo i problemi spinosi dell'antitesi e talora intersezione tra modelli e "fatti, tra teoria e prassi, dobbiamo ribadire che la prima è una concezione, un tentativo di organizzare dati e fenomeni per includerli in un corpus. E' evidente che tale organizzazione è selettiva, ossia alcuni aspetti della realtà vengono scartati, affinché non minino la coerenza del quadro di riferimento. Inoltre, come ci insegnano Feyerabend e Kuhn, le teorie sono paradigmi, non scevri di declinazioni (e derive) ideologiche, paradigmi che possono essere superati o addirittura negati, attraverso salti che generano discontinuità.
E' chiaro che le teorie sono astrazioni con cui si tenta di razionalizzare la realtà, di estrapolare un disegno da una congerie di elementi disparati ed eterogenei. Non ci si avvalga dunque del termine teoria per indicare un'ipotesi che è, invece, una proposizione, un dato iniziale ammesso provvisoriamente per servire di base ad un ragionamento, ad una dimostrazione, ad una spiegazione e che sarà giustificato dalle conseguenze, dall'esperienza.
Si eviti di riferirsi ad un complesso di fenomeni osservati come ad una teoria: è così del tutto errata la dicitura "teoria delle scie chimiche", poiché le attività chimico-biologiche confluiscono in un contesto empirico, coincidono con un riscontro, avulsi da una visione del mondo, sebbene possano fornire indizi per l’interpretazione di particolari eventi.
Quanto più una teoria è generale e tenta di dar conto di un amplissimo settore dell'universo, tanto più essa è astratta e filosofica, laddove l'empiria è situata agli antipodi delle strutture concettuali. Dunque al vertice dei sistemi teorici troviamo gli impianti deduttivi della matematica, contrapposta alle discipline ancorate alla percezione, all'analisi ed alla classificazione dei fenomeni. In modo opportuno il matematico e pensatore britannico, Alfred North Whitehead (1861-1947), nota che la filosofia prende le mosse dalla complessa e multiforme esperienza della vita per tentarne una generalizzazione teorica, consapevole che ogni teoria è un “azzardo” ed una semplificazione ideale ed inadeguata, bisognosa di continui aggiustamenti.
Si apprezzi l’atteggiamento anti-dogmatico e dinamico della concezione dovuta a Whitehead.
Chi confonde teoria, ipotesi, dottrina, osservazioni, esperienze, pareri... in un unico calderone, non ha compreso alcunché di temi epistemologici e linguistici ed è d'uopo che si dedichi, se ne è capace, ad allevare bufale. Almeno acquisirà dimestichezza con bufale reali e ci risparmierà le sue sgrammaticate elucubrazioni.
Oggi non ci si accontenta più della teoria, si è andato oltre ... è sempre più in auge il "protocollo", come se fosse il deus-macchina.
RispondiEliminaIl protocollo, come la teoria viene applicato ormai su tutto, come se fosse risaputo e veritiero, il protocollo medico ad esempio, una grande falsità; so bene cosa ho provato con mia moglie di questo protocollo, e quello che ho provato nel 2009 sulla mia pelle, un protocollo mortale.
Questo è solo un esempio della "teoria" del protocollo, come se si volesse far passare tale aberrazione come fondata verità, ma, sappiamo che non è così dai troppi errori fatti nella storia,
scienze, politica, medicina, religione e perfino nell'etica.
wlady
Cavolo, ma questo suo testo è stato ispirato da un mio errore!
RispondiEliminaMi sono accorto dell'errore in cui mi ero precedentemente imbattuto ma va detto che neanche i vocabolari danno un definizione adeguata di tali termini ma piuttosto sommaria...
Il problema dell’uso errato dei vocaboli è fonte di molte incomprensioni ed è quindi un problema serio. Ciò è generalmente dovuto ad una eccessiva superficialità nell’esprimersi ma talora la causa va ricercata nell’incompleto ed erroneo sistema istruttivo, la colpa è spesso della scuola che non solo non fornisce agli studenti i mezzi per non cadere nell’errore ma spesso da anche false verità, false verità che rimangono tali per tutta la vita. I liceali odierni spesso studiano paginate di particolarità delle declinazioni latine, paginate di pronomi e verbi pressoché introvabili in un autore ma non viene loro insegnata l’etimologia delle parole. Il problema dell’ignoranza nasce quasi sempre dalla scuola.
RispondiEliminaE' così, Wlady, quando la teoria assurge a verità e si cristallizza in un protocollo, se ne possono ricevere solo danni... mortali. La scienza manca oggi di umiltà e flessibilità e se ne vedono le tragiche conseguenze.
RispondiEliminaCiao e grazie.
No, Danneel, lo spunto per il breve articolo mi è stato dato da Tarkin, adolescente di belle speranze che conosco e che ha SEMPRE usato a sproposito vari termini. Peccato, non è giovine del tutto privo di talento, ma la sua sclerotica "razionalità", la sua mente glacialmente duale rischia di portarlo verso l'erudizione più sterile, insulsa ed inutile. Comunque lo ringrazio di avermi dato l'abbrivo con il suo tetragona, inscalfibile scientismo.
RispondiEliminaCiao e grazie.
Lisk, come darti torto? Il difetto è sovente nel manico. A proposito di insegnanti validi, mutuerei un verso di Dante: "Giusti sono due e non vi sono intesi".
RispondiEliminaSì, l'etimologia apre interi mondi.
Ciao e grazie.