30 settembre, 2011

Qualcos'altro

In “Screen tests, a diary”, 1967, l’artista statunitense Andy Warhol (Pittsburgh, Pennsylvania, 1930-1987) si domanda: “Che cos’è la vita? Ti ammali e muori. Perciò devi tenerti occupato.” Quest'agghiacciante pensiero sull’esistenza consuona con la gelida produzione di Warhol, basata sulla serialità serigrafica e sulla fredda ostentazione di forme mercificate, inerti. Nelle opere pop-industriali di Warhol, esempi di morte dell’arte e di arte della morte, l’ultimo residuo di citica nei confronti del sistema capitalista si mischia ad un’ambigua adesione.

Il pittore si accorge che il mondo in cui viviamo, lentamente, spesso in maniera quasi impercettibile, si spopola, a somiglianza di quelle fitte foreste pluviali che, aggredite dagli incendi, si trasformano in distese punteggiate da pochi alberi tristemente maestosi. Grazie alla loro imponenza, risalta ancora più la nuda desolazione circostante. Gli eventi sfavorevoli, le separazioni e le malattie fanno terra bruciata tutto intorno.

Warhol testimonia con le sue parole il disincanto, persino il cinismo di un’umanità ormai alla deriva, ma pure la sorda angoscia di chi, per tacitare l’inquietudine, cerca con frenesia – invano - di riempire ogni istante, come se il vuoto assoluto potesse essere colmato. Nelle pagine di “Screen tests” si avverte la putrefazione del Tutto, di cui si considera solo il lato materiale. Così l’artista scrive: “Sono andato in chiesa ed ho pregato Dio affinché mi consentisse di ottenere molto denaro”. Il già sordido dio-denaro è surrogato da un dio elargitore di denaro. Mai umiliazione fu tanto ima.

La visione di Warhol, pur aderente alla pelle dell’esperienza, appiattisce la vita e la mortifica, cancella i paesaggi interiori, annienta il senso. Persino il dolore e la morte, realtà che egli cerca di sterilizzare e di incellofanare con le sue riproduzioni anemotive, se ci gettano nello scoramento, in taluni casi, schiudono – sottile ma rischiarante spiraglio – orizzonti di possibilità, forse persino di redenzione.

Infatti “there must something else”, “ci dev’essere qualcos’altro”, sebbene non sappiamo che cosa.

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5 commenti:

  1. Wharhol non è mai stato pittore ma piuttosto un geniale innovatore d'immagini...vi sarebbe molto da dire...sinteticamente la sua "innovazione" prende l'avvio dalla più lontana rivolta surrealista che nell'immediato dopoguerra con l'invasione statunitense di Haiti portò gli artisti americani ad accorgersi della pittura murale nativa che era prevalentemente basata sulla commistione di santeria cristiana e vudù...erano pitture di magia nera rivolte contro l'invasore...l'operazione fu conseguenziale al rinnovamento delle esigenze produttive i cui ritmi andavano adeguandosi alla realtà industriale, che appunto richiedeva un definito supporto iconografico buono ad operare la più colossale delle seduzioni oscure mai operate prima nella storia...sostanzialmente la genialità (oscura) di Warhol sta nell'aver ridefinito le icone d'indottrinamento di massa che sancirono il passaggio dal Terzo all'attuale Quarto Reich, ormai pronto a divenire Quinto, ma sempre sotto l'egida pop.
    La cosiddetta cultura pop prende avvio dalla rivolta nichilista che già nei primi anni del '900 misurando l'impatto della realtà industriale sulle società tradizionali e della loro impossibilità di opporsi al disumano emergente sancì il "rifiuto della sopravvivenza" a questo seguirono i surrealisti e innovarono l'idea con puri slanci lirici, affettivi, ironici e artigianali...ma ciò che seguì è un immane contaminazione radioattiva, una pura fosforescenza buia che attraverso la propagazione del disincanto afferma l'identità dell'individuo consumatore...la cosiddetta pop art è antipoetica per sua stessa fondazione...è il sigillo per eccellenza che un sottomondo diabolico ha impresso nel nostro intimo...la sua azione deleteria non è ancora stata pienamente compresa e la subiamo e subiremo fino alla fine dell'attuale Ciclo...avessi maggior proprietà dialettica e robustezza d'ingegno potrei dire meglio...comunque sia basta leggere un pò i diari del nostro per accoggersi della sua contro-ispirazione...la sua genialità invertita ha saputo imprimere sul corso dell'attuale Kali-yuga il segno che demarca il momento in cui s'avvia la sua fase avanzata o accelerazione estrema...è una seduzione oscura ed è trasversale, contagia tutti...ma questo fatto origina da un incantamento buio...un insospettabile operazione di magia nera che un raffinato processo di condizionamento massificato ha diffuso per ogni dove sul pianeta qui risiede la forza di Warhol la sua "arida supremazia" l'invincibilità del suo messaggio falsamente trasgressivo...un saluto

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  2. Molto interessante quanto scrive Giovanni. Essendo lui pittore che si colloca da un prospettiva spiritualista se non tradizionale, ha egli le carte in regola per stroncare la falsa arte di Warhol.

    Questi era una sbandato ('un raté', direbbero i Francesi). Anch'io purtroppo sono tale ma perlomeno non indugio in castronerie espressive quali quelle del pittore(?)newyorchese. Se non altro io (se proprio devo usare il dannato pronome personale) mi interesso di argomenti ben più sostanziosi - quali l'Ermetismo - che hanno a che fare con una possibile, seppur remota per i tempi che corrono, possibiltà di reintegrazione interiore.

    Warhol faceva parte di un oscuro cenacolo pseudo-artistico al quale è appartenuto anche il cantante 'rock' Lou Reed. In tale gruppo si faceva uso di droghe e si praticavano riti oscuri, orgiastici, pervertiti. Il loro scopo mirava - come giustamente osserva Giovanni - ad un ulteriore immersione nel catatonico, nell'istintuale.
    Ma senza avere in vista il superamento dei medesimi nell'esperienza trascendente.

    Anch'io purtroppo mi esprimo come posso, ma chi legge sono certo che capirà.

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  3. Contributi molto pertinenti e fondati su un'"arte" destinata a coniugare la catastrofe di un'umanità subumana con un'anti-iniziazione che è una tragica catabasi.

    Non dimentichiamo che è questo il mondo cui hanno aderito, ad esempio, i loschi disinformatori, simili a moscerini attratti da una sostanza appiccicosa e dolciastra.

    Ciao

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  4. ringrazio Paolo per avermi attribuito la qualifica di pittore...in realtà "scavo" in una certa direzione ma non lo sono...come dire...potrei essere un puro dilettante d'amore...non potrei essere altro per via dell'isolamento allegorico in cui vivo mio malgrado...lo dico senza compiacimento alcuno...è inevitabile oggi...Paolo ti definisci "sbandato" beh lo siamo un pò tutti noi nostro malgrado ma dai commenti che lasci non sembri affatto tale...grazie per questo post Zret, (come per altri) poche voci oggi riconoscono l'incultura pop per ciò che realmente è...non solo animali pensanti siamo piuttosto creature allegoriche e simboliche apparse alla vita per accendere il lume della poesia che è il primo ed unico senso profondo della vita cosciente...adesso sembra non esserci più possibilità di recupero

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  5. Mi scuso per avere sbagliato un aggettivo. Ho scritto 'catatonico' ma intendevo 'ctonio'.

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