Wake up, before it's too late.
“Il grande progetto” è l’epilogo della serie “The secret”: la mitopoiesi di Giuseppe Di Bernardo si dipana in una storia potentemente evocativa, venata di tinte messianiche. Nell’ultimo episodio della saga, gli archetipi ed i temi disseminati nella storia (il sogno nel sogno, l’eterocromia, simbolo di una conflittualità irrisolta, eppure feconda, gli uomini dormienti, l’enigma dell’anima…), trovano la loro collocazione narrativa, persino una possibile spiegazione che è quasi una quadratura del cerchio.[1] Così manipolazioni genetiche, antichi retaggi, rapimenti, itinerari nell’ignoto, metamorfosi e nascondimenti, orizzonti sfocati di un inganno millenario, via via si precisano, illuminati da subitanei bagliori. Si chiariscono poi i ruoli dei personaggi principali, nei cui nomi (Adam, Soul, Sophia) è un destino.
Il progetto, cui si riferisce il titolo, inscena l’atto finale di un conflitto cosmico che, risalente ad età remote, si ingolfa oggi nel varco cruciale: da un lato oscure presenze dominatrici, dall’altro l’umanità in bilico tra narcosi e risveglio, tra dannazione e salvezza.
Gli ideatori della serie affidano il loro messaggio interlocutorio ad un avvincente racconto ad incastro, dove il protagonista, Adam Mack, una sorta di Eracle moderno, affronta epici cimenti, il cui successo non è scontato.
Il bravissimo Rosario Raho disegna le tavole, costruendo quasi un’iconografia religiosa nella sottolineatura del ruolo “salvifico” di Adam, mentre la sceneggiatura ed il montaggio, recuperati in analessi alcuni presupposti, ci conducono nei meandri delle avventure e nelle camere segrete della Grande Piramide.
Atttaverso la fantasia abbiamo imparato a scoprire (o a riscoprire) un potenziale sopito, forse a concepire l’inconcepibile.
Con il tramonto della quadrata ed accecante ragione, finalmente splenderanno gli astri?
[1] Il motivo dell’eterocromia di Adam Mack, che ha un occhio nero ed uno azzurro, ispira il pensoso poemetto di Giovanni Pascoli intitolato “Aléxandros”. Anche qui adombra una tensione interiore, il dualismo che dilania gli animi più sensibili, gli spiriti consapevoli della condizione umana.
“Il grande progetto” è l’epilogo della serie “The secret”: la mitopoiesi di Giuseppe Di Bernardo si dipana in una storia potentemente evocativa, venata di tinte messianiche. Nell’ultimo episodio della saga, gli archetipi ed i temi disseminati nella storia (il sogno nel sogno, l’eterocromia, simbolo di una conflittualità irrisolta, eppure feconda, gli uomini dormienti, l’enigma dell’anima…), trovano la loro collocazione narrativa, persino una possibile spiegazione che è quasi una quadratura del cerchio.[1] Così manipolazioni genetiche, antichi retaggi, rapimenti, itinerari nell’ignoto, metamorfosi e nascondimenti, orizzonti sfocati di un inganno millenario, via via si precisano, illuminati da subitanei bagliori. Si chiariscono poi i ruoli dei personaggi principali, nei cui nomi (Adam, Soul, Sophia) è un destino.
Il progetto, cui si riferisce il titolo, inscena l’atto finale di un conflitto cosmico che, risalente ad età remote, si ingolfa oggi nel varco cruciale: da un lato oscure presenze dominatrici, dall’altro l’umanità in bilico tra narcosi e risveglio, tra dannazione e salvezza.
Gli ideatori della serie affidano il loro messaggio interlocutorio ad un avvincente racconto ad incastro, dove il protagonista, Adam Mack, una sorta di Eracle moderno, affronta epici cimenti, il cui successo non è scontato.
Il bravissimo Rosario Raho disegna le tavole, costruendo quasi un’iconografia religiosa nella sottolineatura del ruolo “salvifico” di Adam, mentre la sceneggiatura ed il montaggio, recuperati in analessi alcuni presupposti, ci conducono nei meandri delle avventure e nelle camere segrete della Grande Piramide.
Atttaverso la fantasia abbiamo imparato a scoprire (o a riscoprire) un potenziale sopito, forse a concepire l’inconcepibile.
Con il tramonto della quadrata ed accecante ragione, finalmente splenderanno gli astri?
[1] Il motivo dell’eterocromia di Adam Mack, che ha un occhio nero ed uno azzurro, ispira il pensoso poemetto di Giovanni Pascoli intitolato “Aléxandros”. Anche qui adombra una tensione interiore, il dualismo che dilania gli animi più sensibili, gli spiriti consapevoli della condizione umana.
Attraverso la fantasia abbiamo imparato a scoprire (o a riscoprire) un potenziale sopito, forse a concepire l’inconcepibile
RispondiEliminaE allora, siano benvenute opere originali e liberatorie come questa!
Ciao, Sharon
Sì, è un albo originale il cui epilogo adombra la necessità di svegliarsi, prima che sia troppo tardi.
RispondiEliminaCiao
grazie mille per i complimenti :-D
RispondiEliminaRos
Congratulazioni meritate.
RispondiEliminaCiao
Ciao Zret! Grazie come al solito di questa vetrina. Visto che siamo alla fine del viaggio, voglio ringraziarti ancora una volta, non solo per lo spazio e il sostegno, ma anche per tutte le ispirazioni che ci hai dato! Un abbraccio!
RispondiEliminaCiao Giuseppe, è stato un arricchimento reciproco.
RispondiEliminaGrazie a te ed ai Tuoi collaboratori per questa emozionante serie.
A presto!
Ciao Zret, scusa per l'OT, volevo solo segnalarti (e ringraziarti per i post di OK), che l'articolo postato da te oggi su "Daniel Estulin", non compare più su OK, è stato censurato o ... lo hai tolto Tu? Giusto per sapere cosa sia successo.
RispondiEliminaGrazie ancora per la Tua cortesia.
wlady
Ciao Wlady, l'articolo non è stato rimosso. Forse non è più in prima pagina. Io l'ho trovato qui.
RispondiEliminahttp://oknotizie.virgilio.it/Protheus/news
Ciao
Grazie Zret,
RispondiEliminaPrego.
RispondiEliminaCiao