07 novembre, 2011

Psicologia

Ma che sa il cuore? Appena un poco di quello che è già accaduto. (A. Manzoni)

Hermann Hesse evidenzia che “la psicologia serve a scrivere libri, non a risolvere i problemi delle persone”. E’ nel giusto. In verità, la psicologia non è certo una scienza, ammesso che esistano oggigiorno delle scienze, ma un approccio empirico ed estemporaneo a situazioni umane eterogenee e difficilmente classificabili. Ho sempre rifuggito da quei discorsi in cui si prendono in esame gli esseri umani per inscriverli in categorie, in schemi. Si disquisisce sui pregi ed i limiti delle donne, sulle qualità ed i difetti dei giovani e via discorrendo, ma si ripetono solo luoghi comuni. Si pronunciano giudizi sulle relazioni interpersonali e persino si dispensano consigli su come interagire con il prossimo. Le banalità, anche se enunciate ex cathedra, restano banalità.

L’essere umano sfugge a facili modelli interpretativi, ad etichette: la complessità della dimensione psicologica sfida anche la più acuta analisi. Anzi, un’analisi vera sarà dialettica, paradossale, negatrice delle conclusioni cui, dopo un percorso accidentato, è addivenuta. I tipi psicologici sono tipizzazioni, simili ad immagini araldiche, semplificate di oggetti tridimensionali.

Per conoscere gli altri, bisognerebbe conoscere in primo luogo sé stessi. Il “gnòti sautòn” delfico e socratico non è tanto un invito all’introspezione, quanto una terribile sfida. Conoscere sé stessi significa impegnarsi in un’audace ricerca, in un viaggio non solo periglioso, ma la cui meta potrebbe essere simile ad un baratro spaventevole. A volte è meglio ignorare la propria natura più profonda. Superato l’istmo della coscienza, in quale regione tenebrosa e popolata di demoni, ci addentreremmo? O forse scopriremmo una terra radiosa, ma nella nostra condizione di caducità e di incompletezza, quella luce ci abbacinerebbe.

Sono riluttante dunque ad esprimermi, anche solo in modo interlocutorio, sugli altri, a definirli, a costringerli in “forme”. L’indole dell’individuo è insofferente di categorizzazioni e semmai, nella sua abissale sublimità, le si addice un’antitesi chiastica di Arrigo Boito che definì l’uomo “angelica farfalla e verme immondo”. Pure in questo caso, però, siamo al cospetto di una dicotomia che non rende la poliedricità della natura umana, con tutte le sfumature cromatiche dall’azzurro del Cielo al nero dell’Inferno. Con enorme sorpresa, forse un giorno scopriremo la generosità di un egoista o, vice versa, l’aridità di un filantropo.

Siamo nati sotto il segno della contraddizione e, per di più, in questi tempi finali, siamo intimamente scissi e disintegrati. Qualsiasi tentativo di catalogare e di chiarire è destinato ad arenarsi, a fallire.

Le tessere taglienti del singolo (un singolo che è pluralità) non si possono ordinare per ricostruirne l’immagine complessiva, senza ferirsi le mani.

P.s. Naturalmente la presente riflessione non riguarda gli automi.

APOCALISSI ALIENE: il libro

La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

12 commenti:

  1. Eccellenti considerazioni.
    E' così si delina sempre più chiaramente l'intenzione dei controllori (catalogatori, manipolatori, etichettatori...).

    La natura umana è poliedrica e tale doveva essere l'arma da usare contro essa.

    Scie chimiche = campana metallica per la sterilizzazione del pensiero, oltre al resto. Non servono poi tante prove, che comunque non mancano.

    Ci si dovrebbe chiedere a cosa servano tutte quelle stistiche con o senza obbligo di risposta, indagini di mercato e simili camuffate con scuse ridicole, a cui sempre più frequentemente sottopongono la popolazione - siamo costantemente sotto esperimento osservativo, non bastava la videosorveglianza).

    Ad un certo punto devono aver deciso, dal controllo dei dati in loro possesso, che era ora di passare alle maniere forti.

    Ma le loro armi non passano inosservate malgrado il forte impegno; forse non tutto è perduto.

    :)

    Ciao!!!

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  2. Chiedo scusa per gli strafalcioni, non ho riletto e ho scritto troppo in fretta:

    delinea
    statistiche
    qualche parentesi di troppo

    Ciao

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  3. Dopo aver menomato e cloroformizzato il 95 per cento dell'umanità, ora i demoni intendono decerebrare il 5 per cento di svegli. Se non ci riusciranno, non esiteranno a sterminarli.

    Sì, forse non tutto è perduto.

    Ciao

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  4. Ciao Zret,
    se mi permetti, vorrei riportarti la mia esperienza personale: mio padre era psicologo, naturalmente rispettoso del segreto professionale, però ci raccontava spesso casi clinici, naturalmente con nomi di fantasia. Avevo la sgradevole sensazione del suo auto-compiacimento quando spiegava come aveva nelle mani la mente dei propri pazienti, a cui avrebbe potuto far compiere qualsiasi azione (non erano parole sue, ma solo la mia impressione). Mi dava l'impressione che fosse un manipolatore, per cui mi auguravo che al mondo ci fossero meno psicologi e più persone savie, perchè questo è un mestiere pericoloso, nelle mani sbagliate.
    Ciao, Sharon

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  5. Ciao Sharon, il sotto riportato articolo è in linea con la tua esperienza. Psichiatria e psicologia possono essere strumenti di plagio, di suggestione e condizionamento psichico. Ecco: ho l'impressione che molti, oggigiorno, siano controllati mentalmente. Televisione e cellulari sono sul banco degli imputati, ma anche, non sembri provocatorio, la scuola ed il catechismo.

    Ciao

    http://intermatrix.blogspot.com/2011/11/la-battaglia-per-la-vostra-mente-mind.html?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+blogspot%2FqLJR+%28INTERMATRIX%29

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  6. Zret, non è una provocazione: l'educazione è, per sua natura, condizionamento. Credo che tutto dipenda dal non superare i limiti tra il fornire aiuto o nozioni (che siano psicologi o insegnanti) e il plagio di menti più o meno giovani (che siano pazienti o studenti), e questo mi crea ogni tanto qualche difficoltà. Mi piacerebbe sapere qual'è la tua esperienza da insegnante con maggior esperienza di me (scusa la ripetizione!).
    Ciao, Sharon

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  7. Difficile riassumere un'esperienza del genere. Come ho scritto, non si può generalizzare. Semplificando, direi che una massa di studenti è piena di pregiidizi, difficili da sradicare, mentre una minoranza è plastica e ricettiva nonché desiderosa di verità e di libertà.

    "Certamente l'uomo non è un essere semplice", annota Plotino ed ha ragione. In lui coesistono una natura divina ed una ctonia: purtroppo oggi la natura divina è come eclissata, a favore di un carattere ctonio ormai ipertrofico e preponderante. Ne vediamo i risultati.

    Ciao

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  8. Caro Zret, tutto ebbe inizio con Socrate che attaccò la Tradizione. Niente fu più lo stesso. Lui denigrò i miti, il linguaggio poetico, istituendo, infine, il pensiero scientifico. Conosci te stesso? Non lo scopri con strumenti umani - pensiero logica dialettica psicologia e affini - ma attraverso simboli, segni, oracoli. Ho compreso più facendo, vedendo e sentendo, che pensando. Pensare consuma energia. Sentire la immagazzina.

    Oggi non abbiamo bisogno di spremicervelli né di scienza profana. Dobbiamo ritornare alla magia e alla sua ancella, l'immaginazione.

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  9. Non a caso Nietzsche vide in Socrate un pericoloso spartiacque, Angelo. In effetti, la quadrata ragione può solo congelare la vita, anestetizzare l'universo.

    Ciao

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  10. Esistono una Psicologia sacra ed una Psicologia profana.La prima è finita nel dimenticatoio da tempo immemorabile. Le pretese e le presunzioni della seconda invece sono spesso inaccettabili, anche se ho visto persone con grovigli mentali ricavare beneficio dal cosiddetto trattamento analitico.

    Molto o forse tutto dipende dal carisma ovvero dall'aura benefica e dalle energie terapeutiche sprigionate da colui che si prende in cura i pazienti e non di certo dalla messa in opera da parte del medesimo di tecniche particolari.

    Ma non tutti, anzi rarissimi sono quelli che avvertono il bisogno di addentrarsi in un contesto sacrale grazie all'introspezione della propria mente. Per cui per la stragrande maggioranza dei bipedi umani va benissimo la Psicologia profana.

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  11. Credo che alcuni abbiano beneficiato della psicologia attuale, solo grazie alla possibilità di trovare qualcuno che li ascoltasse, anche se dietro congruo onorario. Pochi sanno ed hanno voglia di ascoltare.

    Ciao

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  12. Ciao Zret,
    non credo che sia solo una questione di ascolto, quanto piuttosto della capacità che ha l'altro di scoprirsi, di conoscersi, e quindi perchè, non utilizzare anche la via dell'analisi? magari transpersonale.Vi sono scuole di pensiero della psicologia analitica che si allacciano in qualche modo al sacro. In effetti un terapeuta è tanto più un bravo catalizzatore di energie, per l'altro, quanto maggiore è il lavoro che l'anima ha fatto in lui.

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