Nella pellicola “Il quarto tipo”, (The fourth kind, 2009) per la regia di Olatunde Osunsanmi, la dottoressa Abigail Tyler indaga sulla morte del marito misteriosamente ucciso una notte mentre dorme accanto a lei. La Tyler scopre che a Nome, in Alaska, dove si è recata per compiere la sua ricerca, alcuni abitanti soffrono di persistenti disturbi del sonno. Si svegliano di soprassalto e ricordano d'aver scorto un gufo alla finestra. La Tyler ipnotizza uno di loro, Tommy, per portarne alla luce i ricordi sedimentati nell’inconscio. Quelle reminiscenze sono, però, così atroci che il paziente dura fatica a recuperarle. Un giorno Tommy prende in ostaggio moglie e figli, minacciando di ucciderli. Vuole che la psicologa gli sveli il significato di alcune parole in una strana lingua. Poiché Abbey non è in grado di decifrarle, Tommy stermina la famiglia e si toglie la vita. Grazie ad uno specialista, il glottologo Odusami, Abbey scopre che quelle frasi sono in sumero. Con l'aiuto del collega, il dottor Campos, la donna cerca di venire a capo dell’enigma.
La produzione, ricorrendo nei momenti topici alla tecnica dello split, affianca la ricostruzione dei fatti a materiale “autentico”, in una sorta di metacinema. Gli eventi “reali” sono affidati alla finzione (?) ed agli attori proprio come il rifacimento, con effetto straniante, talora cerebrale. Le immagini sgranate e vacillanti delle videocamere offrono un’illusione di verosimiglianza, ma sùbito sembrano smentirla nel gioco narrativo. Si rischia così di ignorare il messaggio che si è inteso forse veicolare con il film: alludiamo alla “questione sumera”. Gli spaventevoli alieni, che rapiscono alcuni residenti di Nome e la stessa figlia della psicologa, si esprimono nell’antico idioma parlato in Mesopotamia. Questo riferimento non sembra fortuito, ma un indizio che qualcuno ha voluto lasciare.
Da alcuni decenni, il “problema sumero” è diventato decisivo, oltre che nell’archeologia (ufficiale e no), nella linguistica, nella storia… persino in campi in cui non ci saremmo attesi che acquisisse particolare aggetto. Si pensi alle speculazioni sul Pianeta X identificabile con Nibiru, l’enigmatico corpo celeste della mitologia mesopotamica. L’astronomia e la cultura sumere non catalizzarono l’interesse soltanto del controverso Zecharia Sitchin e dei suoi epigoni, ma anche del cosmologo Sagan.
Carl Edward Sagan (1934-1996), noto soprattutto per aver indagato con zelo il tema della possibile esistenza di civiltà tecnologiche nel cosmo e l’eventualità di comunicare con loro, partecipò a questo fine, con esperimenti e progetti, ai programmi spaziali Mariner, Viking e Voyager. Questi programmi della N.A.S.A. erano volti all’esplorazione dei pianeti e dei satelliti. Sagan studiò anche l’evoluzione(?) della vita sulla Terra fino all’uomo tecnologico. Ispirò pure il film “Contact”, con protagonista l’attrice Jodie Foster. La sceneggiatura della pellicola dipende dall’omonimo romanzo scritto dal cosmologo.
Sagan era un uomo che sapeva assai più di quanto osasse ammettere di fronte alla comunità degli scienziati(?) ed all’opinione pubblica. Negli anni ’70 del XX secolo, lo studioso predispose per la sonda Pioneer 10 un messaggio destinato a civiltà stellari. La comunicazione comprendeva musiche di un complesso mariachi ed auguri scritti in sumero, per illustrare a nazioni extraterrestri i caratteri precipui della vita sul nostro pianeta.
Infatti, reputando che anche altre civiltà stessero compiendo le stesse ricerche, ebbe l'idea di collocare sulla Pioneer 10, attualmente ancora in viaggio fuori dal sistema solare verso la stella Proxima Centauri, una targa d'oro con incisi i simboli della Terra, dell'uomo e della donna, del D.N.A. ed altre informazioni sul nostro pianeta, affinché un giorno qualche intelligenza aliena potesse scoprire da dove proveniva la sonda.
Leggi qui la seconda parte.
La produzione, ricorrendo nei momenti topici alla tecnica dello split, affianca la ricostruzione dei fatti a materiale “autentico”, in una sorta di metacinema. Gli eventi “reali” sono affidati alla finzione (?) ed agli attori proprio come il rifacimento, con effetto straniante, talora cerebrale. Le immagini sgranate e vacillanti delle videocamere offrono un’illusione di verosimiglianza, ma sùbito sembrano smentirla nel gioco narrativo. Si rischia così di ignorare il messaggio che si è inteso forse veicolare con il film: alludiamo alla “questione sumera”. Gli spaventevoli alieni, che rapiscono alcuni residenti di Nome e la stessa figlia della psicologa, si esprimono nell’antico idioma parlato in Mesopotamia. Questo riferimento non sembra fortuito, ma un indizio che qualcuno ha voluto lasciare.
Da alcuni decenni, il “problema sumero” è diventato decisivo, oltre che nell’archeologia (ufficiale e no), nella linguistica, nella storia… persino in campi in cui non ci saremmo attesi che acquisisse particolare aggetto. Si pensi alle speculazioni sul Pianeta X identificabile con Nibiru, l’enigmatico corpo celeste della mitologia mesopotamica. L’astronomia e la cultura sumere non catalizzarono l’interesse soltanto del controverso Zecharia Sitchin e dei suoi epigoni, ma anche del cosmologo Sagan.
Carl Edward Sagan (1934-1996), noto soprattutto per aver indagato con zelo il tema della possibile esistenza di civiltà tecnologiche nel cosmo e l’eventualità di comunicare con loro, partecipò a questo fine, con esperimenti e progetti, ai programmi spaziali Mariner, Viking e Voyager. Questi programmi della N.A.S.A. erano volti all’esplorazione dei pianeti e dei satelliti. Sagan studiò anche l’evoluzione(?) della vita sulla Terra fino all’uomo tecnologico. Ispirò pure il film “Contact”, con protagonista l’attrice Jodie Foster. La sceneggiatura della pellicola dipende dall’omonimo romanzo scritto dal cosmologo.
Sagan era un uomo che sapeva assai più di quanto osasse ammettere di fronte alla comunità degli scienziati(?) ed all’opinione pubblica. Negli anni ’70 del XX secolo, lo studioso predispose per la sonda Pioneer 10 un messaggio destinato a civiltà stellari. La comunicazione comprendeva musiche di un complesso mariachi ed auguri scritti in sumero, per illustrare a nazioni extraterrestri i caratteri precipui della vita sul nostro pianeta.
Infatti, reputando che anche altre civiltà stessero compiendo le stesse ricerche, ebbe l'idea di collocare sulla Pioneer 10, attualmente ancora in viaggio fuori dal sistema solare verso la stella Proxima Centauri, una targa d'oro con incisi i simboli della Terra, dell'uomo e della donna, del D.N.A. ed altre informazioni sul nostro pianeta, affinché un giorno qualche intelligenza aliena potesse scoprire da dove proveniva la sonda.
Leggi qui la seconda parte.
Carl Sagan, è stato uno dei grandi se non l'unico divulgatore della scienza, un grande studioso di greco antico, che traduceva con una logica disarmante per la sua semplicità.
RispondiEliminaUno e forse il migliore dei suoi libri è stato l'ultimo scritto della sua breve vita. "Il Mondo infestato dai demoni" (La scienza e il nuovo oscurantismo), oltre 500 pagine che si leggono senza accorgersi del tempo che scorre.
Già allora aveva una visione molto avanzata nel nostro presente, e così scriveva:
"In una società impregnata di tecnologia come la nostra, ma sempre più assediata da nuovi profeti, impeti di irrazionalità e falsa ricerca del meraviglioso, allontanarsi dalla scienza o permettere che venga demonizzata, significa in realtà consegnarci ai veri demoni: l'irrazionalità, la superstizione, il pregiudizio, ed entrare in un'epoca di nuovo oscurantismo"
Ciao.
Eppure, Wlady, sono riusciti a snaturare la “scienza”: un tempo si soleva contrapporre la scienza, imperniata sulla ricerca, la verifica dei dati, il principio di falsificazione… , alla religione. Oggi tuttavia non esiste nulla di più dogmatico e rigido della “scienza ufficiale” a tal punto che la religione appare meno fideistica, più incline all’indagine, persino più duttile.
RispondiEliminaSagan si riferiva ad una forma di sapere che non esiste più: l'oscurantismo, la superstizione, l'ottusità sono i capisaldi della "scienza" al servizio del regime.
Ciao
Le parole di Sagan si ritorcono contro negazionisti e disinformatori, veri corifei della superstizione e dell'ignoranza. Non credono forse nelle meravigliose scie di condensa che si formano in ogni dove, anche senza umidità? Se questa non è irrazionalità...
RispondiEliminaCiao
Non è irrazionalità, sanno bene che le loro confutazioni non sono sostenibili, hanno il loro ordine del giorno imposto da seguire.
EliminaCiao