E’ vero che la Fisica quantistica conferma la teoria del libero arbitrio?
No. E’ vero semmai il contrario. Il mondo indagato e descritto dalla Fisica quantistica è contraddistinto da circostanze probabilistiche e dall’indeterminismo. L’indeterminismo non è sinonimo di libertà, ma di non unidirezionalità nei processi. Il libero arbitrio presuppone un’inequivocabile direzione, un preciso nesso tra la causa e l’effetto, della volontà sull’azione. E’ palese che tale idea (illusione?) è in conflitto con la natura incongrua ed indeterminata della realtà subatomica. Infatti, mentre nel macrocosmo valgono delle “leggi”, nel microcosmo ne vigono altre che sono contro-intuitive, in contrasto con i principi della logica aristotelica. Il rapporto causa-effetto, base del libero arbitrio, è estraneo all'universo quantistico.
E’ vero che la Fisica quantistica ha dimostrato l’esistenza dell’anima?
La questione è assai controversa. E’ vero che molti fisici quantistici negano l’identificazione tra cervello e coscienza, supponendo l’esistenza di un quid, inteso come substrato dei processi cerebrali. E’ legittimo quindi ipotizzare che, oltre la materia-energia, esista una dimensione metafisica che, in un modo che ancora non intendiamo, interagisce con la sfera sensibile. Gli studi in questa direzione sono i più fecondi e non si può escludere che in futuro si riescano ad elaborare ipotesi plausibili sul tema, suggerendo la possibilità di una sopravvivenza dopo la morte fisica.
E’ vero che la Fisica quantistica tende a valorizzare il nulla?
Sì. Le particelle virtuali si generano, in maniera del tutto misteriosa, dal nulla, non dal vuoto e nel nulla rifluiscono. Il nulla sembra davvero la matrice della “realtà”, il generatore sia del pensiero sia della materia-energia. I fisici asseriscono che il nulla, da cui scaturisce il tutto, è instabile. Ergo può produrre l’universo. Nessuno ha capito né come né perché.
E’ vero che la coscienza agisce sui fenomeni fisici, ossia che l’osservatore influisce sulla cosa osservata?
Premesso che nessuno sa che cosa sia davvero la natura e come da essa emergano prima la vita e poi la coscienza, si può ritenere che osservatore ed osservato siano, sotto certi aspetti, interdipendenti, ma credere che il primo incida sul secondo, significa ricadere nel concetto di causalità che è estraneo alla visione quantistica del cosmo. Tra l’altro, per osservatore si deve in primo luogo intendere uno strumento di misurazione, dispositivo che non è dotato di coscienza. L’impressione secondo cui l’osservatore interviene sul fenomeno osservato deriva dall’abitudine a pensare in modo sequenziale e temporale, mentre il piano subatomico è dominato dalla simultaneità e dalla non località. Inoltre non è vero che le "cose" diventano tali solo quando sono percepite e misurate. Esse possiedono un loro fondamento, per quanto enigmatico, un fondamento che assume configurazioni differenti, a seconda del tipo di esperimento.
Non solo, alcuni ricercatori, contraddicendo l’assunto secondo cui l’osservatore avrebbe efficacia sull’osservato, reputano che sia l’esterno ad operare sull’interno: ad esempio, Bruce Lipton spiega che non sono i geni a causare le malattie, ma il modo in cui il nostro corpo interpreta gli stimoli ambientali. La nostra mente inconscia elabora ogni secondo oltre quattro miliardi di informazioni e risponde ad esse in base a come è stata programmata. E’ proprio la nostra mente inconscia che controlla il 95% delle funzioni dell’organismo. Regola la respirazione, la digestione, il battito cardiaco, la pressione arteriosa, decodifica le informazioni dell’ambiente ed attua i relativi meccanismi di feedback. Ora, se Lipton ha ragione, l’io non agisce sul mondo, ma viceversa. Se Lipton ha ragione, visto che l’azione dell’individuo si esplica per lo più sotto il controllo di una forza inconscia, è difficile continuare a sostenere l’idea della libera volizione. Che cosa poi ha programmato la mente? Se è stata programmata, il convincimento circa la libertà di scelta si rivela sempre di più una chimera.
Esiste qualche nesso tra il potere dell’intenzione ed i processi fisici del mondo subatomico?
Sono due àmbiti differenti: il potere dell’intenzione e la cosiddetta “legge dell’attrazione” sono concetti che, sebbene in parte mutuati da acquisizioni degli scienziati di frontiera, risultano arbitrari, fondati su una semplificazione e su una strumentalizzazione di princìpi fisici incompatibili con valenze psicologiche. La nozione secondo cui il pensiero può guidare gli eventi – vera o falsa che sia questa nozione - non appartiene alla Meccanica quantistica i cui capisaldi sono matematici e non psicologici.
E’ vero che la Fisica quantistica si allinea con la filosofia idealista, secondo cui il mondo materiale è un’illusione, essendo privo di consistenza e di autonomia ontologica?
In una certa misura è così. Si giunge ad un punto della sfera subatomica in cui le particelle si assottigliano nelle vibrazioni, nella nebbia intangibile ed evanescente dell’informazione. Tuttavia la Fisica quantistica, benché tenda a smaterializzare la materia, non la nega in toto. Inoltre non postula uno Spirito né introduce la dottrina dell’Io che, per affermarsi, pone un non-Io. E’ tutto molto più sfumato e complesso. Non solo, alcuni indirizzi tendono verso una forma di dualismo (mentre l’Idealismo è monista), per cui su ordine implicito è strutturato un ordine esplicito. Quest’ultimo, pur essendo una realtà olografica, non è scevro di una sua sostanzialità.
E’ vero che la Fisica quantistica ci pone di fronte ad un mondo irrazionale, incomprensibile nella sua essenza?
Sì. I ricercatori seri ammettono che le scoperte dell’ultimo secolo hanno squadernato una realtà sorprendente e meravigliosa, ma che mina convincimenti consolidati ed il senso comune. E’ una sfida alla logica tradizionale: da un lato stimola esplorazioni avventurose, dall’altro frustra i tentativi di costruire teorie coerenti e semplici. Questo non significa che l’essere sia in sé del tutto illogico, ma che ancora non abbiamo affinato gli strumenti interpretativi per comprenderlo.
No. E’ vero semmai il contrario. Il mondo indagato e descritto dalla Fisica quantistica è contraddistinto da circostanze probabilistiche e dall’indeterminismo. L’indeterminismo non è sinonimo di libertà, ma di non unidirezionalità nei processi. Il libero arbitrio presuppone un’inequivocabile direzione, un preciso nesso tra la causa e l’effetto, della volontà sull’azione. E’ palese che tale idea (illusione?) è in conflitto con la natura incongrua ed indeterminata della realtà subatomica. Infatti, mentre nel macrocosmo valgono delle “leggi”, nel microcosmo ne vigono altre che sono contro-intuitive, in contrasto con i principi della logica aristotelica. Il rapporto causa-effetto, base del libero arbitrio, è estraneo all'universo quantistico.
E’ vero che la Fisica quantistica ha dimostrato l’esistenza dell’anima?
La questione è assai controversa. E’ vero che molti fisici quantistici negano l’identificazione tra cervello e coscienza, supponendo l’esistenza di un quid, inteso come substrato dei processi cerebrali. E’ legittimo quindi ipotizzare che, oltre la materia-energia, esista una dimensione metafisica che, in un modo che ancora non intendiamo, interagisce con la sfera sensibile. Gli studi in questa direzione sono i più fecondi e non si può escludere che in futuro si riescano ad elaborare ipotesi plausibili sul tema, suggerendo la possibilità di una sopravvivenza dopo la morte fisica.
E’ vero che la Fisica quantistica tende a valorizzare il nulla?
Sì. Le particelle virtuali si generano, in maniera del tutto misteriosa, dal nulla, non dal vuoto e nel nulla rifluiscono. Il nulla sembra davvero la matrice della “realtà”, il generatore sia del pensiero sia della materia-energia. I fisici asseriscono che il nulla, da cui scaturisce il tutto, è instabile. Ergo può produrre l’universo. Nessuno ha capito né come né perché.
E’ vero che la coscienza agisce sui fenomeni fisici, ossia che l’osservatore influisce sulla cosa osservata?
Premesso che nessuno sa che cosa sia davvero la natura e come da essa emergano prima la vita e poi la coscienza, si può ritenere che osservatore ed osservato siano, sotto certi aspetti, interdipendenti, ma credere che il primo incida sul secondo, significa ricadere nel concetto di causalità che è estraneo alla visione quantistica del cosmo. Tra l’altro, per osservatore si deve in primo luogo intendere uno strumento di misurazione, dispositivo che non è dotato di coscienza. L’impressione secondo cui l’osservatore interviene sul fenomeno osservato deriva dall’abitudine a pensare in modo sequenziale e temporale, mentre il piano subatomico è dominato dalla simultaneità e dalla non località. Inoltre non è vero che le "cose" diventano tali solo quando sono percepite e misurate. Esse possiedono un loro fondamento, per quanto enigmatico, un fondamento che assume configurazioni differenti, a seconda del tipo di esperimento.
Non solo, alcuni ricercatori, contraddicendo l’assunto secondo cui l’osservatore avrebbe efficacia sull’osservato, reputano che sia l’esterno ad operare sull’interno: ad esempio, Bruce Lipton spiega che non sono i geni a causare le malattie, ma il modo in cui il nostro corpo interpreta gli stimoli ambientali. La nostra mente inconscia elabora ogni secondo oltre quattro miliardi di informazioni e risponde ad esse in base a come è stata programmata. E’ proprio la nostra mente inconscia che controlla il 95% delle funzioni dell’organismo. Regola la respirazione, la digestione, il battito cardiaco, la pressione arteriosa, decodifica le informazioni dell’ambiente ed attua i relativi meccanismi di feedback. Ora, se Lipton ha ragione, l’io non agisce sul mondo, ma viceversa. Se Lipton ha ragione, visto che l’azione dell’individuo si esplica per lo più sotto il controllo di una forza inconscia, è difficile continuare a sostenere l’idea della libera volizione. Che cosa poi ha programmato la mente? Se è stata programmata, il convincimento circa la libertà di scelta si rivela sempre di più una chimera.
Esiste qualche nesso tra il potere dell’intenzione ed i processi fisici del mondo subatomico?
Sono due àmbiti differenti: il potere dell’intenzione e la cosiddetta “legge dell’attrazione” sono concetti che, sebbene in parte mutuati da acquisizioni degli scienziati di frontiera, risultano arbitrari, fondati su una semplificazione e su una strumentalizzazione di princìpi fisici incompatibili con valenze psicologiche. La nozione secondo cui il pensiero può guidare gli eventi – vera o falsa che sia questa nozione - non appartiene alla Meccanica quantistica i cui capisaldi sono matematici e non psicologici.
E’ vero che la Fisica quantistica si allinea con la filosofia idealista, secondo cui il mondo materiale è un’illusione, essendo privo di consistenza e di autonomia ontologica?
In una certa misura è così. Si giunge ad un punto della sfera subatomica in cui le particelle si assottigliano nelle vibrazioni, nella nebbia intangibile ed evanescente dell’informazione. Tuttavia la Fisica quantistica, benché tenda a smaterializzare la materia, non la nega in toto. Inoltre non postula uno Spirito né introduce la dottrina dell’Io che, per affermarsi, pone un non-Io. E’ tutto molto più sfumato e complesso. Non solo, alcuni indirizzi tendono verso una forma di dualismo (mentre l’Idealismo è monista), per cui su ordine implicito è strutturato un ordine esplicito. Quest’ultimo, pur essendo una realtà olografica, non è scevro di una sua sostanzialità.
E’ vero che la Fisica quantistica ci pone di fronte ad un mondo irrazionale, incomprensibile nella sua essenza?
Sì. I ricercatori seri ammettono che le scoperte dell’ultimo secolo hanno squadernato una realtà sorprendente e meravigliosa, ma che mina convincimenti consolidati ed il senso comune. E’ una sfida alla logica tradizionale: da un lato stimola esplorazioni avventurose, dall’altro frustra i tentativi di costruire teorie coerenti e semplici. Questo non significa che l’essere sia in sé del tutto illogico, ma che ancora non abbiamo affinato gli strumenti interpretativi per comprenderlo.
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Ciao Zret,
RispondiEliminanon so se siamo in sintonia con l'argomento che hai postato ma sembra dare alcune risposte a quello che ho postato il 5 di questo mese:
"La fisica quantistica sembra confermare le teorie dei filosofi idealisti, i quali hanno sempre pensato che la realtà fosse un prodotto della mente dell’uomo. Una volta che spazio e tempo vengono accettati come costrutti della nostra mente, significa che la morte, e l’idea di mortalità, sono anch’esse un fenomeno legato all’esperienza sensoriale della nostra coscienza. Con la morte del nostro organismo, la nostra coscienza entra in una condizione dove non esistono pi confini spaziali e temporali: l’eternità!
£Secondo Lanza, la vita è un’avventura che trascende il nostro modo ordinario di pensare. Quando moriamo, non entriamo nel mondo caotico del non-essere, ma torniamo alla matrice fondamentale dell’Universo: “con la morte, la nostra vita diventa un fiore perenne che torna a vivere nel multiverso”, il luogo delle possibilità infinite. Se non sapessimo che si tratta di uno scienziato, penseremmo di ascoltare un uomo di religione."
La vita al centro e all’essenza dell’attività dell’Universo
Ciao.
Carissimo Wlady, quando ho letto sul Tuo blog l'articolo che hai opportunamente segnalato, ho avuto conferma di quanto scrissi tempo fa in ordine alla somiglianza tra alcuni concetti della FQ e l'Idealismo tedesco. Se Lanza è nel giusto, con la morte si tornerebbe a quel Nulla che contiene tutto, là dove finalmente è possibile essere liberi. Resta il quesito: perché precipitare in questa dimensione greve e funerea, se poi si torna nella culla del Nulla?
EliminaCiao
"Matrix il film" potrebbe suggerirci il quesito: siamo energia per esseri alieni modificate ormai in macchine da migliaia di anni; la nostra vita è la loro energia.
RispondiEliminaMi rendo conto che qualcuno se la potrà ridere questa mia ipotesi, ma se andiamo indietro di soli cento anni, questa idea peregrina non è così poi azzardata.
Ciao
Eppure ritengo che non tutto si riduca alla materia.energia. Essa può ereditare forse l'eternità, ma non l'individualità. Il dualismo è l'unica via verso l'unità.
EliminaCiao