Il documento “Blue planet project” è un testo attribuito ad alcuni scienziati statunitensi (Jefferson Souza in primis) che avrebbero raccolto testimonianze ed indizi in merito ad avvistamenti di U.F.O., contatti con alieni e via discorrendo. E’ arduo stabilire se il dossier sia genuino o no: comunque, anche qualora si trattasse di un libro spurio del tutto o in parte, delinea un quadro che globalmente conferma le conclusioni cui sono giunti decine di ricercatori in più di mezzo secolo.
“Blue planet project” è una summa della Xenologia: spazia dagli schianti di velivoli non terrestri al Majestic 12, dalla battaglia di Dulce alle basi sotterranee, dalle razze esterne alle misteriose mutilazioni animali, dai rapimenti agli impianti... Dati, ricostruzioni, resoconti, analisi, ipotesi sono passati in rassegna in questo dossier spiazzante, per la mole di informazioni che offre e per la loro straordinarietà.
Dal documento è stata tratta una serie televisiva, dall’omonimo titolo, i cui autori cercano di trovare il bandolo della matassa, di districarsi tra scenari e congetture spesso divergenti. Il programma è pregevole soprattutto sotto il profilo stilistico: post-produzione accattivante, montaggio serrato, interviste efficaci, immagini che rincalzano i contenuti letti dalla voce narrante.
A nostro parere, il prodotto è soltanto incrinato dal tentativo di formulare una spiegazione onnicomprensiva, ossia gli Altri sono malvagi o benevoli? Se si enfatizza la prima ipotesi, escludendo la seconda, si rischia di coagulare il consenso della popolazione mondiale attorno agli scellerati governi che non intendono certo proteggerci da minacce esterne, ma trarre il maggior profitto possibile dalla “congiura del silenzio” nonché neutralizzare eventuali civiltà evolute. Se si abbraccia, invece, la seconda eventualità, ci si infila in un cul de sac, l’analisi si avvita su sé stessa e non si sa più a chi attribuire gli evidenti influssi deleteri delle specie allotrie sull’umanità. Sono influssi plurimillenari di entità carnefici, non necessariamente creature di altri pianeti. E’ plausibile che esistano visitatori indifferenti ed altri benevoli, ancorché defilati, ma il complesso militare-industriale si è alleato con farabutti cosmici.
Se si usa il discernimento, evitando la generalizzazione per imparare a distinguere i vari casi, a raccordare i diversi addentellati, il quadro complessivo risulterà complesso ma non sfocato e distorto, come quando ci si ostina in un’interpretazione unilaterale di fenomeni spesso incerti, controversi.
La messa in onda di “Blue planet project” ci offre la ghiotta occasione per rispolverare alcuni capitoli di una disciplina tanto negletta quanto istruttiva: la verità a volte passa per la stretta cruna di ciò che disdegniamo.
Peter Pasini, il marchio di un rapito, 2009
La strage degli ufologi, 2010
Il rapimento di Myrna Hansen, 2010
Il codice binario di Rendlesham, 2011
Messaggi dall'universo, 2011
Karla Turner: quando il dubbio scotta più della verità, 2012
“Blue planet project” è una summa della Xenologia: spazia dagli schianti di velivoli non terrestri al Majestic 12, dalla battaglia di Dulce alle basi sotterranee, dalle razze esterne alle misteriose mutilazioni animali, dai rapimenti agli impianti... Dati, ricostruzioni, resoconti, analisi, ipotesi sono passati in rassegna in questo dossier spiazzante, per la mole di informazioni che offre e per la loro straordinarietà.
Dal documento è stata tratta una serie televisiva, dall’omonimo titolo, i cui autori cercano di trovare il bandolo della matassa, di districarsi tra scenari e congetture spesso divergenti. Il programma è pregevole soprattutto sotto il profilo stilistico: post-produzione accattivante, montaggio serrato, interviste efficaci, immagini che rincalzano i contenuti letti dalla voce narrante.
A nostro parere, il prodotto è soltanto incrinato dal tentativo di formulare una spiegazione onnicomprensiva, ossia gli Altri sono malvagi o benevoli? Se si enfatizza la prima ipotesi, escludendo la seconda, si rischia di coagulare il consenso della popolazione mondiale attorno agli scellerati governi che non intendono certo proteggerci da minacce esterne, ma trarre il maggior profitto possibile dalla “congiura del silenzio” nonché neutralizzare eventuali civiltà evolute. Se si abbraccia, invece, la seconda eventualità, ci si infila in un cul de sac, l’analisi si avvita su sé stessa e non si sa più a chi attribuire gli evidenti influssi deleteri delle specie allotrie sull’umanità. Sono influssi plurimillenari di entità carnefici, non necessariamente creature di altri pianeti. E’ plausibile che esistano visitatori indifferenti ed altri benevoli, ancorché defilati, ma il complesso militare-industriale si è alleato con farabutti cosmici.
Se si usa il discernimento, evitando la generalizzazione per imparare a distinguere i vari casi, a raccordare i diversi addentellati, il quadro complessivo risulterà complesso ma non sfocato e distorto, come quando ci si ostina in un’interpretazione unilaterale di fenomeni spesso incerti, controversi.
La messa in onda di “Blue planet project” ci offre la ghiotta occasione per rispolverare alcuni capitoli di una disciplina tanto negletta quanto istruttiva: la verità a volte passa per la stretta cruna di ciò che disdegniamo.
Peter Pasini, il marchio di un rapito, 2009
La strage degli ufologi, 2010
Il rapimento di Myrna Hansen, 2010
Il codice binario di Rendlesham, 2011
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Karla Turner: quando il dubbio scotta più della verità, 2012
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