27 settembre, 2014

Diavoli in astronave


Canneto di Caronia, 23 settembre 2014. Nella notte divampano quaranta formidabili incendi. E’lo Spannung di un inquietante sequela di roghi che da anni inceneriscono suppellettili, mobili, elettrodomestici, oggetti di ogni tipo. E’ come se la frazione del Messinese fosse bersagliata da falariche infernali. Il piccolo abitato non è, però, l’unica località in cui il fuoco arde senza cause all’apparenza spiegabili. Ad esempio, Bitlis in Turchia e Hopewell, nella Repubblica sudafricana, sono teatri di misteriose conflagrazioni.

Le istituzioni, fino a quando sono riuscite, hanno nicchiato. Tuttavia alla fine non sono più state in grado né di nascondere la gravità dei fenomeni né di negare persino il loro carattere esotico, diremmo esogeno. Si è anche ammesso che a Caronia probabilmente sono state sperimentate armi a microonde. E’ naturale che i militari, se non sono coinvolti nelle fiamme, sanno... Sanno tutto, ma è un segreto che non può essere rivelato per nessuna ragione al mondo. [1]

Non sbagliano coloro che vedono lo zampino dei militari, ma in Italia inesplicabili incendi furono segnalati già nel XVIII secolo e, come è noto, quando Guglielmo Marconi provò a trasmettere segnali telegrafici verso la Sicilia, si accorse che essi si infrangevano contro una barriera invisibile. Dunque le stellette c’entrano anche con il M.U.O.S., ma gli... stellari non paiono estranei ai fatti.

Dimentichiamoci, almeno nel contesto attuale, una guerra tra “buoni” e “cattivi”. Le cupole dei governi terrestri non interverranno mai per difendere i cittadini da queste sinistre minacce, perché i Piromani sono loro alleati pur forse scomodi e riottosi. E’ evidente che, stante la Realpolitik, non è possibile divulgare patti scellerati, anche se sono accordi che i terrestri ora vorrebbero rescindere, ma pacta servanda sunt ed è tardi... Così per dissuadere da defezioni ed azioni proditorie, gli emuli di Erostrato flettono i muscoli, come nel caso dei black out, atti a dimostrare la loro potenza, per intimidire e convincere qualche esponente governativo recalcitrante?

Dimentichiamoci gli “angeli in astronave” tanto cari al lezioso contattismo. Probabilmente si combatte da decenni una guerra occulta, dopo che la coalizione si è spezzata. Le diuturne operazioni di geoingegneria clandestina adombrano anche, in taluni casi, delle Titanomachie? Possibile. Non si può neppure escludere che le attuali superpotenze siano federate con diverse fazioni allotrie. Sono fazioni tuttavia inclini a cambiare campo. Lo stesso vale per i potentati terrestri. Si suppone che un gruppo di Pleiadiani si alleò con il Terzo Reich, per poi abbandonare la Germania al suo destino. Questi passaggi da un fronte all’altro potrebbero non essere infrequenti e causare una pericolosa instabilità esopolitica. Questa precarietà strategica spiega fenomeni come quelli di Caronia? Crediamo di sì. Le popolazioni inermi sono sotto attacco. I militari sanno chi sono gli aggressori, ma si trincerano dietro un’omertà che testimonia la loro connivenza. Nessun organismo agirà mai seriamente né per proteggere i cittadini né per informarli, perché – giova ripeterlo - non possono spifferare una verità scabrosissima. Essi hanno venduto l’umanità, ottenendo in cambio tecnologie avveniristiche. Do ut des.

Scrive Fedro, il celebre autore latino di favole, “Humiles laborant, ubi potentes dissident”, Gli umili soffrono, quando i potenti sono in conflitto. Comprendere chi siano davvero questi potenti in attrito tra loro nell’odierno scenario lasciamo al discernimento dei lettori.

[1] Secondo gli esperti coordinati dal Dottor Francesco Mantegna Venerando, Canneto di Caronia è colpita da fenomeni elettromagnetici di origine artificiale, capaci di generare una grande potenza concentrata. Sono fasci di microonde in 'ultra high frequency' compresi nella banda tra 300 megahertz e alcuni gigahertz. Per produrre una simile quantità di energia un dispositivo dovrebbe toccare una potenza tra i 12 e i 15 gigawatt. Dove sia collocata la sorgente, però, non si sa. Una rete composta da decine di sensori, cercò di individuare l'impulso madre proveniente dal mare, un compito quasi impossibile dal momento che l'emissione dura solo qualche nanosecondo. “Tecnologie militari evolute anche di origine non terrestre – si legge nel rapporto redatto sotto l'egida del Dottor Mantegna Venerando – potrebbero esporre in futuro intere popolazioni a conseguenze indesiderate. Gli incidenti di Canneto di Caronia potrebbero essere stati tentativi di ingaggio militare tra forze non convenzionali oppure un test non aggressivo (?) mirato allo studio dei comportamenti e delle azioni in un indeterminato campione territoriale scarsamente antropizzato".

Per approfondire leggi qui.

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La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

24 settembre, 2014

Bab Shaytan


Quando si intende condannare il crudele sistema produttivo che soggioga quasi tutto il pianeta si usa il termine “neo-liberismo”. Neo-liberismo? Magari! Se veramente fosse un modello che si richiama almeno in una certa misura al liberismo con i suoi vantaggi e limiti, gli artigiani e gli imprenditori sarebbero liberi di produrre e di investire in un quadro di agile concorrenza, di costante miglioramento dell’offerta per acquisire sempre nuove fette di mercato.

Non è così. Pochissime corporations dominano il mercato globale in un regime di oligopolio o di monopolio che è l’esatto contrario della libera iniziativa. Aggiungiamo tutte le soffocanti vessazioni dello Stato-Leviatano (scadenze, tasse esose, agenzie fiscali, partita I.V.A., studi di settore...) e del liberismo non resta neppure una pallida ombra.

Uno dei mali maggiori della nostra società è l’ipocrisia che impasta ed imbelletta la lingua: non abbiamo il coraggio di usare le parole aderenti alle cose. Anche chi denuncia le innumerevoli scelleratezze delle multinazionali e degli apparati mutua i vocaboli coniati dai media di regime. La sua denuncia perde così di vigoria e di mordente.

E’ il caso pure di “neo-con” (neo-conservatori): con questo lessema sono stati designati dei criminali statunitensi fautori di una politica aggressiva e machiavellica. Dove sarebbero i valori della conservazione, condivisibili o no, ma che sono comunque ideali? I cosiddetti neo-con dovrebbero essere i paladini di principi quali l’amor di patria, il senso etico, la famiglia, la religione etc., mentre sono dei volgari banditi senza scrupoli.

In verità il mondo in cui ci siamo intrappolati è un turpe, abominevole connubio tra il più feroce capitalismo ed il Socing descritto da Orwell in “1984”. La distopia è reale, granitica. Eppure non si riesce ancora a rendere l’idea, se non definiamo l’establishment come perfettamente satanico. Satanico è non solo sinonimo di maleficentissimo e di iniquo, ma soprattutto di capovolto. Tutto è sovvertito, rovesciato: la verità è contraffatta nella lurida menzogna, la morale è pervertita nel laidume, la bellezza deformata nell’orrore, la cultura scolorita nell’ignoranza. La corruzione non è la ruggine che attacca l’integrità, ma infezione sistemica.

Il consorzio “umano” si regge sullo squilibrio ed è raro imbattersi ancora in qualcosa di decoroso. E’ addirittura un miracolo trovare qualcuno, essendo quasi tutta l’umanità ottenebrata, che riconosca ed apprezzi la dignità.

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La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

21 settembre, 2014

Lieve offerta


“Antonia Pozzi (Milano 1912-1938) è una poetessa e fotografa. Morta giovanissima, lasciò in ‘Parole’ (postumo, 1939) le tracce di una vocazione lirica fortemente autobiografica segnata dall’influsso di Rilke. Scrisse anche il saggio ‘Flaubert, la formazione letteraria’ (postumo, 1940)”.

Cifra di Antonia Pozzi è una poesia dolente e generosa, dal ritmo sovente spezzato, attraverso forti inarcature e l’interpunzione in cui talora il trattino separa i versi fin quasi a frantumarli. E’ così forse che la scrittrice evoca la fragile forza dell’emozione, la stessa precarietà della vita e dell’amore. Il ritmo qua e là indugia, quasi zoppica su una parola, una pausa. La vena melodica, dispiegata in strofe armoniose, di colpo è recisa per ospitare un silenzio sgomento.

I sentimenti, ora delicati ora acerbi, si trasfigurano in immagini naturali di rara bellezza. L’autrice, che fu anche talentuosa fotografa, immortala nel paesaggio, soprattutto alpestre, la durata dell’istante, la fugacità dell’eterno. E’ un continuo rimando fra introspezione e contemplazione di una natura profondamente amata e vissuta, quella natura che oggi non esiste (quasi) più.

Lieve offerta

Vorrei che la mia anima ti fosse
leggera
come le estreme foglie
dei pioppi, che s’accendono di sole
in cima ai tronchi fasciati
di nebbia –
Vorrei condurti con le mie parole
per un deserto viale, segnato
d’esili ombre –
fino a una valle d’erboso silenzio,
al lago –
ove tinnisce per un fiato d’aria
il canneto
e le libellule si trastullano
con l’acqua non profonda –
Vorrei che la mia anima ti fosse
leggera,
che la mia poesia ti fosse un ponte,
sottile e saldo,
bianco –
sulle oscure voragini
della terra.


Leggi i componimenti di Antonia Pozzi qui.

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La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

19 settembre, 2014

Insanabili contraddizioni di certa filosofia New age


E' in gran voga certa "filosofia" New age, i cui capisaldi sono "Tutto è Uno" e "Tutto è perfetto". Stando a questi postulati, non si comprende per quale ragione sia d'uopo "lavorare su sé stessi", “evolvere”. Se si è già perfetti, evoluti, come si può desiderare la perfezione? E' vero che Umberto Eco scrive, in maniera del tutto errata, "più perfetto", ma Eco non è un esempio né di cultura né di intelligenza. [1]

Stando a talune correnti di pensiero, le anime, prima di incarnarsi, stipulano un contratto con cui decidono quali esperienze maturare nel mondo corporeo. A che servono queste esperienze, se l'anima è già in sé compiuta? Anche il ruolo della materia non è punto chiaro. Si ripete che senza un corpo non è possibile acquisire consapevolezza. Sarà... Allora un aspirapolvere ha più occasioni di acquisire coscienza rispetto ad un Leonardo da Vinci che purtroppo si ritrova con l'intelletto e lo spirito.

Se tutto è Uno, non esiste alcuna differenza tra vittima e carnefice. La morale non ha alcun senso, proprio come il libero arbitrio. [2] Si insiste sulla necessità di rivestire un soma per provare le più disparate emozioni e sensazioni, per attingere una perfezione che, però, è già una prerogativa di cui l'anima usufruisce ab aeterno. Quest'anima, sadica o masochista, secondo i casi, dopo tanto tempo, non si è ancora stancata di sgozzare ed essere sgozzata, di seviziare ed essere seviziata, di ammalarsi delle più orrende patologie, di trapassare fra i più atroci, innominabili patimenti?

Con queste osservazioni non si intende affermare che i principi sopra esposti non abbiano una loro validità teoretica. Non si intende asserire che il reale è del tutto privo di una sua pur recondita logica. Bisognerebbe, però, presentare quei canoni all’interno di un sistema coerente, eppure problematico, come idee ed ipotesi suscettibili di ulteriori definizioni e non come dogmi. Bisognerebbe avere l'onestà intellettuale di trarne le logiche conseguenze, ossia ammettere che una concezione siffatta esclude la libera volizione, soprattutto perché, in fin dei conti, in un'armonia prestabilita, ogni evento è appunto prestabilito.

E' anche possibile che la realtà sia solo un gioco in cui qualcuno si diverte, una sorta di cosmica candid camera, dove all'ultimo momento, ci è rivelato che era tutto uno scherzo.

Non si possono, però, ignorare altre visioni secondo cui l'essere, originariamente perfetto, subì (o volle?) un cedimento o una dicotomia tra bene e male per ragioni che è molto arduo comprendere. In tali concezioni il male diventa un dato indiscusso, sebbene non imperituro, e non una semplice "mancanza di bene" o un'illusione. Essendo il mondo incrinato da difetti, assumono un loro valore sia l'anelito all'armonia sia una pur teorica opportunità di scelta.

In ogni caso, “tutto è perfetto”, anche le sonore legnate che meritano i new agers. Buona evoluzione a suon di botte!

[1] Non si distingue qui tra non manifesto e manifesto: in una realtà in cui comunque tutto è veramente Uno, anche il manifesto con le sue aberrazioni, appartiene all’Uno.

[2] La fragilità della fede nel libero arbitrio era già stata evidenziata nella serie "La legge dell'attrazione" di cui riporto alcune conclusioni. Esiste solo lo Spirito (alias Coscienza, Dio, Mente cosmica, Energia immateriale etc.): il libero arbitrio ed il potere dell’intenzione creativa sono prerogative di Dio. La libera volizione del singolo è un’adesione perfetta alla volontà assoluta, inscalfibile di Dio: “E’ n sua voluntade è nostra pace”, (Par. III). Dio può avere una sola testa ed una sola volontà, altrimenti diventa schizofrenico. Esistono sia lo Spirito sia la materia: il libero arbitrio si esplica nel momento in cui la coscienza individuale riesce ad agire sui fatti e sulle cose, ma questa azione è solo possibile mediante l’intervento della Coscienza universale (o comunque di un agente esterno) in cui tra l’altro sono stati decisi (sognati?) ab aeterno, fuori dal tempo, gli eventi che sembrano dipanarsi nel tempo. Ergo il libero arbitrio non esiste. Esiste solo la materia: la libertà umana non esiste, giacché tutto dipende da ineluttabili leggi fisiche.

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16 settembre, 2014

Tracce islamiche nei due principali santuari mariani d'Europa


Lourdes è un comune francese situato nel dipartimento degli Alti Pirenei, nella regione del Midi-Pirenei. Nel 1858 il piccolo centro di Lourdes assunse grande notorietà, in Francia e all'estero, a seguito delle presunte apparizioni mariane di cui sarebbe stata spettatrice la giovane contadina Bernadette Soubirous, poi canonizzata. Nei decenni successivi la cittadina divenne una delle più importanti mete di pellegrinaggi e turismo religioso: oggi accoglie circa sei milioni di fedeli ogni anno, provenienti da ogni angolo del pianeta.

L'attuale territorio comunale di Lourdes era già abitato in età preistorica. In epoca romana dovette esistere, fin dal I secolo a.C., un oppidum sulla collina dove oggi sorge la fortezza, come è testimoniato dai numerosi reperti litici venuti alla luce nella seconda metà del XIX secolo. Ai piedi della cittadella si ergeva un tempio pagano dedicato alle divinità delle acque. Nel V secolo l’edificio fu sostituito da una chiesa paleocristiana andata distrutta successivamente a causa di un incendio.

Scarse sono le notizie circa Lourdes nel periodo compreso fra le invasioni dei popoli germanici e l'età carolingia. Una leggenda riferisce che Mirat, condottiero saraceno, occupò il castello nel 778. Assediato dal re franco Carlo, il Moro lo indusse a credere che egli disponesse ancora di risorse alimentari, facendogli portare una trota che un’aquila aveva lasciato cadere sulla rocca. Alla fine Mirat si arrese e si convertì al cristianesimo. Fu battezzato con il nome di Lorus, da cui il toponimo Lourdes.

A varie riprese la fortezza fu sede comitale e, durante la crociata contro gli Albigesi, indetta da papa Innocenzo III, oggetto di contese fra i vari signori locali, fino a quando passò sotto la dominazione dei conti di Champagne. Nel XIV secolo fu prima espugnata da Filippo IV il Bello, poi, nel corso della Guerra dei cento anni, dagli Inglesi, che ne assunsero il controllo per quasi mezzo secolo, dal 1360 al 1407.



Fátima è una località portoghese appartenente al comune (concelho) di Ourém. L'abitato, ubicato grosso modo nel centro del Portogallo, dista 123 chilometri dalla capitale, Lisbona. Vi sorge il santuario di Fatima, uno dei più importanti templi mariani del mondo, legato alle ipotetiche epifanie della Madonna. Sono manifestazioni risalenti al 1917 e di cui furono testimoni tre pastorelli: Lúcia dos Santos, Francisco Marto e Giacinta Marto.

Il luogo prende il nome da una chiesa eretta per volontà di Mafalda di Savoia (1125-1157), consorte del primo re lusitano, Alfonso I Henriques (1128-1185). A questa regina si deve la conversione della giovane Fatima, fatta prigioniera dai cavalieri cristiani che combattevano i Mori in Portogallo. Mafalda volle essere sepolta accanto a lei. [1]

Da allora la storia dei Savoia si intreccia a quella del Portogallo. Il 16 ottobre 1454, la monaca, poi beatificata, Filippina de' Storgi, figlia di Filippo II di Savoia-Acaia, in articulo mortis, predisse alle consorelle che la Vergine si sarebbe manifestata a Fatima. Apparteneva alla stessa famiglia di Mafalda, fondatrice della chiesa di Fatima, anche Margherita di Savoia, la prima badessa del convento di Alba. [2]

E’ curioso che i due più celebri santuari mariani europei siano, in qualche modo, connessi a tradizioni in cui figure islamiche formano il substrato toponomastico della successiva devozione cristiana. Il piccolo centro di Fatima evoca, attraverso il nome della giovinetta musulmana convertita al cristianesimo, la figlia del Profeta nonché sposa di Ali, cugino di Maometto. Morta nel 663, Fatima è assurta ad emblema di pietà musulmana.

Roberto Pinotti, il guru del C.U.N., vede in questa singolare convergenza fra retaggi (in bilico tra storia e leggenda) maomettani e cattolici una sorta di messaggio ecumenico proveniente da presunte intelligenze extraterrestri. E’ un ‘interpretazione edificante, secondo cui i visitatori promoverebbero una conciliazione tra le fedi monoteiste, con i loro prodigiosi appalesamenti e per mezzo di profondi messaggi. E’ un’esegesi su cui non concordiamo. Anzi, se il nesso tra Islam e Cattolicesimo, nei due casi riportati non è fortuito, si potrebbe, invece, intravedere la stessa matrice nella costruzione di certe credenze o forse nella posa di qualche mattone appartenente a taluni patrimoni religiosi.

[1] Alfonso I Henriques, detto il Conquistatore, 1107-1185), riuscì a rendere indipendente la contea dal regno castigliano-leonese. I successi da lui ottenuti contro i Musulmani portarono al riconoscimento regio per opera del regno del Lèon e di papa Alessandro III nel 1179.

[2] Filippo II di Savoia-Acaia (Susa. 1278- Pinerolo, 1334) fu signore del Piemonte dal 1282 e principe di Acaia (Grecia) dal 1301.

Fonti:

Enciclopedia del Medioevo, Milano, 2007, s.v. inerenti
M. Caujolle, Lourdes: dalle apparizioni al pellegrinaggio, Vic-en-Bigorre, 2009, p. 3


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La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

12 settembre, 2014

Façade


E’ stato tutto già deciso? E’ troppo tardi per deviare il corso degli eventi? Lo scenario internazionale appare compromesso in modo irreparabile: gli attriti tra la Federazione russa e gli Stati Uniti d’America, puntellati dai vassalli europei potrebbero essere il preludio di una conflagrazione globale.

Se consideriamo la facciata, possiamo nutrire ancora delle speranze, perché nel gioco di equilibri e di contrappesi tra le varie superpotenze del pianeta, potrebbe ancora prevalere una politica volta a preservare, pur tra numerose frizioni e scaramucce, la pace.

Se il mondo è davvero multipolare, allora restano margini di manovra per quei governi che, nonostante non siano del tutti immuni dalla Realpolitik, sanno che un conflitto globale coinciderebbe con la sconfitta di tutti i belligeranti. Sanno che una guerra nel XXI secolo sfocerebbe in un tenebroso “inverno nucleare”.

Se all’interno dell’esecutivo mondiale si annida una “quinta colonna” che si adopera per vanificare i piani dei banditi al potere, allora resta un barlume. Finora sono stati mandati al fronte ed allo sbaraglio singoli cittadini, mentre le frange dissidenti delle istituzioni paiono attendere l’occasione opportuna per agire, dimenticando forse che certi treni passano una volta sola. Un conto è l’accortezza, un altro l’inerzia.

Se, invece, assistiamo ad una sceneggiata il cui insospettabile regista si mimetizza con rara abilità, allora sarà meglio prepararsi al peggio, pur sperando nel meglio, perché una deviazione lungo un’altra linea temporale è sempre possibile, anche in extremis.

Il cruciale passaggio storico e metastorico potrebbe essere obbligato, la via potrebbe essere già stata tracciata secoli o addirittura millenni addietro. Non vorremmo sottoscrivere l’aforisma di Eschilo che sentenzia: “Ma ciò che è fatale accadrà”.

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09 settembre, 2014

Il giusto ed il buongusto


"Non è giusto!" Così esclama il bimbo cui è stato sottratto in modo immotivato un balocco. Si deve ritenere che un senso etico, per quanto confuso, sia innato o, per lo meno, precoce nell'essere umano. Che cosa significa "giusto"? Qual è la differenza tra "giusto" ed "ingiusto" di là da una concezione empirica e superficiale? Ancora una volta l'indagine etimologica non ci è di grande ausilio: "Giusto proviene dal latino ius, antichissima definizione di una formula di incitamento, portafortuna, sopravvissuta solo nelle aree che hanno conservata intatta la classe sacerdotale (indo-iranica e latina) e da cui si è svolta la nozione di diritto. Forma originaria è yeus alternante con yewes".(G. Devoto) Il lessema latino si connette al verbo iurare, giurare.

Dunque il diritto sembra radicato in forme solenni e sacre di giuramento. Tuttavia la sacralità del giuramento è venata di alcunché di sacrilego, se, ad esempio, in inglese, il verbo (to) swear significa sia "giurare" sia "bestemmiare". Anche i Vangeli condannano il giuramento. E' impossibile quindi definire il concetto di giustizia, laddove il quasi sinonimo "equità" riesce ad evocare un'ombra di significato, allorché pensiamo al latino aequor, mare, da aequus, inteso come superficie piana. Quindi l'equità è qualcosa di livellato, di uniforme.

Non erra alla fine Platone (attraverso il suo alter ego, Socrate) che, rifiutando l'idea secondo cui l'equità sarebbe "beneficare gli amici e nuocere ai nemici", o "l'utile del più forte", alla fine getta la spugna. Infatti, nella conclusione della “Politeia”, il filosofo ateniese riconosce che le sue argomentazioni non hanno fruttato i risultati sperati: non è stato chiarito che cosa sia veramente la giustizia, sebbene se ne sia riconosciuto il giovamento e si sia ammesso che essa deve essere una qualche virtù.

Che differenza rispetto a molti filosofastri, intellettualoidi, pseudo-scienziati contemporanei che pensano di poter distinguere tra giusto ed ingiusto, tra vero e falso, tra scientifico e non scientifico! Certi concetti e vocaboli dovrebbero essere maneggiati con cura, altrimenti si rischia di cristallizzarsi nel dogmatismo. Nonostante la tanto sbandierata tolleranza, la società attuale è dogmatica, intransigente. Il "sapere" è diventato apodittico. Ignoranti ed idioti, con la cassa di risonanza costituita dai media istituzionali, propagandano il pensiero unico. Lo spirito critico, l'abitudine alla ricerca e l'approccio epistemologico sono defunti. E’ necessario persino il buon gusto, quando ci si accosta a taluni lessemi e sensi. E’ una questione di savoir faire: si deve cominciare con il riconoscimento che la "giustizia" dei tribunali è quasi sempre una parodia per poi degustare i veri valori dell’equità, nel senso più nobile del termine. Proprio come un assaggiatore di vini, occorre saper apprezzare il bouquet delle parole.

Le persone sono regredite a livelli infantili, simili a quei pargoli che gridano: "Non è giusto!", quando ad un coetaneo sono date due caramelle ed a lui neanche una. Come i bambini, oggi gli adulti sono del tutto incapaci di suggerire un'idea di "giustizia", mentre si lasciano trascinare da parole emotive, da motivazioni deamicisiane. Ecco allora che i governi ed il clero facilmente persuadono la gente che una guerra è “giusta”, “umanitaria”. Il popolino è convinto che le armi sono “intelligenti”. Il popolino non si accorge dello stridente contrasto tra il nome “guerra” e gli opportunistici aggettivi che vi sono incollati. Ecco perché è sufficiente una campagna orchestrata dai parolai al "potere" per scatenare un sanguinoso conflitto. Si affila la lingua, prima di affilare le baionette.

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06 settembre, 2014

The Giver - Il mondo di Jonas

"The Giver - Il mondo di Jonas" è una produzione del 2014 per la regia di Phillip Noyce, trasposizione cinematografica dell'omonimo romanzo distopico di Lois Lowry. Il film è interpretato da Jeff Bridges, Brenton Thwaites, Meryl Streep, Alexander Skarsgård e Katie Holmes.

In un futuro prossimo la società è diventata pacifica ed efficiente. E’ stata altresì rimossa ogni traccia del passato. Agli individui sono stati strappati sentimenti, inquietudini, amore e paura, mentre ogni nucleo familiare è formato perfettamente da un uomo e una donna con due figli, un maschio e una femmina. All'età di dodici anni ad ogni componente della società è assegnato il lavoro che svolgerà per il resto della vita. Solo una persona, definita "Il Donatore", ha la capacità di ricordare il tempo trascorso, dote da usare qualora si riveli necessario. All’adolescente Jonas è affidato il delicato incarico di custodire le memorie del genere umano. Egli è destinato a ricevere le conoscenze dal "Donatore" e ad addentrarsi in un territorio inesplorato. La strada per la conoscenza è, però, tortuosa e malagevole...

La pellicola sarà proiettata nelle sale il giorno 11 settembre prossimo.

L’idea alla base della produzione non è nuova: già “Equilibrium” descriveva un mondo senza i colori delle emozioni. Anche “Pleasantville” sceneggia una realtà di algida e tediosa perfezione. Qui il sistema dei personaggi accoglie un attante, il Donatore, che funge sia da mentore sia da destinatore. In questo modo si introduce una variatio.

E’ comunque sintomatico che il Leit motiv, la rinuncia agli affetti in cambio di un’insipida armonia, sia stato ripreso in un frangente storico che vede l’”eclissi del cuore” come condizione “umana” in gran parte già compiuta. Ancora poco e le larve di emozioni che aleggiano fra le necropoli tecnotroniche dilegueranno. Tra i post-uomini e gli automi la differenza oggi è molto labile. Cembali senza membrana, flauti senza ance, gli uomini non vibrano più in sintonia con l’universo. Le Muse non incantano più alcuno: gelide statue dimenticate in un deposito, su di loro si stratifica la polvere. Siamo ormai pronti ad abbandonare la vita, pur con la sua inevitabile iniezione di mali, per scivolare nell’anestesia. Siamo pronti a sprofondare nella smemoratezza, rinunciando al frutto amaro ma nutriente della conoscenza.

“The Giver” sembra, pur con tutte le ambiguità della stigia musa cinematografica, lanciare un allarme o vagheggiare un'età perduta. Come potrà, però, essere recepito un messaggio da chi non conosce radici? Le radici sono state svelte ed ora inaridiscono alla luce affilata di un sole elettrico...

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03 settembre, 2014

Raccolta differenziata, ammasso indiscriminato


Siamo assediati dai rifiuti: le discariche (abusive e no) e gli inceneritori sono sempre più numerosi con gravi ripercussioni sull’ambiente e sulla salute degli esseri viventi. Il problema inerente allo smaltimento dell’immondizia è fra quelli che il sistema non vuole affrontare né tanto meno risolvere, poiché attorno ai rifiuti ruota un lucrosissimo giro d’affari! Più lercia delle banconote, l’immondizia è sinonimo di profitti astronomici. Le aziende che operano con incredibile spregiudicatezza in questo campo sono molto potenti e ramificate. Sono imprese che godono di protezioni politiche in alto loco ed all'interno della magistratura.

E’ vero che qualche comune ogni tanto lancia degli slogan, “incrementare la raccolta differenziata!”, “raccolta porta a porta”... ma sono soltanto vuote parole, perché i rifiuti tanto diligentemente conferiti nei diversi cassonetti dalla stragrande maggioranza delle persone sono quasi sempre ammassati nella stessa mefitica discarica, tutti bruciati nello stesso mortale inceneritore.



Mentre nel settore strategico e del controllo, le tecnologie hanno conosciuto “progressi” prodigiosi, in tutti quegli àmbiti in cui le innovazioni potrebbero migliorare la vita siamo a livelli da trogloditi. Si veda in che modo lento, pericoloso e complicato è raccolto il pattume da appositi operatori e veicoli, per poi essere scaricato nelle zone ad hoc dove la putrefazione genera miasmi ed infiltrazioni ammorbanti.

Intanto i soliti noti si arricchiscono sulla pelle di ignari cittadini. Intanto nelle scuole si insegna a differenziare l’immondizia, si decantano i benefici del riciclaggio e del riuso, ma è solo fumo negli occhi. In qualche sito si crea un’isola ecologica per abbindolare la gente ed indurla a credere che i rifiuti siano avviati al riciclaggio, ma allora perché si sbancano intere colline, si scavano vasti terreni per seppellirvi ogni sorta di scarto? Perché si cercano sempre nuove aree da destinare al sotterramento dell’immondizia, suscitando le proteste di comitati che alla fine non ottengono alcunché?

Per risolvere la questione, ci vorrebbero degli amministratori intelligenti, onesti e soprattutto coraggiosi. Coraggiosi perché dovrebbero denunciare a viso aperto la truffa della cosiddetta “raccolta differenziata” per introdurre dei sistemi, come il T.H.O.R., che abbattono l’inquinamento, producendo energia.

Nondimeno, con qualche eccezione, “politico onesto” è un ossimoro ed un adynaton: così ci teniamo la sporcizia e le malattie.

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01 settembre, 2014

L'equazione


Esisterà pure un’equazione per predire in che modo le singole gocce di uno zampillo, istante dopo istante, si dispongono nella loro caduta. Di volta in volta, molteplici fattori influiscono sulla configurazione, sulla velocità e la traiettoria delle stille d’acqua: l’energia cinetica, la gravità, l’attrito dell’aria, il rimbalzo delle gocce sulla conca della fontana, il cozzo tra le stille stesse, un improvviso soffio di vento, i granelli del pulviscolo atmosferico…: sono tutti parametri e variabili che è necessario calcolare per costruire il diagramma di un fenomeno tanto complicato, solo in apparenza casuale.

Non so se qualcuno si sia mai cimentato in un’impresa così ingrata: d’altronde a chi interesserebbe poter descrivere la conformazione degli spruzzi nell’istante x1, x2, x3 etc.? Quale vantaggio pratico se ne potrebbe ricavare?

La vita umana assomiglia al getto d’acqua: ha una sua logica, una sua compagine persino matematica, ma destinate a rimanere inconoscibili. Per conoscerle, infatti, dovremmo sapere le caratteristiche precise di tutti gli stati e gli istanti che compongono l’esistenza. Le correlazioni, le “cause”, gli incastri, i rapporti non sono infiniti, ma comunque ammontano ad un numero esorbitante.

E’ singolare che ogni vita, pur nella sua inesorabile finitezza, contenga in sé quasi l’infinito.

La vita è dunque un’equazione, la cui mirabile complessità pare celare una ratio. La vita è un’equazione di cui non conosciamo la risoluzione.

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