Il materialismo e lo spiritualismo sono soperchierie. (C. G. Jung)
Un po’ di tempo fa ho incontrato alcuni miei ex allievi con cui ho avuto il piacere di sviscerare, quasi fosse un dialogo di Platone, alcuni argomenti abissali.
Abbiamo deciso di stabilire il presupposto secondo cui il male non esiste. Tutti gli esseri viventi, in misura maggiore o minore, lo sperimentano, ma si può arguire che il male oggettivamente sussiste? E’ sufficiente una valutazione personale per attestarne la presenza?
Gli atei e materialisti, manifestando ragionevolezza, negano la presenza del male, poiché reputano che tutto avvenga secondo necessarie leggi di natura. Se il ghepardo sbrana la gazzella, siamo di fronte ad una situazione del tutto naturale. Anche se un astro, esplodendo, causa la fine di numerose e raffinate civiltà galattiche, assistiamo ancora ad un evento normale, inscritto nei processi fisici del cosmo. La natura è quel che è: ciò che gli uomini percepiscono come doloroso o ingiusto, dipende solo da un giudizio di valore, giacché non sussiste nelle cose. Secondo tale concezione, ha torto Siddharta Gautama quando lamenta che “la vita è dolore”. No, la vita è così e basta. La natura può sembrare crudele, ma è perfetta.
In modo quasi paradossale i new agers, che si piccano di essere spiritualisti, sono d’accordo con i materialisti: essi ripetono che “tutto è perfetto”. Secondo questa interpretazione, pure il caso-limite di uno psicopatico che tortura un bambino per settimane e che lo uccide dopo aver inflitto alla vittima inaudite sofferenze, sarebbe razionale, possedendo una sua logica indefettibile. E’ spiegato con i soliti argomenti: il karma e la necessità di evolvere. Una summa di questo pensiero si può leggere in un articolo di Luciano Giannazza intitolato “E’ colpa tua”: stando all’autore tutto quello che ci accade, di bello e di brutto, sarebbe stato deciso da noi a priori per evolvere… c’est naturel! Prendiamo un altro caso estremo: il giovane che qualche giorno addietro è stato ustionato con l’acido da una sua ex fidanzata, prima di rinascere, avrebbe stabilito che per lui sarebbe stato molto istruttivo e di enorme giovamento sul piano spirituale incorrere in questo piccolo contrattempo. Et voilà: è stato accontentato!
E’ ovvio che sia i materialisti sia i new agers inciampano in alcune difficoltà teoriche, ma i primi sono maggiormente da apprezzare: infatti, con coerenza, negano il male ma pure Dio e l’immortalità dell’anima. Certo non sanno spiegare né come né perché sorga il male umano, quel surplus di violenza del tutto incompatibile con la struggle for life. Uccidere per sopravvivere è un fatto di natura, ma il seviziare ha una funzione darwiniana? E’ indubbio: anche certi animali seviziano, ma tale comportamento sembra avere una sua valenza biologica: la gatta che tormenta il topolino, dopo averlo catturato, insegna ai gattini come cacciare le prede.
Nel complesso le aporie che devono affrontare i materialisti sono meno ostiche di quelle su cui scivolano i new agers. I materialisti abbracciano anche l’idea del determinismo che è una forma di fatalismo: tutto avviene secondo precise leggi di natura. Giustamente essi non si interrogano sul problema del male, ma sbagliano, come i new agers, quando s’impegnano in crociate contro la superstizione e le ingiustizie sulla Terra. Se non sussiste il male, non ha ragion d’essere neppure l’etica, che è distinzione tra bene e male: perciò di fronte alle sciagure, alle guerre, all’ignoranza, all’oscurantismo, il vero ateo materialista deve rimanere indifferente, come è imperturbabile al cospetto di un ragno che divora un insetto.
Gli “spiritualisti”, invece, vogliono salvare capra e cavoli: affermano il libero arbitrio, ma lo neutralizzano con l’idea del karma; dichiarano che tutto è perfetto, compiuto, ma spronano gli uomini affinché maturino ed evolvano; siamo noi a costruire l’esistenza ed il mondo, ma seguendo un percorso predeterminato a priori in modo inconsapevole. Ne risulta un guazzabuglio, un’accozzaglia di sciocchezze in cui ogni concetto si disintegra in una contraddizione insanabile. Il fatalismo più radicale si incista nella più recisa affermazione della libertà umana.
A proposito di incongruenze, ho notato che alcuni atei e materialisti sono propensi a credere nell’immortalità dell’anima. Ebbene, questa è una gigantesca, irriducibile incoerenza: se, infatti, esiste solo la materia-energia, l’eternità è prerogativa delle particelle del tutto prive di coscienza. Dopo il decesso ci attende il nulla e non è poi una prospettiva così spaventosa, se ricordiamo l’insegnamento di Epicuro. La sopravvivenza dell’individuo dopo la morte fisica presuppone che esista un quid immateriale ed imperituro di cui siamo parte o manifestazione: se non ci piace chiamarlo Dio, definiamolo Anima, Coscienza, Assoluto, Essenza, Essere… Raffiguriamolo anche in modo diverso da come lo presentano le religioni tradizionali, magari come un Dio imperfetto o qualcosa del genere, ma non è consequenziale escluderlo. Un irreligioso non può stare con il piede in due staffe: respingere Dio e, nel contempo, aspettarsi di continuare a vivere in un altro piano, per la “contradizion che no’l consente”.
Tornando al tema del male, è evidente che le argomentazioni dei miscredenti sono, tutto sommato, persuasive, se si prescinde da almeno un aspetto. Il male, che essi riescono ad espellere dalla porta, rientra dalla finestra, quando si considera che l’universo è intrinsecamente irrazionale, solo per il motivo che esiste. Ora l’irrazionalità, sebbene non sia sinonimo di male, implica un risvolto illogico, una mancanza di senso che ci obbligano poi ad arrampicarci sugli specchi per tentare di spiegare l’inspiegabile. Solo il Nulla è perfetto, ma il Nulla non esiste. Visto che qualcosa esiste, quel qualcosa, porta su di sé, come una tartaruga il carapace, il problema del male. Esistere (ex-sistere, ossia stare fuori) significa essere collocato nello spazio e nel tempo: spazio e tempo contengono in sé l’entropia, l’imperfezione che sono difetti del tutto.
Infine la “realtà” è codificata attraverso la lingua: essa, anzi, per molti versi precede e fonda il “reale”. Dunque se le comunità linguistiche hanno sentito l’esigenza di coniare un termine per designare il male, esso in qualche maniera esiste. Esiste nel lògos (discorso) e, in ragione di una corrispondenza biunivoca e sincronica, esiste pure nel mondo.
Un po’ di tempo fa ho incontrato alcuni miei ex allievi con cui ho avuto il piacere di sviscerare, quasi fosse un dialogo di Platone, alcuni argomenti abissali.
Abbiamo deciso di stabilire il presupposto secondo cui il male non esiste. Tutti gli esseri viventi, in misura maggiore o minore, lo sperimentano, ma si può arguire che il male oggettivamente sussiste? E’ sufficiente una valutazione personale per attestarne la presenza?
Gli atei e materialisti, manifestando ragionevolezza, negano la presenza del male, poiché reputano che tutto avvenga secondo necessarie leggi di natura. Se il ghepardo sbrana la gazzella, siamo di fronte ad una situazione del tutto naturale. Anche se un astro, esplodendo, causa la fine di numerose e raffinate civiltà galattiche, assistiamo ancora ad un evento normale, inscritto nei processi fisici del cosmo. La natura è quel che è: ciò che gli uomini percepiscono come doloroso o ingiusto, dipende solo da un giudizio di valore, giacché non sussiste nelle cose. Secondo tale concezione, ha torto Siddharta Gautama quando lamenta che “la vita è dolore”. No, la vita è così e basta. La natura può sembrare crudele, ma è perfetta.
In modo quasi paradossale i new agers, che si piccano di essere spiritualisti, sono d’accordo con i materialisti: essi ripetono che “tutto è perfetto”. Secondo questa interpretazione, pure il caso-limite di uno psicopatico che tortura un bambino per settimane e che lo uccide dopo aver inflitto alla vittima inaudite sofferenze, sarebbe razionale, possedendo una sua logica indefettibile. E’ spiegato con i soliti argomenti: il karma e la necessità di evolvere. Una summa di questo pensiero si può leggere in un articolo di Luciano Giannazza intitolato “E’ colpa tua”: stando all’autore tutto quello che ci accade, di bello e di brutto, sarebbe stato deciso da noi a priori per evolvere… c’est naturel! Prendiamo un altro caso estremo: il giovane che qualche giorno addietro è stato ustionato con l’acido da una sua ex fidanzata, prima di rinascere, avrebbe stabilito che per lui sarebbe stato molto istruttivo e di enorme giovamento sul piano spirituale incorrere in questo piccolo contrattempo. Et voilà: è stato accontentato!
E’ ovvio che sia i materialisti sia i new agers inciampano in alcune difficoltà teoriche, ma i primi sono maggiormente da apprezzare: infatti, con coerenza, negano il male ma pure Dio e l’immortalità dell’anima. Certo non sanno spiegare né come né perché sorga il male umano, quel surplus di violenza del tutto incompatibile con la struggle for life. Uccidere per sopravvivere è un fatto di natura, ma il seviziare ha una funzione darwiniana? E’ indubbio: anche certi animali seviziano, ma tale comportamento sembra avere una sua valenza biologica: la gatta che tormenta il topolino, dopo averlo catturato, insegna ai gattini come cacciare le prede.
Nel complesso le aporie che devono affrontare i materialisti sono meno ostiche di quelle su cui scivolano i new agers. I materialisti abbracciano anche l’idea del determinismo che è una forma di fatalismo: tutto avviene secondo precise leggi di natura. Giustamente essi non si interrogano sul problema del male, ma sbagliano, come i new agers, quando s’impegnano in crociate contro la superstizione e le ingiustizie sulla Terra. Se non sussiste il male, non ha ragion d’essere neppure l’etica, che è distinzione tra bene e male: perciò di fronte alle sciagure, alle guerre, all’ignoranza, all’oscurantismo, il vero ateo materialista deve rimanere indifferente, come è imperturbabile al cospetto di un ragno che divora un insetto.
Gli “spiritualisti”, invece, vogliono salvare capra e cavoli: affermano il libero arbitrio, ma lo neutralizzano con l’idea del karma; dichiarano che tutto è perfetto, compiuto, ma spronano gli uomini affinché maturino ed evolvano; siamo noi a costruire l’esistenza ed il mondo, ma seguendo un percorso predeterminato a priori in modo inconsapevole. Ne risulta un guazzabuglio, un’accozzaglia di sciocchezze in cui ogni concetto si disintegra in una contraddizione insanabile. Il fatalismo più radicale si incista nella più recisa affermazione della libertà umana.
A proposito di incongruenze, ho notato che alcuni atei e materialisti sono propensi a credere nell’immortalità dell’anima. Ebbene, questa è una gigantesca, irriducibile incoerenza: se, infatti, esiste solo la materia-energia, l’eternità è prerogativa delle particelle del tutto prive di coscienza. Dopo il decesso ci attende il nulla e non è poi una prospettiva così spaventosa, se ricordiamo l’insegnamento di Epicuro. La sopravvivenza dell’individuo dopo la morte fisica presuppone che esista un quid immateriale ed imperituro di cui siamo parte o manifestazione: se non ci piace chiamarlo Dio, definiamolo Anima, Coscienza, Assoluto, Essenza, Essere… Raffiguriamolo anche in modo diverso da come lo presentano le religioni tradizionali, magari come un Dio imperfetto o qualcosa del genere, ma non è consequenziale escluderlo. Un irreligioso non può stare con il piede in due staffe: respingere Dio e, nel contempo, aspettarsi di continuare a vivere in un altro piano, per la “contradizion che no’l consente”.
Tornando al tema del male, è evidente che le argomentazioni dei miscredenti sono, tutto sommato, persuasive, se si prescinde da almeno un aspetto. Il male, che essi riescono ad espellere dalla porta, rientra dalla finestra, quando si considera che l’universo è intrinsecamente irrazionale, solo per il motivo che esiste. Ora l’irrazionalità, sebbene non sia sinonimo di male, implica un risvolto illogico, una mancanza di senso che ci obbligano poi ad arrampicarci sugli specchi per tentare di spiegare l’inspiegabile. Solo il Nulla è perfetto, ma il Nulla non esiste. Visto che qualcosa esiste, quel qualcosa, porta su di sé, come una tartaruga il carapace, il problema del male. Esistere (ex-sistere, ossia stare fuori) significa essere collocato nello spazio e nel tempo: spazio e tempo contengono in sé l’entropia, l’imperfezione che sono difetti del tutto.
Infine la “realtà” è codificata attraverso la lingua: essa, anzi, per molti versi precede e fonda il “reale”. Dunque se le comunità linguistiche hanno sentito l’esigenza di coniare un termine per designare il male, esso in qualche maniera esiste. Esiste nel lògos (discorso) e, in ragione di una corrispondenza biunivoca e sincronica, esiste pure nel mondo.
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“Il bisogno di Dio non è mio, è dell’umanità, è soprattutto il bisogno di un poco di giustizia, di un poco di luce, di un poco di anima in tanta massa condizionata dai potenti mezzi di diffusione (e di educazione alla rovescia) oggi esistenti, dove le parole sono “stracci” o “frecce di sole”, dove per risolvere la questione della vita bastano “il sesso e la partita. /Resta (miseria d’una sorte) /da risolver la morte”.
RispondiEliminaGiorgio Caproni
http://luigi-pellini.blogspot.it/2015/01/cercando-lanima-delle-cose.html
Ciao Zret,
Eliminainnanzitutto ti ringrazio per questo post che fa riflettere, anche l'immagine la trovo azzeccata. Io negli atei materialisti ho sempre visto una paura di fondo, paura che possa davvero esistere qualcosa di superiore che sfugga alla comprensione. Di contro nei new agers ci vedo, in alcuni, un bel po' di ipocrisia e, in altri, un'affannarsi ad auto-convincersi che ciò che fanno ha un senso, anche qui ci vedo una paura di fondo, paura che abbiano ragione gli atei.
Siccome la mia esperienza di vita mi ha portato ad avvicinarmi alla posizione del panenteismo (non panteismo), cioè la posizione teologica che sostiene che Dio sia immanente nell'universo ma che allo stesso tempo lo trascenda, non mi chiedo, innanzitutto, se Dio sia buono, giusto, misericordioso etc. poiché essendo una forza assoluta è anche inconoscibile (ed è inutile rivolgergli preghiere).
Il male esiste e, penso, siamo tutti d'accordo nel dire che non esiste un ghepardo malvagio perché sbrana una gazzella (se seguiamo questo ragionamento, allora, la gazzella che scappa è malvagia perché fa morire di fame il ghepardo). Mi rendo conto che la cosa si fa lunga, quindi taglio corto; il male, da mio punto di vista, è la divisione. Se Dio è immanente allora è anche in noi e in tutto ciò che ci circonda, l'umanità, oltre a dover trovare il divino dentro di sé, deve diventare un insieme di individualità consapevoli di essere parte di un Tutto, di essere un tassello di una forza divina che è dentro e fuori di noi. Le divisioni, le cose che ci spingono a rifugiarci, con paura, in gruppi sempre più ristretti. Distruggiamo il pianeta perché ci sentiamo estranei a esso e non capiamo che stiamo distruggendo noi stessi. Questo è il male, e fa gioco al potere che ci tiene sotto scacco, che ci divide in continuazione perché teme che un comportamento solidale possa manifestarsi apertamente.
Ma direi che prima di parlare di Dio dovremmo cominciare a pensare con la nostra testa, e non con la televisione (parlo in generale).
Ciao
Carissimo, le Tue riflessioni sono molto interessanti e piene di spunti che sarebbe bello approfondire.
EliminaPer quanto mi riguarda, sono in disaccordo sia con gli atei materialisti sia con i new agers. Sì, questi ultimi sono ipocriti e soprattutto molto venali.
Certamente il Male esiste, ma è impossibile capirne l'origine. In linea di massima mi sento vicino al filosofo Schelling che ritiene che in Dio esista un lato oscuro. So che questa concezione può sembrare blasfema, ma non vedo altre ipotesi dotate di un minimo di plausibilità. Del tema mi sono occupato in varie occasioni.
Ti preannuncio che ho in animo di pubblicare un articolo intitolato "Esiste l'Inferno?"
Ciao
Ciao Zret un'ulteriore conferma da parte della scienza dominante: il male non esiste è sempre frutto del caso. Hanno addirittura ingaggiato un matematico per dimostrarlo ... Tutto ciò non fa altro che rivelare come il pensiero scientifico diventi di giorno in giorno sempre più debole...
RispondiEliminahttp://compressamente.blogspot.it/2015/01/il-tumore-e-una-questione-di-sfortuna-e.html
Come volevasi dimostrare, Ron. E' un pensiero che non pensa più.
EliminaCiao
In tema di esistenza del male, ho recentemente ricevuto in prestito da un amico che stimo e rispetto un libro scritto da uno psicologo Americano, tale Michael Newton PhD (gli americani tengono ai titoli quanto e piu’ degli italiani) intitolato “Journey of the souls”. In tale libro il PhD di cui sopra narra i risultati di “decenni” (nientemeno) di ipnosi regressive durante le quali ha potuto costruirsi una certa comprensione di cosa ci attenda dopo la morte. Il libro presuppone una fede certa nella reincarnazione, e infatti prospetta per le povere anime un destino peggiore di quello della ruota del samsara, alloggiate temporaneamente in una dimensione a meta’ tra la nostra fisica e quella eterna, costrette in piccoli gruppi a “imparare lezioni”.
RispondiEliminaConfesso di essere seriamente in difficolta’ xche’, sebbene normalmente io legga di tutto con interesse e attenzione, comprese le pubblicazioni dei testimoni di Geova, con questo libro mi sono scoperta ad adottare dei trucchi tipo una riga si e cinque no, nel tentativo di sfuggire al tedio della inverosimile narrazione. E anche cosi’ dopo 2 settimane sono solo arrivata poco dopo la centesima pagina!
L’originale (quantomeno) concezione del male proposta dall’autore, sotto le mentite spoglie dei pazienti in ipnosi, e’ che il male sia una condizione necessaria per evolvere, come tale prevista e pianificata in sede di preparazione allo sbarco nella vita successiva. Coloro i quali nel corso della vita si fossero resi responsabili di azioni gravi e efferate non hanno da temere, perche’ essendo il gioco dei ruoli stato deciso in anticipo non hanno negativita’ da “spurgare “ ma necessitano solamente di una azione di “rimodellamento energetico”.
Avrei liquidato il tutto con una bella risata, se non avessi letto che il libro e’ un best seller e che il suo autore ha aperto un mega centro in cui prepara specialisti con le sue “tecniche”. Mi domando dove sia il limite al peggio.
Un altro autore New age che ha trovato il modo per coniugare immani sciocchezze con ingenti introiti. Buon per lui...
EliminaCiao
Esiste il male? Sì, ma non è quello che molti – dai sociologi benpensanti ai filosofi più acuti – potrebbero pensare sia. Innanzitutto non è legato alle nostre convenzioni e ideologie. Non ha una vita propria tanto meno una coscienza. Non ha nulla a che fare con i processi naturali che avvengono nelle galassie. Non riguarda gli animali e le piante perché loro non possiedono il libero arbitrio, non possono scegliere.
RispondiEliminaIl materialismo e lo spiritualismo trattano solo alcuni aspetti dell’umana esistenza nemmeno quelli più profondi, non l’insieme della realtà perciò non possono scorgere la sorgente di quell’Abisso. Il male, è facile da spiegare se consideriamo l’Uomo come un computer biologico autoprogrammabile, sotto il nostro controllo diretto e totale. Se davvero il ‘Buddha’ insegnava che la vita sarebbe dolore, certamente non intendeva Vita o l’Essere di per se ma quella “vita” o stile di vita che conducono uomini ordinari sulla Terra – una vitaccia piena di aspettative dunque delusioni, di illusioni private e pubbliche dunque fallimenti, errori di valutazione, di incomprensioni, d’ignoranza esistenziale, ed il tutto nel contesto di una società costruita a misura del dittatore.
Il male come dice la parola stessa è semplicemente un mal-funzionamento del cervello umano di solito provocato dalla superficialità del soggetto che a lungo andare, se non curato immediatamente, genera la malattia (contagiosa) del crimine la quale come in un loop diabolico alimenta se stessa, si rafforza all’infinito e si intensifica sempre più fino a raggiungere livelli inimmaginabili. Il ghepardo sbrana la gazzella perché deve nutrirsi e la gazzella lo sa bene, non è un problema. Al contrario non c’è traccia delle leggi di natura in uno psicopatico che tortura il bambino, lasciamo perdere gli Adepti del “new age” commerciale, i quali se ne inventano di tutti i colori pur di sostenere l’ipotetica perfezione del tutto.
La perfezione -non quella assoluta- esiste, però soltanto in presenza della saggezza e l’armonia tra creature e tra Cielo e Terra. Quando manca quella, tutto diviene possibile, ogni errore ed ogni orrore perché nessuno può fermare un cervello senza amore quindi un cervello malato non più funzionante o mal-funzionante dal progettare ogni sorta di azioni “malvagie”, nel vano tentativo di fuggire da una realtà infernale, la sua. Il fatto poi che la mente umana (sana) essendo per sua natura limitata non riesce a concepire l’infinito, non vuol dire che l’infinito sia irrazionale. Ho sentito una fattucchiera dire che nessuno uccide da solo, che c’è sempre uno spirito, o il diavolo, dietro ad ogni crimine. Non è esattamente così.
L’extraterrestre chiamato “Satana” suggerisce, ma non agisce. Più che di spiriti esterni o alieni parliamo di programmi o virus mentali che si autogenerano, moltiplicano ovunque regna la menzogna volontaria e le sue figlie: la falsa religione e la finta spiritualità. Inoltre, perché confondere la Necessità – l’archetipo fondante di ogni cosa il quale senza essere una divinità è comunque superiore addirittura ad altri due archetipi (Amore e Giustizia), con la pura sperimentazione – il percorso ad ostacoli delle creature umanoidi? Le piccole imperfezioni fanno parte integrante di questo “percorso libero”; in nessun caso possiamo definirlo un male altrimenti non sarebbe libero, non avrebbe portato all’evoluzione.
Sono esclusivamente le scelte degli umani, delle coscienze individuali che siamo, a permettere e/o produrre il “male” nei Mondi insomma tutto quello che impedisce la felicità e la piena autorealizzazione di ognuno di noi. La vita è dolore quando pretendi, quando invece di gioire di ciò che sei tendi ad attaccarti a cose, oggetti, istituzioni, sistemi ma anche persone, o peggio, agli idoli. Non servono teorie strane e antiscientifiche sulla reincarnazione o l’immortalità dell’anima soprannaturale, mistica perché ognuno attira ciò che teme QUI-ED-ORA, per il suo bene. Il Giusto non avendo paure è libero dall’influenza di questi “spiritelli” o virus, intrusi mentali in quanto non ne ha bisogno.
Ferisce la figlia di 3 anni a colpi di martello “Sentivo le voci, dovevo proteggerla”
EliminaAi carabinieri l’uomo ha poi detto di `sentire delle voci´ che gli avrebbero `imposto´ di aggredire la piccola, per `liberarla´ da un male che l’avrebbe attanagliata.
http://www.lastampa.it/2015/01/01/italia/cronache/ferisce-la-figlia-di-anni-a-colpi-di-martello-sentivo-le-voci-dovevo-proteggerla-pApVqKedKLdgnDQ6Q1xhsO/pagina.html
Milkywayinfinity, situazione molto complessa quella degli intrusi mentali che spingono gli umani a commettere il male.
EliminaSebbene la pensi come te al 100%, leggi poi certe notizie che fanno riflettere e rimettono tutto in discussione. Ciao.
Millywayinfinity, hai messo molta carne al fuoco. Replicare punto per punto mi è impossibile. Tuttavia vorrei almeno precisare che il concetto di libero arbitrio è un postulato della ragion pratica, di per sé indimostrabile.
EliminaL'etimologia di "male" rimanda a vocaboli che significano maschio e frutto, ma i nessi sono tutt'altro che chiari.
Che si siano introdotti nella nostra realtà dei virus (gli Arconti?) mi pare probabile. Perché nessuno lo sa.
Ciao
@Ron. E' il meccanismo "di sovrapposizione". Un virus informatico potrebbe farti apparire il fake login di un sito facendoti credere che sia quello vero, così un virus mentale potrebbe farti sentire delle voci facendoti credere provengano da oltre tomba o da qualche divinità. Il discernimento è d'obbligo ed è la chiave in codeste situazioni. Anche il criminale Bush disse di aver attaccato Iraq per obbedire alle voci: «L'attacco me l'ha ordinato Dio».
Elimina@Zret. Esatto gli Arconti sono qui, dal principio. Puoi immaginare il loro ruolo nel seguente modo. Esempio esco per comprare il pane ma tra casa mia e il panettiere "casualmente" c'è l'orafo, entro e acquisto una catena d'oro grossa e pesantissima - così resto affamato e senza un €. E' la nostra libertà, la scelta tra l'essenziale e il superfluo, tra essere e apparire. Nessuno è in grado di toglierci questa libertà.
Non si capisce da dove vengano questi virus e che funzione abbiano. A che servono le parole, anche quelle più scintillanti, contro la realtà del male?
EliminaCiao