13 settembre, 2015

Il gregge e le eggregore



N.B. Il titolo-paranomasia della presente riflessione si deve ad un proficuo dialogo con l’amico Emanuele che ringrazio.

Siamo intossicati dalle notizie, per lo più false e distorte, provenienti dai media ufficiali: se smettessimo tutti di leggere i quotidiani sia cartacei sia telematici, se smettessimo tutti di seguire i telegiornali, il sistema avrebbe l’attuale deleterio influsso sull’opinione pubblica? Ormai ogni perversa decisione assunta dall’establishment è efficace, perché è amplificata nonché gestita e diretta dagli organi di regime. Editori, direttori e “giornalisti” sono molto più potenti dei generali. L’inganno può proseguire, solo se troviamo qualcuno disposto ad ascoltare i bugiardi. Basta un’immagine sconvolgente spesso spuria per innescare prevedibili reazioni nella massa, tacendo nel contempo sulle vere ragioni e sui retroscena di conflitti, crisi, “emergenze”. La psicologia ed il comportamento della folla obbediscono allo schema stimolo-risposta: Skinner docet.

Potremmo trarre immensi benefici da un oscuramento dell’”informazione” mainstream: non saremmo più colpiti dagli strali avvelenati di quelle news che servono solo ad instillare ansie, paure, sensi di colpa, ad installare falsità nella coscienza e nell’inconscio. Purtroppo il gregge è controllato con le eggregore.

Oggi, invece di leggere i classici da cui ricavare insegnamenti immortali, si affonda la testa negli scartafacci governativi e si presta attenzione alle menzogne del “cattivo pastore”.

Ormai il “pensiero” unico, un “pensiero” distorto ed autodistruttivo, è talmente inveterato nelle persone che supporre di poterlo estirpare è quasi utopico. Addirittura provare a svellerlo potrebbe causare più danni di quanti ne provochi il suo radicamento, come quando si decide di sbarbicare un glicine: si tenta di divellerlo e crolla il muro in cui la pianta ha messo le sue tenaci radici.

Anche la tecnologia, che è poi oggi il principale strumento con cui sono trasmessi i messaggi nel mondo globalizzato, è sempre più invadente e dispotica: bisognerebbe adottare nei suoi confronti il motto latino “habere, non haberi”, cioè “possedere, non essere posseduti”.

Le azioni più “semplici”, spegnere il televisore ed accendere la fantasia, usare i dispositivi tecnologici, senza lasciarsene dominare, sono diventate le sfide più ardue. Chi, novello Odisseo, prenderà le idonee precauzioni affinché la sirena della tecnica non ci spinga a sfracellarci sugli scogli?

Come sempre, l’equilibrio non è facile da conseguire e, anche quando lo si acquisisce, si può mantenere per qualche istante, dopodiché si ricade nell’alternanza degli eccessi il cui moto oscillatorio pare essere perpetuo.

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1 commento:

  1. Dal libro "Propaganda" di Edward Bernays (1929) leggiamo:

    "Quelli che manipolano il meccanismo nascosto della società costituiscono un governo invisibile che è il vero potere che controlla. Noi siamo governati, le nostre menti vengono plasmate, i nostri gusti vengono formati, le nostre idee sono quasi totalmente influenzate da uomini di cui non abbiamo mai nemmeno sentito parlare. Questo è il logico risultato del modo in cui la nostra società democratica è organizzata. Un vasto numero di esseri umani deve cooperare in questa maniera se si vuole vivere insieme con una società che funzioni in modo tranquillo. In quasi tutte le azioni della nostra vita, sia in ambito politico o negli affari o nella nostra condotta sociale o nel nostro pensiero morale, siamo dominati da un relativamente piccolo numero di persone che comprendono i processi mentali e i modelli di comportamento delle masse. Sono loro che tirano i fili che controllano la mente delle persone. Coloro che hanno in mano questo meccanismo, costituiscono il vero potere esecutivo del paese."

    Ciliegina sulla torta per finire, Bernays è non solo il nipote di Sigmund Freud (zio) econsiderato il padre delle moderne relazioni pubbliche, ma è anche considerato una fra le cento figure più potenti del XX secolo tuttavia, durante una discussione con un dottorando in psicologia, realizzai con una certa incredulità che il dottorando in questione non sapeva nemmeno della su esistenza! Ma che cavolo insegnano nelle università? (domanda retorica).

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