Anni fa conobbi uno studente universitario che, ritenendo il numero la quintessenza della realtà, si era persino convinto che le sequenze alfanumeriche delle targhe automobilistiche contenevano messaggi reconditi. A suo parere, bastava decodificare i numeri, unirli secondo particolari combinazioni, associarli a lettere per ottenere frasi di senso compiuto con cui prevedere il futuro (idea folle) e scoprire nuove leggi fisiche. Qualsiasi cifra poteva rivelarsi utile all’uopo: un numero di telefono udito durante una conversazione, un codice su un prodotto, una data in calce ad un foglio, i numeri delle corriere… Le cifre erano poi inserite in sistemi, funzioni, equazioni, algoritmi, a loro volta tradotti in enunciati. A che cosa conducono tutte queste cabale è facile immaginare: nel migliore dei casi, si enucleano dagli oggetti sezioni auree ed altre euritmiche corrispondenze. Che cosa cambia?
Il goliarda mi ricorda una pellicola d’essai il cui protagonista è un matematico che crede di poter attingere Dio attraverso l’aritmetica. Dopo una serie di disavventure e di cerebrali dibattiti con il suo ex docente, l’uomo perde il senno: invece dell’Assoluto, trova il Nulla più assurdo, poiché la logica lo ha condotto nel territorio della follia. Gli si para innanzi l’infinita insensatezza del Tutto congelata nella solitudine di uno sguardo. L’efficace film è in bianco e nero a suggerire la rigida, cartesiana illusione dello scienziato.
Davvero il nucleo della realtà è una matrice? Se così fosse, difficilmente si spiegherebbero sia l’emergere della Coscienza sia il male: infatti la matematica è algida, ma innocua ed inanimata.
Sentiamo, invece, di vivere in un mondo, come scrive Carl Gustav Jung, “bellissimo ma crudele”. E’ in questa inestricabile contraddizione che si situa la vita. E’ da questo nodo ontologico che dipende l’abnorme irrazionalità del reale a tal punto che addirittura esso si capovolge, assumendo connotati contrari a quelli coerenti, regolari, come se una mente malandrina si fosse divertita a sparigliare, a mescolare le carte.
Così, quanto più rintracciamo nella natura nascoste armonie e correlazioni digitali, tanto più ci sembra di allontanarsi dal cuore delle cose. Questo cuore è carne, vene e sangue. Il rigore e la precisione dei numeri dileguano al cospetto dell’immenso, feroce enigma del cosmo e dell’esistenza.
Il goliarda mi ricorda una pellicola d’essai il cui protagonista è un matematico che crede di poter attingere Dio attraverso l’aritmetica. Dopo una serie di disavventure e di cerebrali dibattiti con il suo ex docente, l’uomo perde il senno: invece dell’Assoluto, trova il Nulla più assurdo, poiché la logica lo ha condotto nel territorio della follia. Gli si para innanzi l’infinita insensatezza del Tutto congelata nella solitudine di uno sguardo. L’efficace film è in bianco e nero a suggerire la rigida, cartesiana illusione dello scienziato.
Davvero il nucleo della realtà è una matrice? Se così fosse, difficilmente si spiegherebbero sia l’emergere della Coscienza sia il male: infatti la matematica è algida, ma innocua ed inanimata.
Sentiamo, invece, di vivere in un mondo, come scrive Carl Gustav Jung, “bellissimo ma crudele”. E’ in questa inestricabile contraddizione che si situa la vita. E’ da questo nodo ontologico che dipende l’abnorme irrazionalità del reale a tal punto che addirittura esso si capovolge, assumendo connotati contrari a quelli coerenti, regolari, come se una mente malandrina si fosse divertita a sparigliare, a mescolare le carte.
Così, quanto più rintracciamo nella natura nascoste armonie e correlazioni digitali, tanto più ci sembra di allontanarsi dal cuore delle cose. Questo cuore è carne, vene e sangue. Il rigore e la precisione dei numeri dileguano al cospetto dell’immenso, feroce enigma del cosmo e dell’esistenza.
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Ottime ed utili riflessioni. La 'matrice' impedirebbe la casualità o, meglio, ne darebbe una parvenza codificata. In questo modo i numeri indicherebbero un destino. Che dire? E' l'enigma più profondo. Vibrazioni, frequenze, numeri ... in esse si cela il grande segreto del demiurgo? Il 'codice genesi'? Tornando sulla terra, bella e vera la frase di Jung. L'esperienza del reale è sempre più complessa di quel che appare. Ciao Zret
RispondiEliminaE' vero: i numeri potrebbero coincidere con un universo predeterminato, congegnato come un orologio. Forse essi appartengono al Demiurgo e non a Dio.
EliminaCiao e grazie.