28 febbraio, 2016

Il Nuovo disordine mondiale



Il presente articolo è stato pubblicato tramite una connessione temporanea e di fortuna, a seguito di un grave problema di collegamento alla Rete.

E’ molto diffusa fra i ricercatori indipendenti la dicitura “Nuovo ordine mondiale” a designare il regime totalitario esteso, almeno teoricamente e nei progetti della feccia, a tutto il pianeta.

Ci chiediamo se tale locuzione sia adeguata. Ci pare di no. La parola “ordine” che, all’interno del sintagma è il termine più forte sotto il profilo semantico, evoca un sistema ben strutturato e basato sulla legge: tale legge sarà pure draconiana ma dovrebbe essere uguale per tutti e destinata a promuovere un’equilibrata convivenza civile. Sub lege libertas? No, l’esatto contrario. Invero codesto Novus ordo non ha neppure un lato positivo, perché l’ordine non consuona con l’eguaglianza ed il rispetto delle regole; invece coincide con una dittatura che, mentre schiaccia la libertà di pensiero e di espressione, promuove la licenza, la sfrenatezza, il caos. Così la famiglia è disgregata attraverso leggi ad hoc, la società viene corrotta e disarticolata, per mezzo dell’immigrazione incontrollata, a causa dei conflitti interetnici; le nazioni sono snaturate, gli Stati sono esautorati con la creazione di istituzioni sovranazionali. Questo non è ordine: questa è confusione, babele!

Si illude chi crede che l’instaurazione del Novus ordo seclorum significhi almeno debellare la cosiddetta microcriminalità, rendere sicure e vivibili le degradate metropoli. Si illude chi pensa che finalmente la giustizia, per quanto - lo ribadiamo - ferrea e disumana, sia, all’interno di tale sistema centralizzato, applicata in modo equanime, senza favoritismi. E’ il contrario. La coercizione, il controllo e la punizione si abbattono SOLO sui dissidenti, mentre criminali incalliti e feroci trovano clemenza e comprensione presso i tribunali. Ciò non è una coincidenza: è una precisa, delinquenziale volontà di perseguitare donne e uomini liberi, mentre si fomentano e legittimano i delitti, le turpitudini, le perversità, tutti i vizi che disintegrano e traviano i rapporti umani e sociali. Le cronache ogni giorno documentano ed attestano che la “Giustizia” è implacabile contro gli innocenti ed indulgente nei confronti degli scellerati.

Ecco perché le città sono sempre più sporche, degradate, caotiche: è questo l’”ordine”. Ecco perché le istituzioni sono sempre più inefficienti, pletoriche, marce,: è questo l’”ordine”. L’ordine si nutre del disordine, della disorganizzazione, delle sperequazioni, della miseria. Esso si radica in un suolo contaminato; si alimenta di veleni, a guisa di certi batteri che prosperano nei terreni e nelle acque inquinate. La delinquenza e la violazione delle norme servono sempre come pretesto per colpire cittadini onesti già vessati.

Anche il progetto di creare delle macroregioni in Europa, destinate a sostituire ed a sovrapporsi alle attuali circoscrizioni amministrative, è funzionale a generare ulteriore caos: diventa tutto un intrico di norme, di competenze, di regolamenti, mentre le tradizioni locali sono disgregate dalla ridefinizione dei confini.

Pure le guerre e le tensioni internazionali fanno alla bisogna: oltre ad essere dettate da loschi interessi economici, producono un perenne stato di incertezza e di precarietà.

No. Non è né laworder. La “legge” è interpretata ad uso e consumo dei prepotenti e dei furbi; è strumento per eliminare il dissenso e, contemporaneamente, per giustificare ed assolvere i furfanti più pericolosi. E’ una “Giustizia” forte con i deboli e comprensiva con gli arroganti. Il diritto è storto e nessuno può raddrizzarlo.

Sub lege servitus: sotto la legge la schiavitù ed ogni ingiustizia, ma con tutte le firme e le marche da bollo regolari.

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La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

22 febbraio, 2016

Biscotti avvelenati



Per avventura abbiamo trovato sulla Rete, tra le miriadi di video inseriti, quello con la pubblicità di una nota marca di biscotti. E’ palese che le campagne pubblicitarie mirano a creare un clima, ad instillare nel subconscio dei messaggi: oggigiorno vendere i prodotti, stimolare i consumi sono divenuti obiettivi quasi secondari, rispetto a fini di controllo, di colonizzazione della coscienza. Il cuore delll’abominevole sistema non è tanto la pur deprecabile bramosia di denaro, quanto il culto del male che è insinuato attraverso mille vie, mille pretesti.

Così non sorprende che un comune spot veicoli un contenuto diventato un Leit motiv in questi ultimi decenni. Sappiamo che il giorno 11 settembre 2001 è un evento spartiacque nella storia contemporanea a tal punto che la cifra 9 11 è disseminata in un numero considerevole di pellicole cinematografiche, produzioni televisive, fumetti etc. Da un lato si è creata un’egregora, dall’altro si sono lanciati una provocazione ed un segnale che solo pochi potevano decodificare.

Quasi sempre questo numero-simbolo è rintracciabile in contesti antecedenti il famigerato evento: esiste, però, qualche eccezione. E’ il caso della produzione in oggetto, una stucchevole ed enfatica celebrazione dello sport e del cameratismo che lega gli atleti: al secondo 11 (la pubblicità dura 45 secondi...) sono inquadrati due giovanissimi calciatori. I ragazzi, dopo essere usciti dagli spogliatoi, si avviano, pieni di lena ed entusiasmo, verso il campo da gioco: sono ripresi di spalle e sulle rispettive magliette campeggiano i numeri 9 11… Sicuramente è solo un’altra coincidenza…

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19 febbraio, 2016

Dove fu costruita la Torre di Babele?



Lo storico britannico David Rohl ha recentemente ipotizzato che Eridu e non Babilonia fosse il centro in cui fu eretta la celebre torre menzionata e descritta nella Bibbia. La congettura si sostanzia delle seguenti ragioni. [1]

Le rovine della ziggurat di Eridu sono ben più grandi e più antiche di tutte le altre disseminate nella Mesopotamia: le vestigia di Eridu sembrano coincidere con la rappresentazione biblica dell'incompiuta torre di Babele. Eridu, il cui nome dovrebbe valere “città costruita lontano”, è ritenuta la più antica “polis” sumera.

Un nome di Eridu nei logogrammi cuneiformi è pronunciato "Nun.Ki" (il luogo potente, ki si può rendere con “terra”, “regione”, “luogo”), ma molto più tardi lo stesso "Nun.Ki" fu inteso a designare la città di Babilonia. Qui fu edificato un tempio al dio Marduk, con sei piani sovrapposti di pianta quadrangolare.

La più recente versione greca della Lista dei re di Berosso (III sec. a.C. circa) indica, nelle prime versioni Eridu come la città in cui per la prima volta "la regalità calò dal cielo". [2]

Rohl ed altri, inoltre, identificano il re biblico Nimrod, costruttore di Erech (Uruk) e Babel, con il leggendario Enmerkar citato nella Lista dei re, noto per aver costruito templi sia nella sua capitale Uruk sia ad Eridu. Tenendo conto che originariamente l’ebraico si scriveva senza le vocali, il nome israelitico NMR combacia con quello sumero NMR, togliendo kar che significa “cacciatore”. Nella Bibbia (Gen. 10:9) Nimrod è definito “gran cacciatore” al cospetto di Dio. Alcuni studiosi credono di poterlo identificare con il sumero-accadico Ninurta, dio della guerra e patrono della caccia, figlio di Enlil o Bel e di Ininni. Era chiamato “la freccia, l’eroe potente”. Il suo simbolo era un’aquila con le ali spiegate.

A proposito dell’epiteto “cacciatore” non bisogna pensare solo all’attività venatoria. La "Cyclopædia of Biblical, Theological, and Ecclesiastical Literature of M'Clintock and Strong" osserva: “Che la potente caccia non si limitasse agli animali è evidente dalla stretta connessione con l'edificazione di otto città... Ciò che Nimrod fece come cacciatore fu il preludio di ciò che fece poi come conquistatore. Fin dall'antichità caccia ed eroismo erano particolarmente e naturalmente associati. Anche i monumenti assiri raffiguravano molte scene di caccia e la parola è spesso impiegata in riferimento a campagne militari.Pertanto caccia e battaglia, che nello stesso paese in epoche successive furono così intimamente legate, potrebbero essere qui associate o coincidere. Il senso allora sarebbe che Nimrod fu il primo a fondare un regno dopo il diluvio, per unificare la frammentaria autorità patriarcale e consolidarla sotto di sé come unico capo e signore; e tutto questo in opposizione a YHWH, trattandosi di una violenta ingerenza del potere camitico in territorio semita”.

La confusione delle lingue, successiva alla distruzione della torre, è considerata da Rohl più che altro come uno stato de facto, ossia come la coesistenza nella terra di Sumer di diverse etnie, ognuna con il suo idioma: genti presumeriche, Sumeri, Accadi...

Le conclusioni, cui sono giunti Rohl et al., confermano che la Bibbia è un libro storico: come tutte le opere storiografiche, contiene preziose informazioni sul passato accanto ad inesattezze più o meno intenzionali. Il testo in oggetto deve essere interpretato attraverso gli strumenti dell’archeologia, della linguistica comparata, dell’antropologia etc.: non può essere inteso in senso letterale, ma è auspicabile individuarne sovrapposizioni, addentellati, incongruenze, riscontri per recuperare il più possibile ragguagli spesso nascosti sotto spessi strati di volgarizzazioni.

Meritoria quindi l’indagine di Rohl che, come vedremo, tende a convergere, in assenza di qualsiasi influsso, con le acquisizioni di ricercatori non allineati.

[1] David Michael Rohl (Manchester, 12 settembre 1950) è un egittologo britannico ed ex direttore dell'I.S.I.S. (Institute for the study of interdisciplinary sciences): nel 1980 propose alcune ricostruzioni non convenzionali, rivedendo la cronologia dell'antico Egitto e di Israele. Attualmente vive a Marina Alta, Spagna.

[2] Berosso (secc.IV-III a. C.) fu storico babilonese. Sacerdote di Marduk, espose in greco la cosmologia, la mitologia, l’astronomia e la storia mesopotamica dall’era antidiluviana ad Alessandro Magno, nei tre libri di Babyloniakà fondati sui testi cuneiformi. Ne restano frammenti pervenutici per tradizione indiretta.

Fonti:

Cyclopædia of Biblical, Theological, and Ecclesiastical Literature, a cura M'Clintock e Strong,1894, vol. VII, p. 109
Enciclopedia dell’antichità classica, Milano, 2005 s.v. Berosso
A. Mercatante, Dizionario universale dei miti e delle leggende, Milano, 2001. s.v. Babele e Nimrod


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15 febbraio, 2016

La teoria del Big bang è errata?



La teoria del Big bang potrebbe essere errata? Sono molti gli scienziati a sostenerlo e ad essersi impegnati nella confutazione di tale sistema, per evidenziarne paradossi ed incongruenze, ma, come nel caso del Darwinismo, idolatrato come verità assoluta, la comunità accademica, per conformismo o per convenienza, ha abbracciato il modello interpretativo del Big bang e non è disposta ad abbandonarlo per nessuna ragione. E’ uno di quei casi in cui la scienza si degrada ad ideologia, a struttura di potere.

A sostegno di questa concezione, si chiamano in causa alcuni fenomeni quali lo spostamento verso il rosso (red shifting) e la radiazione di fondo: il primo dimostrerebbe che le galassie si allontanano tra loro. Tra l’altro tale allontanamento avverrebbe a sempre maggiore velocità, in contrasto con il secondo principio della termodinamica. Per giustificare l’accelerazione, si è postulata l’energia oscura, la cui misteriosa azione sarebbe in grado di vincere la gravità esercitata dai corpi celesti. Insomma, quando la formella non s’incastra nello spazio ad essa corrispondente, la si spezza di modo che vi entri.

Un argomento contro la teoria in esame risiede senza dubbio nella difficoltà a spiegare come una conflagrazione iniziale, che è una circostanza violenta, possa aver generato un universo armonioso: d’altronde la parola “cosmo”, sinonimo di “universo”, significa proprio “ordine”. E’ come se, facendo brillare un esplosivo all’interno di un’abitazione, si ottenesse una magnifica villa, invece che un cumulo di macerie.

Lo spostamento verso il rosso e la radiazione di fondo, fenomeni reputati atti ad avvalorare la teoria in oggetto, possono essere motivati, senza ricorrere all’ipotesi di un universo che, prodotto da un’ekpyrosis primigenia, è subito avviato ad espandersi ad un ritmo sempre più rapido. E’ quest’ultima la teoria dell’inflazione.

Last but not least, il modello cosmologico del Big bang fu elaborato da Georges Lemaître, sacerdote belga di formazione gesuita… I Gesuiti ed i loro accoliti non sono proprio garanzia di attendibilità.

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13 febbraio, 2016

Boomerang

Dove sono gli indizî?

La vera, intollerabile dissonanza è questa: riuscire a concepire un quid metafisico di là dalla bruta materia, dalla cieca casualità, intravedere per giunta, oltre lo schermo piatto dell’esistenza quotidiana, dell’ordinaria banalità, un barlume spirituale.

Eppure, nel contempo, constatare ogni istante, ogni giorno, con ferma, tetragona certezza che una vicinanza infinita separa i due mondi, un’adiacente lontananza li intreccia. Sono due mondi che si toccano, ma che si ignorano, restano a vicenda indifferenti. Questo spiega perché i tentativi di aprire una breccia nel muro ostile ed ostinato della nostra misera realtà sono destinati al fallimento. Allo stesso modo ogni appello, per quanto proveniente dal cuore dell’anima, ritorna qui come un boomerang... immancabilmente.

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09 febbraio, 2016

Asintoto



Qualche giorno addietro, mentre camminavo in una via del centro, traudii la voce di un araldo che cercava di catturare l’attenzione dei passanti, esclamando: “Finirà un giorno la sofferenza?”. “Finirà un giorno la sofferenza?”… bella domanda. Gli esseri viventi sono stremati dai dolori, in tutte le sue forme, consumati dalle malattie del corpo e dell’anima, segnati da perdite definitive, eppure all’orizzonte non si intravede alcuna svolta positiva. Quante persone sono martoriate e dilaniate nella carne e nella psiche! Tuttavia al cospetto di queste feroci carneficine, molti sanno solo mostrare le fantasmagoriche ed illusorie immagini di una lanterna magica.

Sempre più ci si sente soffocati dall’afa della noia, stritolati dall’ingranaggio del destino: è questo senso di fatalità, di irreversibilità che ci opprime. Gli eventi non accadono: ci cadono addosso. L’esistenza è un teatro kabuki in cui siamo attori che hanno dimenticato il copione.

Tra errori ed orrori la storia personale e quella collettiva procedono a balzi, a strattoni. Procedono, ma verso dove?

Qualcuno promette e prospetta un futuro roseo, un mondo ed un’era in cui finalmente ogni angoscia sarà cancellata, si scioglierà come neve al sole. Purtroppo codesta era è collocata in un avvenire che pare un asintoto. E’ un tempo che si allontana quanto più sembra avvicinarsi. Bastano il pensiero positivo, è sufficiente riequilibrare i chakra, stamparsi un bel sorriso sul volto, abbracciare la vita… e voilà tutto si risolve. Sfortunatamente, pur con tutte le buone intenzioni, l’incubo sembra, almeno per ora, refrattario, recalcitrante ad essere tradotto in un sogno.

“Finirà un giorno la sofferenza?” Sorprende il disinteresse con cui la gente accoglieva questo cruciale quesito. Esistono mali peggiori dei tormenti: l’insensibilità, l’incapacità di provare emozioni, di ascoltare la voce dell’infinito, magagne di un genere umano ormai riarso, desertificato.

Forse bisognerebbe urlare: “Finirà un giorno l’indifferenza?” Oggi non solo si grida nel deserto: si grida contro il deserto.

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05 febbraio, 2016

Fuoco nero



Il progresso degli studi filologici e storico-archeologici ha affievolito l’aura di molte tradizioni. Pensiamo ai primi libri della Bibbia: quasi tutti gli esperti sono concordi sul fatto che i testi sono rivisitazioni di fonti sumere ed egizie più antiche, con molti contenuti che, considerati spirituali dagli interpreti confessionali, sono, invece, riconducibili a situazioni profane. Tuttavia, sebbene Yah sia oggigiorno visto come un nume del turbolento pantheon medio-orientale, con gli Elohim biblici che adombrano dei mesopotamici (Enlil ed Enki in primis) e le loro controversie, resta l’impressione che alcune parti dell’Antico Testamento attingano a fonti sorgive; rimane l’impressione che un’ispirazione alta sia qua e là rimasta, a somiglianza di un diamante vero in un girocollo di diamanti falsi. [1] E’ come se a noi giungesse l’acqua torbida di un fiume rapinoso, ma pure qualche rivolo di liquido purissimo. Così all’interno delle religioni monoteiste coesiste una predominante tendenza secolare con poche venature sublimi; queste di solito sono poi confluite in orientamenti bollati come “eretici”: esemplare il caso della dottrina Sufi nell'ambito dell’Islam.

Ci pare dunque insostenibile invocare il contesto per giustificare certe atrocità dei testi sacri: il male è male, a prescindere dalle coordinate spazio-temporali.

Il discorso si può estendere ad altri retaggi: ad esempio, anche dall’antica cultura egizia setacciamo qualche pagliuzza d’oro, dopo che abbiamo scartato i detriti e la sabbia, ossia, fuor di metafora, le dottrine delle stirpi che da millenni dominano o lottano per dominare il pianeta. Una Confraternita primigenia (atlantidea-iperborea) riuscì a trasmettere un sapere illustre, un afflato pur tra mille difficoltà. Col tempo questo sapere si è come offuscato ed è stato eclissato e strumentalizzato dall’ideologia arcontica (Vedi Distorsione dei simboli). Oggi è l’eccezione che conferma una tragica regola.

La consapevolezza che non tutto è perverso, non tutto è sinistro ci induce a cullare una speranza: una volta conclusasi l’attuale fase storica inquinata dalla corruzione e dalla malvagità, si potrà aprire una finestra sulla luce.

Queste considerazioni valgono pure per la Natura: quantunque essa senza dubbio sia deturpata dalla violenza e dall’impurità a tal punto che i movimenti anti-cosmici (si pensi ai Catari-Buoni uomini) nutrirono una forte avversione per la materia ed il suo pus, non si può disconoscere che una segreta armonia ed una divina bellezza circonfondono il creato. [2] Tra l’altro il cosmo che percepiamo potrebbe essere solo la pallida ombra di una realtà trascendente molto più bella dove non hanno dimora né il disfacimento né la lordura.

Ha ragione Arrigo Boito che in modo icastico definì l’essere umano “angelica farfalla e verme immondo”. Pure la natura umana è duplice, dualistica, scissa. Veramente le contraddizioni, anzi le profonde spaccature che fendono l’universo, si palesano con feroce evidenza nel Sapiens sicché ci accorgiamo che persino nelle persone splendide si coagula un grumo oscuro, splende un fuoco nero. E’ il lascito del destino insito nel cosmo: perché quando tutte le cose furono create, nel contempo furono distrutte.

[1] Si confrontino, a mero titolo di specimen, i due seguenti passaggi: davvero si riferiscono allo stesso scenario storico, allo stesso dio?

Salmo 104: “Benedici il Signore, anima mia, Signore, mio Dio, quanto sei grande! Rivestito di maestà e di splendore, avvolto di luce come di un manto. Tu stendi il cielo come una tenda, costruisci sulle acque la tua dimora, fai delle nubi il tuo carro, cammini sulle ali del vento, fai dei venti i tuoi messaggeri, delle fiamme guizzanti i tuoi ministri”.

Deuteronomio 28:53. “E durante l’assedio e nella distretta alla quale ti ridurrà il tuo nemico, mangerai il frutto delle tue viscere, le carni de’ tuoi figliuoli e delle tue figliuole, che l’Eterno, il tuo Dio, t’avrà dati”. Numeri 31, 17 “Ora uccidete tutti gli adolescenti ed anche tutte le donne che sono appartenute ad un uomo, ma conserverete in vita per voi le fanciulle ancora vergini.”

[2] Un giorno vidi un gabbiano che si avventò su un colombo per dilaniarlo: il becco del predatore, ancora sporco di sangue, e il pennuto straziato, eviscerato furono uno spettacolo orrido che suscitò in me un profondo ribrezzo per la natura e le sue leggi crudeli, eppure…

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03 febbraio, 2016

Communion



La logica è follia mascherata da raziocinio.

Era il 1987 ed il romanziere Whitley Strieber pubblicò il volume “Communion, una storia vera”. Fu un successo a livello internazionale, poiché Strieber aprì una breccia nel muro di silenzio e di paura eretto per occultare il tema dei rapimenti. A distanza di quasi trent’anni il resoconto dell’autore non pare, però, aver promosso l’abbrivo di indagini altrettanto coraggiose, di riflessioni altrettanto profonde.

Strieber dà il meglio di sé non nelle mediocri opere narrative, aduggiate da un fiacco ambientalismo, ma nei saggi, appunto in “Communion” e nell’inevitabile prosecuzione “Contatto con l’infinito” (titolo originale, "The breakthrough"). E’ quindi un peccato che la sua ricerca sia caduta quasi del tutto nell’oblio. Tanto rumore per nulla dunque? No, giacché “Communion” è una pietra miliare nella storia dell’ufologia e non tanto per le sconvolgenti esperienze di cui l’autore ci rende partecipi, ma per le risonanze emotive e per gli echi filosofici che esse suscitano. Con rara acutezza il Nostro, attraverso paure, dubbi, domande, scopre inattesi orizzonti, lacera il velo dell’ignoto per rivelare in parte una realtà inquietante, nondimeno quasi numinosa.

Il campionario che offre il testo è quello con cui gli ufologi hanno dimestichezza: incontri con i Grigi, con creature dalla mente collettiva, alieni insettoidi, impianti e cicatrici triangolari, abductions che si perpetuano di generazione in generazione, corrusche luci nella notte, interferenze elettromagnetiche sulle apparecchiature, posti fuori posto, ingegneria genetica, ricordi rimossi... In questo ampio repertorio colpisce soprattutto l’evocazione di archetipi e simboli, un’evocazione culminante nella sfocata, eppure indimenticabile visione di un essere che ricorda la dea sumera Ishtar, con i suoi occhi magnetici, ipnotici.

Strieber evita di scivolare negli estremi: non aderisce all’ingenua devozione nei confronti dei “fratelli dello spazio”, ma si rifiuta (un meccanismo di autodifesa?) di vedere nei sequestratori solo degli spregiudicati intrusi.

Notevoli le sue intuizioni, anche se gli manca una comprensione delle dinamiche occulte che legano il potere alle abductions (nell’ambito della stessa letteratura, Stan Romanek si dimostra più scaltrito e disincantato); di solito avvincente lo stile che tocca vertici lirici nel bellissimo epilogo; istruttivo il ventaglio delle ipotesi snocciolate dallo scrittore circa l’origine del fenomeno (extraterrestri come ufonauti provenienti da altri pianeti, viaggiatori nel tempo e nelle dimensioni, manifestazioni dell’inconscio, affioramento di presenze che preannunciano i tempi finali...).

Insomma, “Communion” è un testo da leggere e da rileggere, sebbene oggi sia pressoché introvabile. Potremo vivere una “storia vera”, vera come solo un sogno o un incubo può essere.

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