30 agosto, 2016

Incontro ravvicinato del terzo tipo in Polonia



Pubblichiamo il resoconto di un incontro ravvicinato del terzo tipo occorso in Polonia. L’episodio sembra prelevato dalla casistica risalente all’età d’oro dei contatti e degli avvistamenti, gli anni ‘50 del XX secolo, sebbene risalga al 2003: l’iconografia dei presunti alieni, le modalità del "close encounter", persino il messaggio “ambientalista”, che oggi suona quanto mai anacronistico e persino disturbante, richiamano i "tòpoi" dell’Ufologia di quel periodo.

Questo è il resoconto di un incontro ravvicinato avvenuto in Polonia. L'episodio risale al giorno il 11 agosto 2003. Lech Chacinski stava guidando lungo una strada di campagna nelle prime ore del mattino, quando vide tre figure in piedi sul ciglio della carrozzabile. Stranamente le figure erano disposte in una formazione triangolare. Indossavano tute simili a quelle degli astronauti. L'incontro accadde presso la cittadina di Szczecinek le cui vie, come al solito, erano deserte durante le prime ore del mattino. Incuriosito dai tre singolari esseri, l’uomo rallentò per vedere se i suoi occhi lo stessero ingannando. Ad uno sguardo più attento, capì che non erano cosmonauti.

I tre si spostarono verso la parte anteriore del veicolo in modo sincronizzato, mantenendo la configurazione triangolare. La creatura più vicina al testimone alzò un braccio come segnale affinché l’uomo fermasse il veicolo. Chacinski ricorda che "qualcosa" gli aveva intimato di arrestare il veicolo, anche se non sentì alcuna voce. Pur raggelato per la paura, aprì il finestrino del guidatore, mentre gli alieni si accostavano. Chacinski non riuscì a distinguere i particolari del viso, ad eccezione dei grandi occhi neri. Sulla parte superiore del casco, si notava qualcosa che egli pensò essere un dispositivo di comunicazione. Chacinski stava per fuggire, quando scorse un forte bagliore provenire dalla calotta del casco di un ufonauta. La luce era associata alla domanda mentale: "Hai sentito parlare di noi"? L'uomo rispose di sì. Poi gli fu ingiunto di uscire dal veicolo e gli fu chiesto con che tipo di materiale fosse fabbricata la sua auto.

Il testimone notò che l’alieno indossava un’uniforme di colore bluastro, calzava scarpe dall’aspetto metallico; sul petto si trovava un dispositivo elettronico rettangolare con luci in movimento. Gli esseri posero a Chacinski altre domande: Con che tipo di materiale sono confezionati i tuoi vestiti? Come funziona la tua vettura? Che genere di combustibile usa? L’uomo rispose ai quesiti telepaticamente.

I visitatori gli rivelarono che erano venuti a trasmettere un messaggio agli abitanti della Terra: dobbiamo avere a cuore il nostro pianeta, l’acqua e l'aria. (Vallo a dire ai geoingegneri-avvelenatori del pianeta, n.d.t.) Se trascureremo il nostro ambiente, causeremo la nostra distruzione (sic). Infine Chacinski domandò ai presunti extraterrestri donde venissero. Gli risposero: "Dalla galassia otto".

Mentre Chacinski era sempre più sbalordito, i tre si sollevarono in aria di circa sei piedi per volare verso la loro nave che era atterrata pressappoco a 100 iarde di distanza. Dal fondo dell’astronave, un fascio di luce avvolse i tre esseri, mentre una nebbia circondò l’ U.F.O., dotato di un treppiede e sfavillante di luci multicolori.

La navicella salì velocemente a circa 50 piedi di altezza per poi scomparire alla vista. L'area dell'incontro è anche quella in cui appaiono spesso glifi nei campi di cereali.

Questo incredibile incontro ravvicinato in Polonia è ancora sotto inchiesta. L’indagine del caso si deve all’ufologo Brian Vike, Direttore dell’H.B.C.C. U.F.O. Research - telefono 250 845 2189.

Fonte: humansarefree

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27 agosto, 2016

Importanza delle virgolette



Non sono pochi gli articoli veritieri ed utili pubblicati su taluni siti indipendenti a proposito dei soggetti più disparati, ma purtroppo nella maggioranza dei casi, ci si dimentica di adottare quegli accorgimenti linguistici che collocano la questione esaminata nella giusta luce. Soprattutto non si impiegano quasi mai le virgolette atte a ristabilire il corretto valore del tema analizzato.

Vediamo due esempi. Se ci si sofferma sulla geoingegneria clandestina alias scie chimiche (chemtrails), non si possono citare programmi o progetti, bensì “programmi” o “progetti”, affinché i fruitori capiscano subito che non sono “piani”, ma criminali attività perpetrate ogni giorno in quasi tutto il pianeta da decenni. Altrimenti, si rischia di evocare qualcosa di là da venire, scivolando nella disinformazione dei geoingegneri istituzionali e degli pseudo-ambientalisti che, negando in modo pervicace l’ecocidio ed il genocidio in atto, presentano la geoingegneria come un’opzione del tutto teorica, fingendo anche, con infinita insincerità, di essere contrari.

Un altro caso. Anche i detrattori più agguerriti e tenaci dello stravolgimento normativo noto come “Buona scuola”, scrivono Buona scuola. No!!! O usi la dicitura tra virgolette oppure in modo ancora più efficace definisci la nefanda iniziativa dell’eroico Teo, “Pessima scuola”. “Pessima” – lo rammentiamo – è il superlativo assoluto di "cattivo".

In un modo o l’altro l’ironia, anzi un implacabile sarcasmo, nei confronti delle mistificazioni di ufficialisti, negazionisti e gazzettieri deve affiorare; diversamente si intorbida la notizia, si confondono eventi ed opinioni, si disorientano, anche in maniera involontaria, i lettori.

E’ poi necessario adoperare, quando si riporta una fonte o la si traduce, delle note esplicative o correttive; è d’uopo ricorrere pure ad un idoneo “sic” per sottolineare l’aberrante gravità di un’affermazione proveniente da un bugiardo di regime. Mentre le notizie dei canali ufficiali devono essere smascherate per esibire il loro carattere capzioso, fraudolento, menzognero, le informazioni di siti non allineati, se contengono ambiguità e sfocature semantiche e concettuali, vanno rettificate. Verbigrazia, non useremo mai il vieto e falso sintagma “cambiamenti climatici”, ma la locuzione i cosiddetti “cambiamenti climatici”.

E’ sovente – lo sappiamo – questione di sfumature, ma, come ci ricorda Nietzsche, “Nulla è importante come le sfumature”.

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23 agosto, 2016

Crisi dell’Impero romano e del mondo occidentale contemporaneo: davvero sono così simili?



Sempre più numerosi coloro che colgono delle affinità fra la decadenza dell’Impero romano e l’attuale sfacelo della “civiltà” occidentale. Ci sembra un paragone per lo meno azzardato: in primo luogo, analizzare le cosiddette cause di processi storici complessi è già difficile, quando ci si concentra su un periodo limitato, figuriamoci se si presume che di comparare età e situazioni così distanti nel tempo. In ogni caso, le similitudini da taluni evidenziate sono più apparenti che reali.

Dopo secoli di pazienti studi, finalmente solo un decennio fa circa, qualche demografo riuscì a comprendere quale fu l’innesco della crisi del III sec. all’origine del progressivo ed inarrestabile disfacimento dell’Impero romano. In precedenza si erano formulate le ipotesi più diverse, si erano persino individuate radici trascurate dalla maggioranza degli storiografi. All’improvviso… eùreka! La scintilla da cui scaturì l’incendio fu il decremento demografico provocato dal piombo nelle condutture d’acqua: il piombo determinò una diminuzione della fertilità femminile e, in una reazione a catena, una serie di altri problemi, soprattutto economici e sociali, quindi politici ed etici.

Si afferma che le invasioni delle genti germaniche sono molto simili all’odierna diffusione in Europa ed altrove di masse professanti la religione islamica. E’ un’altra analogia discutibile. I popoli esterni tentarono di penetrare e penetrarono nei territori imperiali (a volte furono ospitati da alcuni imperatori) spinti da reali esigenze di sopravvivenza [1]; oggi i clandestini, pardon migranti, sono per lo più prelevati direttamente dai loro paesi e portati in Europa, soprattutto in Grecia ed in Italia affinché destabilizzino i paesi in cui sono trasferiti.

I Germani, di stirpe indoeuropea come i Romani, se erano portatori di una cultura in genere piuttosto rozza, erano inclini ad assimilare la lingua, gli usi ed i costumi della romanità. Si pensi agli ingiustamente diffamati Vandali che furono non solo capaci di allestire una flotta, ma che diedero vita ad un regno fiorente e persino raffinato nell’Africa settentrionale, purtroppo poi distrutto da Giustiniano. Di solito i Germani, una volta insediatisi nelle regioni dell’Impero, dopo una fase di attrito con le popolazioni locali, istituivano regni non a caso definiti romano-germanici, in cui le nazioni autoctone potevano vivere tranquille secondo le loro tradizioni, anzi a volte si liberavano dell’esoso fiscalismo imperiale. Non dimentichiamo che i Germani erano quasi sempre di fede cristiana come i Romani, per le precisione erano Ariani (da Ario, sacerdote di Alessandria), ossia veneravano Cristo come creatura superiore agli angeli e agli uomini, ma inferiore a Dio-Padre. Sebbene gli abitanti dell’Impero fossero spesso niceni, la comunità germanica quasi sempre rispettava quella nicena (non viceversa): si pensi a Ravenna dove con gli Ostrogoti, accanto al Battistero degli Ariani, sorse il Battistero degli “Ortodossi” (niceni).

Oggi gli immigrati sono sovente di “fede musulmana”, ma in fondo usare tale dicitura non significa molto: infatti, come esistevano ed esistono decine di confessioni cristiane, non di rado in conflitto tra loro, così si annoverano molteplici ramificazioni all’interno dell’Islam. E’ vero che nel Medio Oriente ed altrove oggigiorno i Cristiani sono perseguitati in modo feroce, ma è indubbio che in questi ultimi decenni anche gli Sciiti sono stati e sono massacrati a centinaia di migliaia, di solito dagli Wahabiti (Sunniti radicali). [2] Ciò è avvenuto ed avviene nell’indifferenza totale. Anche l’aggressione alla Siria che vede alleati i “Cristiani” occidentali (Stati Uniti in primis) e Sunniti (i “ribelli” che tentano di rovesciare Assad) contro gli Alawiti siriani è dettata, oltre che da evidenti ragioni economiche e geopolitiche, da un odio atavico nei confronti degli Alawiti, discendenti di Alì, il genero del Profeta. Gli Alawiti, tra l’altro, non rispettano neppure i cinque pilastri dell’Islam e ciò spiega l’accanimento nei loro confronti per opera delle frange integraliste. [3]

I Maomettani nel mondo occidentale non manifestano capacità di assimilare la cultura dei popoli ospitanti, tra l’altro perché, mentre l’Impero dell’Urbe possedeva un sapere, la società contemporanea è latrice soltanto di disvalori e di ignoranza.

Inoltre è vero che già nel passato le sedicenti élites giocavano il loro ruolo attraverso intrighi e congiure, ma era un influsso ancora discontinuo e non capillare, benché decisivo (si pensi all’imperatore Costantino ed alla fondazione della Chiesa “cristiana” ufficiale, una chiesa arcontica, la stessa che ambisce a diventare, in questi tempi finali, la Confraternita mondialista del Novus ordo seclorum), quando oggi la feccia controlla, grazie al monopolio della tecnologia e dei media, quasi tutto: questa è un’altra fondamentale differenza tra ieri ed oggi.

Tralasciamo tanti altri aspetti che dimostrano le discontinuità tra Tardo antico e Proto-Medioevo europeo da un lato, contemporaneità dall’altro, per mettere in luce almeno una discrepanza abissale: la crisi dell’Impero portò, bene o male, alla creazione di nuovi equilibri, di nuovi assetti politici e culturali; la crisi attuale porta solo dritto dritto alla distruzione.

[1] La necessità di sfuggire alle pressioni degli Unni, la difficoltà di sostentarsi nelle terre settentrionali a seguito di un irrigidimento del clima etc.

[2] Anche gli Yazidi sono oppressi, mentre sembra che i Mandei (o Cristiani di San Giovanni), poche migliaia ai tempi di Saddam Hussein, siano oggi scomparsi.

[3] Addirittura i Sunniti (Arabia Saudita e Qatar) trucidano gli Sciiti dello Yemen, con il sostegno di Stati Uniti (U.S.A.tana) ed Israele!

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20 agosto, 2016

Renzi in action



Absit iniuria verbis.

Nella retorica classica si definisce “actio” ed è il modo di gesticolare, di usare il timbro per opera dell’oratore. E’ incredibile (o no?) quanto l’actio di Matteo Renzi ricordi quella di Adolf Hitler. Entrambi “politici”, ossia pu-pazzi usati dalle sedicenti élites per i loro loschi scopi, sebbene il Fuhrer non fosse del tutto privo di un pur diabolico carisma e di sapienza dialettica che nel grullo fiorentino sono ridotti a patetiche parodie.

Nondimeno è istruttivo ascoltare un discorso di Renzi, senza badare ai penosi contenuti. Si noti come adopera la voce: il tono ascende ora in guisa graduale ora in maniera repentina, sempre con studiata ricerca di efficacia comunicativa. Si notino le espressioni facciali che, insieme con l’accento e le pause, enfatizzano il pathos, cercano di catturare l’uditorio.

Certo, con Renzi gli effetti sono involontariamente comici e grotteschi: la mimica è risibile, quando vuole essere contegnosa, il timbro è da isterico, quando si prefigge solennità e passione. Nella diversità abissale che contrappone un gonzo spocchioso ad un tetro seduttore delle folle, si osserva, però, un trait d’union, vale a dire la tecnica retorica tipica del tiranno.

Purtroppo, benché Renzi sia un guitto, non mancano gli estimatori della sua ampollosità da rana che si gonfia per diventare grossa come il bue. Non manca chi apprezza non solo la sua eloquenza da osteria, ma pure le sue “idee”.

Teo sovente piace, perché il suddito tende ad identificarsi in lui che è il prototipo del sub-uomo odierno: scemo, ma a suo agio con la tecnologia, ignorante, eppure in grado di spiccicare qualche parola in un inglese da paura, così da sembrare istruito. E’ il successo del parvenu frustrato che, prima di essere espulso dal consesso di chi conta veramente, vive i suoi cinque minuti di gloria. E’ il trionfo di un ducetto piccolo piccolo, eppure pericoloso, del borghese tutto “legge ed ordine”, è la vittoria dell’uomo qualunque che si illude di essere diventato qualcuno, laddove sfigurerebbe come rifiuto persino in una discarica.

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17 agosto, 2016

Caduta verticale delle abilità linguistiche



Oggigiorno non pochi genitori pretendono tutto dai figli, fuorché ciò che è davvero importante: esigono che ottengano risultati brillanti nelle discipline agonistiche, che meritino voti alti a scuola, che “vivano” in una campana di vetro al riparo dalle sfide del mondo. Essi, tanto queruli quanto pretenziosi, vogliono persino che i divini rampolli sottomettano coetanei ed adulti non allineati onde si adattino alla loro meschina, miserabile mentalità borghese.

Come si accennava, trascurano, invece, ciò che è essenziale: ai figli bisognerebbe chiedere che imparassero a scrivere in un italiano semplice ma corretto e decoroso. Nel momento in cui, con la tenacia ed i sacrifici necessari, si apprende a scrivere, si è già compiuto un buon tratto del percorso evolutivo. Saper costruire frasi e periodi, saper elaborare testi significa essere in grado di riflettere e di ragionare; significa pure comprendere la bellezza e la profondità della lingua (delle lingue): ci si cimenta in un ambito dove bisogna dimostrare logica, discernimento (l’asse sintagmatico, la capacità di costruire gli enunciati, di progettare l’architettura del discorso), ma pure creatività (l’asse paradigmatico, ossia l’accorta selezione dei vocaboli, secondo il contesto ed il registro). Si capisce poi quanto sia rilevante il labor limae, l’instancabile lavoro di cesellatura finalizzato a rendere il più possibile il significante connesso al significato, volto ad evocare l’idea, il pensiero attraverso idonei strumenti espressivi.

Le competenze linguistiche e testuali sono di giovamento per la conoscenza di sé stessi, degli altri e della realtà. Ammesso e non concesso che la morale possa essere oggetto d’insegnamento, una buona padronanza della scrittura implica anche un’abitudine, mediante la ponderazione di circostanze, attraverso l’introspezione, per mezzo dell’attitudine ad osservare, a porsi domande che possono lasciar affiorare una filigrana etica. Le abilità in parola alimentano il desiderio di leggere e di documentarsi (dalla scrittura alla lettura), creano i presupposti più svariati per ulteriori, proficui itinerari educativi.

Diversamente, ossia se si punta solo sulle conoscenze, anzi sul nozionismo, nel migliore dei casi si producono tanti stanchi epigoni di Umberto Eco (sit ei terra levis), personaggio di sconvolgente spregiudicatezza pari solo alla sua totale ignoranza dell’idioma italiano e di molti fenomeni culturali. In concomitanza con l’ultimo “esame di Stato”, è stato scelto dal Ministero della pubblica “istruzione” un passo di un saggio scritto dal celebre autore di romanzi d’appendicite: l’excerptum, oltre a denotare – com’è ovvio - il suo inconfondibile analfabetismo, mostra la scarsa onestà di chi si arrabatta in banali argomentazioni esegetiche, inerenti al ruolo ed ai limiti dell’interpretazione, senza mai citare Gadamer, il padre dell’ermeneutica. Insomma, con Eco abbiamo il Gadamer dei poveri.

Il pericolo della negligenza nella composizione degli elaborati è quello di scivolare nelle gaffes di un Mario Giuliacci. Il “meteorologo”, in un suo recente, imbarazzante articolo sulle scie tossiche (alias biogeoingegneria clandestina), inanella una serie di mostruosi strafalcioni al cui confronto impallidiscono le già clamorose topiche del divertente zibaldone partenopeo “Io, speriamo che me la cavo”.

Assistiamo dunque ad una caduta verticale delle abilità linguistico-testuali: è un ruzzolone sul fondo di un abisso da cui si rischia di non risalire mai più.

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14 agosto, 2016

Fantasiose interpretazioni dell’attuale scenario



Molti si chiedono per quale ragione non siano stati perpetrati attentati o pseudo-attentati in Italia, mentre sono stati colpiti la Francia, il Belgio, la Germania, la Turchia, gli Stati Uniti, il Bangladesh etc. In primo luogo, ci sembra che sia segno di avventatezza cantare vittoria troppo presto: non si può escludere che l’Internazionale del Terrore stia ideando un’operazione false flag da compiere nel Bel paese in una data significativa ed in concomitanza con qualche esercitazione. Il tutto per creare un clima tale da impedire una possibile vittoria dei no al referendum costituzionale?

Inoltre quello che ci risulta a dir poco ridicolo è il motivo addotto da alcuni analisti politici per cui l’Italia sarebbe immune da atti nefandi: sarebbe merito di servizi segreti molto efficienti che si avvarrebbero della benevola collaborazione dell’”Intelligence” statunitense. Sarebbe in corso sullo scacchiere mondiale una lotta tra una fazione “buona” contro strutture deviate: del tutto inverosimile! Davvero i servizi segreti francesi, belgi, tedeschi sono così scalcinati o non sono piuttosto dietro i vari inside job, probabilmente in combutta con agenzie estere e con la cassa di risonanza dei media ufficiali?

Che all’interno delle istituzioni operino persone degnissime, di solito non ai piani alti, è indubbio. E’ pure innegabile che in passato qualche cane sciolto ha sventato crimini governativi, ma che esistano apparati statali completamente sani, in cui agiscono solo uomini e donne competenti ed integerrimi, è scenario fantasioso, inverosimile. Semmai, vi troveremo individui innocui ma inetti o involontari esecutori dei progetti mondialisti. Sarebbe come pensare alle banche come enti di beneficenza: gli istituti bancari sono società di usurai sempre e comunque, sebbene i bancari siano brave persone.

Quindi se l’Italia non è ancora stata teatro di qualche spettacolo truculento, si deve ad una pianificazione che, sulla base di considerazioni strategiche e geopolitiche, la lascia – per ora - fuori dalla saga. Presumibilmente, però, non è ancora arrivato il momento giusto per italici fuochi d’artificio.

Se Parigi val bene una messa in scena, Roma è pur sempre la sede del potere più infernale della Terra… Difficile che la caput mundi non sia scelta come proscenio dell’atto finale e... fatale.

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12 agosto, 2016

Angst



Angst, angoscia in tedesco. Davvero il suono è spesso già significato nella profonda saggezza della lingua. Angst, con il groviglio di consonanti, subito evoca ansia ed afflizione, molto più del corrispondente termine italiano o inglese, anguish. L’angoscia, infatti, assilla, soffoca, stritola, come quel groppo di fonemi attorno alla superstite vocale che a stento riesce a respirare.

Che cos’è l’angoscia? Non è un sentimento, ma una sensazione indistinta. Non dipende tanto da cause oggettive, ma dalla coscienza della precarietà, dall’avvertimento di un quid che non quadra, anche quando tutto sembra scorrere in modo regolare.

All’improvviso ti volti e ti accorgi del non-senso, del vuoto che riempie le cose. All’improvviso apri gli occhi e ti accorgi di quanto tempo è trascorso, risucchiato in un gorgo senza scopo, assorbito da una luce senza splendore.

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10 agosto, 2016

Petrus Romanus?



Il potere ha tanti volti, ma un’unica anima... nera.

Stando alle profezie (autentiche?) di San Malachia, l’attuale papa, il centesimo ed undecimo della serie, è l’ultimo della Chiesa cattolica. È noto che il monaco identificò ciascun pontefice con un breve sintagma: Francesco sarebbe Petrus Romanus. E’ un epiteto che, a differenza di molti altri, risulta generico e comunque inidoneo a contraddistinguere l’attuale vescovo di Roma. [2] Petrus di per sé pare riferirsi ad un papa tout court, come l’aggettivo Romanus. Bergoglio forse non è stato neppure eletto dal conclave in modo regolare, inoltre Benedetto XVI è ancora pontefice: abbiamo quindi uno pseudo-papa (il falso profeta?) ed un “pontefice emerito”.

Chi è veramente poi Bergoglio? Ci sembra il “Sommo Sacerdote” della futura esecranda chiesa mondiale, vista la sua politica “ecumenica” e demagogica nei confronti dell’Islam e del Giudaismo. E’ la trista Confraternita neo-babilonese in cui paiono destinate a confluire per lo meno le tre religioni medio-orientali: la fede maomettana, l’Ebraismo ed il Cattolicesimo, tutt’e tre culti arcontici in cui, tuttavia, come in un’emulsione, restano gocce di spiritualità. Dunque potrebbe essere qualcun altro il "vicario di Cristo", l’ultimo? I giochi e le lotte di potere all’interno del Vaticano ci riserveranno forse ancora qualche sorpresa…

[1] “In persecutione extrema Sanctae Romanae Ecclesiae sedebit Petrus Romanus qui pascet oves in multis tribulationibus; quibus transactis, civitas septicollis diruetur et Judex tremendus iudicabit populum suum. Finis”. “Durante l'ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa siederà [un] Pietro [il] Romano che pascerà il gregge fra molte tribolazioni; passate queste, la città dai sette colli sarà distrutta ed il tremendo Giudice giudicherà il suo popolo. Fine”. Alcuni esegeti opinano che la città sui sette colli non sia Roma ma Gerusalemme.

[2] En passant osserviamo che l’espressione designante Giovanni Paolo II, ossia De labore solis, a nostro parere, non rinvia al prosaico fatto che egli proveniva dall’Europa orientale, ma all’oscurità che colui impersonò, poiché Karol Woytila fu un collaboratore della C.I.A. e strenuo fautore del Novus ordo seclorum.

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07 agosto, 2016

U.F.O. ed eruzioni vulcaniche



Qual è la correlazione tra U.F.O. e vulcani, in particolare tra gli oggetti volanti non identificati ed un fenomeno come le eruzioni? Il nesso tra U.F.O. e terremoti è già stato evidenziato da qualche ricercatore. F. Garcia Llauradò riporta alcuni episodi con un legame tra apparizione di strani ordigni nel cielo e sommovimenti tellurici.

Il 30 ottobre 1967 un corpo luminoso fu visto cadere nella zona dei Monti Nebrodi (Sicilia nord orientale), nel momento stesso in cui fu avvertita una serie di scosse.

Il 30 maggio 1987 alcuni abitanti di Puerto Rico, residenti presso la laguna di Cartagena, videro uno strano “pallone rosso fuoco” scendere in modo frenato, emettendo un sibilo. Il pomeriggio seguente migliaia di persone della regione sud occidentale dell’isola sentirono la terra tremare.

Il 17 agosto 1999 nei cieli di Izmir, in Turchia, apparvero degli oggetti misteriosi, in concomitanza con il rovinoso sisma che colpì alcune regioni dell’Anatolia. L’ufologo turco, Hatkan Akdogan, fece notare che “prima e dopo il terremoto era stato scorto un gran traffico di oggetti volanti non identificati al di sopra del Mar della Marmara ed in particolare su Izmir, epicentro del terremoto”.

Al gennaio 2005 risalgono avvistamenti di singolari luci nell’arcipelago indiano delle Andamane. I bagliori erano associati a movimenti tettonici, ad anomali segnali radio rilevati dai sistemi radar di imbarcazioni e velivoli. Tra l’altro, i fenomeni tellurici si avvicendarono secondo una successione innaturale, con notevoli intervalli di tempo dopo la scossa principale.

In tempi più recenti è stato osservato un collegamento tra U.F.O. da un lato, vulcani ed attività eruttiva dall'altro. Quale ipotesi si possono ventilare a tale proposito?

• Gli U.F.O. monitorano le attività vulcaniche.

• Gli oggetti volanti, soprattutto i cosiddetti “sigari”, usano l’interno dei coni vulcanici come basi.

• I vulcani sono impiegati come passaggi dimensionali.

• Sono gli U.F.O. a provocare le eruzioni o, per lo meno, il loro avvistamento precede effusioni di magma e fenomeni connessi.

L’ultima ipotesi ci sembra la più plausibile, anche se non incompatibile con le altre. E’ presto comunque per addivenire ad una conclusione.


Fonti:

G. Casale, U.F.O. e terremoti, 2005
Redazione di Segnidalcielo, Quale correlazione esiste tra gli U.F.O. ed i vulcani?, 2016

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04 agosto, 2016

Stranezze



A proposito dei vari attentati o pseudo-attentati, comunque “operazioni falsa bandiera”, vorremmo sapere per quali motivi tutto, alla fine, si risolve in una bolla di sapone. Bisogna infatti porsi i seguenti interrogativi.

• Perché, nonostante le evidenti e dichiarate falle nei servizi di “intelligence” e “prevenzione” di atti terroristici, non si prendono provvedimenti nei confronti di coloro che, in quanto responsabili della sicurezza, hanno dimostrato inefficienza? Non dovrebbero i vertici dei servizi segreti essere sollevati dai loro incarichi o per lo meno subire dei provvedimenti disciplinari?

• Perché gli autori di attacchi e carneficine sono quasi sempre uccisi dalle forze dell’ordine? Non sarebbe di gran lunga preferibile catturare vivi i “terroristi” per interrogarli in modo da scoprire mandanti e piani criminosi, sì da sventare altri possibili attentati?

• Per quale ragione anche quando, in rarissimi casi, è assicurato alla “giustizia” un “jihadista”, costui non rivela mai alcunché? Dov’è finito, ad esempio, Salah Abdeslam, considerato la mente della “strage” perpetrata a Parigi il 13 novembre 2015? Che cosa è emerso dai suoi interrogatori? Niente!

• Per quale causa, mentre le autorità brancolano nel buio prima degli inside job, a tal punto che anche degli adolescenti inesperti riescono a compiere azioni plateali, ad attentato avvenuto, si riesce a ricostruire vita, morte e miracoli del combattente “radicalizzato”?

• Com’è possibile che alcuni “terroristi”, dopo essere stati eliminati dalla polizia, siano ancora vivi? E’ il caso di Mohamed Lahouaiej-Bouhlel, il “gelataio” di Nizza.

• Come si spiega che qualcuno (l’ubiquo Richard Gutjahr) sia in grado di cominciare le riprese al momento giusto e nel posto giusto?

• Perché sul teatro dei fatti si trovano così spesso le stesse persone che riescono a sopravvivere a gragnole di proiettili ed a micidiali esplosioni?

• Perché i giornalisti non si recano negli ospedali per interpellare i feriti?

• Perché, se specialmente negli anni ‘70 del XX secolo i servizi “deviati” attuarono la strategia della tensione per destabilizzare i governi e per condizionarne le scelte politiche, non dovremmo scorgere nella sfilza di recenti false flag un disegno simile ed identici ispiratori?

• Perché Bush senior e junior, Tony Blair, Barack Obama, Bill Clinton, Hillary Clinton etc. non sono perseguiti come terroristi, nonostante abbiano massacrato e contunuino a massacrare centinaia di migliaia di persone in Iraq, Siria, Afghanistan, Libia e via discorrendo?

• Perché i “giornalisti” lo definiscono terrorismo islamico, invece che terrorismo di Stato?

• …

E’ evidente che molte cose non quadrano, anche se le teste quadre non si accorgono di incongruenze e di situazioni inverosimili.

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02 agosto, 2016

La morsa

Riteniamo che, se vogliamo recidere i legami, dobbiamo in primo luogo rinunciare alla ritorsione. Nietzsche scrive che “gli uomini magnanimi non sono vendicativi”. Non solo colui che non è animato da propositi vendicativi, si eleva al di sopra dell’uomo comune, ma crea i presupposti per una vita senza più ipoteche. Forse così ci liberiamo dei gravami che ci opprimono: da un lato cancelliamo il passato con i suoi debiti, dall’altro il futuro con i suoi obblighi.

Si capisce: non è per nulla facile. Quante volte gli altri ci deludono, ci tradiscono! Quanti sono invidiosi, ipocriti e maldicenti! Veniamo a sapere che persone in cui avevano riposto fiducia ci hanno diffamato, calunniato. La reazione istintiva è quella di rendere la pariglia. E’ comprensibile, eppure... In primo luogo s’innesca una reazione a catena, inoltre si resta impigliati in una pastoia… In prospettiva, lo spirito di rivalsa potrebbe determinare il nostro avvenire, anche quello che supera il cerchio della presente esistenza?

Com’è possibile dimenticare? Com’è possibile in situazioni estreme perdonare? In primo luogo, dobbiamo imparare a perdonare noi stessi. Se abbiamo commesso degli errori, se abbiamo compiuto delle azioni disdicevoli, non possiamo sempre rivangare quanto è accaduto. Basta. Cosa fatta, capo ha. Anche se siamo responsabili della nostra condotta, come ignorare le responsabilità delle circostanze, il ruolo del destino? Se continuiamo ad accusarci, a recriminare, la morsa del rimorso si stringe sempre più fino a stritolarci. Questo è l’unico risultato. Perdonare gli altri? Dimenticare i torti subìti, le bassezze? Dimenticare no, ma passarvi accanto, senza lasciarsi coinvolgere in modo eccessivo. Reagire con pungente ironia. Qualcuno o qualcosa provvederà affinché chi deve pagare il fio lo paghi.

Diversamente, si rischia di rimanere irretiti nella ragnatela delle esistenze, si rischia di restare intrappolati nel labirinto della ripetizione. Forse è questo in parte il significato dell’oscuro concetto di “eterno ritorno”, la perenne oscillazione di un fato insensato, il movimento immobile del tempo attraverso l’oceano dell’eternità. Invece dobbiamo mirare a trascendere il tempo che ci tempesta di schegge, dobbiamo mirare alla liberazione in questa vita. Dopo potrebbe essere tardi. Non forgiamo più catene di quante già ci vincolano.

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APOCALISSI ALIENE: il libro