Si ripone eccessiva fiducia nell’efficacia dell’azione pedagogica: pochissimi intellettuali dovrebbero riuscire, con il loro esempio ed i loro argomenti, ad educare le nuove generazioni e, più in generale, gli individui. Adolescenti, giovani e no, quando non sono già in loro radicati pregiudizi e comportamenti inculcati dal sistema – scolastico in primis – non nutrono un vero, spassionato interesse per la verità, per la cultura. Esistono le eccezioni che sono, però, simili a bicchieri con cui si toglie l’acqua da una nave che sta affondando e che è destinata ad inabissarsi.
Tutto congiura contro il successo di interventi formativi: l’establishment “scientifico”, la natura umana tra l’altro sempre più degradata, il tempo. Per dirozzare occorre molto tempo ed è proprio ciò che manca. E’ necessario anche insegnare la gradualità: non si può pretendere di imparare tutto subito, senza passaggi intermedi che richiedono abnegazione e tenacia. Spesso coloro che desiderano intraprendere un percorso conoscitivo manifestano una superficiale curiosità che conduce verso conclusioni affrettate, verso una comprensione parziale dei problemi, ammesso che una comprensione siffatta sia intelligenza del reale.
Bisogna instillare il discernimento con cui far capire quali sono le priorità: gli antichi dicevano “Primum vivere, deinde philosophari”. E’ un detto per lo più ignorato: ci si avventura in elucubrazioni, si formulano teorie complesse, senza neppure accorgersi che l’esistenza e la salute sono minacciate in modo spaventoso, come i residui diritti. Così, mentre immense risorse intellettuali sono impiegate per definire i presupposti del modello inerente alla Terra piatta o alla Terra sferica, il baluardo dove ormai si tenta di sopravvivere è assediato dalle feroci legioni della dissoluzione. La scala delle priorità è stravolta, dimenticando che l’essere umano quasi sempre ha un’indole pragmatica, non teoretica. Sarebbe più utile, se si avessero gli strumenti idonei, un progetto educativo globale sul signoraggio e sulla geoingegneria clandestina: il cambiamento di paradigma potrebbe essere propiziato da conoscenze che toccano nel vivo le persone, piuttosto che dal ritorno ad una visione geocentrica ed antropocentrica, Weltanschauung collegata alla dottrina della Terra piatta.
Ipotizziamo che un giorno i media di regime decidano di rivelare che il 9 11 fu orchestrato e perpetrato dai servizi segreti internazionali: quale sarebbe il feedback dell’opinione pubblica? Non crediamo che si realizzerebbe una rivoluzione copernicana nel modo di vedere il mondo; molti probabilmente esclamerebbero: “Va be’, si sapeva, qualcuno aveva sospettato che gli Americani se l’erano fatto da soli… Ma pensiamo a cose serie: votiamo P.D. o Cinquestelle?”. Figuriamoci quindi quali cambiamenti profondi potrebbe favorire l'adesione ad un nuovo paradigma.
Questo è il livello e sperare che un’azione pedagogica, pur oculata e capillare, possa conseguire un successo, è ben oltre l’utopia.
Tutto congiura contro il successo di interventi formativi: l’establishment “scientifico”, la natura umana tra l’altro sempre più degradata, il tempo. Per dirozzare occorre molto tempo ed è proprio ciò che manca. E’ necessario anche insegnare la gradualità: non si può pretendere di imparare tutto subito, senza passaggi intermedi che richiedono abnegazione e tenacia. Spesso coloro che desiderano intraprendere un percorso conoscitivo manifestano una superficiale curiosità che conduce verso conclusioni affrettate, verso una comprensione parziale dei problemi, ammesso che una comprensione siffatta sia intelligenza del reale.
Bisogna instillare il discernimento con cui far capire quali sono le priorità: gli antichi dicevano “Primum vivere, deinde philosophari”. E’ un detto per lo più ignorato: ci si avventura in elucubrazioni, si formulano teorie complesse, senza neppure accorgersi che l’esistenza e la salute sono minacciate in modo spaventoso, come i residui diritti. Così, mentre immense risorse intellettuali sono impiegate per definire i presupposti del modello inerente alla Terra piatta o alla Terra sferica, il baluardo dove ormai si tenta di sopravvivere è assediato dalle feroci legioni della dissoluzione. La scala delle priorità è stravolta, dimenticando che l’essere umano quasi sempre ha un’indole pragmatica, non teoretica. Sarebbe più utile, se si avessero gli strumenti idonei, un progetto educativo globale sul signoraggio e sulla geoingegneria clandestina: il cambiamento di paradigma potrebbe essere propiziato da conoscenze che toccano nel vivo le persone, piuttosto che dal ritorno ad una visione geocentrica ed antropocentrica, Weltanschauung collegata alla dottrina della Terra piatta.
Ipotizziamo che un giorno i media di regime decidano di rivelare che il 9 11 fu orchestrato e perpetrato dai servizi segreti internazionali: quale sarebbe il feedback dell’opinione pubblica? Non crediamo che si realizzerebbe una rivoluzione copernicana nel modo di vedere il mondo; molti probabilmente esclamerebbero: “Va be’, si sapeva, qualcuno aveva sospettato che gli Americani se l’erano fatto da soli… Ma pensiamo a cose serie: votiamo P.D. o Cinquestelle?”. Figuriamoci quindi quali cambiamenti profondi potrebbe favorire l'adesione ad un nuovo paradigma.
Questo è il livello e sperare che un’azione pedagogica, pur oculata e capillare, possa conseguire un successo, è ben oltre l’utopia.
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Ogni altra parola è superflua. Ciao (y)
RispondiEliminaCiao Koenig m.b.
EliminaA presto!
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EliminaNon vorrei essere disfattista, ma temo che la massa continuerà a subire sino all'ultimo, anzi invocherà di essere maltrattata sempre più. Altro che masochismo!
EliminaCiao
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