15 dicembre, 2016

Pietro fu il primo papa?

Pietro fu il primo papa? E’ lecito dubitarne. Apostolo (o combattente?) del Messia, nato a Betsaida, nei Vangeli è ricordato come Simon Barjona che non significa “Simone, figlio di Giona”, ma “latitante”. L’appellativo Kefas, che nel significato di “pietra” fu dato a Simone per la sua corporatura massiccia, fu trasformato da certi autori nel nome proprio di “Petrus” che, in senso traslato, fu usato per indicare in lui la “pietra” su cui Gesù avrebbe edificato la sua Chiesa.

Invero, fu Giacomo, il fratello del Signore, a subentrare al Messia come guida della comunità nazirea, mentre il presunto primato di Pietro si fonda su esegesi capziose di alcuni passi evangelici nonché sul capitolo 21 del Quarto Vangelo, segmento che è una palese interpolazione. Che Simone fosse uno dei più gagliardi campioni del movimento messianista è probabile, ma questo non significa che fu il successore del Galileo.

Lo stesso epiteto di “papa” nei primi secoli dell’era volgare, dopo la conquista di Gerusalemme (70 d.C.) per opera dei Romani, fu titolo onorifico attribuito ai vescovi delle principali diocesi, quella di Alessandria d’Egitto, di Antiochia, di Cartagine, di Costantinopoli e di Roma. La presenza di Pietro ed il suo martirio nell’Urbe hanno, con buona probabilità, carattere leggendario: egli fu attivo in Palestina, forse in Siria ed Asia Minore.

Intorno all’anno 58 Paolo (?) scrisse una delle sue lettere ai Romani in cui salutava intere famiglie e citava il nome di ventinove persone, ma non Pietro. Perché?

Eusebio di Cesarea (IV sec. d.C.) ricorda: “Si narra che Pietro abbia predicato agli Ebrei nel Ponto, in Galazia, in Bitinia ed in Cappadocia e verso la fine dei suoi giorni, trattenendosi a Roma, vi sia stato crocifisso". Purtroppo Eusebio di Cesarea è talmente poco attendibile che è passato alla storia con il poco lusinghiero appellativo di “gran bugiardo”.

Negli elenchi più antichi relativi ai vescovi di Roma, non figura nemmeno il nome di Pietro. Ad esempio, Ireneo, vescovo di Lione dal 178 al 200 d.C., enumerando i pastori della Caput mundi fino al dodicesimo, Eleuterio, menziona come primo papa della città Lino (67-76 d.C.), non Pietro. Se la Chiesa (meglio le Chiese) delle origini non reputavano Pietro vescovo dell’Urbe, non ritenevano neppure che ogni vescovo della città eterna fosse successore di Kefas.

Insomma, le fonti storiche ignorano Pietro come vicario di Cristo a Roma, mentre indagini accurate della documentazione disponibile sembrano ricondurre l’impulsivo discepolo al milieu palestinese dove tra I secolo a. C. e I dopo Cristo pullularono sette e confraternite i cui scopi spirituali non erano disgiunti da fini politici anti-romani, anche rivoluzionari.

Se dunque la Chiesa cattolica apostolica romana fonda ab origine il suo ruolo e la presunta centralità ecumenica su racconti che rasentano la frode, quale potrà essere la credibilità del suo magistero?

Nota: del presente testo non è fornita la bibliografia, in quanto essa è sterminata ed eterogenea. Si consideri l’articolo un piccolo sprone per ulteriori ricerche che potranno avvalorare o smentire in tutto o in parte la tesi ventilata.

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3 commenti:

  1. Ottime ed utili riflessioni. Il primato romano, desunto da una frase del vangelo e poco più, è un elemento debolissimo. Grande ruolo ebbe invece la centralità logistica della capitale dell'impero, le sue strade tentacolari, gli edifici pubblici già belli e pronti, pronti da riciclare all'indomani del declino romano. L'impero divenne allora un impero immateriale, storicamente fondato su lacune e menzogne (occorre ricordare la finta donazione di Costantino?), ancora oggi potentemente e nascostamente attivo. Ciao

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    1. Si potrebbe dire, parafrasando un verso di Montale, che l'inganno dura da sempre. Fino a quando durerà. Quousque tandem?

      Ciao

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  2. Leonardo ci aveva a suo tempo già fatto capire che il vero Cristo era ...

    https://anguscarroll.files.wordpress.com/2012/03/st-anne-11.jpg

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