18 dicembre, 2016

Semplice



Quando io crederò imparare a vivere e io imparerò a morire. (Leonardo da Vinci)

Quante volte cerchiamo le risposte nei libri, negli altri, nella natura, in noi stessi! Cerchiamo risposte che non troviamo. E’ poi così importante sapere? Non è preferibile essere felici, visto che non potremo mai snidare le cause delle cause, portare alla luce le vere radici del male?

Che cosa ci spinge a cercare di conoscere, a tentare di essere felici, quando la conoscenza, per un attimo acquisita, si rivela solo come un altro grado di ignoranza, quando la felicità, per un attimo sfiorata, si rivela solo come un altro grado di dolore?

Vorremmo, ma che cosa può anche la più tetragona volontà contro i fendenti del destino?

Invece di aspirare alla conoscenza dovremmo ambire alla saggezza. Come scrive T. S. Eliot: “Dov'è la saggezza che abbiamo perso con la conoscenza? Dov'è la conoscenza che abbiamo perso con l'informazione?” Aggiungiamo: dov’è l’informazione che abbiamo perso con la disinformazione? Siamo precipitati dalla saggezza alla disinformazione, dal cielo nell’abisso, dal silenzio iniziatico al frastuono dell’incomunicabilità.

Siamo tragicamente soli nei momenti decisivi dell’esistenza, cioè quando dobbiamo vivere e quando dobbiamo morire, vale a dire che siamo soli sempre sicché potremo condividere il dolore e le rarissime gioie solo con noi stessi.

E’ molto semplice: cerchiamo un modo idoneo per vivere ed un modo idoneo per morire, ma non li abbiamo ancora trovati.

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