26 febbraio, 2017

Frammenti di Sbarbaro



Camillo Sbarbaro (Santa Margherita Ligure, Genova; Savona, 1967) è autore di liriche e di prose. Di seguito qualche esempio (versi, epifonemi, una pagina in prosa) della sua ispirazione attonita e disincantata. Circa la produzione dell’autore ligure una chiosa di A. Benemeglio: “Sulla vertebra nuda della strada, sui monti calvi e calcinati l’aridità s’accanisce: e gli spruzzi di schiume amare del mare sono lo specchio di una simbolica vicenda personale”.

Svegliandomi il mattino

Svegliandomi il mattino, a volte provo
sì acuta ripugnanza a ritornare
in vita, che di cuore farei patto
in quell’istante stesso di morire.
Il risveglio m’è allora un alto nascere;
ché la mente lavata dall’oblio
e ritornata vergine nel sonno
s’affaccia all’esistenza curiosa.
Ma tosto a lei l’esperienza emerge
come terra scemando la marea.
E così chiara allora le si scopre
l’irragionevolezza della vita,
che si rifiuta a vivere, vorrebbe
ributtarsi nel limbo dal quale esce.
Io sono in quel momento come chi
si risvegli sull’orlo d’un burrone,
e con le mani disperatamente
d’arretrare si forzi ma non possa.
Come il burrone m’empie di terrore
la disperata luce del mattino.

(Poesie)

E conosco l’inganno del qual vivono,
il dolore che mise quella piega
sul loro labbro, le speranze sempre
deluse,
e l’inutilità della lor vita
amara e il loro destino ultimo, il buio.

(Poesie)

Perché il nostro alimento è l'amarezza.

(Poesie)

Ognuno resta con la sua perduta
felicità, un po’ stupito e solo,
pel mondo vuoto di significato.

(Poesie)

La vita che sfugge incompresa.
(Poesie)

Ormai somiglio ad una vite che vidi un dì con stupore. Cresceva su un muro di casa nascendo da un lastrico. Trapiantata, sarebbe intristita. Così l'anima ha messo radice nella pietra della città e altrove non saprebbe più vivere. E se ancora m'avviene di guardar come a scampo ai monti lontani, in realtà essi non mi parlano più. Mi esalta il fanale atroce a capo del vicolo chiuso. Il cuore resta appeso in ex voto a chiassuoli a crocicchi. Aspetti di cose mi toccano come nessun gesto umano potrebbe. Come la vite mi cibo di aridità. Più della femmina, m'illudono la sete e gli artifizi. Il lampeggiar degli specchi m'appaga. A volte, a disturbare l'inerzia in cui mi compiaccio affiora, chi sa da che piega di me, un mondo a una sola dimensione e, smarrita per esso, l'infanzia. Al richiamo mi tendo, trepidante mi chino in ascolto... Ah non era che il ricordo d'un'esistenza anteriore! Forse mi vado mineralizzando. Già il mio occhio è di vetro, da tanto non piango; ed il cuore, un ciottolo pesante.
(Trucioli)

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APOCALISSI ALIENE: il libro

20 febbraio, 2017

Quello che non amiamo sentirci dire



Ma ciò che è fatale accadrà. (Eschilo)

Guardare le forme della vita che si sgretola.
(E. Montale)

Le ultime parole sono amare, anche quando sono quelle di un lieto fine. (Anonimo)

Georges Ivanovič Gurdjieff (Gyumri, 14 gennaio 1872 – Neuilly-sur-Seine, 29 ottobre 1949), è un filosofo, scrittore, mistico e maestro di danze di nazionalità armena.

Bisogna riconoscere che Gurdjeff ha ragione, quando asserisce che quasi tutti gli uomini sono automi, soggiogati da impulsi inconsci e dal treno degli eventi. Il tono con cui l’autore armeno ammannisce i suoi insegnamenti non di rado è increscioso, non scevro di spocchia e saccenteria. Nondimeno, a differenza di tanti guru del passato e soprattutto del presente, sempre inclini a blandire i discepoli, sciorinando dinanzi al loro sguardo ebete un carosello di illusioni, Gurdjeff ha il coraggio e la sincerità di dire pane al pane, vino al vino: il libero arbitrio e specialmente la convinzione di poter incidere sul reale con qualche misteriosa energia interiore sono chimere.

Il cerchio si chiude: la saggezza degli antichi (Eschilo, Sofocle, Virgilio, Seneca...) si salda con le ipotesi degli attuali pionieri. La libertà è un inganno. Essa può valere come placebo, come bordone che aiuta lungo il disagevole cammino della vita, ma pare avere le sue fondamenta sulla sabbia.

Se è vero che l’inconscio ed il subconscio controllano il 95 per cento della nostra vita, se specialmente è vero che esiste un campo di informazioni avulso dal tempo, “zona” in cui non intercorre alcuna divisione tra presente e futuro, poiché tutto è già accaduto nel primo istante ucronico, allora il dominio della libera volizione è nullo. [1]

Ecco, questo ci dispiace: che il totem del libero arbitrio cada rovinosamente, di essere costretti ad amare o ad accettare il nostro destino (amor fati), anche sotto la forma attraente-repulsiva della responsabilità individuale. In particolar modo ci dispiace ammettere che siamo alla mercé degli accadimenti, come un’imbarcazione in balia della burrasca.

Non amiamo le verità sgradevoli; ancora meno chi le addita.

[1] Vedi D. Bem, P. Tressoldi, M. Deggan, Feeling the future: a meta-analysis of 90 experiments on the anomalous anticipation of random future events, 29 gennaio 2016

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APOCALISSI ALIENE: il libro

16 febbraio, 2017

Leggere tra le logge



Viviamo tempi sempre più febbrili e cruciali. Ci si deve chiedere quale sia il vero ruolo di Donald Trump nello scacchiere planetario: ricordiamo in primo luogo che le decisioni del nuovo presidente statunitense devono essere lette nel quadro delle relazioni e dei conflitti tra logge massoniche. Il magnate è – può apparire paradossale – esponente delle frange “progressiste”, vicine, almeno in teoria, alle esigenze del popolo, laddove la Clinton appartiene alla fazione capitalista e reazionaria che tutela i biechi interessi della finanza internazionale e delle multinazionali. Il dissidio tra obbedienze di “destra” (Clinton et al.) e di “sinistra” (Trump et al.) è un dato di cui tener conto per comprendere l’attuale situazione geo-politica. Tale contrasto a volte conflagra in attentati ed in vendette sanguinarie, ma è pur sempre una lotta all’interno della Massoneria.

E’ dunque difficile che Trump avversi tutti i piani che dovrebbero portare quanto prima, per una via o per un’altra, all’edificazione del Nuovo ordine mondiale. Finora, stando alle fonti ufficiali - da prendere sempre con il beneficio del dubbio - pare che la sua politica sia un po’ contraddittoria: alcune iniziative sono apprezzabili, altre, ad esempio, la demonizzazione dell’Iran, rispecchiano i soliti cliché dei globalizzatori.

E’ naturale che il nuovo inquilino della Casa bianca non può annunciare all’intera popolazione statunitense che il 9 11 fu orchestrato dai servizi segreti (C.I.A., Mossad etc.) e non da “terroristi musulmani”, ma continuare ad additare l’Islam come l’unico responsabile della destabilizzazione planetaria è una falsità bell’e buona. Non ridonda a suo onore l’aver contribuito ad alimentare questo luogo comune. Che poi il problema dell’immigrazione, insieme con altre questioni, debba essere affrontato in maniera seria ed incisiva è indubbio. Tuttavia sarebbe necessaria una reale rottura col passato, anche se graduale, ridimensionando l’influsso dei poteri forti (Sion, Vaticano, il complesso militare-industriale, il sistema bancario, le corporations...). Le logiche perverse del profitto ad ogni costo e la fittizia contrapposizione Occidente-Oriente tengono in scacco l’intera umanità: o si superano o la situazione può solo precipitare. Che il casus belli sia l’Iran, invece della Siria, non cambia alcunché.

Auspichiamo che Trump ed il suo entourage, tra cui sembra si annoverino persone di una certa intelligenza, abbiano il coraggio di denunciare, prendendone le distanze, i nefasti progetti della Massoneria internazionale, seguendo l’esempio di George Orwell, (al secolo Eric Blair). L’intellettuale britannico, iscrittosi alla loggia “democratica” Thomas Paine, decise di rivelare, con il romanzo “1984”, i disegni segreti delle sedicenti élites con il fine di favorirne il fallimento. In caso contrario...

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APOCALISSI ALIENE: il libro

13 febbraio, 2017

The November man

The November man” è una pellicola del 2014 per la regia di Roger Donaldson.

Peter Deveraux, (Pierce Brosnan) ex uomo di punta dell'"Intelligence" statunitense, conduce una tranquilla ed elegante vita in Svizzera. Quando è convinto a rinunciare al suo buen retiro per compiere un'ultima missione, si trova a dover proteggere la giovane Alice Fournier, custode di segreti scottanti. Deveraux diventa allora il bersaglio di un agente (Luke Bracey) di cui è stato mentore. Conscio della possibilità che un infiltrato agisca all'interno della C.I.A., il protagonista ricorre a metodi estremi per salvare sé stesso, la donna e per snidare la talpa.

“The November man” è un’opera adrenalinica e dal ritmo serrato in cui l’azione è intercalata ad una buona pittura dei due agenti amici-nemici, fotografati nella loro ambivalenza morale: spregiudicati, eppure non privi di umanità. Il film colloca al centro delle disavventure la volontaria Alice Fournier, la splendida e versatile attrice ucraina Olga Kurylenko. La donna, tallonata da ubiqui sicari, è costretta dalle circostanze a confrontarsi con un istinto di vendetta che la conduce sull’orlo della tragedia.

L’interesse maggiore del lungometraggio risiede nell’esplicita denuncia delle operazioni falsa bandiera (false flag) per opera della C.I.A.: dopo la disgregazione dell’Unione sovietica, il Caucaso è teatro di sanguinari conflitti e loschi traffici con importanti funzionari della famigerata agenzia che architettano atti terroristici con il fine di destabilizzare la regione, lucrando nel contempo sulle attività criminali.

Lo stereotipo della figlia del protagonista rapita dai suoi avversari per costringere Deveraux a venire a patti è forse l’unico limite di una produzione altrimenti incisiva, un buon connubio tra intrattenimento e riflessione su una realtà politica internazionale irrimediabilmente corrotta.

Scheda del film

SOTTOGENERE: azione
ANNO: 2014
REGIA: Roger Donaldson
ATTORI: Pierce Brosnan, Olga Kurylenko, Luke Bracey, Bill Smitrovich, Will Patton, Eliza Taylor, Lazar Ristovski, Caterina Scorsone, Patrick Kennedy
SCENEGGIATURA: Michael Finch, Karl Gajdusek
FOTOGRAFIA: Romain Lacourbas
MONTAGGIO: John Gilbert
MUSICHE: Marco Beltrami
PRODUZIONE: Pierce Brosnan - Das Films, Envision Entertainment, Irish DreamTime, Merced Media Partners, No Spies, Solution Entertainment Group
PAESE: Stati Uniti d’America

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APOCALISSI ALIENE: il libro

11 febbraio, 2017

I versi sulla speranza del poeta persiano Gurgani

Il poeta persiano islamico Fakhr al-din As’sad Gurgani è un autore della cui vita si sa pochissimo: a lui si deve un poema-epico-cavalleresco composto intorno al 1054.

I suoi magnifici versi sulla speranza meritano di essere riportati.

“Speranza, dolcissima speranza, desiderio dei giorni./ Solitudine, noia, eppure speranza,/ speranza, salda certezza,/ speranza, acqua di vita […] Oh, cuore giardiniere, magnifico rosaio! / Contadino devoto di un amore casto e insonne, / che poti, zappi e speri, / col palmo pieno di spine, / perché un giorno vedrai la gloria delle rose”.

“Desiderio e speranza: d’essi / solo sentiamo grande bisogno / noi qui di questo mondo. / Finché s’accende il sole, / finché la luna è bianca, / voglio amare e sperare in questo amore”.

“Sono un ramo ed ho sete, /cielo annuvolato. / Sono straniero e fitta / mi dimora nel cuore la nostalgia. / Chiedo di te sull’orlo / dei sentieri al passante; / quello mi risponde: ‘Rinuncia al tuo anelito vano. / Sarà disperato chi tanto spera”.

L’intuizione di Gurgani è scintillante: la speranza è non solo insopprimibile sogno del cuore, sempre vano, eppure sempre risorgente, ma pure sentimento contiguo alla disperazione.

William Shakespeare, anzi John Florio nel dramma “La tempesta” scolpisce l’identità tra speranza e disperazione: “La disperazione significa una speranza così alta / che neanche l’ambizione riesce a guardare più in alto / e anzi dubita di ciò che ha già scoperto”.

Che cos’è la speranza? Attesa senza aspettativa alcuna, futuro senza avvenire, seguitare ad affacciarsi sull’orizzonte del mattino, anche quando è sempre buio. La speranza tende l’anima in modo parossistico, stira i legamenti, strappa i tendini. Essa è un letto di Procuste, un tenebroso inferno appena rischiarato dal raggio di una stella cadente. La speranza è la dimora degli uomini che non si rassegnano all’ineluttabilità del male. E’ labirinto senza uscita, ma dove continuiamo ad aggirarci. La speranza è disperazione, sguardo lucido, disincantato sul mondo. La speranza è attraversare la notte infinita, invece che rinunciare ad inoltrarvisi.

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APOCALISSI ALIENE: il libro

08 febbraio, 2017

Resurrezione



E’ inevitabile: simili ad erbe infestanti, alla polvere che subito tende ad accumularsi, dopo che una superficie è stata pulita, simili alle increspature di un foglio mal incollato su un altro, risorgono le illusioni.

Non è bastato che il vagheggiato 2012 si sia rivelato poco più di uno spartiacque simbolico: molti ancora si aggrappano alla chimera di un’imminente palingenesi. Non basta che la situazione planetaria e nazionale degeneri ogni giorno di più: quanti continuano ad ingannarsi, convincendosi che l’astro di un nuovo “uomo politico” porterà la luce!

Qualcuno ritiene prossima la Parousia del Redentore, qualcuno sogna un mondo emancipato dalla schiavitù nei confronti dello Stato-Leviatano, grazie ad una non meglio definita presa di coscienza. Altri confida nella "legge dell’attrazione", altri nella forza del “pensiero quantico”, altri nell’avvento di salvatori cosmici.

Ci chiediamo: dov’è il confine tra allucinazione e speranza? Quante illusioni, così amorevolmente coltivate, saranno mietute dalla falce del destino? Quante ne resteranno, dopo che sarà finita la breve primavera del sogno? Quante ali saranno spezzate dalla burrasca?

La consapevolezza che la fine dell’attuale detestato sistema non è dietro l’angolo non significa negare la possibilità di un reale cambiamento, ma rammentare che la strada è ancora lunga e tortuosa, piena di insidie ad ogni svolta. [1] Soprattutto significa ricordare che nulla ci è elargito senza impegno e sacrificio, senza aver percorso sino alla fine il cammino che la sorte ha tracciato per ciascuno di noi.

[1] E’ necessario, prima di costruire una nuova società, sovvertire lo status quo. La domanda è la seguente: in che modo? Ci occuperemo del tema, appena possibile.


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APOCALISSI ALIENE: il libro

05 febbraio, 2017

26 febbraio 1993: auto-attentato al World Trade Center



Se la C.I.A. ti spia, con l'F.B.I. sono guai.

Quando si menziona l’auto-attentato alle Torri gemelle, sùbito si pensa al giorno 11 settembre 2001 ed alla demolizione controllata sia del World Trade Center sia dell’edificio n. 7.

Eppure “le Twin Towers erano già state colpite da un attentato di matrice ‘islamica’ il 26 febbraio 1993. Quel giorno fu posteggiato un furgoncino imbottito di tritolo nell’autorimessa sotterranea della Torre Nord. Per questo attentato fu condannato all’ergastolo un arabo di nome Ramzy Yousef che aveva ricevuto l’incarico di piazzare l’esplosivo da Emad E. Salem, un ufficiale egiziano in pensione.

In seguito si scoprì che Salem era un informatore dell’F.B.I. e che l’esplosivo gli era stato fornito personalmente da agenti federali. Questi ultimi gli avevano garantito che si trattava solo di una carica di bassa potenza, usata per collaudare le procedure di emergenza del grattacielo. Esiste, infatti, la registrazione della telefonata in cui Salem protestò vivamente con l’F.B.I. di New York, dopo essersi reso conto dell’effettiva potenza dell’ordigno consegnatogli. Durante la concitata conversazione, l’agente John Anticev ordinò a Salem di procedere comunque, ma per fortuna Youssef, l’esecutore materiale, non seguì le direttive del piano originale, parcheggiando il mezzo lontano dalle colonne centrali di sostegno dell’edificio, provocando così danni inferiori a quelli programmati. In seguito a questo inside job, in cui persero la vita cinque persone e ne rimasero ferite circa trecento, Salem consegnò il nastro della sua chiamata al “New York Times” ed al “Chicago Tribune”. Il contenuto della conversazione fu pubblicato una sola volta e lo scandalo fu rapidamente insabbiato”. (M. Pizzuti).

Ecco come procedono le agenzie atte a “proteggere” la popolazione contro nemici "esterni": quando i disservizi segreti non si occupano di tutte le fasi di un auto-attentato, dalla pianificazione all’esecuzione materiale, usano come bassa manovalanza cittadini arabi o musulmani (a volte “suprematisti bianchi”), ora circuiti ora convinti con il denaro ora controllati mentalmente. Costoro poi diventano altrettanti capri espiatori cui è addossata la responsabilità della strage. Intanto l’inganno continua, sotto forma di operazioni falsa bandiera (false flag) o carneficine simulate (stage events), nonostante qualche verità ogni tanto filtri. Purtroppo, però, la feccia dei giornalisti provvede subito ad insabbiare tutto. Vatti a fidare di pennivendoli e di servizi d’"intelligence"...

Fonti:

R. Bernstein, R. Blumenthal, Bomb informer’s tape gives rare glimpse of F.B.I. dealings, New York Times, 31 ottobre 1993
M. Pizzuti, Evoluzione non autorizzata, Vicenza, 2016, p. 212.


Articolo correlato: 911: demolizione controllata, 2017


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APOCALISSI ALIENE: il libro

02 febbraio, 2017

Necrofilia



E’ sbalorditivo ed avvilente constatare che sono proprio i cultori del sapere umanistico i più entusiasti fautori della tecnologia. Intere schiere di letterati capitolano: è una resa incondizionata di fronte ad innovazioni che sono letali. Persino il linguaggio degli ex intellettuali dichiara che l’ultima roccaforte è stata ormai espugnata. Un umanista che usa, ad esempio, il verbo “messaggiare” dimostra di aver rinunciato ai valori che rendono nobile, elegante l’idioma italiano. E’ una totale disfatta, perché i difensori della Tradizione dovrebbero per lo meno mettere in guardia dai pericoli insiti nelle “magnifiche sorti e progressive”.

Le sirene della tecnologia seducono tutti, dai bimbi agli anziani: essi vivono in simbiosi con il cellulare o con qualche altra diavoleria. Ci si incammina a grandi falcate verso una società senza contante, digitalizzata, virtuale dove la più algida solitudine è contraffatta dietro le false relazioni sociali delle reti asociali. Ci si incammina a grandi falcate verso il trionfo del più cerebrale materialismo, un materialismo senza materia.

La tecnologia più invasiva e dannosa oggi si fregia dell’aggettivo “smart”, intelligente (sic): la più becera stupidità è, nella tipica inversione orwelliana, smart. Non appena si legge o ode tale epiteto, la schiena è percorsa da un brivido di orrore religioso: i dispositivi smart, sono, nel migliore dei casi - si pensi ai cosiddetti contatori intelligenti - solo apparati che irradiano, attraverso il Wi-Fi, mortali campi elettromagnetici. Con il pretesto della comodità, dell’efficienza, della velocità, le nostre abitazioni sono diventate il vestibolo degli ospedali, l’ingresso dei cimiteri.

Purtroppo sono pochissimi oggigiorno gli uomini a non essere attratti, anzi catturati dalla tecnologia: è un’attrazione per ciò che è incolore, inerte, morto, purché smart. E’ una forma di necrofilia: ecco perché la natura langue e muore nell’indifferenza della massa acefala. Le nostre metropoli sono ormai necropoli, popolate da moltitudini di morti ancora prima che siano morti.

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