10 settembre, 2005

La sconfitta di Vittorio

Absit iniuria verbis
Qualche giorno fa Massimo Fini ha pubblicato sul quotidiano “Il Gazzettino” un editoriale in cui deplorava che l’onorevole Vittorio Sgarbi, ora che si paventa, in occasione delle prossime elezioni, una sconfitta del “centro-destra”, abbia penosamente elemosinato un po’ di comprensione dai corifei del “centro-sinistra” affinché accolgano la sua candidatura nelle liste dell’Unione. Giustamente Fini è rimasto disgustato dall’opportunismo dimostrato dal critico d’arte che giustifica il cambiamento di rotta, riconoscendo di aver capito chi veramente siano gli esponenti di Forza Italia & Co. Che acume! Che prontezza di spirito!
Il casanova ferrarese, in una sua livorosa, diffamante ed offensiva replica all’articolo di Fini, ha tentato di coonestare il suo tradimento, perché di tradimento si tratta, anche se di mascalzoni, riportando la seguente affermazione di Churchill: "Ci sono uomini che cambiano idee per il loro partito e altri che cambiano partito per le loro idee".

In primo luogo, con tutti gli uomini politici di cui avrebbe potuto citare una frase, Sgarbi sceglie uno “statista” spregiudicato, infido, losco e criminale, ma questo è un altro discorso. Inoltre, in questo caso, non si tratta di cambiare le idee, cosa di per sé comprensibile e spesso lodevole, ma solo di preservare i privilegi e le prebende da parlamentare: infatti Sgarbi non ha né valori da difendere né un programma politico da attuare, per quanto modesto. Egli è un tipico rappresentante della classe politica, un parassita da commedia plautina, che si distingue dagli altri solo per il suo temperamento iracondo. Infine, quale differenza intercorre tra il “centro-destra” e il “centro-sinistra”? Qui si notano la mala fede e l’insincerità: dubito che Prodi ed amici siano gli angeli che lottano contro i demoni.
Come parlamentare, è stato una nullità: forse non è colpa sua, perché uno dei tratti del sistema è quello di vanificare completamente o quasi l’azione di deputati e senatori, simili agli aristocratici francesi che Luigi XIV radunò nella magnifica reggia di Versailles. Questi nobili erano stati privati di ogni residuo potere, ma blanditi con lo sfarzo e gli agi di una vita di corte principesca. In modo simile i parlamentari, per lo più inutili o meramente decorativi, servono soltanto a dare l’illusione ai cittadini-sudditi che esista ancora una democrazia. In cambio ottengono un appannaggio molto ingente.
Come intellettuale, Vittorio è una nullità, se si avvede solo adesso -così dice- che Montanelli aveva giustamente intuito parecchi anni fa quanto Berlusconi & Co. fossero pericolosi. Solo un babbeo non si accorgerebbe, anche solo di primo acchito, di che pasta siano certi personaggi.


Come critico d’arte, Sgarbi è stato un ultratradizionalista.

Tuttavia non sosterrei che l’onorevole non vale alcunché, come asserisce Fini: non sarà celebrato né l’uomo politico né lo scrittore d’arte, ma sarà ricordato come donnaiolo, sempre che non sia, pure in questo campo, a somiglianza di Casanova, un millantatore.


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