13 dicembre, 2006

Magritte e la matrice

In una sua celebre opera, intitolata La condizione umana (1933), René Magritte (1898-1967) dipinge una tela montata su un cavalletto. Il quadro raffigura un ameno paesaggio campestre con prati verdeggianti ed alberi. La vegetazione copre anche un colle delimitato dal cielo cosparso di candidi cumuli. Oltre si nota una finestra che inquadra lo scenario naturale dipinto sulla tela: la natura rappresentata quindi trapassa in quella “reale”, nell’accezione pittorica, e si confonde con essa e viceversa. L’osmosi tra i due ambiti è perfetta.

L’olio potrebbe, a prima vista, essere interpretato come un virtuosismo illusionistico non molto dissimile dalle quadrature barocche.

Tuttavia il titolo interviene per deviare l’attenzione dello spettatore su questioni concettuali ed ontologiche. L’arte mentale di Magritte, di là dalla raffigurazione realistica ed attraverso di essa, pone quesiti sull’essenza della "realtà", sulla relazione tra realtà e mimesi, tra mimesi ed arte etc. Sono tutte questioni su cui i critici si sono soffermati, evidenziando le valenze filosofiche della poetica magrittiana. Qui vorrei privilegiare, invece, la riflessione sul valore del titolo che evoca una condizione densa di risvolti.

La condizione umana implica la percezione di una realtà fenomenica (il paesaggio dipinto) che, però, sembra essere generata da una matrice, come un’immagine in uno specchio è riflessa da un oggetto reale. Magritte non solo si interroga sul rapporto-discontinuità tra ombra e modello, come Platone nel mito della caverna, ma, sottolineando il rapporto-continuità pittorica e percettiva tra i due ambiti, a differenza del filosofo greco, riflette sulla difficoltà di distinguerli, perché essi sono intercambiabili: la “realtà” è un dipinto come il dipinto è “reale”. Entrambi poi esistono solo nel quadro e nella mente dell’osservatore.

La situazione ci induce a porci delle domande. Prescindendo da che cosa sia la "realtà", dalla percentuale in essa contenuta di finzione, trascurando il fatto se il noumeno sia più “reale” del fenomeno, restano le seguenti questioni: chi ha generato la matrice? Perché? E’ possibile separare la matrice dal mondo proiettato? La rappresentazione di Magritte sembra suggerire l’illusorietà di oltrepassare la finestra per capire che cosa si celi oltre il vetro. Forse non è un caso se il pittore belga disegna una minacciosa finestra a ghigliottina e, ai lati, due cortine marrone che, se chiuse, possono far credere che il quadro sul cavalletto sia l’unica “realtà”.

Come nel caso del quadro di Magritte, le immagini che percepiamo nella nostra vita sono per lo più icone di secondo grado: fotografie, fotogrammi televisivi, sequenze cinematografiche... Esse sono create da un sistema che nasconde il "reale" anche quando lo ostenta; inoltre anche il mondo fenomenico è un velo elettromagnetico, manipolato ad arte, che occulta più che palesare.

La possibilità di conoscere qualcosa della matrice passa attraverso la sottile, quasi impercettibile linea che sbalza la tela rispetto alla superficie del vetro, determinando l’unica sottile breccia nel muro dell’inganno percettivo… e non solo percettivo.

3 commenti:

  1. Questo è uno degli esempi più lampanti di ciò che non è possibile dimostrare ma neppure smentire: ai posteri l'ardua sentenza dunque (ammesso che si viaggi verso una maggiore comprensione, il che oggi non è affatto scontato)

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  2. Ciao Capitano Nemo, mi pare che si viaggi solo verso una maggiore ignoranza.

    P.s. Non riesco più a commentare sul tuo blog.

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  3. Ancora Angela sull'ossimoro del reale.

    nella sua produzione il tema...."finestra" viene proposto più volte dall'artista.........

    la finestra di per sè.........è altamente simbolica!...........e intrigante!
    cosa c'è aldilà di essa?.........sia dall'esterno che dall'interno! una finestra aperta su...........la realtà esterna:.....paesaggio...... e se fuori è buio,come in questo quadro (e nella mia foto fatta a Tara)............la realtà che pure c'è...........non si vede!........quindi non c'è!
    Questo dipinto è stupendo!............a finestra chiusa corrispode il giorno,la percezione della vita,la forzata partecipazione ad essa...........eppure la finestra da dove si vede la realtà esterna è chiusa! aperta.............è la notte,il buio,la morte,il nulla.........la non partecipazione.........la quiete.......la pace!..................eppure è aperta!ci sarebbe tanto,ma tanto da dire!.........non sono all'altezza!

    mi piace pensare che le mie foto riguardanti la finestrella di Tara(diurna e notturna) ti abbiano ispirato!
    In attesa che venga tolto il velo che copre la realtà.........reale, ti auguro........
    una felice notte!.............con la finestra chiusa!............Angela

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