Recentemente il Professor Corrado Malanga ha pubblicato un altro articolo Una revisione della realtà, ovvero gli asini volano? Lo studio testimonia come ormai molti capisaldi della Weltanschauung scientifica tradizionale stiano per diventare obsoleti. Malanga è uno dei pochi intellettuali italiani che ha saputo, si condividano o no le sue teorie, evidenziare i limiti epistemologici della cultura scientifica per rivalutare il sapere tradizionale e per creare i presupposti di una sintesi tra scienza e filosofia.
È notevole che, nel suo ultimo studio, egli, per esporre e spiegare le ipotesi interpretative, non senta la necessità di ricorrere a formule, matrici ed equazioni, proprio perché egli individua nel mito della misurabilità di ogni fenomeno uno dei maggiori limiti dell’approccio scientifico imperante. Senza rinunciare alle acquisizioni delle discipline sperimentali, soprattutto della fisica quantistica che, tra le varie declinazioni del sapere scientifico contemporaneo, sembra essere quella che maggiormente rende la complessità e la contraddittorietà intrinseca del mondo, lo studioso ha il coraggio di spostare il baricentro delle indagini, privilegiando il versante della coscienza (reale) rispetto a quello della materia-energia (virtuale).
Non mi pronuncio sulla validità della teoria elaborata da Malanga e dal suo collega Pederzoli, definita dell’universo tetraedrico, che comunque è fondata su una serie di elementi piuttosto significativi, poiché non sono in grado né di illustrarla in modo compiuto né di discuterla. Vorrei, invece, soffermarmi sull’iter epistemologico che sottende tale teoria. È un percorso che implica la capacità di mettere in discussione tutto un consolidato orientamento empirico che ormai sembra avere i giorni contati. Malanga riesce a distinguere tra ambito esperienziale ed un altro, più profondo, direi ontologico, in cui il principio aristotelico di non contraddizione non vale più. Non era stata già la fisica quantistica nel momento in cui osservò il dualismo onda-particella ed il principio di non-località ad incrinare, anzi a minare il modello aristotelico del terzo escluso?
È questo uno iato rispetto al paradigma precedente: è il filosofo della scienza Feyerabend a capire che la conoscenza procede attraverso discontinuità, in modo discreto come… i quanti. Un’altra credenza scientifica ormai destinata a tramontare è quella dell’oggettività: non esiste un oggetto assoluto (nel senso di svincolato) che possa essere studiato, senza che il soggetto influisca in qualche modo su esso. È il noto principio di indeterminazione di Heisenberg, ma per Malanga è qualcosa di più (se interpreto correttamente il pensiero del ricercatore), poiché non è solo un influsso sul fenomeno, ma quasi una sua modellazione.
Alcuni di questi concetti ormai nel XXI secolo dovrebbero essere acquisiti, non dico dall’uomo della strada, ma almeno da coloro che si occupano di certi temi, dagli specialisti. Eppure ciò non accade: i criteri di un empirico metodo empirico vengono applicati in modo indiscriminato e spesso superficiale, anzi con disonestà, per distinguere tra “scienza” e “superstizione”. Sono le rigide ed aprioristiche regole adottate dal C.I.C.A.P. e dai loro goffi, incompetenti imitatori, canoni ancora incentrati su un meccanicismo ingenuo di tipo ottocentesco che, se in alcune circostanze, può essere utile, si rivela in parecchi casi sterile, in quanto astratto. Se costoro capissero che alcune situazioni non sono sempre e comunque riproducibili in laboratorio, che i protocolli rischiano di essere degli schemi angusti, non ciancerebbero in continuazione di metodo e di verifica sperimentale.
In questi ultimi anni, fisici e cosmologi hanno cominciato ad interessarsi ed a riscoprire argomenti considerati tabù, come la cimatica, l'etere, le dimensioni astrali: non sappiamo quali conoscenze, prima o dopo, saranno via via introdotte nel nostro sistema culturale, ma sappiamo che sarà inevitabile una dolorosa frattura. Dovremo rinunciare a molti nostri pre-giudizi.
Come ama ripetere un mio amico: “Per apprendere, bisogna disimparare”, anche se a volte penso che forse sarebbe meglio non apprendere alcunché.
20 febbraio, 2007
Paradigmi
L'universo intero sembra composto da una sola Coscienza, poche anime, molti fotoni ed infiniti asini. (C. Malanga)
Sempre più si avverte la necessità di riflettere sul necessario cambiamento di paradigmi, se si vuole comprendere qualcosa della realtà. Purtroppo noto che pochi hanno inteso che il sapere spesso non procede per gradi, ma per salti: basti pensare, ad esempio, al sistema copernicano che non è uno sviluppo di quello tolemaico, ma un suo totale rovesciamento. Non a caso, si parla di rivoluzione copernicana.
La scienza tradizionale tende ad ignorare tutto ciò che non è misurabile, etichettabile e omologabile. Ecco perchè mette in luce tutti i suoi limiti arrogandosi il diritto di bollare come "impossibili" determinati fenomeni senza neppure preoccuparsi di analizzarli. Un nuovo approccio è certamente auspicabile ma temo (anche nel lungo periodo) impossiblie, perlomeno fino a quando sarà imbrigliata dal denaro.
RispondiEliminaHai colto un aspetto su cui ho sorvolato: il nesso scienza-denaro, scienza-potere. Ecco allora le scienze prostituite. Il tempo stringe, anche in questo ambito. Ciao
RispondiEliminaCiao Zret,
RispondiEliminaa mio modesto parere hai colto uno dei problemi fondamentali del nostro tempo.
Il dogma scientifico è uno dei più acerrimi nemici del risveglio spirituale delle genti. Tuttavia è veramente arduo non farsi bollare come pazzi farneticatori, nel momento in cui si prova a mettere in dubbio l'infallibilità della scie(me)nza.
Fino dai primi anni di vita la maggioranza delle persone è portata a credere che il metodo scientifico sia privo di fallacia, pochi si sono accorti che l'errore è di fondo, alla base.
In fondo una volta si credeva che la geometria euclidea fosse l' unica esistente, forse pensando di vivere su di un foglio di carta, poi si dovettero introdurre altri tipi di geometria come quella conica o iperbolica; la vecchia geometria di Euclide, mi venne spiegato, era solo una semplificazione della "realtà".
Allo stesso modo credo che la scienza ufficiale sia una semplificazione della "realtà"; la quale è alquanto sfuggevole alle menti velate dal nostro "denso mondo fisico".
Ottimo spunto di riflessione, Zret.
Saluti Nico
Ciao Nico, ottima la tua analisi. Più il tempo passa e più mi accorgo che la scie(me)nza assomiglia alla religione: dogmi su dogmi. Intanti la relatività di Einstein comincia a vacillare, con il suo vuoto che si piega (sic), ma i sacerdoti della scie(me)nza sono ancora lì a pontificare.
RispondiEliminaCiao e grazie!
1)Si possono condividere o meno le sue teorie, ma l'approccio alla ricerca del Malanga dovrebbe essere d'esempio. Un uomo curioso che non si è mai posto limiti, od ha imparato a non porseli, spesso ha cambiato strada senza paura di ammettere errori.
RispondiEliminaL'opposto dello scemenziato.
2)Da un po' di tempo ho ripreso a leggere Philip Dick, considerato da sempre scrittore di fantascienza (scienza di fantasia, quindi senza limiti).
Visionario e precursore, ha anticipato i tempi spesso trovando il punto d'incontro tra scienza e spiritualità. Questo per dire che la ricerca necessita prima di tutto di apertura mentale, di ampi orizzonti e molta curiosità, perché con tutta la preparazione possibile non si può vedere quello che è negato dalla propria mente o co-scienza che dir si voglia.
La divisione (divisa-visione) delle cose non può far comprendere (prendere con noi, fare nostre) le stesse nei loro molteplici aspetti.
Certo, dogmi e fede cieca, un po' di terrore, denaro e potere (paura di non averne), ed il gioco è fatto: gli ingredienti sono sempre gli stessi, mi stanno annoiando.
Non a caso, scienza deriva da scio, a sua volta da scindere, separare. Leggendo il tuo commento, Kdreamer, e gli altri, mi chiedo perché questa consapevolezza non si diffonda, ma rimanga confinata in una cerchia molto ristretta. Se tutti avessero il coraggio di essere eretici ed incoerenti, il mondo sarebbe migliore, ma è destino che il vulgus meni la frusta, come diceva Schopenauer. Grazie del tuo eccellente contributo, Kdreamer.
RispondiEliminaCiao
Dimenticavo di Dick: è un autore che andrebbe rivalutato. Ebbe delle intuizioni strepitose. A lui ho dedicato il testo Formiche elettriche. Ciao
RispondiEliminail pallino di misurare le cose è una frenesia umana.Poter misurare significa non solo conoscere e poetr costruire oggetti ke ci aiutino ma anke tenere sotto controllo, governare.All'uomo da un senso di potenza conoscere le leggi ke governano la natura e se ci sno dei fenomeni ke nn puo controllare a pieno essi nn esistono o nn è ancora stata scoperta la legge ke li governa.La conoscenza dell'essenza delle cose ke nn ha misurazione però impedisce il tipo di controllo ke piace tanto all'uomo,conoscere l'essenza significa conoscere ma nn controllare.Con questo nn venga sminuita però l'importanza della misurazione,ke serve a farci conoscere come agiscono le cose, xrò nn come sono..
RispondiEliminaCiao Guglielmo, la tua analisi ricorda quella di Adorno circa il nesso tra illuminismo e tecnologia, tra controllo della tecnica e tecnica del controllo. In effetti gli aspetti ideologici della scienza sono spesso sottovalutati. Ciao!
RispondiEliminaSeguo giornalmente gli sviluppi del lavoro di Malanga e degli addotti da lui aiutati.
RispondiEliminaA volte per capire se ci troviamo di fronte ad una persona che dice il vero o no, bisogna starci a contatto e provare empatia per il prossimo, in modo da ricevere l'intuizione (che arriva direttamente dall'anima,secondo Malanga) che ci porti a capire più che a credere.
Io credo che siamo ormai ad una svolta, una vera rivoluzioni in tutti i campi.
Malanga non è altro che un precursore di questa svolta, altri si accoderanno a lui perchè secondo me è la strada giusta quella che sta seguendo.
I suoi articoli vanno sempre più a scavare nel profondo della ricerca, a 360% in tutti i campi.
Proprio per questo alcuni,forse invidiosi,pensano che dovrebbe occuparsi solo di quel che gli compete.
Costoro non hanno capito che bisogna cercare e amalgamare l'intera conoscenza e contemporaneamente discernere il vero dal falso secondo il proprio criterio.
E' proprio in questo che sta la bravura di chi osa avventurarsi nella spiegazione di fenomeni paranormali e non.
Ciao Trunksz. Grazie delle tue parole cui non occorre aggiungere nulla, tanto sono luminose ed illuminanti.
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