25 ottobre, 2008

Colori

I colori sono emozioni cristallizzate

Per una volta, un breve servizio televisivo ha mostrato, invece delle solite sciocche attricette o di episodi grandguignoleschi enfatizzati con morboso compiacimento, un frammento di vita, per quanto incastonato nella morte. E' stata intervistata la giovane moglie di un operaio deceduto sul lavoro (una delle innumerevoli vittime di condizioni di lavoro molto precarie, poiché l'unica sicurezza su cui si insiste è quella che sia sinonimo di controllo), investito di notte da un carrello ferroviario. Mentre la donna rievocava la figura del marito, la camera dell'operatore ha indugiato per qualche istante sui quadri appesi alle pareti: erano opere dai colori caldi e dalle pennellate pastose. Erano quadri creati dal giovane e segno di un'ispirazione sorgiva, ma soprattutto di un vivo senso cromatico.

Che cosa sono i colori? Come tutto ciò di cui abbiamo diuturna e consueta esperienza, stentiamo a definirli, ma soprattutto a comprenderne l'intima natura. Si ripete che i colori sono qualità secondarie delle cose. Ci hanno insegnato che sono particolari frequenze luminose che, dopo aver colpito l'organo della vista, il cervello traduce in segnali. Dunque? Abbiamo compreso che cosa sono veramente? Abbiamo capito per quale motivo i colori suscitano moti dell'animo, ricordi, sensazioni? Solo gli artisti veri che ricreano la luce adamantina, le liquide ombre e che compongono sinfonie di colori, sanno instillare gocce di elisir negli occhi di chi guarda. Senza che ci chiediamo più che cosa siano quelle vibrazioni, quali fenomeni fisiologici e percettivi siano alla base della visione, viviamo l'avventura dei colori, con tutte le loro tonalità, sfumature, timbri. Ne ascoltiamo la musica ora fluida ora franta: i colori sono note, le note sono brividi di vento.

La lezione di Kandinsky, di Kupka e di tutti quei pittori che valorizzarono la dimensione allusiva, musicale e simbolica dei colori è oggi per lo più dimenticata in un mondo in cui tutto è artificiale: anche il cromatismo è virtuale, tecnologico. E' una "realtà" dove anche la natura è un acquerello spento, sbiadito. Persino il grigio, considerato, a torto, tinta smorta e triste, oggi è privo di quelle qualità sensorie che lo rendevano evocativo: le nebbie oggi non sono più avvolgenti, romantiche nel loro melanconico umidore, ma livide e cadaveriche come larve esangui.



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2 commenti:

  1. Ovvio che la musica abbia un colore.
    Un'esperienza triviale quale può essere l'ascolto della musica riprodotta attraverso un impianto stereofonico te lo fa capire.
    Attraverso molti impianti a valvole termoioniche del passato la musica assumeva spesso un colore giallino o addrittura 'crème caramel'. Con i migliori impianti di oggi - sempre a valvole - la musica fluisce con una timbrica luminosa, neutra e vagamente vellutata.

    Come ben sai, Goethe scrisse una monografia sul problema del colore imperniata su una valutazione essenzialmente qualitativa dei medesimi. E come giustamente fai notare, la Scienza positiva è dal canto suo incapace di distinguere delle qualità, delle virtù talora arcane nelle sfumature dei colori. Essa si limita all'aspetto quantitativo,rifacendosi notoriamente al numero di cicli per secondo quando tenta di descrivere un colore.

    Negli ultimi anni anche la nebbia ci è stata tolta. Nel corso dei decenni trascorsi, spostandomi nei mesi autunnali ed invernali in mezzo ad essa, questa meteora mi era entrata nei cromosomi.
    Essa aveva un sapore arcano, sognante, nettuniano.

    Ma ormai non se ne vede più.
    La nebbiolina che saliva lentamente dal Po e dalla terra in autunno è definitivamente sparita lasciando il posto al 'bel tempo' e alle 'innocue velature'.

    E' il mondo che ha ormai smarrito anche gli ultimi residui di anima che gli erano rimasti, un mondo senza più alcuna qualità.
    Non più rugiada, in passato così cara ai praticanti di Alchimia, non più le nubi naturali, non più la luce naturale del sole e della luna.

    Pertanto ci muoviamo ormaicome in deserto esteriore che riflette ovviamente ed innanzitutto una desertificazione ed un intorpidmento delle anime.
    Ma non lamentiamoci più di tanto: siamo noi che abbiamo scelto di nascere in una dimensione così corrotta, così malata, così artificiale.

    Se fossimo vissuti in un'altra epoca meno degradata di quella attuale, non saremmo più quel che siamo ora ma altri individui forse più scialbi e più sciocchi.

    Il sopravvivere in un ambiente come quello attuale ci ha cambiato e ci cambia in continuazione dandoci forse l'opportunità di scoprire dei frammenti della nostra vera natura che mai sarebbero emersi in altre e più normali condizioni di esistenza.

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  2. "Il sopravvivere in un ambiente come quello attuale ci ha cambiato e ci cambia in continuazione dandoci forse l'opportunità di scoprire dei frammenti della nostra vera natura che mai sarebbero emersi in altre e più normali condizioni di esistenza".

    Questo icastico sigillo denota una visione profonda delle cose, all'interno di un commento di dolente e grandiosa bellezza. Non lo scrivo per piaggeria, ma per intima consonanza con queste tue vibranti parole.

    Ho sempre amato la bruma, velo misterioso ed ossianico e la confronto con la caligine chimica che, come un grigio sudario, copre la città e le montagne. Essa si confà ad un mondo di morti.

    Naturalmente il trattato di Goethe sui colori fu eclissato dagli scienziati positivisti che portarono in auge la teoria di Newton.

    Sarebbe interessante soffermarsi sulla sinestesia, altro enigma, ma devo seguire le previsioni meteo per la settimana ventura: credo che preannunceranno "formazioni di nubi in quota e nebbie diffuse..."

    Ciao e grazie.

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