Nel Vangelo detto di Matteo il Messia ammonisce: “Avete anche inteso che fu detto agli antichi: non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti; ma io vi dico: non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello". (Matteo, 5, 33-36)
Poco importa sapere quale fu il substrato etico e culturale da cui emerse questa radicale ammonizione e chi veramente la pronunciò. Fondamentale è, a mio avviso, riconoscere che il giuramento è un legame, un'ipoteca sul futuro. Tutto ciò che incatena dovrebbe essere respinto: il rancore, il radicamento inestirpabile nel passato e, appunto, l'abitudine a giurare. Si alimenta il karma, se intendiamo il karma come una sorta di persistenza psichica negativa, un’energia stagnante, un rugginoso attaccamento.
Non è fortuito se, in inglese, il verbo "(to) swear" vale sia "giurare" sia "bestemmiare" ed anche "maledire". L'esistenza è già così onusta di gravami di ogni tipo che è folle caricarla ancora con formule sacrileghe, con voti che spesso non possono essere osservati. Credo che l'insegnamento sopra riportato si sostanzi di un'antica concezione, secondo cui la lingua è, in sé, suono sacro che è hybris profanare con attestazioni avventate, con superbe decisioni su quanto non è in nostro potere decidere. Inoltre il discorso tende a tradursi in atto, anche “solo” come pegno simbolico per il futuro, come eco generante: è per questo che "Lògos", malamente e spesso traslato con “parola”, è in ebraico “davar”, il cui valore si dispiega tra “parola”, “cosa” ed “atto”.
Quindi, benché il giuramento appartenga a molte culture del passato, ritengo sia una catena da spezzare.
Furono pochi i cristiani che si attennero a questa prescrizione: nel Medioevo i Catari lo rispettarono, ma gli Albigesi -si sa- furono perseguitati e sterminati.
Esistono momenti ed occasioni che esigono giuramenti solenni? No. I cristiani che giurano sono cristiani? No.
Rigettare il giuramento significa esecrare lo stato-Leviatano, il ripugnante parto degli Arconti.
Poco importa sapere quale fu il substrato etico e culturale da cui emerse questa radicale ammonizione e chi veramente la pronunciò. Fondamentale è, a mio avviso, riconoscere che il giuramento è un legame, un'ipoteca sul futuro. Tutto ciò che incatena dovrebbe essere respinto: il rancore, il radicamento inestirpabile nel passato e, appunto, l'abitudine a giurare. Si alimenta il karma, se intendiamo il karma come una sorta di persistenza psichica negativa, un’energia stagnante, un rugginoso attaccamento.
Non è fortuito se, in inglese, il verbo "(to) swear" vale sia "giurare" sia "bestemmiare" ed anche "maledire". L'esistenza è già così onusta di gravami di ogni tipo che è folle caricarla ancora con formule sacrileghe, con voti che spesso non possono essere osservati. Credo che l'insegnamento sopra riportato si sostanzi di un'antica concezione, secondo cui la lingua è, in sé, suono sacro che è hybris profanare con attestazioni avventate, con superbe decisioni su quanto non è in nostro potere decidere. Inoltre il discorso tende a tradursi in atto, anche “solo” come pegno simbolico per il futuro, come eco generante: è per questo che "Lògos", malamente e spesso traslato con “parola”, è in ebraico “davar”, il cui valore si dispiega tra “parola”, “cosa” ed “atto”.
Quindi, benché il giuramento appartenga a molte culture del passato, ritengo sia una catena da spezzare.
Furono pochi i cristiani che si attennero a questa prescrizione: nel Medioevo i Catari lo rispettarono, ma gli Albigesi -si sa- furono perseguitati e sterminati.
Esistono momenti ed occasioni che esigono giuramenti solenni? No. I cristiani che giurano sono cristiani? No.
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La conoscenza è un cammino fluido, fatto di aperture, fiammate, ritorni. La stessa fede non può cristallizzarsi in un patto, in un giuramento. Essa ha fame e sete di assoluto, intrecciata pure a momenti di dubbio, di caduta. Non può esser statica perché ristagnerebbe. L'incontro col divino, col tao, col wird, col Padre Celeste, con la Madre, è una corsa veloce fatta di voci tonanti, di silenzi fragorosi, spasmi duraturi, è moto e quiete. Tutto ciò che ci lega ci restringe, magari in apparenza ci rassicura, come l'appartenenza ad una forma religiosa, ma è la cuccia del cane che ha bisogno del padrone. Dio ci ha resi liberi, fluenti frequenze d'onda nei campi magnetici dell'infinito, senza notai ne doganieri dello spirito.
RispondiEliminaAngelo Ciccarella
Concordo con quanto scrivi, Angelo. E' un commento che funge da opportuno e sagace corollario alla breve riflessione sul giuramento.
RispondiEliminaCiao e grazie.
....si respira aria di nobiltà, aria di casa fra queste pagine...
RispondiEliminaGrazie milla a Zret, sapiente oste, e ai suoi ispirati avventori
Giuramento potrebbe stare per 'impegno solenne', ovvero per esprimere il concetto ' ti do la mia parola di gentiluomo'. I giuramenti esistono ed hanno valore anche e soprattuto - o forse solamente- in un contesto iniziatico.
RispondiEliminaLì non puoi fare il furbo poichè hai a che fare con forze spirituali impersonali, trascendenti. Se trasgredisci non è lo Spirito che si vendica di te ma sono gli enti tutelari preposti alla salvaguardia del rito e della promessa fatta.
Certo è ridicolo pensare che abbia un qualche valore il giuramento - che so - di fedeltà alla Repubblica o alla Massoneria Universale o all'Opus Dei o a qualsiasi altra invenzione profana. Ma se un Maestro spirituale ti richiede la solenne promessa di non far pubblica luce su certe cose, quella promessa che tu hai fatto possiede un valore oggettivo e normativo.
Se getti alle ortiche tale impegno, ti assumi tutte le responsabiltà del caso ovverosia ti esponi ad una specie di 'choc-en-retour'-.
Hai ragione da vendere, Angelo. Una gerarchia esterna e visibile non esiste più ormai da tempo immemorabile. Ma esiste pur sempre una gerarchia invisibile e quella si veramente effettiva.
E' la gerarchia spirituale che fa capo al Re del Mondo e di quella non potremo mai fare a meno od infiaschircene. Da essa noi dipendiamo.
Certo Paolo, esiste una catena che unisce da millenni i tanti singoli anelli, ininterrotti globuli rossi del Graal primordiale. In questa catena non vi è bisogno di giuramenti, nè di patti o alleanze: lo spirito unisce tutto e tutti, indissolubilmente. Il Re del Mondo, è personaggio sconosciuto ai più, ma non inconoscibile. Guenon ne ha parlato in un suo lucido testo, dimenticando però un particolare da poco: il suo nome, cognome e indirizzo. Ti assicuro, Paolo, che alcuni lo hanno perfino incontrato, in epoche e luoghi diversi; auguro a te, a Zret e a tutti i cercatori della Luce di avere la stessa opportunità.
RispondiEliminaAngelo Ciccarella
Grazie infinite, Timor, cerchiamo di formare una pleiade.
RispondiEliminaTemo che non incontrerò il Re del mondo, poiché sono solo all'inizio di un lunghissimo percorso, ma chissà, potrei avere questo privilegio, indipendentemente dai meriti.
Grazie a tutti.
http://nuke.ilsottoscritto.it/Recensioni/RecensioniR/Strieber2012lapocalisse/tabid/1279/Default.aspx
RispondiEliminaCiao Zret, è un pò che non ci sentiamo, ma non farci caso, tra vecchi amici è consuetudine, sapendo che l'affinità è consolidata e al riparo da sbalzi temporali...
RispondiEliminaTi scrivo in O.T. per informarti se già non lo sei su una triste notizia che riguarda Franco Caddeo (Frankad su Luogocomune) che sono sicuro conoscerai (ora io non so esattamente se in positivo o negativo) anche perchè ho riletto un tuo post breve sull'articolo riportato in Home da L.C. oggi, dopo che si è saputo che Franco è disperso da 100 e più ore in mare, dove si era recato a pescare con un gommone, da solo, in Sardegna dove vive.
Sapendo quanto Franco ha fatto per combattere i NEFANDI non mi stupirei di una LORO infame sortita per toglierlo di mezzo.
Ma fin che non si trova il corpo, la speranza che sia tutto un disguido non demorde..
Ciao Zret e se ti interessa saperne di più vai (non sto pubblicizzando) su Luogocomune...
Ciao Clausneghe, abbiamo conosciuto Frankad ed abbiamo collaborato finché decise di rinunciare alla lotta contro gli avvelenatori. Certo, è una decisione che non condivido, ma capisco se una persona si stanca di combattere contro i mulini a vento. Non credo proprio sia stato vittima di sicari, visto che da tempo era lontano dalla questione "scie chimiche", dopo aver capito che M.M. menava solo il can per l'aia.
RispondiEliminaSpero che sia ritrovato, più per i parenti che per lui, poiché manca poco alla svolta.
Leggerò l'articolo su L.C.
Ciao e grazie.
Ciao clausneghe, condivido il pensiero di Zret.
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