02 novembre, 2010

Che cos'è la spiritualità?

Che cos’è la spiritualità? Qualcuno scrisse con sarcasmo che “lo Spirito è la reificazione del nulla”: ben venga codesta definizione, se intendiamo il nulla come l’invisibile sorgente del tutto. In verità, sfiorare un argomento come lo Spirito è audacia ed ingenuità, poiché è come se volessimo esplorare gli spazi siderali distanti anni-luce dalla Terra solo con gli occhi. Eppure abbiamo occhi per interrogare il mondo ed orecchi per ascoltare l’abissale silenzio delle risposte.

Lì, sulla soglia, il linguaggio si sgrana e le parole si arrendono di fronte all’enigma, ma una manciata di sillabe può ancora strappare all’incomprensibile un brandello di verità. Se i sensi sono quasi del tutto ottusi di fronte allo Spirito, lo sguardo interiore può, in casi eccezionali, che sono stati di grazia, coglierne una favilla.

E’ necessario trascendere la materia: siamo non tanto pesci in un acquario, condannati a vedere il cosmo da una sola angolazione, quanto libellule imprigionate in una goccia d’ambra. Se riteniamo che nulla esista oltre il mondo fisico, che tutto sia numero, ci sarà per sempre preclusa la possibilità di concepire un universo avulso da ferree leggi di disfacimento e di morte. Se crediamo che il pensiero sia una funzione del cervello e che, come affermava Hyppolite Taine, la virtù ed il vizio siano assimilabili rispettivamente allo zucchero ed al vetriolo, allora vedremo nell’Eneide o in una sinfonia di Beethoven, solo degli elaborati diagrammi. L’intelligenza che crea i capolavori non è nell’encefalo che è strumento: essa travalica le reazioni biochimiche per albergare in un luogo che è un non-luogo, provenendo da un tempo che è non-tempo.

Troveremo sempre lo strenuo assertore del meccanicismo e del materialismo e certi suoi argomenti sono pure persuasivi, se consideriamo il mondo fenomenico gravato dall’entropia, ma davvero il cosmo è solo un congegno per quanto sofisticato?

E’ impossibile dimostrare, ricorrendo alla ragione, che oltre (o sotto?) la materia, aleggia lo Spirito. "Mens agitat molem" è una bella metafora, non un teorema. La dimensione metafisica (talvolta sarei tentato di denominare la metafisica “subfisica”, in quanto substrato della materia, combustibile con cui si produce l’energia, fiume carsico) ha le sue radici nel mondo intelligibile, non si può esperire: così errano coloro che, tramite la matematica, credono di poter dedurre l’esistenza di sfere spirituali e persino di Dio, come sbagliano coloro che negano a priori qualsiasi orizzonte ulteriore.

La visione di questo orizzonte è riservata a pochi eletti: se tutti potessimo tuffarci nell’oceano sotto la realtà quotidiana, vivremmo esperienze magnifiche. Abraham Maslow le ha chiamate “esperienze di picco”. Purtroppo ai comuni mortali questi momenti assoluti non sono concessi o sono concessi in rarissime occasioni: né manuali né corsi accorceranno il lungo cammino che separa la notte dall'alba, benché possano essere usati a mo’ di grucce. Anche, qualora uno di noi riuscisse a vivere, ancora vivo, l’estasi, potrebbe poi comunicare il suo vissuto, per mezzo dei miseri mezzi linguistici di cui disponiamo? Il mistico è custodito nel silenzio.

E’ impossibile dimostrare come mostrare lo Spirito, quantunque talora se ne intraveda indistintamente un barlume e si intuisca il senso oltre la compatta campitura del non-senso, come il tenue disegno di una costellazione colto grazie ad un’intuizione percettiva (realtà? Illusione?). E’ necessario, più che credere, avventurarsi contro ogni logica: perderemo tutto, ma guadagneremo l’infinito.


Articolo correlato: F. Lamendola, Attimi di eternità, 2010



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4 commenti:

  1. Esiste un numero indefinito di stati dell'essere, a partire dai più densi e grevi per finire a quelli più eterei e spiritualizzati.
    Forse è un errore definire 'spirituali' quelli che rappresentano i primi timdi, furtivi passi in dimensioni psichiche, in stati di coscienza peraltro ignoti all'infinita maggioranza degli esseri umani.

    Probabilmente la strada verso la vera e proria dimensione 'pneumatica' appare lunga e irta di difficoltà.
    Non so, non conosco, non mi addentro in tematiche per me astruse, per vie da me mai battute nonostante la lunga militanza nell'ambiente.

    Si parla di esperienze ineffabili ovvero intraducibili in linguaggio parlato o scritto. Ma qualche ragguaglio descrittivo, qualche briciola di ciò che viene sperimantato dai più fortunati è giusto che conosca abbozzi di esternazioni, seppur frammentarie.

    E' giusto che si renda così testimonianza a colui che si trova pronto a mettersi in cammino invogliandolo in tal maniera a tendere verso certe mete, a rincorrere obiettivi che si situano sulle nuvole.

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  2. Sagge e meditate parole le tue, Paolo.

    Mi viene qui a taglio, come piccolo complemento alla tua pensosa postilla, la profonda frase di Aurelio Simmaco: Non uno itinere pervenitur ad tam magnum secretum. La Spiritualità è veramente "magnum secretum", una sorta di mistero appartato che si allontana quanto più tentiamo di appressarci ad esso.

    Ciao e grazie.

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  3. Può sembrare triste pensare che il nostro pensiero non sia altro che frutto di una reazione chimica, come la fotosintesi, può essere triste pensare che non vi sia altro che una macchina dietro la nostra mente, che non vi sia nulla di trascendente. Sarebbe bello se vi fosse qualcosa di incommensurabile (per noi uomini), di metafisico, qualcosa che noi non possiamo comprendere però c'è. Purtroppo però non possiamo affermare che le cose siano così, possiamo solo sperarlo, ipotizzarlo, ma non possiamo pretendere essere divini, come un robot non potrebbe pretendere di essere umano, ma non conoscendo la mente umana può sperare di essere simile.

    Spesso mi sono interrogato sul reale valore dei capolavori umani, che spesso sono tanto superbi che gli attribuiamo un'origine quasi divina, ma dobbiamo ricordare che l'arte è fatta dall'uomo per l'uomo! L'uomo è l'unico pubblico che abbia la nostra arte, una bella musica non è altro che un'onda sonora ben sincronizzata con il cervello umano, e lo stesso discorso è applicabile alle opere letterarie o pittoriche.
    L'uomo è una macchina che ha imparato a comprendersi almeno in parte e ha scoperto alcuni "trucchi" per provare piacere, per liberare endorfine nel cervello.

    Naturalmente potrebbe essere solo un illusione: in realtà è tutto governato da qualcosa di metafisico, ma di certo non abbiamo gli elementi per affermare che ciò sia la verità.

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