31 ottobre, 2010

Gli U.F.O. di Paolo Diacono

Con il nome di Paolo Diacono (nome derivato dal suo grado ecclesiastico) ci si riferisce a Paolo Varnefrido (Cividale del Friuli 720 ca. – Montecassino 799), storico e grammatico longobardo. Educato alla corte di Pavia, fu per cinque anni (782-786) maestro di grammatica alla corte di Carlo Magno. Nel 787 si ritirò nell’abbazia di Montecassino. Autore di trattati sulla lingua, lettere, omelie, del poemetto didascalico De specibus praeteriti perfecti e dell’Exspositio super regula sancti Benedicti, è celebre soprattutto per la sua fortunatissima Historia Langobardorum, storia del popolo longobardo dalle origini fino al re Liutprando (morto nel 744).

L’opera di Paolo Diacono in sei libri, composta dopo il 774, considerata una delle più insigni fra i testi storiografici del Medioevo, contiene alcune descrizioni relative a fenomeni celesti anomali che meritano un’attenta analisi, poiché, come vedremo, non sono “semplici” avvistamenti di U.F.O. ante litteram.

Nel libro IV, cap. 15 si legge: Tunc etiam signum sanguineum in caelo apparuisse visum est et quasi hastae sanguineae et lux clarissima per totam noctem. “Allora parve che in cielo fosse apparso un segno sanguigno e come delle aste color sangue ed una luce scintillante per tutta la notte”.

Il segno fu scorto in cielo durante il regno di Agilulfo, sovrano dal 590 al 616. L’autore, nel ricordare un fenomeno tanto straordinario, mostra prudenza, espressa per mezzo della forma verbale “visum est” (parve, sembrò), ma non si perita di insistere sul fulgore irreale che rischiarò le tenebre notturne. La raffigurazione è di ardua esegesi: potrebbe riferirsi ad un aerolite, sennonché il colore rutilante e soprattutto la citazione delle “hastae” fiammeggianti (lance) inducono a vedervi i cosiddetti “sigari volanti”, peculiari dell’ufologia contemporanea.[1]

Nel libro V, cap. 31 lo scrittore annota: Insequenti post tempore mense augusto a parte orientis stella cometis apparuit nimis fulgentibus radiis, quae post semet ipsam reversa disparuit. Nec mora, gravis pestilentia ab eadem parte orientis secuta, Romanum populum devastavit. “In seguito, nel mese di agosto, apparve nella parte orientale del cielo una cometa dai raggi fulgidissimi che successivamente ruotò su sé stessa e sparì. Pochissimo tempo dopo, una grave pestilenza si diffuse da oriente e decimò il popolo romano”.

In questo passo è difficile vedere un fenomeno astronomico: infatti la “cometa” gira intorno al proprio asse, mostrando un movimento non riconducibile ad un meteorite o ad un asteroide. E’ inquietante la concomitanza tra l’avvistamento dell’ordigno nel firmamento e l’epidemia che colpì la città di Roma, allora sede dell’esarca bizantino e del pontefice. Alcuni studiosi hanno individuato un sincronismo tra contagi ed avvistamenti di misteriosi oggetti volanti: l’erudito longobardo ci offre una delle più antiche (e rare) testimonianze di tale coincidenza.

Infine in VI, 9, Paolo Diacono scrive: Hac tempestate noctu stella iuxta Vergilias caelo sereno inter Domini Natalem et Theophaniam apparuit, omnimodo obumbrata, veluti cum luna sub nube est constituta. Post haec, mense februario, die media stella ab occasu exiit, quae cum magno fulgore in partes orientis declinavit. Dehinc mense martio Bebius eructuavit per dies aliquot et omnia virentia circumquaque prae pulvere et cinere illius exterminata sunt. “In quel tempo, di notte, apparve una stella vicino alle Pleiadi, nel cielo sereno, tra il giorno di Natale e l’Epifania. L'astro era velato, come la luna adombrata da una nube. In seguito, nel mese di febbraio, durante il giorno, la stella lasciò l’occidente e con un grande bagliore sparì ad oriente. Quindi, nel mese di marzo, il Vesuvio eruttò per alcuni giorni e tutta la vegetazione sulle falde del monte, a causa della polvere e della cenere lavica, fu incenerita”.

Qui si nota un collegamento tra l’apparizione della “stella” e l’eruzione del Vesuvio: non si può certo ricavarne un nesso di causa ed effetto, ma qualche ricercatore ha comunque constatato che attività sismiche e vulcaniche sono talora precedute o accompagnate da luci nel cielo, sebbene sia arduo stabilire se queste sfere di fuoco siano foriere delle calamità o le causino. Si potrebbe trattare solo di una combinazione. Paolo Diacono evidenzia la relazione cronologica tra fuochi celesti e flagelli, benché non si avventuri in affermazioni per istituire un legame causale.

William Bramley, nel saggio “Gods of Eden”, individua un rapporto tra ordigni volanti e la Morte Nera, la micidiale pestilenza che colpì l’Europa tra il 1346 ed il 1348. Scrive Bramley: “I testimoni dell'epoca accennano a ‘comete’, ma dalle descrizioni si comprende che non erano comete. Le persone riportano di oggetti volanti luminosi ed affermano che gli ordigni rilasciavano gas, da loro definiti foschie che causavano la Morte Nera. Questo fenomeno è descritto in molte città e regioni europee.

L'epidemia cominciò in Cina e colpì duramente l'Europa. Un fenomeno che reputo interessante fu la presenza di ‘men in black’ già in quel secolo. In un certo numero di villaggi e di centri urbani, le persone riferiscono di uomini vestiti di nero che sarebbero apparsi nelle periferie delle città con un lungo strumento che agitavano avanti ed indietro. Dopo queste apparizioni, si manifestavano le piaghe della peste.

I testimoni definivano questi strumenti ’falci’: le falci messorie diventarono simbolicamente l'immagine della morte, ma le persone non asseriscono che esse fossero usate da quei sinistri personaggi per mietere il grano. Perciò penso che essi brandissero degli strumenti per diffondere una nebbia piena di germi”.

L’analisi linguistica dei brani desunti dall’Historia Langobardorum, ci induce a pensare che, almeno nel caso del corpo roteante, il dotto abbia rappresentato un fenomeno straordinario di tipo ufologico, con i termini che avevano a disposizione gli uomini dell’antichità e del Medioevo. Questi vocaboli, tratti dal lessico astronomico di base ("cometa", "stella"…) sono, pur nella loro ambiguità, nel complesso adatti a delineare manifestazioni atmosferiche inconsuete. Come altri scrittori, le cui testimonianze sono studiate nell’ambito della Clipeologia (si pensi a Seneca, Lucano, Petronio, Plinio il Vecchio, Giulio Ossequente, Ammiano Marcellino….), Paolo Diacono si avvale anche del repertorio militare per dipingere forse velivoli extraterrestri: si noti il suo ricorso al termine “hastae” (aste, lance) che ben rende l’idea di un’astronave di forma allungata e tubolare. Gli scrittori classici sopra citati impiegano vocaboli come “clipei”, “scudi” o “trabes”, “travi”, sempre per tratteggiare presunti U.F.O., attingendo ad un inventario linguistico che è quanto mai efficace, nella sua valenza metaforica, per visualizzare quegli oggetti che noi contemporanei, sempre con mezzi figurati, definiamo “dischi”, “piatti”, “sigari” etc.

Ancora, sotto il profilo semantico, occorre soffermarsi sul “nec mora”, "senza indugio", ossia "subito dopo", del secondo excerptum preso in esame: lo storiografo medievale sembra qui voler evidenziare la stretta correlazione tra l’evento celeste e l’epidemia.

Nel terzo brano riportato, è notevole la rappresentazione della “stella” offuscata, come se fosse avvolta da un alone che ne smorza lo splendore. È poi icastica e dinamica l’immagine dell’oggetto radioso che, provenendo dall’occidente, sparisce ad oriente, discendendo (declinavit).

Con poche ma efficaci note, come si è visto, lo storico longobardo evoca anche la possibilità di sinistri influssi alieni.

[1] I sigari sono U.F.O. di forma oblunga simili a cilindri, fusi, siluri. In diversi casi, i sigari volanti presentano fonti di luce sui fianchi della fusoliera, sportelli ed oblò.

Fonti:

Autore non indicato, U.F.O., F.B.I. ed epidemie, 2010
W. Bramley, Gods of Eden, 1993
G. Casale, U.F.O. e terremoti, 2005
Enciclopedia del Medioevo, Milano, 2007, s.v. Paolo Diacono
A. Lissoni, Altri U.F.O., Diegaro di Cesena, 2001, passim
R. Malini, U.F.O. il dizionario enciclopedico, Milano, Firenze, 2003, s.v. sigaro volante



APOCALISSI ALIENE: il libro

6 commenti:

  1. Caro Zret, come puoi ben vedere le scie chimiche ante litteram, fecero sfracelli. La 'morte nera' che causò milioni di morti nel medio evo, ha lo stesso nome della base spaziale nella fiction cinematografica di Guerre Stellari, dove l'Impero soggiogava migliaia di mondi col potere tecnico e magico (la parte oscura della forza). La peste è cronaca, un pezzo di storia drammatica che ha falcidiato l'umanità; l'altra è finta, certo, ma dalle parti di Saturno, il pianeta, c'è un'astronave immensa, la cui missione non è la stessa di Star Trek. Mi ci gioco la faccia e qualcosa d'altro: come dicono i francesi, 'la plaie' è prossima, ma niente è ancora perduto.

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  2. Angelo, uno strano e forse inquietante cenno a Saturno si rintraccia pure nella Cabala.

    Senza dubbio, la saga di Star wars è un campionario di messaggi in codice e che il pianeta artificiale si chiami la Morte nera come la pestilenza del 1346-1348 è un indizio (uno dei tanti) su cui riflettere.

    Ciao e grazie.

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  3. Una forma di morte oscura o morte nera si verificò anche nel XIV° secolo avanti Cristo, quando Mosè per mano del suo dio YHWH fece scendere dal cielo una nebbiolina per mietere tutti i primogeniti degli Egiziani, e con la morte del plantageneto del faraone fu definitivamente liberato il popolo di Dio dal giogo di quattro secoli di schiavitù.

    Oggi invece abbiamo gli aerei delle scie chimiche che con l'ausilio dei governi compiacenti di tutto il mondo tentano una terra formazione per distruggere il genoma del peccato, riducendo la popolazione mondiale per dare inizio ad una nuova razza ibridata.

    Comunque come scrive Angelo, su saturno sta succedendo qualcosa di oscuro, troppi sono gli indizi che vengono segretati, come ad esempio uno strano esagono sulla faccia inferiore del pianeta stesso, che senza dubbio non è di formazione naturale, ma, di una forma intelligente che lo ha creato, a cosa possa servire non ci è dato sapere, così come enormi fasci di luce che attraversano i suoi anelli a velocità ragguardevole.

    Di tutto questo gli enti spaziali di tutto il mondo sono a conoscenza, ma, vengono occultati con dovizia di intenti, e solo qualche sparuta notizia arriva fino a noi...

    wlady

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  4. Wlady, le piaghe bibliche cui alludi sono state spiegate come ripercussioni di un cataclisma naturale (ad esempio, l'eruzione e l'esplosione di Thera-Santorini), ma potrebbe essere state causate dall'avvicinamento di Nibiru? La cronologia coincide, perché le calamità che colpirono l'Egitto ed il Medio Oriente risalgono (o dovrebbero risalire) al XVII a.C. Nibiru fu al perigeo in quel periodo, secondo alcuni studiosi, ossia circa 3.600 anni fa. Il periodo di Nibiru (shar) è di 3.600 anni, quindi oggi...

    Se Nibiru, invece di un pianeta, fosse un'astronave? Se fosse la Morte nera, in qualche modo legata a Saturno? Saturno è la chiave di volta ed il pianeta della svolta?

    "Di tutto questo gli enti spaziali di tutto il mondo sono a conoscenza, ma, vengono occultati con dovizia di intenti, e solo qualche sparuta notizia arriva fino a noi..."

    Verissimo, a noi pervengono solo lacerti di notizie e non è facile orientarsi, ma...

    Ciao e grazie.

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  5. Libro di scarso valore quello di William Bramley da te segnalato, che contiene tuttavia un eccezionale capitolo 18 intitolato appunto 'The Black Death'.

    Evento strano, cataclismatico quello dell'epidemia di peste che tra il 1348 ed il 1350 ridusse la popolazione europea forse del 50 per cento o forse di più.

    Pare che l'epidemia sia stata propagata da ratti contaminati dalla Yersinia pestis, ratti che - secondo la versione ufficiale - migrarono dall'Asia all'Europa sulle navi mercantili.
    Teoria, a mio giudizio, non molto convincente, non particolarmente solida o forse addirittura ridicola.

    Allora mi chiedo: per quale motivo s'è virulentato il germe responsabile della pandemia? La Yersinia non esisteva anche prima che scoppiasse la peste per quanto in una situazione di latenza?

    Perchè si verifichi una catastrofe come quella del 1348 occorrono altri fattori. E William Bramley li descrive nel capitoletto citato sopra.

    Penso che si sia operata una collaborazione umano-aliena per arrivare a tanto. E immagino che all'uopo sia stato evocato con successo il demone di sumerica memoria Pazuzu, entità fra le più mortifere preposta alla febbre nonchè alle epidemie.

    Un evento ad ontogenesi complessa dunque quello della 'Morte Nera' al cui scatenarsi hanno contribuito prima di tutto i miasmi dispersi da entità aliene. Ma il tutto essendo stato favorito e dalle particolare congiuntura planetaria e da operazioni di teurgia infernale o goetia andate evidentemente a buon fine.

    Per l'Umanità si sta forse approssimando un altro cataclisma di tal fatta?

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  6. Il capitolo del libro di Bramley si potrebbe intitolare "Scie chimiche nel Basso Medioevo", ma anche Paolo Diacono pare accennare a qualcosa di simile occorso nell'alto Medioevo.

    Un amico mi ha segnalato una pioggia che, dopo essere caduta, è diventata rossa. Ciò ricorda la pioggia di Kerala, stato indiano noto per le sue tenebrose tradizioni a base di magia nera, necromanzia e di evocazioni demoniache. Sono inquietanti coincidenze, spesso preannunciate da comete.

    Il demone sumero Pazuzu, che citi in modo molto opportuno, ricorda l'Uomo-falena.

    Ciao e grazie.

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