“Parola” non è contrario di “silenzio”. La vera parola, mythos, è permeata di silenzio. E’ agli antipodi della chiacchiera, la condizione inane e fatua tanto ben descritta da Martin Heidegger, poiché essa è dono del dio, disegno che intaglia l’idea.
Per avventura il vocabolo mythos condivide con il termine mystes la parte iniziale. Il mystes è l’iniziato, da un verbo “myo” che vale “tacere”, “chiudere la bocca”. Di nuovo la fratellanza tra parola e silenzio.
E’ stata dimenticata la parola fondante. Il mythos si è eclissato. Il linguaggio è scaduto nel brulichio delle ciance.
Il mythos è svaporato e, in vece sua, cagliano parole inutili, triviali, moleste. Chi oggi apprezza il suono delle parole primigenie? Chi oggi ha ancora nell’orecchio l’eco divina di verso recitato da un aedo?
Il suono non si è trasformato in rumore, che è ancora attraversato dal ritmo e persino da linee melodiche, ma nell’assordante nero dell’incomunicabilità.
La parola affondava le radici nell’invasamento del thymòs (anagramma di mythos…) per esalare verso l’iperuranio.
Oggi sproloqui e borborigmi hanno sovrastato i versi intessuti dell’armonia delle sfere.
Per avventura il vocabolo mythos condivide con il termine mystes la parte iniziale. Il mystes è l’iniziato, da un verbo “myo” che vale “tacere”, “chiudere la bocca”. Di nuovo la fratellanza tra parola e silenzio.
E’ stata dimenticata la parola fondante. Il mythos si è eclissato. Il linguaggio è scaduto nel brulichio delle ciance.
Il mythos è svaporato e, in vece sua, cagliano parole inutili, triviali, moleste. Chi oggi apprezza il suono delle parole primigenie? Chi oggi ha ancora nell’orecchio l’eco divina di verso recitato da un aedo?
Il suono non si è trasformato in rumore, che è ancora attraversato dal ritmo e persino da linee melodiche, ma nell’assordante nero dell’incomunicabilità.
La parola affondava le radici nell’invasamento del thymòs (anagramma di mythos…) per esalare verso l’iperuranio.
Oggi sproloqui e borborigmi hanno sovrastato i versi intessuti dell’armonia delle sfere.