02 gennaio, 2014

Dante e le “segrete cose”

Se è vero, come è vero, che la “Commedia” è opera esoterica (si pensi alle intuizioni di U. Foscolo, D. G. Rossetti, G. Pascoli, L. Valli, R. Guénon...), è indubbio che il valore intimo di certi versi ci sfugge. Dante appartiene a quel Medioevo che abbiamo definito indecifrabile: qualcosa si è compreso, ma non siamo ancora entrati nel sancta sanctorum.



Consideriamo un passaggio del III canto (Inf. 14-21). Dante, insieme con Virgilio, si accinge ad internarsi nell’inferno, quando legge la terribile epigrafe sulla porta dell’Ade. Il pellegrino chiede alla sua guida di illustrargli il significato dell’iscrizione. Il maestro risponde:

"Qui si convien lasciare ogne sospetto;
ogne viltà convien che qui sia morta.

Noi siam venuti al loco ov'i' t'ho detto
che tu vedrai le genti dolorose
c'hanno perduto il ben de l'intelletto
".

Quindi...

"E poi che la sua mano a la mia puose
con lieto volto, ond'io mi confortai,
mi mise dentro a le segrete cose
".

Sotto il profilo esoterico, è palese che l’Inferno è il mondo dei profani, il Purgatorio evoca i gradi dell’affiliazione, il Paradiso adombra la dimensione degli iniziati. Questo è il disegno simbolico, al cui interno, però, molti particolari sono sfocati.

Per quale ragione il vate di Andes, dopo aver spiegato al viandante il senso dell’epigrafe, decide di rivelargli ulteriori “segrete cose”? In che cosa consistono codeste “segrete cose” che gli esegeti di solito interpretano con “soggetti ignoti ai vivi”?

Forse l’autore latino intende chiarire al suo discepolo che il luogo della perdizione non è interminabile, ma uno stato dell’anima che, nell’infinita misericordia divina, è destinato ad essere un giorno trasceso, come nell’escatologia di Origene?

E’ arduo rispondere. Dante era “cristiano” (anche se le accezioni dell’aggettivo “cristiano” sono molteplici e talora difformi): purtuttavia la sua Weltanschauung accoglie concezioni ai margini dell’”ortodossia”, talvolta persino catare. Ad esempio, nel canto in oggetto, il cenno alle schiere degli angeli non ribelli a Dio, ma che neppure seguirono Lucifero, trova riscontro solo nella teologia albigese.

Per un motivo o per un altro, sia il concetto di una gehenna senza termine sia quello di un inferno che un giorno lontanissimo finirà, ripugnano alla coscienza umana.

Dante, grazie alla profonda saggezza di Virgilio, riuscì a trovare la quadratura del cerchio?

Post scriptum

Il saggio di Adriana Mazzarella, “Alla ricerca di Beatrice, Il viaggio di Dante e l’uomo moderno” offre del capolavoro dantesco un’esegesi simbolico-iniziatica alla luce (a volte offuscata) della psicologia junghiana.


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14 commenti:

  1. Ciao Zret, che coincidenza in questi giorni leggevo le “Segrete cose” di Maria Soresina. Trovo l’opera prima dell’autrice davvero azzeccata. Consiglio la lettura a tutti coloro che vogliono approfondire cosa s’asconde sotto il velame delle parole strane.

    Sempre prima di Natale avevo letto il libro della Mazzarella (qui alcune pagine scelte http://www.adrianamazzarella.it/BEATRICE.html) . Testo davvero notevole, anche se l’autrice pare non liberarli fino in fondo dallo schema Junghiano. L’interpretazione che Dante alla fine del percorso sublimando il suo io colga il suo Sé e attraverso gli occhi di Maria convince poco (qui una sintesi http://www.adrianamazzarella.it/immagini/klaros.pdf)

    Dante riesce a “mirare” in quel punto misterioso che è al di là di ogni comprensione umana, che è oltre le categorie dello spazio e del tempo, ma non vede il suo Sé, vede la Sorgente (Amor) che è un livello astratto a un livello superiore al Sé individuale e universale (l’Anthropos).

    I taosti denotano questo livello il cielo anteriore, il “luogo” delle cose in essere alla matrice perpetua che imprime.

    Ad ogni modo il tema dell’esoterismo di Dante è molto dileggiato dalla comunità letteraria anch’essa timorosa di perdere i privilegi acquisiti di 7 secoli di interpretazioni bislacche della Commedia detta divina dal Boccaccio.

    Lo stesso Umberto Eco, guardiano della soglia (?), definisce in tono sprezzante coloro che hanno cercato di individuare la dottrina segreta di Dante gli “Adepti del Velame” (fonte libro Maria Pia Pozzato, L’idea deforme. Interpretazioni esoteriche di Dante).

    Ad ogni modo consiglio a tutti una bella copia della Divina commedia con i commenti di Camerini e le immagini di Gustavo Doré (magari una economica come quella dei Fratelli Melita del 1994, se ancora reperibile), i 3 libri su Dante della Maria Soresina, uno più illuminante dell’altro in cui si riporta anche lo studio di Ceri “Dante ed astrologia” che posiziona il viaggio di Dante nel marzo 1301 e non 1300 (anno del Giubileo) come la vulgata mainstream si ostina in ossequio al Vaticano.

    Ma non voglio svelare di più, al lettore interessato scoprirlo … Ciao

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  2. Ciao Ron, davvero molto ricco il tuo contributo. E' vero: l'approccio esoterico nei confronti della "Commedia" è sbeffeggiato, in primis dall'egomaniaco Umberto Ego. Ciò non sorprende: Ego è un cane da guardia del sistema con tutto il rispetto per i cani.

    Il saggio della Mazzarella è diseguale: ad alcune intuizioni si mescono esegesi tirate per i capelli, ma almeno non è la solita lettura empirica, ingenua ed emotiva alla Benigni.

    Credo che la visione finale del Paradiso sia riconducibile ad una tradizione molto antica e ad un'esperienza mistica.

    Ciao e grazie per le segnalazioni.

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  3. Ciao Zret, grazie a te per il post.
    Dante forse è il primo ed unico tra tutti gli esseri viventi, a compiere “da vivo” il viaggio attraverso i tre
    regni oltremondani: questo è l’evento centrale, forse irripetibile, della storia dell’umanità. Non a caso Dante paragona la sua Comedia alle sacre scritture, probabilmente lo è vedendola con l'intelletto sano ...

    Tornando a Pascoli nell’ottobre del 1900 su “Il Marzocco”, scriveva:
    «Io ho trovata, tra i roghi e i bronchi che la nascondevano, la porticciuola del gran tempio mistico. E sono entrato, e ho veduto. Altri molti prima di me avevano voluto, o figurarsi l’interno con l’immaginativa che traversa con suoi raggi le muraglie, o inferire l’uso del di dentro dalla forma del di fuori ricordando all’uopo la forma e l’uso d’altri templi...Gli altri si mostrarono acuti, sottili, dotti, profondi; ma io ho veduto ».

    Pascoli aveva cominciato a leggere e interpretare Dante sin dagli anni del liceo: egli è
    prima di tutto un dantista e poi un poeta. Le opere dedicate all’esegesi dantesca sono, come
    è noto, :’Minerva Oscura’, ‘Sotto il Velame’ e ‘La mirabile visione’.

    “La Mirabile Visione” porta a compimento un percorso esegetico, iniziato nei due libri precedenti, che fa di Pascoli il lucido precursore di tutti i successivi studi sull’esoterismo dantesco.

    http://www.associazionears.eu/area_tematica_05/esegesi/ESEGESI-1.pdf

    Neppure un cenno al liceo su Pascoli studioso di Dante. Ricordo che non si andava oltre al Sapegno pur avendo portato Dante e la sua Comedia all' esame di maturità.

    Ah avessi saputo delle opere di questo grande poeta ... forse non avrei passato l'esame.

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    1. Zret segnalo anche questo ultimo libro commento integrale allegorico-anagogico della «Vita Nuova» di Gian Maria Molli

      http://www.ibs.it/code/9788864830025/molli-gian-maria/rinascita-dante-commento.html

      Nella speranza che gli studenti di oggi abbiano la volontà di sollevare il velame e comprendere una delle dottrine più elevate della storia della civiltà occidentale. Ciao.

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  4. Pascoli fu vilipeso per la sua esegesi esoterica della "Commedia", ma oggi è per lo più riconosciuta la sua grandezza.

    Grazie delle segnalazioni: leggerò i testi, appena possibile.

    Ron, tornando al fulcro dell'articolo: a tuo parere, quali sono le "segrete cose"?

    Ciao

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  5. Zret, temo sia impossibile dire cosa siano le segrete cose e chiunque ci provi si deve fermare ad una certa soglia pena il dire banalità. Probabilmente le segrete cose si possono solo esperire all’interno di ognuno di noi. Ciò che è visibile ai nostri occhi è che Dante illustra un percorso di realizzazione spirituale che parte dall'individuo e fa uso di forze interiori per purificarsi e giungere al di là del bene e del male terreni, alla Sorgente, al Bene Assoluto o Amor.

    Tale percorso iniziatico è ancora tutto da decriptare e probabilmente si rifà a conoscenze che sono sempre esistite e codificate in parte nei testi sapienziali della tradizione indiana.

    Un giorno in qualche tua glossa lessi che gli gnostici non lasciarono per iscritto alcun metodo per superare le potenze arcontiche. Mi sono sempre chiesto se quest’ultime siano entità reali o proiezioni dell’inconscio collettivo che agiscono sul nostro Io. In tal caso la morte dell’Io tanto raccomandata dalle tradizioni indiane può essere il modo per aggirarle e giungere direttamente alla Sorgente.

    Vorrei citare un passo significativo (ma non certamente l’unico) di un’opera di Maria Soresina. Parlando del colloquio di Dante con il poeta Bonagiunta nella sesta cornice, ove espiano le anime dei golosi [siamo nel pomeriggio del 29 marzo 1301, vicini alla Pasqua – fatto molto significativo – tre mesi dopo la nascita di Cristo – anch’esso fatto significativo – e a Giubileo terminato, fatto ancor più significativo]:

    “E io a lui !I’ mi son un che, quando
    Amor mi spira, noto, e a quel modo
    Ch’è ditta dentro vo significando”
    (Purg. XXIV 52-54)

    […] Ora capisco, ora vedo, dice Bonagiunta, qual è il punto che trattenne me ed altri poeti al di qua del dolce stil novo:

    Io veggio ben come le vostre penne
    Di retro al dittator sen vanno strette,
    che de le nostre certo non avvenne
    (Purg. XXIV 58-60)

    “In pratica Bonagiunta non è altro che il pensiero di Dante: solo se la penna del poeta si mantiene stretta al dettato di Amore, cioè se il poeta sarà capace di far tacere la propria individualità per dar voce a una verità superiore, la poesia avrà quel potere che Stazio riconosce ai versi di Virgilio e che Dante attribuisce alla sua Commedia. Allora attraverso la poesia parlerà Dio stesso. Gran parte delle Sacre Scritture di tutte le tradizioni è infatti espressa in forma poetica: così è per i Salmi, il Cantico e altri Libri della Bibbia, così è per la Bhagavad-Gita e le Upanishad, così è per il Corano, l’Avesta e il Tao Te Ching. E la mente dell’uomo può cogliere attraverso queste opere la voce di Dio” Maria Soresina Le segrete cose, Moretti & Vitali Pag.112-113

    La Divina Commedia può essere definito un testo sacro e il punto più alto mai raggiunto dall’uomo. A mio modestissimo parere, il poema indica, al di là del come ancora da interpretare, la possibilità concreta di raggiungere la massima illuminazione a partire da ognuno di noi come individuo fuori dalla logica del gruppo che si mantiene con la religione (quella sì eggregora arcontica). Questo è il carattere rivoluzionario e forse eretico di poema. Qui si vola alto, forse è meglio tornare con i piedi per terra e cercare giustificazioni letterarie alle "segrete cose" impossibili da vedere perché troppo davanti a noi o dentro di noi!
    So di averci girato intorno al punto ma penso sia impossibile arrivarci con le sole parole. Forse, avendole provate, esperienze di stati di coscienza superiori raggiunti attraverso il rebirthing o la respirazione olotropica fanno intuire che c’è qualcosa di infinito al di là del proprio Io e del Sé. Un caro saluto e grazie per la bellissima discussione.

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    1. Post scriptum: E' chiaro che se il fulcro e senso della Divina Commedia non risiede nella sola poesia e nel senso letterale, allegorico e morale, Dante allora non è solo un poeta ma è a tutti gli effetti depositario di conoscenze antichissime ed ermetiche. Dove le avrà mai apprese e chi gliele ha cedute? Quanto tutto ciò c’entra i “perfetti” del Sud della Francia?

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  6. Post scriptum 2: Amor, il Dio cristiano che Dante trova all'interno di un viaggio interiore, è la parola Roma letta al contrario, la caput mundi, civitas dei delle masse. Fosse anche solo una coincidenza, comunque il fatto aiuta a capire quale fosse il credo e l'intento del poeta.

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    1. Con Dante, siamo al cospetto di un Iniziato che sondò misteri insondabili. Credo che il sommo poeta intuì quelle verità che trascendono e negano la logica, verità cui solo un "eretico" eccelso può accostarsi, poiché la Verità è oltre sé stessa ed anche contro.

      Grazie per il denso contributo su cui dovremo a lungo meditare.

      Ciao

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    2. Grazie a te Zret, su internet leggevo che a febbraio uscirà il film “IL MISTERO DI DANTE”. Già dal promo par di capire che Dante venga considerato un templare antesignano della massoneria e del nuovo ordine mondiale di allora. C’è da chiedersi se indurranno il telespettatore ad identificare la formula dantesca della Croce e dell’Aquila con il nefasto NWO con Papa Francesco crocevia di una tradizione ortodossa e eterodossa riconducibile al santo di Assisi.
      Non commento prima di aver visto il documentario, ma leggendo il cast l’ “opera” già mi puzza ... di gatekeeper.
      D'altra parte c’è meditare sul fatto che U. Foscolo, D. G. Rossetti, G. Pascoli, R. Guénon erano dei massoni. Quanto questo fatto ha influito sulle loro interpretazioni esoteriche. Ci sono cose che questi studiosi hanno appreso nelle logge? Prova ne sia che l’interpretazione esoterica di Luigi Valli sia di segno opposto o quasi, con Dante definito un “supercattolico”.
      Sia come sia la domanda da chi Dante abbia ricevuto un'iniziazione rimane sempre aperta di cogente attualità. Ciao.

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    3. Trasformare Dante in un fautore ante-litteram del Nuovo ordine mondiale è una bestialità che si basa su una totale ignoranza della storia e della cultura medievale. Tuttavia è un'operazione blasfema da cui non rifuggono alcuni autori.

      E' indubbio che Dante fu vicino ai Templari di cui condivise lo spirito ecumenico.

      E' vero: gli esegeti che interpretarono la Commedia in modo esoterico erano massoni, ma all'epoca la Massoneria non era ancora del tutto traviata (o no?).

      A proposito di papa Bergoglio, le sue ultime boutades ne denunciano l'appartenenza alla Chiesa mondialista degli ultimi tempi. Sono sicuro che costui è l'ultimo pontefice, prima della grande contro-rivelazione.

      Ciao

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  7. E' bello leggervi, che dire, si potrebbe affermare che la Massoneria è antica quanto l’uomo. Se ne trova l’idea e quindi i prodromi nella sua parte spirituale fin dal tempo della costruzione delle piramidi e del Tempio di Salomone con il suo mitico architetto Hiram.

    In realtà la Massoneria, come oggi la intendiamo, trae le sue origini ben al di là delle corporazioni muratorie medievali, dalle quali ha tratto soltanto l’apparato simbolico esteriore.

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  8. Nel versetto del poema il Maestro dice: “Il nuovo Pilato sì crudele, che ciò nol sazia, ma senza decreto porta nel tempio le cupide vele. O signor mio, quando sarò io lieto, a veder la vendetta che nascosa, fa dolce l’ira tuo nel tuo segreto?"

    Si riferisce senza ombra di dubbio a Jacques De Molay immolato sul rogo a Parigi, senza dubbio era da quelle parti quando lo bruciarono, la sua opera è stata ispirata alla tradizione templare, altroché Beatrice, la sua vera guida e mentore è sempre stato San Bernardo, il fondatore dei templari.

    Nulla è un caso nel suo poema, il suo vero segreto è l'opera dei Massoni Muratori, e nella costruzione delle cattedrali che custodivano il segreto del cosmo a pertire dalle Piramidi.

    E' stato un massone di primo livello occulto per quei tempi pericolosi, come lo è stato successivamente Leonardo da Vinci e Giordano Bruno anche se in forma ancora più occulta che non gli è servito ad evitare la longa mano nera secolar gesuitica.

    Ciao

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    1. Giusto, Wlady. San Bernardo di Chiaravalle è il vero mentore di Dante che fu anche estimatore di Celestino V- Pier da Morrone.

      Oggi la Massoneria ha perso quasi del tutto la connotazione sapienziale che la animava. Ne constatiamo le perniciose conseguenze.

      Ciao

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