05 luglio, 2014

Jacques Bordas: il preludio del Contattismo (seconda ed ultima parte)


Leggi qui la prima parte.

Conferme, smentite, interpretazioni

Il caso in esame fu studiato dall’ufologo iberico Antonio Ribera. Ribera concluse che la storia di Bordas era più credibile rispetto a quella di altri contattisti come Adamski, perché numerosi testimoni ribadirono le sue dichiarazioni: ad esempio, molte persone a Casteil ricordavano l’etre etrange. Lo stesso sindaco raccontò che gli aveva domandato di esibire i documenti, ma lo staniero ipnotizzò il borgomastro che dimenticò la richiesta.

In anni più recenti tre investigatori dell’associazione ufologica francese LDLN si recarono a Casteil per trovare convalide delle conclusioni cui era giunto Ribera: il sindaco, il signor Nou, smentì l’episodio sopra riportato; altri testimoni confermarono in parte fatti occorsi.

Intervistato da Jacques Vallée, Bordas sembrò sincero e, a differenza di quasi tutti gli altri contattisti, avvertì che “là fuori ci sono delle forze luciferine”. Rivelò al matematico francese che l’alieno da lui incontrato gli aveva comunicato di provenire da Titano.

Il caso contiene gli ingredienti tipici del contattismo, ma se ne discosta pure. Peculiari sono le rivelazioni circa un’umanità prigioniera del suo egocentrismo, la necessità di evolvere, le disquisizioni sulla natura del cosmo e della coscienza; aberrante è l’atteggiamento razionale e persino critico di Bordas che, a differenza di molti cultisti, non manifestò mai il contegno dell’emissario intento a diffondere alati messaggi trasmessi dai “fratelli dello spazio”. Le sembianze del visitatore sono, invece, in linea con alcuni resoconti di contattisti e contattati: le fattezze sono nordiche, ma gli occhi oblunghi conferiscono un’aria orientale. Ad esempio, è descritto con gli occhi a mandorla l’ufonauta che plagiò il giornalista Claude Vorilhon, noto con lo pseudonimo di Rael.

Le somiglianze maggiori si notano con le esperienze di Orgeo Angelucci e Maurizio Cavallo. L’italo-statunitense Orfeo Angelucci, tecnico che lavorava per la Lockheed a Burbank, in California, fu, secondo il suo racconto, prescelto da abitanti di un altro pianeta, come destinatario di un messaggio per l’umanità, in cui si riscontrano quei temi destinati a diventare nei decenni successivi motivi conduttori della frangia contattista. Tutto era cominciato nel 1952 con l’avvistamento di un disco verde fluorescente cui erano seguiti alcuni rendez-vous con un essere cordiale e sensibile che Angelucci chiamò Nettuno. Costui trasmise al giovane informazioni di tipo scientifico-tecnologico oltre ad insegnamenti filosofici. Non mancò la previsione, divenuta poi quasi un tòpos delle comunicazioni da mondi lontani, di un futuro conflitto nucleare. L’esperienza di Angelucci culminò a bordo di un aeromobile durante un tour nello spazio, quando, in una sorta d’iniziazione, sentì allargarsi in modo inimmaginabile la sua coscienza, tanto da fargli avvertire l’infinita miseria della condizione umana. Egli così comprese che il tempo non esiste, che la vita terrena è solo una fase di un lungo percorso spirituale. Le informazioni più singolari furono tuttavia altre: i visitatori possono facilmente mimetizzarsi tra noi; esistono oggetti extraterrestri invisibili, se non ai radar; certi dischi sono dei cervelli elettronici, quasi delle macchine pensanti; i vertici militari delle superpotenze intendono mettere a punto delle armi spaziali per colpire e distruggere le aeronavi aliene.

Maurizio Cavallo, alias Jhlos, nato a Vercelli nel 1952, all’età di trent’anni, fu prelevato da alieni dall’aspetto umano, ma dalla cultura e dalla saggezza notevolmente superiori a quella della nostra specie. I rapitori, originari del pianeta Clarion, nella Chioma di Berenice, sottoposero Cavallo ad un processo di trasformazione fisica, psicologica e spirituale: costretto ad apprendere abilità e conoscenze inconcepibili per la mente umana, Jhlos cominciò a scrivere poesie, a dipingere quadri surreali ed a comporre musiche stranamente arcaiche. Dagli abitanti di Clarion egli ricevette pure il dono della scienza delle cose passate e future in modo da rievocare la storia di civiltà scomparse e da preannunciare per l’umanità un’era di grande trasformazione, un’opportunità che, però, per la sua follia potrebbe anche perdere. L’esperienza di Cavallo, simile ad un sogno ad occhi aperti, magnifico e terribile al tempo stesso, sfociata in una trasformazione per molti versi traumatica, non s’incentra sulla missione tesa a divulgare messaggi, secondo lo stile di tanti contattisti.

Che cosa pensare delle vicende occorse a Bordas, antesignano del Contattismo? Occorrerà sospendere il giudizio in attesa di raccogliere altri dati che possano ratificare o smentire quanto riferito, quantunque la distanza temporale renda disagevole riaprire questo cold case.


Fonti:

A. Ribera, Gli UFO: processo con testimoni, Milano, 1975
J. Vallée, Messaggeri di illusioni, Milano, 1984


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