Continua ad imperversare la manipolazione del pensiero attraverso le pubblicità, soprattutto di autovetture, il prodotto che più di altri, in quanto status symbol, si nutre di immagini simboliche, di una libido sublimata: pulsioni ed associazioni psichiche attecchiscono nel subconscio. [1]
Meno sfacciato della réclame in cui è esibita un’italica giumenta, più sottile e persino raffinato – di una raffinatezza perversa - il messaggio che promuove un veicolo di una nota marca teutonica, gioca con i soliti emblemi.
Subito dopo un’inquadratura del prodotto, spicca la sequenza con un cavallo nero che ricorda da vicino la scultura del purosangue dagli occhi fiammei, opera collocata nell’aeroporto di Denver. Lo scalo, con i suoi murales, è una vera antologia dei funesti soggetti preferiti dagli Ottenebrati.
Il destriero, che è altresì un richiamo a Rivelazione, è ripreso sullo sfondo di uno scenario apocalittico: una landa desolata è schiacciata da un cielo tenebroso, solcato da comete. Nei fotogrammi successivi spiccano gli uomini(?) del futuro: sono esseri bionici, audaci cosmonauti che intraprendono viaggi avventurosi. La navicella spaziale è accostata alla fiammante vettura di cui la prima è enfatico ed iperbolico rispecchiamento per velocità, linee filanti ed aggressive.
La seconda parte dello spot vira verso evocazioni molto sinistre, inaugurate dalla rigida simmetria con cui è inquadrato il frontale del veicolo (la simmetria nel Medioevo era considerata attributo del diavolo, come la logica): icone luciferine ed ignee sono qui esibite senza pudore. Dopo questo spaventevole Spannung, nell’epilogo la tensione si spegne di botto con le immagini-rinforzo dei contenuti principali.
Anche in questa produzione i colori non sono per nulla casuali: dominano tonalità infernali, un nero inargentato, alla “Blade runner”, ed il rosso-arancio. Il montaggio secco e la regia comunque sapiente fanno risaltare per contrasto la sconvolgente rozzezza della pubblicità italiota che pare realizzata da un Mefistofele alle prime armi.
Inquietante il testo che accompagna le riprese. Ascoltate le frasi (deturpate tra l'altro da insopportabili pleonasmi) in relazione alle varie sequenze: l’ascolto vale più di mille analisi iconografiche.
[1] Si ricordi che il vocabolo italiano “automobile” in origine era maschile, come tutti i composti di mobile (ancora oggi “aeromobile” è di genere maschile). Tuttavia, poiché l’automezzo presto diventò un oggetto del desiderio nonché un surrogato della figura muliebre, un po’ alla volta il vocabolo “automobile” e l’accorciamento “auto” cominciarono ad essere associati ad articoli ed aggettivi femminili: alla fine il lessema cambiò genere.
Meno sfacciato della réclame in cui è esibita un’italica giumenta, più sottile e persino raffinato – di una raffinatezza perversa - il messaggio che promuove un veicolo di una nota marca teutonica, gioca con i soliti emblemi.
Subito dopo un’inquadratura del prodotto, spicca la sequenza con un cavallo nero che ricorda da vicino la scultura del purosangue dagli occhi fiammei, opera collocata nell’aeroporto di Denver. Lo scalo, con i suoi murales, è una vera antologia dei funesti soggetti preferiti dagli Ottenebrati.
Il destriero, che è altresì un richiamo a Rivelazione, è ripreso sullo sfondo di uno scenario apocalittico: una landa desolata è schiacciata da un cielo tenebroso, solcato da comete. Nei fotogrammi successivi spiccano gli uomini(?) del futuro: sono esseri bionici, audaci cosmonauti che intraprendono viaggi avventurosi. La navicella spaziale è accostata alla fiammante vettura di cui la prima è enfatico ed iperbolico rispecchiamento per velocità, linee filanti ed aggressive.
La seconda parte dello spot vira verso evocazioni molto sinistre, inaugurate dalla rigida simmetria con cui è inquadrato il frontale del veicolo (la simmetria nel Medioevo era considerata attributo del diavolo, come la logica): icone luciferine ed ignee sono qui esibite senza pudore. Dopo questo spaventevole Spannung, nell’epilogo la tensione si spegne di botto con le immagini-rinforzo dei contenuti principali.
Anche in questa produzione i colori non sono per nulla casuali: dominano tonalità infernali, un nero inargentato, alla “Blade runner”, ed il rosso-arancio. Il montaggio secco e la regia comunque sapiente fanno risaltare per contrasto la sconvolgente rozzezza della pubblicità italiota che pare realizzata da un Mefistofele alle prime armi.
Inquietante il testo che accompagna le riprese. Ascoltate le frasi (deturpate tra l'altro da insopportabili pleonasmi) in relazione alle varie sequenze: l’ascolto vale più di mille analisi iconografiche.
[1] Si ricordi che il vocabolo italiano “automobile” in origine era maschile, come tutti i composti di mobile (ancora oggi “aeromobile” è di genere maschile). Tuttavia, poiché l’automezzo presto diventò un oggetto del desiderio nonché un surrogato della figura muliebre, un po’ alla volta il vocabolo “automobile” e l’accorciamento “auto” cominciarono ad essere associati ad articoli ed aggettivi femminili: alla fine il lessema cambiò genere.
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Serie X1 scie chimiche subliminali nei primi istanti dello spot
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=h4f-8TpUeGk
E' una strategia non più un caso.