30 giugno, 2016

L'unico giorno

Il presente testo è scaturito da una bella conversazione con l'amico Wlady.

Spesso si ripete che bisogna vivere ogni giorno, come se fosse l’ultimo. Così si rischia di sdrucciolare nel cieco edonismo o, nel migliore dei casi, nel Carpe diem di Orazio, nell’invito ad assaporare le gioie del momento, nella consapevolezza che il futuro è incerto, scivoloso.

Credo, invece, che bisognerebbe vivere ogni giorno quasi fosse l’unico. Se ci pensiamo, ogni giorno racchiude in sé la parabola dell’intera esistenza: l’alba è l’infanzia con il suo innocente stupore; il mattino è l’alacrità della giovinezza, l’entusiasmo di sentirsi vivi; il pomeriggio è la maturità con il suo equilibrio, le sue conquiste per quanto fragili; la sera è la senilità, l’accorato ripiegamento sul tempo fuggito, è la malinconia, anche a volte, la quiete dopo i tumultuosi anni precedenti; la notte... la notte è la morte.

Un unico giorno contiene in sé anche la morte, il buio dell’ignoto, le incognite di un futuro inchiostrato dalle tenebre.

Sarebbe bello, se la vita assomigliasse solo all’alba, all’infanzia, età dell’innocenza e dell’incoscienza.

In testa all'articolo un dipinto dell'artista Carla Colombo.

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APOCALISSI ALIENE: il libro

28 giugno, 2016

Elogio della Politica



Sembrano “solo” avidi banchieri, ma sono maghi neri.

Molti affermano con autocompiacimento di essere apolitici. Fu Belzebusconi, da beota al cubo, a trasformare il nobilissimo aggettivo “politico” in un vocabolo dispregiativo: chi non ricorda le “indagini politiche” della Magistratura ai danni dello gnomo massone? “Politico” è diventato sinonimo di “settario”, “corrotto”, “iniquo”. Il popolino usa il vocabolo in oggetto proprio con questi valori negativi.

Che crassa ignoranza! Nessuno di noi, in quanto “zoòn politikòn”, come scrive lo Stagirita, può, volente o nolente, essere apolitico [1]: giustamente saremo apartitici e critici implacabili del sistema, ma non possiamo disinteressarci della politica, nel senso più ampio ed alto del lessema.

Infatti l’esigenza di Giustizia e di Libertà all’interno del contesto sociale (solo gli dei e certi animali possono vivere da soli) è un’istanza squisitamente politica. Siamo cittadini, non nell’accezione francese e sanculotta, ma nel significato greco del lemma. Il “polites” è colui che vive ed agisce nella pòlis, più città che Stato, poiché è una comunità necessariamente piccola dove ciascuno, anche attraverso il sorteggio delle cariche, può e deve prender parte all’organizzazione della cosa pubblica.

Essere politici significa dunque perseguire l’obiettivo di uno Stato debole, leggero, di un’entità ridotta ai minimi termini, diluita il più possibile, come insegna il filosofo tedesco Horkheimer, nell’amministrazione, senza interferenze nella vita del singolo, senza soprattutto quel dominio coercitivo tipico degli Stati e Superstati (ad esempio, la mostruosa Unione europea) di oggi.

Certamente, l’ideale è quello di un totale annullamento delle forme statali, ma da un punto di vista pragmatico ciò sembra molto difficile: di conseguenza una meta degnissima, in attesa della dissoluzione degli apparati, coincide con un autogoverno dei cittadini che gestiscono gli interessi comuni a somiglianza di quanto avveniva in molti villaggi di nativi americani dove vigeva una reale eguaglianza nei momenti decisionali, senza momenti di costrizione e di controllo.

Se “ogni Stato è una dittatura”, come ci rammenta Antonio Gramsci, bisogna sempre vigilare affinché la res publica non degeneri in un sistema tentacolare che, con il pretesto di proteggere i cittadini da rischi creati ad arte dallo Stato stesso, azzeri ogni residuo diritto e libertà.

Purtroppo la realtà attuale è agli antipodi rispetto a quella vagheggiata da Aristotele: oggidì lo Stato ha assunto dimensioni e poteri abnormi, tali che presto, se non si invertirà la rotta, la schiavitù antica sembrerà in confronto, una condizione desiderabile.

Dobbiamo essere tutti politici, prima che sia troppo tardi, cioè fautori della dignità personale e consci della spaventose minacce che incombono sulla società tutta ogni volta in cui lo Stato avanza di un passo, conquista un nuovo avamposto.

Disconoscere lo Stato, in quanto perfetta incarnazione di un’oppressione satanica, ribellarsi ad esso, non è auspicabile, è un dovere ferreo, ineludibile. E' un dovere politico.

[1] Come abbiamo già precisato, l’espressione “zoòn politikòn” non deve essere tradotta volgarmente con “animale sociale”, ma con “essere vivente adatto ad agire in una polis, in una comunità organizzata”.

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APOCALISSI ALIENE: il libro

26 giugno, 2016

Bye-bye, Bruxelles



Il 23 giugno 2016 si è svolto il referendum per la secessione del Regno Unito dall’Unione europea (U.e. sta per Unione energumeni), il Superstato tirannico. Certamente siamo compiaciuti per il risultato della consultazione che ha decretato l’emancipazione del Regno Unito, ma sopitisi gli entusiasmi del momento, bisogna cercare di comprendere sia il vero significato di questo successo sia i possibili scenari futuri. Formuliamo tre ipotesi a proposito di quanto accaduto.

1) La scissione è un avvenimento del tutto indipendente dalla volontà della feccia mondialista, in grado di sovvertirne i piani e di creare dei problemi, per lo meno dei rallentamenti all’agenda delle sedicenti élites.

2) Lo scisma è un fatto estraneo ai progetti dei globalizzatori, ma che essi riusciranno in qualche modo a ricondurre entro il percorso da loro tracciato.

3) La defezione britannica è inscrivibile nel disegno della marmaglia che, ad esempio, nell’immediato ha ottenuto di drenare capitali dall’economia finanziaria (un’economia finta con le speculazioni, le transazioni sui titoli di debito, obbligazioni, azioni etc.), a favore di quella reale, con l’aumento del prezzo del greggio e dell’oro. L’uscita del Regno Unito potrebbe anche creare i presupposti adatti, a mo’ di bilanciamento, per l’adesione all’Unione europea dell’inaffidabile Turchia.

Ci auguriamo che Nigel Farage e gli altri intrepidi difensori delle patrie in tutto il pianeta, abbiano una visione politica lungimirante e scaltrita: la secessione deve essere solo il primo passo per rivendicare una reale autonomia, poiché è poi necessario uscire dalla N.A.T.O., dall’O.N.U. e dalle altre organizzazioni internazionali che pilotano i destini dei vari paesi. Solo in questo modo si può sperare di sganciarsi dal controllo globale, di por fine al signoraggio bancario ed alle mortali operazioni di geoingegneria clandestina.

Anche se la Costituzione italiana non contempla referendum inerenti a trattati internazionali, se si affermasse una reale determinazione, sarebbe possibile trovare qualche espediente per superare l’impasse; si potrebbe modificare l’articolo che non consente consultazioni in merito. D’altronde alcuni articoli della Carta costituzionale non sono già stati “emendati”?

Esiste il rischio che Londra, una volta abbandonata l’esecranda Europa, sia attratta nell’orbita di Washington. Viene in mente che in “1984” di Orwell, Oceania, una delle superpotenze mondiali, comprende il continente americano, l’Australia, la Nuova Zelanda, la parte centro- meridionale dell’Africa nonché l’Irlanda ed il Regno Unito. Oceania ha per capitale… Londra

E’ poi ineludibile che gli indipendentisti si oppongano in modo strenuo a tutte le iniziative che promuovono la digitalizzazione dell’identità, dei rapporti socio-economici, (sono un cavallo di battaglia del Movimento cinque stalle, falsi fautori della libertà). Se dunque non si agirà nella direzione opposta a quella seguita dal Governo sinarchico, in ogni ambito (tecnologia, attività produttive, istruzione, salute, media, ambiente...), il trionfo britannico rischia di essere una vittoria di Pirro.

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APOCALISSI ALIENE: il libro

24 giugno, 2016

La teoria della Terra piatta è un'interpretazione piattamente materialista?



Ormai i sostenitori della teoria che considera la Terra piatta sono sempre più numerosi e convinti. Sul tema abbiamo già scritto, ma riteniamo doveroso soffermarci di nuovo per addurre due argomenti non tanto per confutare tale paradigma, quanto per criticare la forma mentis che lo sostiene: un’argomentazione è di natura filologico-linguistica, l’altra, più stringente, di indole ontologica.

In primo luogo gli assertori del sistema in esame sostengono che è la Bibbia a descrivere la Terra piatta. Il mondo che noi vediamo sarebbe così raffigurato nella Torah: la Terra è una grande isola circondata dall’Oceano. E’ sostenuta da colonne sotto le quali si trova lo sheol, la dimora dei defunti. Ai lati dell’Oceano, le cosiddette Montagne eterne sostengono il Firmamento, grande calotta sferica cui sono fissate le stelle e dove hanno la loro sede il Sole e la Luna. Al di sopra del Firmamento, si estende l’Oceano celeste, nella cui parte centrale si aderge il Monte di Dio. [1]

Orbene, tale immagine si fonda su una resa negli idiomi contemporanei dell’originale in lingua ebraica, traduzione della cui correttezza non siamo per nulla sicuri. Anticamente in ebraico si scrivevano solo le consonanti, perciò molteplici sono le possibili versioni e le corrispondenti esegesi del testo: sono interpretazioni anche in contrasto tra loro. Basare dunque la teoria della Terra piatta su una delle parecchie eventuali rese dell’originale è un po’ come costruire un edificio sulla sabbia. Ancora oggi fra i biblisti regna il totale disaccordo su come tradurre il fondamentale termine “Elohim” (Dio? Dei? Legislatori? Esseri luminosi? etc.): è evidente che rispetto alla traduzione dei vocaboli che raffigurerebbero la flat Earth il problema si pone con non minore rilevanza. Tra l’altro si rischia di sdrucciolare nel letteralismo, laddove la rappresentazione biblica potrebbe avere un significato metaforico, adombrando una gerarchia cosmica.

In seconda istanza ci sembra che il limite maggiore della teoria in parola risieda in un ingenuo arrendersi al “mare dell’oggettività”, che sia un cedimento ad una Weltanschauung di stampo volgarmente materialista, come se fossimo sicuri che esiste un mondo “là fuori” tridimensionale di cui si possono stabilire e conoscere tutti i concretissimi e solidissimi connotati. Eppure vari indirizzi filosofici e scientifici tendono a suggerire che la cosiddetta “realtà” possieda ben poco di concreto e di solido, essendo simile ad una gigantesca proiezione olografica, se non ad un’immagine onirica. L’Idealismo, da Berkeley in poi, smaterializza la materia, tende a privilegiare il Soggetto nei confronti dell’oggetto e della sua tirannia. Alcune interpretazioni della Fisica quantistica valorizzano il ruolo della Mente nella “produzione” del reale, senza dimenticare il Biocentrismo di Robert Lanza secondo cui la Sorgente promana da sé la materia, lo spazio ed il tempo che sono, però, fenomeni transeunti, privi di sostanza ontologica. [2]

Precisato che nessuno può affermare di possedere la verità in materia di Fisica, Cosmologia ed Ontologia, ci pare che i convincimenti vicini al dogmatismo dei flat earthers costituiscano un notevole regresso, giacché ignorano la natura fluida, enigmatica, contraddittoria del reale. L’universo macroscopico stesso è percepito (ma la percezione non corrisponde necessariamente all’essenza) come quadridimensionale; è strutturato attraverso le categorie di spazio, tempo e causa. Come sia veramente nessuno sa né può sapere: il kantiano noumeno è, infatti, inconoscibile. Diffidiamo di chi asserisce di poter spiegare il cosmo in modo univoco, completo ed apodittico.

[1] In Isaia 40:22 è, pero, scritto che “Egli (Dio) è assiso sul globo della Terra”; in altre traduzioni si trova “sfera” o “volta”, dunque il profeta sembrerebbe delineare una Terra sferica, ma la traduzione del termine ebraico è corretta? Il vocabolo originale ha un significato univoco?

[2] Il filosofo e teologo irlandese Berkeley elaborò una dottrina secondo la quale la causa di tutte le nostre percezioni non è una realtà materiale esterna, ma una volontà o spirito, che egli identifica con il Dio cristiano; come il sogno è generato dalla nostra mente, l'universo è una sorta di sogno collettivo suscitato da Dio nelle nostre anime. Nelle interpretazioni quantistiche alla Berkeley, la "realtà" fisica non è considerata come un quid esistente in sé e per sé, ma solo come un’idea proiettata dalla Sorgente nelle nostre menti attraverso le immagini sensoriali che percepiamo; dunque sia la funzione d'onda sia il suo collasso sono reali, solo in quanto rappresentano le modalità con cui la Coscienza concepisce l'universo e suscita in noi le nostre impressioni sensoriali.

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APOCALISSI ALIENE: il libro

20 giugno, 2016

Viaggi astrali e rapimenti alieni



E’ curioso che le esperienze di pre-morte manifestino delle similitudini con i rapimenti alieni, ma non è meno singolare che pure i viaggi astrali presentino delle tangenze con le abductions. Siamo di fronte ad eventi che hanno tutti la stessa matrice, riconducibili al medesimo retroterra? Sono situazioni che, pur nella differente fenomenologia, sono accomunati dallo stesso substrato?

Esemplari due vissuti riportati da John Mack nel saggio “Passaporto per il cosmo”. La prima vicenda riguarda una donna statunitense di nome Andrea. Scrive Mack: “Una notte Andrea fu svegliata da un persistente ronzio e da un forte lampo di luce azzurra. Si spaventò, ma, quando provò a muoversi, si accorse di essere paralizzata. Il suo corpo cominciò a vibrare e vide due figure piccole e sottili. Le teste erano enormi, gli occhi grandi e sbarrati; braccia e gambe erano lunghe e magre. Una delle due creature le premé una specie di bastoncino dietro l’orecchio. 'Erano molto esili e sembravano fatti di luce, anche se avevano una struttura interna, ma non si trattava di ossa'. La luce a quel punto la avvolse completamente ed una delle creature la guardò fisso negli occhi. Quel contatto visivo la obbligò ad alzarsi dal letto”.

In seguito Andrea attraversò la finestra, sorvolò alcuni alberi, vedendo da quell’altezza lo stesso chiarore che aveva scorto nella camera. Era la luce a farla volare, tracciando una specie di spirale che collegava il suo ombelico alle creature. Alcuni nastri luminosi si irradiavano da uno dei due esseri: questi nastri sospinsero la rapita verso una navicella. Passando attraverso la finestra, la testimone sentì che il corpo si disperdeva nel vetro. Le cellule si espandevano ed esplodevano: si sentiva trasformata in pura luce.

L’altro racconto concerne un episodio in cui ad Andrea parve di viaggiare nello spazio e nel tempo fino a recarsi nell’antico Egitto. Mentre di nuovo il suo corpo era diventato luminoso, si trovò in mezzo ad un deserto, insieme con alcune persone dalla pelle olivastra. Ad un tratto ella notò una porta attraverso cui gli Egizi dell’epoca pre-dinastica trasferiscono nel nostro tempo la loro energia ed accedono nel nostro mondo.

Le esperienze multidimensionali di Andrea, le sue esplorazioni nel tempo e nello spazio, paiono rivelare una “realtà” in cui passato e presente possono coesistere e correre paralleli come i due binari di una ferrovia. Andrea ritiene che le persone possano vivere due vite: una in un’età preterita, una in quella attuale.

Dal quadro fin qui delineato emergono, oltre ad interrogativi sulla vera natura del reale, ben più complesso dell’ordinario modello quadridimensionale retto dalle “leggi” fisiche, le analogie di cui sopra. Vediamole in modo schematico.

• Viaggi astrali: il prodromo è sovente un ronzio.

• Rapimenti: talora il testimone ode, come preannuncio dell’abduction, un suono “metallico”, comunque artificiale.

• Viaggi astrali: la persona è spesso colpita da paralisi.

• Rapimenti: il rapito è quasi sempre incapace di muoversi.

• Viaggi astrali: l’”onironauta” attraversa corpi solidi come finestre, porte, muri.

• Rapimenti: è frequente l’attraversamento di vetri.

• Viaggi astrali: il soggetto vede un cordone che lo collega al soma.

• Rapimenti: in qualche caso è stato riferito di strisce azzurrognole che si dipartono dal corpo fisico.

• Viaggi astrali: è frequente la ricognizione del passato e del futuro, in una sfera dove il tempo non esiste più o comunque diventa molto fluido, suscettibile di contrarsi e dilatarsi, se non di annullarsi.

• Rapimenti: non è raro che il sequestrato veda l’avvenire, di solito sotto forma di immagini su uno schermo o per mezzo di ologrammi proiettati dagli Altri. In occasioni eccezionali sono raccontate incursioni nel passato.

Che cosa succede in questa regione di nessuno e di tutti, in questo territorio al confine tra l’universo fisico e quello metafisico? Chi vi alberga? Alieni, demoni, anime, gusci psichici…? Siamo nel labirinto come Teseo, ma senza alcun filo di Arianna.


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APOCALISSI ALIENE: il libro


18 giugno, 2016

Se questa è inettitudine...



Forse perché il numero della Bestia nei codici più antichi era il 616 e non il 666, l’indegna e kitsch inaugurazione del traforo del San Gottardo, avvenuta il giorno 1-6-2016 che contiene appunto la sequenza 616, è stato un formidabile spartiacque, segnando la fase conclusiva degli ultimi tempi. Da quel giorno, infatti, gli omicidi di stato, le operazioni “falsa bandiera” e le innumerevoli mistificazioni perpetrate dal sistema satanico, sono diventate ancora più sfacciate e plateali, incuranti del tutto di un minimo di credibilità e di logica.

Prima l’omicidio di Gianluca Buonanno, poi la truculenta pièce di Orlando, quindi la morte (?) di Joe Cox, fervente europeista etc.: sono tutti eventi che palesano un tempismo sospetto oltre alle solite strategie e finalità riassumibili nell’arcinoto modello “problema, reazione, risoluzione”.

Il carattere teatrale degli avvenimenti dove i sacrificati sono per lo più attori, ma pure vittime reali un po’ come in quegli spettacoli romani in cui i condannati a morte erano davvero giustiziati sul palcoscenico, è sempre più esibito. Perché avviene ciò? Per due ragioni: in primis, come si accennava, poiché ci stiamo addentrando nella parte più profonda ed orribile dell’inferno, una volta compiuto l’orrendo rituale del San Gottardo.

La catalisi dell’artificiosità è, però, da collegare soprattutto ad un’altra motivazione: la massa è sempre più stolida, ignara, prona. La sua capacità di comprendere, ragionare, analizzare, intuire è pressoché azzerata.

Gianluca Buonanno, pur avendo inteso alcuni perversi meccanismi del sistema, era ancora lontano da una piena intelligenza dei metodi usati dalla feccia mondialista contro cui ha lottato con coraggio leonino. In sede di Parlamento europeo egli apostrofò Federica Mogherini dandole dell’inetta e ribadendo che l’Europa nel contesto internazionale non vale un fico secco (veramente l’esponente leghista usò espressioni più colorite...). In verità, lorsignori paiono degli inetti, degli incapaci e, in parte, lo sono: non sanno quale sia il prezzo di un litro di benzina, semplicemente giacché non pagano il carburante, come non pagano alcunché. I maramaldi non sanno neppure allacciarsi le stringhe delle scarpe, in quanto le allaccia loro qualche famiglio. Sì, sono degli inetti, ma fino ad un certo punto. Leo Longanesi definiva i “politici” degli “incapaci, capaci di tutto”. Aveva ragione! Dietro una facciata di inesperienza, persino di goffaggine, i globalizzatori nascondono diaboliche abilità, tecniche sopraffini per ingannare ed asservire la popolazione: i loro apparenti insuccessi in àmbito economico, sociale, di politica nazionale ed internazionale sono altrettanti trionfi, vittorie ai danni di indigeni istupiditi. Ahi noi, sia l’ineffabile Mogherini sia l'augusta Boldrini sono detentrici di un potere immenso, sebbene paiano delle giovani di alto lignaggio impacciatissime al loro ballo di esordio nel demi-monde. [2]

E’ per questo che la Mogherini, mentre Buonanno pronunciava la sua sacrosanta invettiva contro l’Europa, poteva guardare con aria sorniona e felina l’interlocutore, mentre pensava: “Come no, come no, siamo degli inetti! Stiamo distruggendo ogni cosa, fingendo di operare per il bene delle nazioni. Ci prendiamo i meriti e, nel frattempo, portiamo a termine i nostri piani mefistofelici, senza neppure ricorrere alla vaselina. Se questa è inettitudine...”

[1] Federica Mogherini (Roma, 16 giugno 1973) è una “politica” italiana, Alto rappresentante (sic) dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza dal giorno 1 novembre (1-11) 2014.

[2] E’ un potere delegato loro da altri loschi figuri, i veri padroni del vapore: coincide comunque con un arbitrio notevole, con la possibilità di fare e disfare, senza dover dar conto ad alcuno del loro pernicioso operato.

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APOCALISSI ALIENE: il libro

16 giugno, 2016

On the edge of the end



Viviamo, anzi patiamo innumerevoli dissonanze: sono dissidî che ci impediscono di vivere, imprigionandoci in un’oscillazione immobile. Possiamo occupare il tempo nei modi più disparati, possiamo tentare di dimenticare il mondo là fuori, ma quel mondo con il suo cielo devastato alla fine invade il nostro buen retiro.

Che cosa stiamo respirando? Ossigeno o veleni? Che cosa stiamo bevendo? Acqua o una pozione letale? Di che cosa ci stiamo nutrendo? Di alimenti o di composti tossici e radioattivi? Anche i momenti più ordinari dell’esistenza sono inquinati da pensieri nocivi: la coscienza di esistere in una realtà profondamente contaminata dove la contaminazione fisica non è neppure la peggiore, ci getta in una statica frenesia, in una smania di cambiamento sempre risorgente, ma sempre frustrata.

Da quanti anni o decenni si evoca la fine del presente stato di cose, nel bene e nel male! Gli ultimi tempi hanno uno strascico lunghissimo, una nero eco che si protrae in spazi immensi: la fine sembra non finire mai.

Se riflettiamo, però, già tutto o quasi si è compiuto, già tutto o quasi è consumato. Un po’ come Diogene, cerchiamo l’umanità e non ne troviamo neppure un’ombra larvale. La superficialità si stende uniforme sulla superficie di un pianeta senza più storia. Ancora pochi passi…

Camminiamo sull’orlo dell’abisso, ma più del vuoto in basso a spaventare è il vuoto che si è scavato dentro.

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APOCALISSI ALIENE: il libro

10 giugno, 2016

Varchi

Il compianto John Mack, nel volume “Passaporto per il cosmo”, riferisce il racconto di Isabel, una rapita che “ha vissuto diverse esperienze in uno stato percettivo insolito o alterato. Un giorno, all’inizio del 1998, ella era in treno con un amico. Seduto nel loro scompartimento c’era un uomo o meglio una ‘creatura’, come l’ha definita Isabel, che guardava davanti a sé come un comunissimo essere umano. Guardando, però, con la coda dell’occhio la testimone rimase impietrita. Infatti in quell’istante, in luogo del passeggero, la testimone vide un enorme insetto senza braccia: somigliava ad una mantide religiosa o a qualcosa del genere.

Isabel raccontò all’amico quello che aveva scorto e, data la sua incredulità, ripeté la prova. Osservò lo sconosciuto frontalmente e poi di sfuggita, con la coda dell’occhio, e lo rivide cambiare aspetto. Si domandò se quell’uomo non fosse in grado di creare un’illusione visiva percepibile solo da chi voleva lui”.

Osserva l’autore: “L’alterazione della percezione spazio-temporale, che contraddistingue molti rapimenti alieni, si associa spesso alla sensazione di penetrare in una realtà o dimensione diversa”.

Nel vasto campionario delle abductions e dei fenomeni collegati, lo specialista estrapola un’eccezionale resoconto che riesce almeno in parte a spiegare in che modo si verifica quella circostanza paradossale per cui un ente materiale attraversa un altro oggetto solido.

Ecco a tale proposito la testimonianza di Karin: “Passare attraverso la finestra è un’esperienza dolorosissima, perché, per permettere ad un corpo solido di penetrare un altro corpo, gli alieni devono modificare la nostra stessa vibrazione ed è esattamente quello che fanno. Quando si passa attraverso un muro o una finestra, è come se tutte le molecole cominciassero… Ci si sente quasi separati da sé e poi ci si ritrova sul fondo di questa cosa (?) che in qualche modo è viva (?), infine distesi su un tavolo. Credo che solo in quel momento gli alieni smettano di alterare la nostra vibrazione, dopo averci condotti attraverso diversi piani spaziali e temporali, finché non ci manifestiamo fisicamente nel loro livello”.

La sagace benché frammentaria relazione di Karin ci induce a ritenere che in parecchie occasioni gli Altri prelevino non il soma vero e proprio, ma quello che è denominato “corpo astrale”: esso trapassa la materia per mezzo di una sorta di scomposizione e ricomposizione molecolare, come lascerebbe supporre il ragguaglio in esame?

Le due testimonianze qui riassunte ci spingono ad apparentare taluni vissuti ufologici ai cosiddetti viaggi astrali che implicano l’attraversamento di pareti, porte, vetri etc. Sono altresì situazioni in cui la percezione del “reale” e delle sue numerose sfaccettature subisce notevoli cambiamenti, soprattutto in merito alle coordinate cronotopiche ora, per così dire, stirate ora contratte, spesso annullate, un po’ come accade nei sogni.

Così la xenologia può aprire varchi sul regno dei sogni… o degli incubi.

Fonte: J. E. Mack, Passaporto per il cosmo, 1999, pp. 74-75

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APOCALISSI ALIENE: il libro

07 giugno, 2016

Giornali utili per incartare il pesce o per…



Siamo stati recentemente contattati da un giornalista del quotidiano “La Stampa”, il dottor R.A. Colui desiderava “chiacchierare” con noi circa le scie chimiche-geoingegneria clandestina per poi scrivere un articolo. Il caso è emblematico, perché, sin dall’approccio al tema, abbiamo sùbito capito che il redattore non aveva alcuna intenzione di elaborare un pezzo di cronaca, ma vergare il solito brogliaccio in cui l’ideologia, i pregiudizi e persino la censura prevalgono sull’onesta relazione dei fatti.

Purtroppo i giornalisti veri, quelli abituati a rincorrere gli eventi, ad interpellare testimoni ed esperti, a sceverare le fonti, a dar conto di quanto è accaduto, prefiggendosi un minimo di obiettività, non esistono più. Oggi gli articolisti sono tutti opinionisti senza opinione (infatti esprimono solo le idee distorte dei loro padroni), oggi è invalsa la malsana consuetudine di abborracciare componimenti dove a qualche notizia di seconda o terza mano, informazione mai verificata, si mescolano veline, distorsioni, giudizi aprioristici, maldicenze.

Possiamo facilmente immaginare il testo che avrebbe scritto il nostro eroe, un articolo infarcito delle solite bieche parole ed espressioni come “teoria della cospirazione”, “paranoia”, “complottisti” e compagnia briscola nonché dei frusti luoghi comuni tra scientismo e scemenza (che, tutto sommato - ci perdoni Jakobson - sono sinonimi). Ci saremmo dovuti prestare all’ennesima operazione manipolatoria perpetrata da un perfetto appartenente alla stampa di regime?

Non è escluso che l’esimio autore scombiccheri lo stesso il suo temino, pur senza aver colloquiato con noi. Prossimamente sui nostri schermi, anzi scartafacci del sistema, il dossier di R. A. sulle scie tossiche! E’ naturale che l’autore, nel breve carteggio intercorso, non si è peritato di impartirci lezioni di giornalismo: sa lui come si scrive un reportage.

Noi non osiamo dargli ripetizioni di Italiano, ad esempio, ricordandogli che, dopo il punto fermo, si comincia con la maiuscola né di deontologia giornalistica, essendo morti sia la deontologia sia il giornalismo. Tuttavia abbiamo deciso di liquidarlo, poiché nutriamo una stima dei “giornalisti” italiani pari a zero. L’abbiamo licenziato nel modo seguente:

“Gentilissimo Dottor A., la nostra pluriennale esperienza ci ha insegnato che cos'è il giornalismo ufficiale di cui abbiamo quotidiana ed approfondita contezza. Si pensi all'emblematico affaire Preve. Per parafrasare Paolo che scrisse 'Conosco i pensieri dei saggi e so quanto siano vani', possiamo risponderLe dicendo "Conosco il modus operandi della stampa e so quanto sia organica al sistema". E' evidente: le spie linguistiche dei suoi messaggi sono inequivocabili e ci lasciano intendere che la sua tanto decantata ‘obiettività’ è poco più di una petizione di principio. Non siamo più alla preistoria della geoingegneria bellica per cui si potrebbe ancora disquisire su ipotetiche tesi interpretative: siamo nel cuore di un diuturno genocidio che attende ancora un cronista volto a darne genuino e disinteressato resoconto, anzi denuncia. Quel cronista deve ancora nascere, almeno in Italia. Il macchinista fatto e finito conduce la motrice: non gioca con il trenino”.

Qui, a guisa di post scriptum aggiungiamo: “Quando – Dio non voglia - avrà in famiglia o tra gli amici una persona che si è ammalata di tumore o di Parkinson o di Alzheimer o che ha avuto un ictus etc. (a meno che non Le sia già accaduto), capirà sia la vera causa di codesta carneficina sia che le chemtrails non sono una “teoria”, ma un’atroce realtà, tanto più atroce perché censurata dai media dell’establishment che Lei, in misura maggiore o minore ma in ogni caso, essendone responsabile, incarna”.

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APOCALISSI ALIENE: il libro

05 giugno, 2016

Alien surgery



Se usiamo il termine “clonazione”, il pensiero corre subito alla pecora Dolly, agli animali “duplicati” in questi ultimi decenni. Eppure la clonazione potrebbe essere una tecnica ben più antica di quanto si pensi: Enki ed altri “dei” furono ingegneri genetici, come lasciano supporre alcuni cenni all’interno di testi vergati in un lontano passato o simboli quali il serpente ed il caduceo? L’ingegneria genetica fu finalizzata presumibilmente alla selezione di una specie dominabile (Z. Sitchin, B. Russo et al.): gli antropologi l’hanno definita Homo sapiens sapiens, ma essa non sa chi fossero e siano i manipolatori.

Sempre più spesso ci imbattiamo in cloni o presunti tali: attori, “politici”, cantanti, pseudo-informatori (si pensi ad Alex Jones) paiono avere delle copie. Alcuni “muoiono” e “rinascono” (David Bowie), altri si riciclano in nuovi involucri, in nuove identità con vecchie sembianze.

Clonazioni ed ibridazioni: creature cross over, un po’ umane, un po’ aliene dalle fattezze stranite e stranianti. Come nella celeberrima pellicola “L’invasione degli ultracorpi” (“Invasion of the body snatchers”, 1956 ) per la regia di Don Siegel e tratto dall’omonimo romanzo di Jack Finney (1911-1995), l’invasione è in realtà una lenta e letale infiltrazione: avviene in maniera impercettibile. L’agenda aliena include la creazione di ibridi e le mutilazioni sia animali sia umane che non sono peculiari dei nostri tempi, sebbene le escissioni di organi ed i dissanguamenti si siano ultimamente moltiplicati. Inoltre non sono più soltanto vacche e cavalli ad essere vittime di questa chirurgia aliena, ma sempre più spesso cani, gatti, conigli, volpi, volatili: nei dintorni di Londra (Croydon, West Norwood) sono stati segnalati gatti cui sono stati asportati gli organi interni; eravamo semmai abituati ad aver notizia di capi di bestiame “operati” da chirurghi allotri negli assolati e desolati pascoli del Midwest. La minaccia è sempre più vicina, sin quasi sulla soglia di casa.

William M. Tompkins, ingegnere aerospaziale in pensione ed autore del saggio-autobiografia “Selected by extraterrestrials: my life in the top secret world of U.F.O.s, think-tanks and Nordic secretaries”, 2015, sostiene che i cosiddetti Nordici, alti, aitanti e biondi ed i Draconiani (alias Rettiliani) non solo cooperarono prima e durante la Seconda guerra mondiale con il Terzo Reich, ma che essi stessi sono talora ibridati: ecco perché alcuni Nordici hanno gli occhi con la pupilla verticale. Stando a Tompkins, un conflitto tra extraterrestri per il controllo del sistema solare e non solo, fu combattuto per mezzo degli uomini. Divide et impera.

Ancora oggi agiscono dietro le quinte i soliti manipolatori, quelli che trasmisero conoscenze e tecnologie alla Germania nazional-socialista per poi passare a sostenere gli Stati Uniti, falsi rivali del Terzo Reich. Oggi l’adulterazione psicologica è perpetrata attraverso la retorica delle “democrazie”, quella biologica mediante la bioingegneria aerea: è evidente lo scopo di degradare (altro che evoluzione!) l’umanità, di rimpiazzarla con cloni, automi ed innestati. Il Transumanesimo è la progressiva transizione verso il trapasso della psiche.

Le razze coinvolte in questi progetti sono probabilmente parecchie e gli obiettivi, vista tale premessa, disparati: si va dall’uso di ormoni per la produzioni di copie al tentativo di intaccare (o staccare?) la coscienza, dall’interfacciamento uomo-macchina all’agguato post-mortem, dal continuo aggiornamento di tecnologie hard al tentativo di intervenire sullo spazio-tempo, sull’essenza stessa del cosmo. E’ tutto un brulichio di Insetti, demoni, men in black, repliche, esseri bionici, falsi Messia (William?).

Scenari sinistri, spesso sotterranei, gremiti di gallerie, ascensori, laboratori, cilindri per imprigionare e duplicare corpi e menti. Sub divo involucri atti ad imprigionare anime che non sanno di esserlo.


Riferimenti ed approfondimenti:

- Le esperienze di pre-morte nell’ambito dell’Ufologia, 2009
- Ladri di anime, 2010
- La messe delle anime, 2010
- La pesca delle anime, 2016
- Post mortem, 2011
- Truman Cash ed il destino dell’anima, 2014
- Viaggi astrali e presunti rapimenti alieni, 2011

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APOCALISSI ALIENE: il libro

03 giugno, 2016

Cambiare il mondo



Che cosa può fare un solo uomo? (L. Wittgenstein)

Volevamo cambiare il mondo, poi abbiamo capito che non era possibile.

Abbiamo pensato di cambiare noi stessi, ma, intrappolati nell'identità e nel destino, abbiamo capito che potevamo solo mutare la visione della realtà. Infine abbiamo capito che si può cambiare prospettiva, ma che il panorama resta sempre il medesimo.

Di fronte alle abnormi sfide dell’esistenza, ci hanno solo potuto insegnare a confidare nel potere della volontà. Qualcuno scrisse: “Ciascuno è artefice della propria sorte”. Così ci balocchiamo con questa arrogante illusione, mentre la vita prende la sua strada e noi dietro ad arrancare. E’ il solito appello alla forza d’animo: qual è la differenza rispetto ai dolciastri moniti del catechismo? Persino i filosofi più profondi, con tutta la forza della loro debolezza dialettica, possono soltanto ammannirci qualche saggio consiglio destinato a finire su quelle targhe di ceramica collocate presso la porta di casa.

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APOCALISSI ALIENE: il libro

01 giugno, 2016

Trucchi linguistici



Il recente duello presidenziale in Austria tra il candidato del Partito austriaco della libertà (FPÖ) Herbert Kickl e quello dei Verdi (Grunen), Alexander Van Der Bellen, è stata un’occasione ghiotta per i “giornalisti” per esibire la loro perversa capacità di mistificare attraverso il linguaggio. Invece di soffermarsi, prefiggendosi un minimo di oggettività sul programma e sulle idee dei due candidati, hanno sciorinato una serie di aggettivi-improperi per denigrare l’esponente del Partito della libertà. I pennivendoli usano il vocabolo “destra” come uno spauracchio per evocare antichi fantasmi, ma, non paghi di ciò, non lesinano epiteti come “xenofobo”, “razzista”, “ultranazionalista”, riferendoli ad una politica che è soltanto la difesa di precisi valori.

Che i rappresentanti del Partito austriaco della libertà siano in buona o cattiva fede, qui poco o punto importa: è l’impiego orientato, ideologico della lingua a scandalizzare. Tutelare quello che in tedesco si chiama Heimat, ossia “patria” in senso lato e profondo, è subito marchiato come “sciovinismo” ed “atteggiamento discriminatorio”. E’ un giudizio a priori, un pre-giudizio: nulla può essere più avventato e superficiale.

Chiediamoci allora se i Verdi austriaci (e quelli degli altri paesi) siano veramente degni di proclamarsi Verdi: sono ecologisti coloro che ripetono idiozie sui gas serra ed ignorano il problema ambientale per eccellenza, la biogeoingegneria assassina? Di verde resta solo l’ira funesta che ci assale quando sentiamo cianciare codesti imbroglioni.

Le parole possiedono i loro significati, ma i valori semantici oggidì sono sempre più spesso eclissati da risonanze emotive e da frodi concettuali, con lo scopo di indurre reazioni pavloviane.

L’impiego dei codici richiede accuratezza ed onestà comunicativa: non è solo per ignoranza che, allorché si menziona la formazione che dominò la Germania tra il 1933 ed il 1945, la si ricorda usando la dicitura “Partito nazista”, invece di ricordarla come “Partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi”. Fu un movimento nazionalista e, tutto sommato, anche socialista, dacché fulcro del Socialismo è lo Stato (nella fattispecie il Reich), laddove nel Comunismo, almeno in linea teorica ed utopica, lo Stato non esiste più. Magari… Dunque Socialismo e Comunismo non sono sinonimi.

Purtroppo viviamo in un mondo talmente degenerato che si ricorre ai vari vocaboli a vanvera, non si ragiona, ma si sragiona, non si dà conto dei fatti né si analizzano, piuttosto si insulta, si diffama, si calunnia: la disinformazione di regime è la principale responsabile di un lessico inquinato alle radici, di una corruzione linguistica che ipso facto è disfacimento etico e sociale.

La degradazione dell’idioma ad offesa triviale è spesso già nei titoli e negli occhielli degli articoli: in una società dove la maggior parte dei fruitori legge – se legge – solo la titolazione, si comprende quanto questa strategia sia dannosa. Si aggiungano poi le immagini ad effetto (spesso contraffatte), il bombardamento di bugie, la retorica grossolana ed untuosa di qualche politicante e les jeux son faits.

Viviamo in una realtà al contrario. E’ paradossale che quei pochi diritti conquistati con tanti sacrifici siano attualmente per lo più sostenuti da movimenti reputati di “destra”, mentre la “sinistra” li calpesta senza esitazione. Così, invece di definire l’ideologia di esecrabili sette quali il Partito “democratico” come ultrareazionaria, totalitaria, ipercapitalista, antidemocratica, tirannica etc., la si trucca con parole ed espressioni come “progressista”, “riformista”, “sinistra di governo”.

Sono trucchi, belletti spalmati su cadaveri: servono a rendere appena presentabili individui e disvalori squallidi ed impresentabili.

Articolo correlato: Austria: si allarga lo scandalo brogli, 2016

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APOCALISSI ALIENE: il libro