Riteniamo che, se vogliamo recidere i legami, dobbiamo in primo luogo rinunciare alla ritorsione. Nietzsche scrive che “gli uomini magnanimi non sono vendicativi”. Non solo colui che non è animato da propositi vendicativi, si eleva al di sopra dell’uomo comune, ma crea i presupposti per una vita senza più ipoteche. Forse così ci liberiamo dei gravami che ci opprimono: da un lato cancelliamo il passato con i suoi debiti, dall’altro il futuro con i suoi obblighi.
Si capisce: non è per nulla facile. Quante volte gli altri ci deludono, ci tradiscono! Quanti sono invidiosi, ipocriti e maldicenti! Veniamo a sapere che persone in cui avevano riposto fiducia ci hanno diffamato, calunniato. La reazione istintiva è quella di rendere la pariglia. E’ comprensibile, eppure... In primo luogo s’innesca una reazione a catena, inoltre si resta impigliati in una pastoia… In prospettiva, lo spirito di rivalsa potrebbe determinare il nostro avvenire, anche quello che supera il cerchio della presente esistenza?
Com’è possibile dimenticare? Com’è possibile in situazioni estreme perdonare? In primo luogo, dobbiamo imparare a perdonare noi stessi. Se abbiamo commesso degli errori, se abbiamo compiuto delle azioni disdicevoli, non possiamo sempre rivangare quanto è accaduto. Basta. Cosa fatta, capo ha. Anche se siamo responsabili della nostra condotta, come ignorare le responsabilità delle circostanze, il ruolo del destino? Se continuiamo ad accusarci, a recriminare, la morsa del rimorso si stringe sempre più fino a stritolarci. Questo è l’unico risultato. Perdonare gli altri? Dimenticare i torti subìti, le bassezze? Dimenticare no, ma passarvi accanto, senza lasciarsi coinvolgere in modo eccessivo. Reagire con pungente ironia. Qualcuno o qualcosa provvederà affinché chi deve pagare il fio lo paghi.
Diversamente, si rischia di rimanere irretiti nella ragnatela delle esistenze, si rischia di restare intrappolati nel labirinto della ripetizione. Forse è questo in parte il significato dell’oscuro concetto di “eterno ritorno”, la perenne oscillazione di un fato insensato, il movimento immobile del tempo attraverso l’oceano dell’eternità. Invece dobbiamo mirare a trascendere il tempo che ci tempesta di schegge, dobbiamo mirare alla liberazione in questa vita. Dopo potrebbe essere tardi. Non forgiamo più catene di quante già ci vincolano.
Si capisce: non è per nulla facile. Quante volte gli altri ci deludono, ci tradiscono! Quanti sono invidiosi, ipocriti e maldicenti! Veniamo a sapere che persone in cui avevano riposto fiducia ci hanno diffamato, calunniato. La reazione istintiva è quella di rendere la pariglia. E’ comprensibile, eppure... In primo luogo s’innesca una reazione a catena, inoltre si resta impigliati in una pastoia… In prospettiva, lo spirito di rivalsa potrebbe determinare il nostro avvenire, anche quello che supera il cerchio della presente esistenza?
Com’è possibile dimenticare? Com’è possibile in situazioni estreme perdonare? In primo luogo, dobbiamo imparare a perdonare noi stessi. Se abbiamo commesso degli errori, se abbiamo compiuto delle azioni disdicevoli, non possiamo sempre rivangare quanto è accaduto. Basta. Cosa fatta, capo ha. Anche se siamo responsabili della nostra condotta, come ignorare le responsabilità delle circostanze, il ruolo del destino? Se continuiamo ad accusarci, a recriminare, la morsa del rimorso si stringe sempre più fino a stritolarci. Questo è l’unico risultato. Perdonare gli altri? Dimenticare i torti subìti, le bassezze? Dimenticare no, ma passarvi accanto, senza lasciarsi coinvolgere in modo eccessivo. Reagire con pungente ironia. Qualcuno o qualcosa provvederà affinché chi deve pagare il fio lo paghi.
Diversamente, si rischia di rimanere irretiti nella ragnatela delle esistenze, si rischia di restare intrappolati nel labirinto della ripetizione. Forse è questo in parte il significato dell’oscuro concetto di “eterno ritorno”, la perenne oscillazione di un fato insensato, il movimento immobile del tempo attraverso l’oceano dell’eternità. Invece dobbiamo mirare a trascendere il tempo che ci tempesta di schegge, dobbiamo mirare alla liberazione in questa vita. Dopo potrebbe essere tardi. Non forgiamo più catene di quante già ci vincolano.
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Bellissime parole ed ottimi concetti.
RispondiEliminaBella la riflessione finale, di cui bisognerebbe fare tesoro.
Grazie.
Ciao Max,
Eliminagrazie infinite!