E’ paradossale che siano le religioni ad offuscare o ad annichilire l’orizzonte escatologico, le domande sulla fine del singolo e dell’umanità. Sebbene viviamo in un’epoca che ha il sapore amaro dell’epilogo, nonostante il ricco repertorio escatologico ed apocalittico di cui dispongono le tre fedi monoteiste medio-orientali, proprio esse si concentrano in modo alquanto angusto sul qui ed ora, su un presente ingombrante e pure importante quanto vogliamo, ma effimero.
Tuttavia l’attuale età storica sembra filigranata con i segni dei tempi finali: le profezie (o programmi?) si stanno tutte adempiendo. Quali sono le cause di questo disinteresse per le cose ultime? Come si prova ad esorcizzare la paura della morte, così le gerarchie ecclesiastiche tentano di ridimensionare le fosche prospettive future per continuare ad illudere le masse dei fedeli che le organizzazioni religiose possano stornare il male che avanza. Si abbindolano i fedeli, facendo brillare davanti ai loro occhi incantati il miraggio di un avvenire migliore, grazie ai buoni uffici di chiese-cooperative.
Quanti oggi sognano di poter contrastare i piani della feccia globalizzatrice a base di guerre, crisi economiche, sconvolgimenti sociali ed ambientali! Non si sono accorti che purtroppo certi eventi devono compiersi: il libero arbitrio cui ci si appiglia è la “bugia vitale” (Nietzsche) che continua ad alimentare propositi di lotta, di resistenza. Sono propositi lodevoli, ma destinati a naufragare, perché la storia, cui potrebbe soggiacere una sua imperscrutabile logica, procede imperterrita proprio verso quelle mete paventate. Al Paradiso si accede, come Dante, dopo aver attraversato l’Inferno e conosciuto i suoi orrori.
Ci si agita, ci si affaccenda, ci si oppone, ma il risultato è simile a quello di un animale la cui zampa è presa nella tagliola: più la povera bestia tenta di liberarsi, più l’arto è lacerato e la situazione peggiora.
Sarà il caso di imparare una saggia rassegnazione, confidando, passata la bufera, in un bene maggiore di quello che si potrebbe anche solo immaginare?
Tuttavia l’attuale età storica sembra filigranata con i segni dei tempi finali: le profezie (o programmi?) si stanno tutte adempiendo. Quali sono le cause di questo disinteresse per le cose ultime? Come si prova ad esorcizzare la paura della morte, così le gerarchie ecclesiastiche tentano di ridimensionare le fosche prospettive future per continuare ad illudere le masse dei fedeli che le organizzazioni religiose possano stornare il male che avanza. Si abbindolano i fedeli, facendo brillare davanti ai loro occhi incantati il miraggio di un avvenire migliore, grazie ai buoni uffici di chiese-cooperative.
Quanti oggi sognano di poter contrastare i piani della feccia globalizzatrice a base di guerre, crisi economiche, sconvolgimenti sociali ed ambientali! Non si sono accorti che purtroppo certi eventi devono compiersi: il libero arbitrio cui ci si appiglia è la “bugia vitale” (Nietzsche) che continua ad alimentare propositi di lotta, di resistenza. Sono propositi lodevoli, ma destinati a naufragare, perché la storia, cui potrebbe soggiacere una sua imperscrutabile logica, procede imperterrita proprio verso quelle mete paventate. Al Paradiso si accede, come Dante, dopo aver attraversato l’Inferno e conosciuto i suoi orrori.
Ci si agita, ci si affaccenda, ci si oppone, ma il risultato è simile a quello di un animale la cui zampa è presa nella tagliola: più la povera bestia tenta di liberarsi, più l’arto è lacerato e la situazione peggiora.
Sarà il caso di imparare una saggia rassegnazione, confidando, passata la bufera, in un bene maggiore di quello che si potrebbe anche solo immaginare?
Vietata la riproduzione - Tutti i diritti riservati
Ciao Zret, volevo condividere con te un pensiero che mi si ripropone tormentoso nell'ultimo periodo.
RispondiEliminaUna premessa, presa da Wikipedia, a proposito dell'epoca del Kali Yuga nella quale sono fermamente convinto ci troviamo: "Essa cominciò con la morte fisica di Krishna (avvenuta, secondo il Surya Siddhanta, il trattato astronomico che costituisce la base del calendario indù, alla mezzanotte del 18 febbraio 3102 a.C.) e durerà 432.000 anni, concludendosi nel 428.899 d.C."
Facendo un rapido calcolo e considerandoci praticamente nel 2017, ci rimangono ancora 426.882 anni di patimenti, ossia ci troviamo, stando ai Veda, nell'epoca dell'Oro più fulgido di quest'era oscura!
Tutto ciò mi reca un'angoscia incredibile vedendo il male in cui siamo ogni giorno immersi.
Se la datazione d'inizio è secondo me alquanto verosimile dato che è ormai qualche migliaio di anni (almeno, razionalmente) che siamo immersi nella currizione e nel vizio, mi lascia allibito pensare che un'epurazione, una redenzione, siano ancora così tragicamente lontane! Veramente stiamo così "bene" ed il peggio è stato solo vagamente e lontanamente intravisto?
Ciao Max,
Eliminasono purtroppo al corrente di questa cronologia. Che pensare? La prospettiva è agghiacciante, se la datazione è corretta. Alcune correnti cristiane e non cristiane, invece, vedono imminente la fine del presente stato di cose. Ne scrivevo in "Cento anni" in cui riferivo che siamo ormai prossimi alla Parousia.
Non ci resta che tentare di trovare una via d'uscita, prescindendo da cabale e calendari.
Ciao
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaEffettivamente l'epoca attuale e' propriamente l'Eta' oscura e tutt'altro che prossima alla fine cio' che rivela attraverso segni inequivocabili e' solo l'imminente ispessimento del suo cupissimo manto. Noi moderni sembriamo dimostrarci massimamente impreparati per affrontare la piu' critica delle "prove cosmiche" che ora ci riserva la "corsa circolare" delle Ere. Ognuno sarebbe chiamato ad essere arca di se stesso. Questo non vuole essere un invito al piu' bieco egoismo. In fondo l'Arca memoriale tutt'altro che assemblaggio di legname forse fu ben altro e non dovremmo commettere errore nel ritenere che l'antico diluvio, allegoricamente sedimentato in piu' narrazioni mitiche, riguarderebbe innanzitutto un evento significativo della vita spirituale, il cui riflesso esteriore troverebbe coincidenza con determinati eventi cataclismatici per i quali e' evidente la traccia geologica, ma questa non sarebbe altro che un'evidenza, per cosi' dire, superficiale, poiche' tutt'altro che ritiratesi le simboliche acque diluviali ancora sommergerebbero la terra. Cosi' almeno riporta l'apocrifo di Giovanni, uno dei vangeli gnostici, dove al capitolo del Diluvio riferisce appunto che non dentro un'arca fisica Noe' e altri a lui simili trovarono rifugio. Noe' e' definito dall'autore dell'apocrifo come uno appartenente alla "generazione non vacillante". Loro si nascosero dentro una nube luminosa - in se stessi - poiche' il diluvio non fu d'acqua ma di tenebre. Lo pseudo dio Jaldabaoth aveva infatti disteso su tutta la terra una fitta coltre di tenebre. Da cio' si potrebbe ricavare l'avvio della fase maggiormente critica per l'uomo. L'inizio dell'addensamento doloroso di un'incomprensione universale, della sopraggiunta cecita' animica indubitabilmente non ancora sanata. Cosi' si chiude il capitolo sul diluvio: "Fu cosi' che tutta la creazione divenne schiava per tutta l'eternita', dalla fondazione del mondo fino a adesso...generarono figli dalle tenebre a immagine del loro spirito; chiusero i loro cuori e dalla insensibilita' dello spirito di opposizione, divennero insensibili fino a adesso". Noi non possiamo non chiederci dove poter attingere nuovamente le risorse luminescenti necessarie per affrontare questa traversata epocale massimamente oscura. Eppure la convinzione e' che l'identita' emblematizzata da Noe', da colui che appartenne alla "generazione non-vacillante" non sia del tutto dispersa ma, divisa, fragmentata in misura infinitesimale nelle miriadi delle "nuove coscienze" oggi quaggiu' "addensate". Questo barlume deve pur vibrare in noi. L'ulteriore "avvio" giace latente in ogni sincera tensione di consapevolezza. Dovesse attendere ancora non quattrocentomila anni ma un milione. Il tempo non costituisce forse la sostanza di una sovrana illusione? Per il resto davvero si naviga alla cieca. Un saluto
RispondiElimina...non so come ma s'era replicato per tre volte lo stesso commento al momento di caricarlo...a proposito...che ne pensi dell'accadimento di Rimini? Grandi manovre illusorie per simulare un imminente contatto alieno assolutamente farlocco?
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaCiao Giovanni, scusa se Ti rispondo solo ora, ma ho avuto delle giornate intense.
EliminaIl Tuo commento, come sempre, è molto lucido e profondo. Giustamente colleghi un ambito empirico ad un orizzonte simbolico: l'uno si rispecchia nell'altro. Vero: anche il tempo è illusione, illusione e schiavitù. Dunque chi riuscirà a trascenderlo, non dovrà aspettare a lungo per la metanoia e la palingenesi. Il tempo, inutile cascame, si staccherà da lui, come guscio di cicala in autunno.
Siamo, noi desti-letargici, come Odisseo, impegnati in una perigliosa navigazione, ma non sappiamo dove sia Itaca.
Non so alcunché dell'accadimento di Rimini. Se puoi, delucidami.
Grazie.
Oh niente...avevo letto ieri l'altro di un avvistamento eclatante...un enorme disco e' sembrato fuoriuscire dalle nuvole. Il diametro era davvero notevole. Ho pensato potesse trattarsi di una qualche proiezioni olografica. Pensavo l'avessi appreso. A ogni modo tutto sembra essere sempre piu' inautentico. Bisognerebbe ridere piu' spesso, scherzare su tutto e di tutti. Prendere le cose con estrema leggerezza. Cos'e' davvero importante? Mantenere una direzione intima che sia chiara e inamovibile. Troppo spesso c'inzuppiamo nella gravita' esistenziale. Almeno io. Ma non ha senso cosi' come non ha senso ridere di tutto. Buon proseguimento
RispondiEliminaGrazie dell'informazione, Giovanni. Non ero al corrente di questo avvistamento: progetto Bluebeam? Può essere.
EliminaA proposito dei tempi finali, non poche confessioni cristiane ritengono che la Parousia sia imminente. Si sbagliano?
Vedremo.
Ilare nella tristezza e triste nell'ilarità, scrive Giordano Bruno. Siamo sempre nel cuore delle contraddizioni e di tendenze contrastanti.
Ciao
Non conoscevo questa considerazione del nolano...e' davvero pertinente e sembra riecheggiare della sapienza taoista. Parousia imminente? Alla fine in tutto questo squilibrio a me sembra anche di cominciare a ricavare un certo infinitesimale mio "segreto" equilibrio...mi dispiacerebbe dover assistere ora ad una sorta di apocalisse spuria. Qui oggi dal primo pomeriggio nel cielo incombeva una gigantesca coltre chimica...eppure ancora si respira e si spera
RispondiElimina