31 agosto, 2005

La Parusia

L’altro ieri il presidente del consiglio ha annunziato che compirà, nell’interesse della nazione italiana, il supremo sacrificio di candidarsi nuovamente, in occasione delle elezioni previste per l’anno venturo.

Anni fa, prima di entrare nell’agone politico, Silvio Berlusconi dichiarò di sentirsi investito della missione di salvare l’Italia dai comunisti e dal declino economico.

Non so perché, ma sia il linguaggio sia il mistico afflato di questi annunci mi ricordano qualcuno... Ma sì, il sacrificio, la salvezza, l’investitura divina sono veramente i crismi di un Messia, di un Salvatore non della nazione, non del genere umano, ma di tutte le civiltà dell’universo!

Che nobile abnegazione! Che generosa filantropia!! Che luminoso esempio di altruismo!!! Egli, nel suo infinito amore per noi miseri, infimi mortali, ha deciso di immolarsi sull’altare, di versare il suo preziosissimo sangue per proteggerci dai politici affaristi, dai banchieri fraudolenti, dai criminali, dagli immigrati senza permesso di soggiorno, dagli scaltri sindacalisti...

Siamo commossi da cotanta graziosa benevolenza, da codesto purissimo amore, degni di Khrisna, Sakyamuni, Mihtra, Yeshua, Mahatma Gandhi…

Egli è davvero l’Unto del Signore, come affermò solennemente anni addietro, anche se nessuno, fuorché il fido Fede, gli credette.

Egli è il Figlio dell’Uomo ritornato sulla Terra e questa è la Parusia.

30 agosto, 2005

Intervento extraterrestre a Fatima?

Due studiosi portoghesi, J. Fernandes e F. D’Armada, pubblicarono nel 1981 un saggio sulle note apparizioni mariane del 1917, intitolato Intervençao extraterrestre em Fatima. Il testo è stato recentemente tradotto in inglese con il titolo The apparitions of Fatima and the UFO phenomenon: ne ho traslato un brano da cui emerge come l’ipotesi dei due autori, relativa ad un intervento alieno nella cittadina portoghese, sembra essere suffragata dalle testimonianze dei veggenti e di altre persone.

I veggenti concordano nell’affermare che l’Entità non sorrise mai né apparve triste, ma era sempre seria. Inoltre l’Entità non diresse mai il suo sguardo sulla folla di spettatori né fece mai il segno della croce né pregò né sgranò il rosario. Francisco, che non riuscì ad udire la Signora, riporta un altro particolare: l’immobilità della bocca.

E le mani? Per lo meno, ella le mosse quando maneggiò la sfera. Quando parlava, disse Lucia al parroco, l’Entità separava un po’ le mani per uno spazio equivalente alla larghezza delle spalle. Ad un sacerdote olandese, Huberto Iongen, Lucia rivelò che, alla terza e alla quarta visita, la Signora non mosse le mani, mentre, durante la sesta apparizione, ”ella rivolse le palme verso l’alto e i raggi che ne scaturivano sembravano riflessi dal sole”.

A fianco dell’apparizione fu visto un disco metallico che era simile ad una stella; alcuni lo definirono disco magnetico. L’ingegnere Mario Godinho osservò il “sole” e, con la forma mentis di un tecnico, ci ha lasciato il seguente resoconto.

Nel cielo luminoso, il sole poteva essere guardato direttamente e con gli occhi aperti, senza doverli strizzare, come se si fosse osservato un disco di vetro levigato, illuminato da dietro, con un arcobaleno sul bordo esterno, che pareva ruotare… Il sole non aveva il fulgore che normalmente ferisce gli occhi ed era come un enorme disco, magnetico che ci ammaliava, mentre ruotava nel cielo immenso.

Lo stesso testimone disse a Haffert:“Era come un disco di cristallo avvolto dal vapore, illuminato da dietro, un disco di vetro opaco”.

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29 agosto, 2005

Le bugie hanno le gambe lunghissime


In un celeberrimo racconto di E. A. Poe, intitolato La lettera rubata, l’investigatore dilettante Auguste Dupin riesce a recuperare un’importante missiva che è stata smarrita, ma che nessuno è stato in grado di ritrovare, nonostante accurate ricerche. Il documento non è stato occultato, bensì era ed è sotto gli occhi di tutti, sulla scrivania. L’autore statunitense ci fa comprendere come qualcosa che siamo assuefatti a percepire tenda a sottrarsi all’orizzonte visivo, come se gli oggetti fossero assorbiti dalle superfici su cui sono, per così dire, disegnati. Questo, ovviamente, non vale solo per la vista, ma anche per gli altri sensi la cui potenzialità percettiva si ottunde a causa dell’abitudine. È necessario perciò educare le facoltà sensoriali per cogliere la realtà fenomenica nelle sue varie sfaccettature.
Questo discorso si può estendere anche alle consuetudini culturali: tradizioni, versioni di eventi, racconti leggendari, ripetuti in modo ossessivo, penetrano nella coscienza per poi radicarsi nell’inconscio. A quel punto sradicarli diventa difficilissimo, se non impossibile.


Propongo un esempio per avvalorare il mio assunto. Leggiamo un passo tratto dal Quarto vangelo, (1) capitolo 13 versetti 21-30.
Detto ciò, Gesù si turbò nello spirito e dichiarò: “In verità vi dico: uno di voi mi tradirà.” I discepoli si guardarono l’un l’altro, non sapendo a chi alludesse. Or uno dei suoi discepoli, quello da lui prediletto (2), stava appoggiato sul petto di lui. A questo fece cenno Simon Pietro per dire: “Domanda di chi parla”. Ed egli... domandò: “Signore, chi è?” Gesù gli rispose: “E’ quello cui darò un pezzetto di pane intinto.” Poi, intinto un pezzetto di pane, lo diede a Giuda di Simone iscariote. (3) Appena preso il boccone, Satana entrò in lui. Gesù gli disse: “Quello che fai, fallo presto.”. Ma nessuno dei commensali comprese perché gli avesse detto questo. Alcuni pensavano che, tenendo Giuda la borsa, Gesù gli avesse detto di comprare quanto occorreva per la festa o di dare qualche cosa ai poveri. Egli dunque, preso il boccone, uscì subito. Ed era notte.


Che il brano sia una delle più clamorose invenzioni di un manipolatore del Vangelo è di un’evidenza assoluta. (5) Perché? Parafraso e riassumo l’excerptum. Gesù annuncia ai discepoli che uno di loro lo tradirà ed indica pure il fedifrago: è colui al quale il Messia darà un pezzo di pane intinto. Così fa, ossia porge il pezzo di pane a Giuda il sicario, di fronte agli altri apostoli. Costoro, però, non vedono, non capiscono un fico secco, equivocano, fanno congetture ridicole. Pertanto non agiscono per sventare il piano di Giuda. Mi sembrano un po' tonti questi apostoli. È come se il marito confessasse alla moglie, apertis verbis: “Consorte cara, guarda che io ti tradisco con tua sorella”. E lei come reagisce? Come risponde? “Marito, sei un vero farabutto, ma lo giuro: scoprirò chi è la donna lasciva che ti ha sedotto e mi vendicherò”.
È indubbio che siamo nel campo dell’assurdo, nell’ambito di una delle più maldestre e, al tempo stesso, spudorate contraffazioni del Vangelo che siano mai state compiute. Tra l’altro, non si contano le mistificazioni all’interno dei Vangeli. Quasi certamente il passo è un’interpolazione di tipo letterario, in conformità con un collaudato schema narrativo, che contempla l’azione proditoria ai danni dell’eroe. (4) E’ poi un racconto in palese e stridente contraddizione con quanto afferma Shaul- Paolo nella Prima lettera ai Corinti, capitolo 15, versetti 3-7.


Infatti io vi ho trasmesso, prima di tutto, quanto anch’io ho ricevuto, che Cristo è morto per i nostri peccati, secondo le Scritture, che fu sepolto e resuscitò il terzo giorno, secondo le Scritture, che apparve a Cefa (Simon Pietro n.d.r.) e poi ai Dodici … Apparve quindi a Giacomo, poi a tutti gli Apostoli.

È chiaro che Paolo, le cui lettere sono più antiche dei Vangeli, ignora completamente l’episodio del tradimento per opera di Giuda. Altrimenti non avrebbe asserito che il Signore apparve, subito dopo la resurrezione, ai Dodici.

Misteri della fede? No, misteri della credulità e della dabbenaggine, la stessa dabbenaggine che contraddistingue le masse di oggi abbindolate da uomini di chiesa, politici, sindacalisti, giornalisti e via discorrendo. Se, per duemila anni, è stato possibile gabellare i racconti dei vangeli per verità ispirate da Dio, (e accade ancora oggi!) laddove quei quattro libercoli, soprattutto nelle redazioni che possediamo, sono il risultato di una stratificazione durata secoli, con tutte le incongruenze, le distorsioni, le falsificazioni tipicamente umane che ne derivano, si può sperare che le menzogne di oggi si rivelino presto per quello che sono? Le bugie su Pearl Harbour, su Hiroshima, sul Vietnam, sino a quelle più recenti, sul 9 11, sul 3 11, sul 7 7, sulle scie chimiche etc. per quanti secoli, ammesso che dinanzi all’umanità ed al pianeta si dispieghi un tempo così lungo, saranno ancora riferite e credute la VERITA’ ?

Erra il proverbio che dice Le bugie hanno le gambe corte: purtroppo le bugie hanno le gambe lunghissime, specialmente quelle propalate dai potenti per mantenere e rafforzare il controllo dei sudditi imprigionati nell’ignoranza e nel pregiudizio.

Note

1 Il Quarto vangelo non fu scritto da Giovanni, ma probabilmente dal filosofo gnostico di Efeso, Cerinto. Vedi
http://www.nostraterra.it/

2 Il discepolo prediletto da Gesù è Lazzaro, genero del Maestro, sposo di Maria Maddalena. Vedi
http://etanali.it/

3 Il nome Giuda Iscariota va, in realtà, letto Giuda il sicario, vale a dire zelota, combattente messianista. Oggi lo definiremmo terrorista.

4 Vedi, ad esempio, Siddharta Gautama Buddha alla cui vita attentò, senza riuscirvi, uno dei suoi seguaci, Devadatta.

5 L’azione dei fraudolenti revisori dei Vangeli canonici ricorda quella di certi bambini curiosi che smontano una sveglia, promettendo ai genitori che la rimonteranno affinché l’orologio riprenda a funzionare. Questi pargoli, dopo aver aperto l’oggetto, smontati tutti gli ingranaggi e le rotelle, non riescono più a ricomporre la sveglia né tanto meno a farla funzionare. Si limitano perciò ad assemblare i pezzi alla meno peggio. Così gli evangelisti, disarticolati, modificati, tagliati e interpolati i testi originari, si ritrovano con uno zibaldone incomprensibile, contraddittorio e farraginoso.

28 agosto, 2005

Omeopatia ed apatia

Absit iniuria verbis

Ieri i vari organi di”informazione” hanno dato ampio spazio, forse più del dovuto, ad un editoriale della pubblicazione medica Lancet. L’articolo, intitolato La fine dell’omeopatia, riporta i risultati di una ricerca compiuta dall’università di Berna, secondo la quale una sperimentazione incrociata dimostra che i rimedi omeopatici determinano nei pazienti un risultato illusorio, assimilabile a quello del placebo.

Sull’efficacia dei farmaci omeopatici non ho i titoli né le competenze per pronunciarmi, anche se l’antico principio su cui si fonda questa medicina, ossia similia similibus curantur, ha il crisma d’Ippocrate e sebbene si debba ricordare che, qualche anno fa, uno scienziato russo riuscì a depurare dell’acqua inquinata, utilizzando un sistema basato sulla memoria che l’acqua possiederebbe. Secondo alcuni ricercatori, infatti, il prezioso liquido ha la capacità di conservare una traccia mnestica delle sostanze in esso diluite.

Da quando, nel 1810, il medico tedesco Samuel Hahnemann propose questo metodo terapeutico, le dispute sulla validità dell’omeopatia sono state numerose: da un lato, gli omeopati affermano che i farmaci da loro somministrati agiscono anche sugli animali e sui bambini, immuni dall’effetto placebo; dall’altro, per i sostenitori della medicina ufficiale, la diluizione elevatissima dei principi attivi omeopatici fa sì che nel preparato non ne resti neppure una molecola. E’ quindi una diatriba tra chi, pur forse con qualche ingenuità, si muove in territori di frontiera con spirito pionieristico e coloro che sono arroccati, invece, su posizioni conservatrici, per cui tutto deve essere quantificato, misurato, dimostrato in laboratorio. Non è un caso che qualche anno addietro, Piero Angela, il fanatico paladino della scienza (?) ottocentesca più attardata, dogmatica ed ottusa, in una puntata di Superquark, pronunciò il suo anatema contro l’omeopatia. Denunciato da due associazioni di omeopati, Angela ricevette la solidarietà di calibri quali Dulbecco, la divina Levi Montalcini nonché udite! udite! quel luminare di Sirchia, ex ministro della sanità, si fa per dire.

Mi sorge poi il dubbio che la sortita dell’ateneo elvetico, ripresa dalla prestigiosa -così dicono- rivista di Albione, sia un modo surrettizio per promuovere i farmaci della medicina allopatica, visto che, recentemente, sono stati pubblicati degli studi che provano la pericolosità di alcune medicine come il Ritalin o il Prozac. Non è forse la Svizzera sede di potenti multinazionali del farmaco?

Ma, prescindendo da questo pur lecito sospetto, mi chiedo per quale motivo ricercatori e scienziati così acuti e competenti, impegnati in scrupolose indagini statistiche, in sperimentazioni incrociate, in attente valutazioni di dati raccolti non riescano, invece, a compiere studi ed analisi molto semplici. Sarà poi così arduo analizzare l’aria e l’acqua piovana dopo che i cieli sono stati solcati dalle aviocisterne che rilasciano nei cieli di molte nazioni, con appositi erogatori, miscele chimiche contenenti sali di bario, particelle di alluminio, di quarzo, prioni e chi sa che cos'altro? Sarà così arduo investigare sulla relazione tra i sintomi di tipo influenzale accusati nei giorni scorsi dalla popolazione di Bagheria e il passaggio di questi famigerati aerei con le loro tracce velenose? (1)
Costoro sono scienziati o no? A me sembrano tanti don Ferrante attaccati ai loro pregiudizi, apatici ed abulici.
Possibile che essi non si siano accorti del grave problema rappresentato dalle scie chimiche, mentre a comuni cittadini si devono le prime osservazioni empiriche e i primi resoconti circa il fenomeno? No: codesti emuli di don Ferrante devono trastullarsi in querelles più o meno oziose, rispetto alle quali le discipline in cui era versato il personaggio manzoniano erano e sono materie di notevole spessore.

Quando la rivista Lancet dedicherà un fondo, anziché all’omeopatia, alla colpevole apatia degli “scienziati” e dei loro caudatari, Angela in testa?

(1) Vedi http://www.leonardodavincics1.it/

27 agosto, 2005

Spirito e materia

La dicotomia tra spirito e materia è la conseguenza dell’inclinazione, tipica della mentalità occidentale, a scindere tra soggetto ed oggetto, tra vero e falso, tra bene e male, tra bianco e nero… Se riusciremo, studiando la materia, a scoprirne i segreti reconditi, forse capiremo che essa è più spirituale di quanto abbiamo mai immaginato.

26 agosto, 2005

Uomini e dèi nella Bibbia

Rispondo ad un gentile visitatore che, leggendo il testo La misera messe dei nuovi messia, è stato colpito dalle mie affermazioni a proposito del saggio di Vittorio Messori, Ipotesi su Gesù, un libercolo che ho letto e più di una volta. Non essendo questa la sede per una trattazione esauriente che risulterebbe noiosa, mi limito a confutare brevemente le obiezioni di Hemlock. In calce indico le fonti per chi voglia approfondire, anzi, conoscere il tema.

  1. L’errore grossolano commesso da Messori e che rischia d’inficiare tutte le argomentazioni successive, è il seguente: gli Ebrei, a differenza di tutti gli altri popoli antichi del Medio Oriente furono monoteisti. Codesta è un’asserzione assolutamente falsa. Osserva giustamente M. Salvatori, Enciclopedia storica, Bologna, 2001, s.v. Ebraismo: L’ebraismo preesilico non fu monoteista. In Israele esistette anche il culto di altri dei. Il dio nazionale, YHWH, godeva solo di un culto particolare, per cui per certi ambienti si può parlare di monolatria: Ancora nel V sec. a.C. la colonia militare ebraica di Elefantina (vicino all’odierna Assuan) riconosceva altre divinità oltre a YHWH. Aggiungo che la Bibbia narra di dei (elohim plurale di eloha) che crearono il cielo e la terra. Elohim va tradotto con dei e non con Dio né le spericolate acrobazie di alcuni teologi potranno mai convincermi del contrario. E’ quindi naturale che gli ebrei si sentissero privilegiati rispetto alle altre religioni e agli altri popoli, notoriamente politeisti, continua Hemlock. No. Gli Ebrei furono ferventi politeisti, tanto è vero che il mago e sacerdote egizio Moses (in egizio significa figlio; vedi ad esempio il nome di molti faraoni Tutmoses, ossia figlio del dio Thot), tentò in ogni modo, ma con scarsi risultati, di convertire i riluttanti Habiru (fuoriusciti, sbandati) ad accettare il culto egizio e monoteista di Aton (nella Bibbia diventa Adonai, uno dei nomi di Dio), risalente alla riforma del faraone eretico Amenofis IV, morto nel 1338 a.C. Lo stesso re Salomone adorava molti numi, anche se riservava un culto particolare a YHWH, che comunque era affiancato ad una paredra. Fondamentalmente, poi, molti popoli antichi, i Greci, gi Indiani, i Sumeri… , di là dalle apparenze, furono monoteisti. Molti poeti e filosofi, infatti, consideravano i vari numi delle manifestazioni di un unico principio divino. Se uno studente sostenesse che gli Ebrei furono sin dai tempi del mitico Abramo, monoteisti, avrebbe sicuramente il debito formativo.
  2. Tra le ingenue e puerili ricostruzioni di Messori rilevo la seguente: ad un certo punto Messori afferma che alcune profezie dell’ Antico Testamento preannunciano la nascita del Messia. In primo luogo, nella lingua ebraica non esisteva il futuro, essendo il sistema verbale, come nell’indoeuropeo, fondato sulla relazione infectum/perfectum, per cui non ha senso attendersi che i profeti predicessero eventi lontani nel tempo. E’ scorretto, poi, adattare certi versetti scritti per riferirsi a situazioni contingenti per lo più di tipo politico, per far credere che la nascita, la vita e la morte di Gesù sia stata preconizzata secoli prima. Non dimentichiamo, infine, che molte traduzioni che consentono di far avverare degli oracoli sono errate. Un esempio tra tanti: il termine ebraico indicante una giovane donna, fu reso, nell’ambito della bibbia dei Settanta, col greco parthenos, vergine. Da qui una serie infinita di travisamenti da cui è immune, però, lo stesso Paolo che, di Gesù dice, ”nato da donna”, non da vergine.
  3. Osserva Hemlock che l’esame dei vangeli è stato condotto, a differenza di quanto fatto dai negazionisti, tenendo conto della mentalità prevalente nella società giudaica del tempo di Gesù. Dissento: se così fosse, Messori si sarebbe accorto almeno che il Quarto vangelo manifesta una mentalità antiebraica tipica di un gentile e non certo di un ebreo. Nel Vangelo attribuito erroneamente a Giovanni, Giudei è quasi sempre sinonimo di nemici di Gesù e della morte sulla croce del Messia sono considerati colpevoli, falsificando la storia, gli Ebrei e non tanto i Romani, veri responsabili invece della condanna capitale e della sua feroce esecuzione. Non è un caso: il Quarto vangelo non fu scritto da un pescatore indotto della Galilea in età più che veneranda, ma, come riconoscono anche alcuni padri della Chiesa che, infatti, si opposero strenuamente ad un inserimento nel canone di questo testo, da Cerinto di Efeso, autore anche dell’Apocalisse.
  4. L’autore del blog dovrebbe poi sapere che le fonti documentarie su Gesù non è che si trovino sugli alberi (vangeli, un breve accenno in “Le Guerre giudaiche” di Flavio Giuseppe e pochissimo altro che adesso non ricordo). Così nota Hemlock. Un altro errore: i Vangeli non sono fonti documentarie storiografiche, bensì prevalentemente letterarie e leggendarie. Quando un allievo studia la classificazione delle fonti, impara a distinguere tra fonti genuine e apocrife, scritte e orali, storiografiche e letterarie etc. Orbene, i Vangeli sono fonti letterarie (i quattro evangelisti sono i quattro drammaturghi che inventarono il personaggio di Cristo, nota Borges), simili a romanzi, per di più parzialmente apocrife, ossia contraffatte. Quello di Messori è un errore metodologico molto grave attinente alla selezione e alla critica delle fonti: i Vangeli si possono pure impiegare per una ricostruzione storiografica, ma considerandoli come palinsesti da studiare in modo critico, facendo scoccare la scintilla di una verità storica. Altrimenti si compie semmai uno studio antropologico sul mito. Occorrono poi elementi di altro tipo, epigrafici, numismatici, archeologici per sopperire all’antistoricità dei Vangeli; se non si reperiscono, allora è meglio avere l’onestà intellettuale di rimanere nel campo delle congetture e non far credere agli sprovveduti lettori che l’arcano è stato svelato. Se uno studente universitario dimostrasse di ignorare la differenza tra storia e leggenda, lo inviterei a prepararsi meglio prima di affrontare l’esame.
  5. Dulcis in fundo, Messori sostiene che, poiché il Cristianesimo (io lo chiamerei religione paolina) è una delle religioni più diffuse nel mondo (solo numericamente, a mio modesto parere), si deve pensare che è pure il credo più vicino alla verità. Inaudito! Incredibile! Il successo e la diffusione di un’ideologia, di una corrente di pensiero, di un credo religioso non implicano la loro giustezza.
  6. Ribadisco perciò le mie valutazioni circa il testo di Messori e deploro la totale mancanza di metodo storiografico dell'autore. Prometto che chiuderò la”finestra” non appena le persone avranno aperto gli occhi, almeno per leggere la Bibbia. Chi sa… potrebbero avere delle sorprese.

Su Mosè, vedi S. Freud, Mosè e il monoteismo, M. Pincherle, Il Mosè proibito; sull’Antico Testamento, vedi http://www.alexamenos.it/ Sui Vangeli D. Donnini, Nuove ipotesi su Gesù; Id. Cristo, una vicenda storica da riscoprire; http://www.nostraterra.it/

Altre letture utili: U. Ranke Heinemann, Così non sia, R. Lane Fox, Verità e invenzione nella Bibbia.

25 agosto, 2005

Un po' di ECOlogia

Absit iniuria verbis.

A proposito dell’Epistola a Cangrande della Scala, che ascriverei ad uno dei figli di Dante, Pietro o Jacopo, Umberto Eco osserva che, anche qualora non fosse stata composta dal sommo poeta, “rifletterebbe comunque un atteggiamento interpretativo assai comune a tutta (sic) la cultura medievale e spiegherebbe il modo in cui è stato letto nei secoli Dante”.1

Tale affermazione mi trova del tutto in disaccordo: essa non denota solo ignoranza, di per sé veniale, ma anche un’assoluta ottusità, che non si può certo scusare né ammettere in un docente universitario quale Umberto Eco. Mi spiego: se l’intellettuale ignora René Guenon e altri interpreti che hanno messo in luce il substrato esoterico della Commedia, valore più importante dei quattro citati nell’Epistola, ossia il senso letterale, allegorico, morale, anagogico, non è colpa molto grave. Infatti nessuno è tenuto a conoscere ogni esegeta di Dante né è possibile. Invece la mancata comprensione del significato occulto che permea un’opera scritta da un eretico quale fu l’Alighieri, conoscitore della cultura islamica e vicino ideologicamente all’Ordine monastico-cavalleresco dei Templari, è inammissibile in chi dovrebbe avere almeno un po’ di dimestichezza con la Weltanschauung medievale.

Eco accenna al “modo in cui è stato letto nei secoli Dante”. No! È stato frainteso, distorto, non letto! Pochi sono riusciti o hanno voluto, seguendo il suggerimento dell’autore, sollevare il “velame delli versi strani”, rimanendo ad un livello di “comprensione” superficiale, quando non puerile. È anche il caso di Eco, che, con tutta la sua erudizione (forse proprio a motivo di ciò), non cultura, ha creduto di aver capito il “poema sacro”, accontentandosi dei quattro sensi spiegati dall’estensore dell’Epistola. Si è così fermato in limine, ma convincendosi –umana presunzione- di essersi inoltrato nel Sancta Sanctorum della poesia dantesca e della cultura medievale iniziatica, di cui non ha inteso uno iota.

Tuttavia l’imperdonabile gaffe di Eco è molto istruttiva: ci fa comprendere, per esempio, perché egli non abbia saputo cogliere quanto di vero e di inquietante si annida nella cosiddetta “teoria” della cospirazione. D’altronde, per parafrasare don Abbondio, potremmo asserire che “uno l’intelligenza non se la può dare”.

Infine diventa chiaro per quale motivo, il valido semiologo di Alessandria, abbia virato verso la pseudo-narrativa con titoli quali Il nome della sposa, l’ingiustamente famoso thriller demotico, L’Imola del giorno prima, Il dondolo di Foucault, Baudo e Lino e simile paccottiglia. In questi romanzi d’appendicite, Eco ha potuto esibire la sua scaltra inclinazione ad irretire, con una prosa artefatta e con vacuo sfoggio di dottrina, un pubblico di lettori poco consapevoli che si pavoneggiano, poiché pensano di essersi abbeverati alla fonte della sapienza.

Similes cum similibus facillime congregantur.

1 U. Eco, L’epistola XIII, l’allegorismo medievale, il simbolismo moderno, contenuto nel volume Gli specchi e altri saggi, Milano, 1985, p. 215.

24 agosto, 2005

Una sciarada

Secondo voi, perché nei documenti ufficiali della Chiesa cattolica il nome di papa Giovanni Paolo II, è sempre stato scritto nel modo seguente: IOANNES PAULUS II, ossia IOANNES senza la lettera H dopo la O? E' solo la scelta di una forma più breve, ritenuta preferibile a quella con la lettera H? Oppure, dietro questa particolare grafia, si nasconde qualcosa?

La gazzarra dei gazzettieri

Hegel affermò che, nella società moderna, il rito della messa mattutina era destinato ad essere sostituito dall’abitudine di leggere il quotidiano.
Forse non sapeva quanti e quali danni tale consuetudine avrebbe causato.


Oggi molti cominciano la giornata squadernando quei fogli o scorrendo i titoli e le principali “notizie” delle rispettive versioni telematiche: se si eccettua qualche eccezione, i quotidiani sono la dimostrazione di come, per citare Leopardi, la cultura sia evaporata nell’”informazione” (le virgolette sono mie).

Un approccio critico consente di distinguere, leggendo tra le righe di questi “scartafacci dilavati e graffiati”, la vera natura dei “giornalisti” e di abbozzare una classificazione in alcuni gruppi. Non pretendo di essere esauriente, ma di far riflettere su codesti imbrattacarte e sui loro omologhi televisivi.

Il primo gruppo è formato dai “cronisti” d’accatto che scribacchiano di eventi più o meno importanti, ma che solleticano la curiosità dei lettori: essi sono dilettanti che adoperano un pessimo italiano, irto di solecismi. Costoro sono persone dalle conoscenze assai limitate, ma con una certa facilità nella scrittura, cui i direttori demandano il compito più ingrato, quello di occuparsi dei fatti sordidi, turpi o anodini e di colorirli con qualche frase ad effetto adatta ai palati meno raffinati. Costoro, simili ai paria indiani ai quali sono affidati i lavori umili, sono numerosissimi tra i “giornalisti” televisivi, un’accozzaglia di strilloni e di segretarie mancate ciniche e vanitose, che usano lo schermo per esibire le mèches e strappare una lacrima, magari con una melodia struggente come sottofondo del servizio.

Il secondo gruppo è costituito da aspiranti “giornalisti”, redattori che mescolano sapientemente la notizia al commento. Sono figure già più scaltrite, rispetto alla precedenti. Essi sembrano innocui, ma non lo sono, perché, anche quando si tratta di riportare una notizia, vuoi per malafede vuoi per superficialità vuoi per insipienza, riescono sempre ad oscurare la verità e a divulgare, insinuandola, la menzognera versione ufficiale. Ovviamente questi pennivendoli sono del tutto incapaci non solo di compiere un’inchiesta, di vagliare le fonti, di operare un confronto tra le varie versioni della notizia, ma si rivelano inetti anche in un semplice ragionamento, non notando evidenti contraddizioni o contraffazioni della realtà.

Il terzo gruppo coincide con le firme prestigiose del “giornalismo”, con il gotha di editorialisti, opinionisti et similia. Sono individui saccenti e spocchiosi, in cui una cultura, nel migliore dei casi, da Bignami, viene presentata come una rivelazione messianica. Costoro, in quanto detentori della “Verità”, discettano su tutto, ammoniscono ed ammaestrano. Assomigliano al conte zio di manzoniana memoria, essendo personaggi pieni del loro incommensurabile vuoto. Ciò è dimostrato dai loro fondi simili a untuose omelie o a servili panegirici del dio da loro adorato, si tratti di un partito politico o di un’ideologia distorta. Sollecitati da qualche lettore intelligente ad occuparsi di veri problemi, glissano, continuando a cianciare, a balbettare idiozie o a ironizzare dal basso della loro infinita ignoranza. Se, per puro caso, viene pubblicata la lettera loro inviata, balza agli occhi la siderale distanza tra il buon senso di alcuni cittadini e la goffaggine degli opinionisti, impeciati nei loro presuntuosi pregiudizi. Se qualcuno li invita ad esprimere il loro parere su questioni quali il signoraggio, le scie chimiche, il progetto Haarp, la società Skull and bones, il traffico di organi, il nesso tra attentati e servizi segreti etc. o annaspano, poiché sono parole ed espressioni non incluse nel loro miserrimo vocabolario, o, gonfiandosi come la rana di Fedro, pontificano paternalistici. Fautori dello status quo, si atteggiano, però, a critici del potere.

No, caro Hegel, non è cambiato molto: una volta la gente era inebetita dai sermoni dei sacerdoti; oggi è rintronata dalla carnascialesca gazzarra dei gazzettieri.


23 agosto, 2005

Un colpo di genio!

Non erra, per una volta, Oriana Fallaci, l'autrice del pamphlet intitolato La scorza, pardon, La forza della ragione, quando nei suoi "saggi" afferma con cattedratica sicumera, che non si dice Osama bin Laden, bensì Usama. E' vero! Geniale la nostra giornalista! Nomina sunt omina!! U.S.A.ma bin Laden!!!

Il Meeting dei falsi miti

Come se non fosse bastato il raduno dei pappa boys a Colonia, dobbiamo ora assistere ad un’altra sagra cattolica, il Meeting di Comunione e Liberazione, una delle innumerevoli conventicole all’interno della setta.
Il Meeting è stato inaugurato da un abominevole discorso tenuto da papa Pera, in viaggio pastorale a Rimini. Il suo comizio, nondimeno, per quanto obbrobrioso, era adatto all’acclamante platea, costituita, se si esclude qualche eccezione, da una massa di giovani ignoranti, viziati e stolidi.
Non voglio soffermarmi sulle enormi, palesi contraddizioni del movimento fondato da don Giussani, sull’oscena ostentazione di potenza e di sfarzo che contraddistingue C. L., sulla corruttela di alcuni esponenti del movimento, sul losco intreccio tra “fede” e “politica”. Queste sono peculiarità della Chiesa cattolica e di tutte le istituzioni umane e non solo di questa corporazione che, comunque, è tra le più influenti e ricche all’interno della setta.

Intendo, invece, rammentare come tutte queste organizzazioni ecclesiali sono basate su fondamenti falsi: non si può sostenere che la Chiesa ha dimenticato e tradito l’insegnamento del suo fondatore, semplicemente perché Gesù con le varie chiese cristiane non c’entra nulla.
Checché se ne pensi, il vero fondatore del Cristianesimo fu Paolo l’apostata: il gruppo che a lui si richiamava, dopo vari conflitti, prima con gli Ebioniti, i seguaci del vero Gesù, poi al suo interno, dopo una fase di assestamento durata circa tre secoli, ricevette una prima legittimazione da quel santo dell’imperatore Costantino, assassino del figlio e della moglie nonché feroce persecutore dei donatisti, cristiani ostili ad ogni compromesso con il potere politico. In seguito con Teodosio, altro principe molto pio, distintosi nel massacro della popolazione di Tessalonica, i Paolini ricevettero il sigillo della consacrazione.


Abbiano, perciò, i Ciellini e tutti gli altri loro amici-nemici, a cominciare dagli pseudo-teologi che benedicono la creazione di tali gilde, la compiacenza di non occuparsi di storia del Cristianesimo che ignorano completamente. Evitino di riferirsi al Gesù storico di cui non sanno alcunché e si limitino a richiamarsi, semmai, al confuso e, a volte, discutibile magistero di Paolo. Se non altro le sue parole sono più o meno note, tramite le Lettere, mentre il messaggio di Gesù, quasi del tutto oscurato da secoli di “pie frodi”, di falsificazioni, di censure, di interpolazioni, bugie, è pressoché impossibile da ricostruire. La smettano questi catechisti di ammannire e ripetere fandonie. La nascita di Gesù a Betlemme, la giovinezza trascorsa a Nazareth, Maria Maddalena prostituta, Pietro successore del Messia e mille altre storielle appartengono soltanto ad una tradizione leggendaria. Insomma, rinuncino ad occuparsi di storia ed archeologia, discipline in cui sono impegnati studiosi seri, e si dedichino alla mitologia. Anche se il Gesù della fede è un mito, questo non significa che sia del tutto privo di valore: consci di ciò, non si ergano più a detentori della “Verità” e a depositari della “Morale”, una morale troppo umana, spesso inquinata da interessi non proprio cristallini.
Se, invece, come temo, a loro non interessano né i principi etici paolini né i significati mitico-simbolici, hanno mille altri campi in cui agire con successo.

Si occupino dei loro investimenti in armi (vedi, ad esempio, la Banca di Roma e la Banca San Paolo). Trascorrano le vacanze nelle località alla moda. S’iscrivano ai più prestigiosi atenei dove non impareranno niente, fuorché i trucchi per gabbare il prossimo, mantenendo, però, intatta la loro rispettabilità. Dibattano pure di politica per decidere se appoggiare il centro-sinistra, il centro-destra o il centro-centro, in base alle esigenze del momento ed a calcoli opportunistici...
Ma non tengano più lezioni di storia, osando, ad esempio, criticare il romanzo di Dan Brown, Il codice da Vinci, perché –questo è pur vero- contiene delle inesattezze, quando i Vangeli canonici sono talmente pieni di inesattezze, mistificazioni, incongruenze, errori, manipolazioni... che, in confronto, Il codice da Vinci sembra lo studio di uno storiografo scrupolosissimo, alla Gibbon.

Infine i gazzettieri, i vaticanisti e tutta la genia di scribacchini al servizio dei potenti laici ed ecclesiastici non ci affliggano più con gli articoli e i servizi su questi Meeting di falsi miti.

22 agosto, 2005

I rettili nel Pimandro ed i rettiliani nell'ufologia

Il Pimandro è la prima opera del Corpus hermeticum, un insieme di testi in greco, una parte dei quali conosciuti in Occidente per mezzo dell’erudito bizantino Michele Psella, vissuto nel secolo XI. Gli studiosi ritengono che il Corpus sia da collocare nell’ambito dell’Egitto ellenistico dei primi secoli dopo Cristo. Questo gruppo di opere, attribuite ad Ermete Trismegisto, divinità sincretica in cui si fondono Hermes, il messaggero degli dei nel pantheon greco, e Thot, il nume della scrittura e della sapienza per gli Egizi, contiene dottrine filosofiche di matrice platonica, aristotelica, gnostica ed ebraica, insieme con insegnamenti magici, alchemici ed astrologici. Tema centrale della filosofia ermetica e del Pimandro è la relazione tra uomo e Dio. Di Dio è asserita la totale trascendenza e, di conseguenza, l’inconoscibilità da parte dell’intelletto umano. La vera conoscenza di Dio (gnosi) può essere ottenuta attraverso un’illuminazione estatica che costituisce il coronamento del ritorno dell’anima a Dio. Peraltro, in quanto creatore del cosmo, Dio si lascia sia pure imperfettamente conoscere mediante la natura, che reca impresse le sue vestigia. Dell’uomo sono affermate l’origine ed il fato divini e se ne descrive la caduta nel mondo materiale come conseguenza di un errore. Solo i pochi eletti, desiderosi di ritornare al principio spirituale, conducendo una vita di ascesi, possono aspirare a recuperare la primigenia condizione di creature soprannaturali.

Nella parte del Pimandro intitolata Ermete Trismegisto a suo figlio Tat: la chiave, si legge la seguente esposizione, in forma di dialogo, sul destino e lo stato delle anime.
"Non hai appreso, nei concetti generali, che dall'anima unica dell'universo escono tutte le anime che si spandono e sono distribuite in tutti i luoghi del mondo? Queste anime attraversano numerosi cambiamenti, felici o avversi. Le anime dei rettili passano negli esseri acquatici, quelli delle creature acquatiche passano negli animali terrestri, quelle dei terrestri nei volatili, quelle dei volatili negli uomini; le anime umane pervengono all'immortalità passando nei dèmoni. Quindi esse entrano nel coro degli Dei immobili -perché vi sono due cori di Dei: uno di Dei erranti e l'altro di Dei fissi- e questo è l'ultimo grado dell'iniziazione gloriosa dell'anima. Ma, quando l'anima, dopo essere entrata in un corpo umano, resta cattiva, non gode l'immortalità né partecipa del bene, ma torna indietro e ridiscende verso i rettili. Questa è la punizione dell'anima cattiva e male dell'anima è l'ignoranza. L'anima cieca, non conoscendo nulla degli esseri né la loro natura né il bene, è circondata dalle passioni corporali e, sventurata, non conoscendo sé stessa, è asservita ai corpi stranieri e abietti: essa porta il fardello del corpo e, invece di comandare, obbedisce. Questo è il male dell'anima. Al contrario, la virtù dell'anima è la Gnosi, poiché colui che conosce è buono, pio e già divino".

Il passo colpisce soprattutto laddove l’autore afferma che le anime di condizione infima, malvagie e abiette, albergano nei rettili, ove ritornano, se, dopo essere trasmigrate in un corpo umano, perseverano nel vizio e nella crudeltà. Un altro passaggio degno d’interesse è quello in cui si dice che “l’anima cieca è asservita a corpi stranieri”. Tali asserzioni, all’interno di una cultura tradizionale e molto antica, trovano inopinatamente il loro pendant in qualche autore contemporaneo che riferisce della presenza di extraterrestri rettiliani, giunti sulla Terra e infiltratisi tra le élites di alcuni governi, per controllare i destini del nostro pianeta. I Rettiliani, denominati anche Draconiani, poiché proverrebbero dai pianeti della costellazione chiamata Draco, sono descritti come una razza aggressiva, cui si deve l’inquietante fenomeno dei rapimenti. Hanno una struttura genetica simile a quella dei rettili dai quali probabilmente si sono evoluti, assumendo un aspetto vagamente umanoide. Al loro servizio operano le razze dei Grigi. Il loro obiettivo sarebbe quello di conquistare il nostro pianeta.
Secondo D. Icke, i Rettiliani sono esseri interdimensionali in grado di controllare e soggiogare alcuni uomini ai vertici delle strutture politiche, militari ed economiche. Di costoro essi annullano completamente la volontà, un po’ come accade agli ossessi. Il cervello di questi alieni, tipicamente rettiliano, implica un assoluto predominio delle pulsioni egoistiche sulle altre componenti psichiche, quali la razionalità e le emozioni, e l’assenza di ogni senso morale.
L’agghiacciante scenario delineato dallo scrittore britannico evoca quello della seria televisiva Visitors, in cui degli extraterrestri rettili antropofagi, ma dalle rassicuranti sembianze umane, approdati sulla Terra, s’introducono astutamente nei centri nevralgici del potere per perseguire i loro nefandi scopi. Il telefilm fantascientifico, prodotto dalla Warner Bros negli Stati Uniti tra il 1983 ed il 1985, è stato giudicato da R. Pinotti una “caricatura goffa e quasi comica di noi stessi nei nostri peggiori aspetti”. Invece, a mio parere, Visitors è una saga intrigante e non priva di suspense. La serie si apre con l’apparizione improvvisa di alcuni giganteschi dischi volanti nel cielo di trentuno città del mondo. Gli extraterrestri, che sbarcano dalle astronavi, sembrano del tutto simili agli uomini, a parte uno strano timbro vocale. Gli alieni chiedono di poter produrre sulla Terra delle sostanze chimiche di cui il loro pianeta è carente e assicurano, in cambio, il loro contributo scientifico alla risoluzione di gravi problemi e malattie che affliggono l'umanità. Presto, però, la verità si svela in tutto il suo orrore. Gli alieni sono in realtà delle creature ripugnanti, spietate “lucertole” interessate solo a procurarsi l'acqua e a nutrirsi di esseri umani. Bisognerebbe stabilire se, anche in questo caso, com’è avvenuto per molte produzioni cinematografiche e televisive incentrate sugli alieni, Visitors non adombri, dietro la finzione, qualche fenomeno reale.

Rimane, in ogni caso, la singolare coincidenza tra il sapere ermetico a proposito dei rettili considerati gli animali al grado più basso dell’evoluzione spirituale e le idee di un autore come Icke, secondo cui i Rettiliani costituiscono una razza tanto pericolosa quanto primitiva che agisce in modo occulto e dissimulato, dominando le persone inclini al male e quindi affini alla loro tenebrosa natura. È evidente una relazione tra i Draconiani che si sono impadroniti, per dirla con Ermete Trismegisto, di “anime cieche”, e i loro biechi ospiti.
Nota
S. Di Gennaro è autore di un interessantissimo testo intitolato Homo Saurus. Si tratta di uno studio su una misteriosa creatura che, avvistata nel delta del Po, si può considerare, sulla base delle testimonianze, rettiliana. Vedi http://www.usac.it/

21 agosto, 2005

Una singolare coincidenza

Ieri molti quotidiani e televisioni hanno riportato la seguente notizia: la grande croce appartenente a papa Giovanni Paolo II, mentre era trasportata a Colonia, per essere collocata in uno dei luoghi dove si tiene la Giornata mondiale della gioventù, iniziativa voluta proprio dal predecessore di Benedetto XVI, si è spezzata. Di per sé l’evento non ha niente di straordinario, ma può apparire come qualcosa di più di una semplice combinazione, se ripensiamo ad un cenno fatto da Icke alla croce spezzata che il pontefice polacco avrebbe portato sempre con sé, segno, per l’autore britannico, di una visione distorta del Cristianesimo.1

La croce, com’è noto, è il più universale dei simboli elementari: essa rappresenta, in primo luogo, i quattro punti cardinali e tutto ciò che è quadruplice, nonché l'unione tra cielo e terra. Nell’ambito della fede cristiana, la croce assurse ad emblema del trionfo sulla morte ad opera del Messia, solo piuttosto tardi, in età romanica. Tale simbolo, tuttavia, nell’ambito di una religione sincretica, quale è il Cristianesimo, conserva ed adombra significati esoterici che risalgono specialmente all' antico Egitto. Non a caso, la Chiesa copta accetta la croce ansata, l’ankh degli Egizi, come riferimento alla vita eterna.2

Riprendendo la riflessione sulla coincidenza sopra riferita, si può congetturare che, se non si tratta di una situazione fortuita, si potrebbe vedere in quello che è accaduto una sorta di segno, quasi un sincronismo junghiano, come un avvertimento a diffidare di una Chiesa che, dietro le parvenze, nasconde una concezione teologica aberrante rispetto al messaggio primigenio ed autentico, forse intriso di idee egizie.3

Note

1 Cfr D. Icke, E la verità vi renderà liberi, Cesena, 2002. L’autore non indica la fonte di questa notizia: potrebbe trattarsi quindi di una supposizione o addirittura di una frottola.

2 Cfr Enciclopedia dei simboli, a cura di H. Biedermann, Milano, 1991, s.v. croce.

3 Sui rapporti tra Cristianesimo delle origini e dottrine egizie, vedi M. Smith, Gesù il mago, Roma, 1990;... S. Francesco, le stimmate e la Sindone, una possibile antistoria, articolo della rivista Episteme n. 5.

CHEMITRAIL (di Dino Colognesi)

Scie chimiche o, più semplicemente, CHEMITRAIL. Memorizzate bene queste parole, perché potranno essere l'incubo dei tempi a venire. Il fenomeno interessa ormai vaste aree della terra, ma continua ad essere colpevolmente ignorato dai media. I governi sanno, ma tacciono, nascondendoci i veri scopi di tali losche operazioni. Rendere la popolazione cosciente di quanto sta accadendo è il nostro obiettivo e deve essere il vostro, se intendete ancora avere un futuro, per voi e per i vostri figli.
Propongo un eccellente articolo, scritto da Dino Nicolesi e pubblicato su
http://www.usac.it/, sul quale potrete visionare il completo reportage fotografico.

**Straker**

Tra le tante piante del mio giardino c’era anche una marasca. Come ogni anno in primavera si riempiva di fiori bianchi e all’inizio dell’estate produceva numerosi frutti. Cresceva sana e forte e aveva ormai raggiunto notevoli dimensioni e niente faceva pensare che di li a poco sarebbe morta. Era l’estate del 1999 quando improvvisamente le foglie cominciarono ad ingiallire e a cadere e nel giro di pochi giorni non rimanevano altro che rami spogli. Non mostrava sintomi di malattia alcuna e non aveva subito attacchi da parassiti.

Qualche tempo dopo venni a sapere che la mia non è stata l’unica pianta ad essere morta in quel periodo ma che numerose altre persone ebbero modo di vedere che anche le loro piante, senza apparente motivo, erano rinsecchite nel giro di pochi giorni. Pensai, come loro del resto, che la probabile causa fosse dovuta ad una “pioggia acida”.
Un anno prima, nella primavera del 1998, transitando per una strada che porta a Ferrara, fui colpito dal colore giallognolo della parte vegetativa di un intero filare di abeti che recintavano un’abitazione situata lungo il percorso. Percorrevo quella strada una o anche due volte la settimana e fino ad allora le foglie avevano mantenuto il loro naturale colore verde. Pensai allora che la causa fosse da attribuire ad un inverno troppo rigido oppure ad un trattamento sbagliato o alla stessa intenzione dei proprietari di eliminare quelle piante diventate ormai troppo grandi e scomode ma nessuna di queste ipotesi mi convinceva. L’inverno non era stato poi così rigido da poterle danneggiare anche perché sono piante abituate per loro natura alle basse temperature e per quanto riguarda un eventuale trattamento sbagliato era da escludere sia per il periodo e poi perché non hanno bisogno di trattamenti particolari in quanto sono resistenti a quasi tutti i tipi di parassiti, almeno dalle nostre parti. Era da escludere anche la possibilità che fossero state eliminate intenzionalmente sopratutto per la cura e la precisione nella potatura ma anche perché è molto più facile sezionarle e sradicarle verdi che rinsecchite. Qualche giorno più tardi, nei pressi di Lendinara, notai che una pianta dello stesso tipo, situata in un giardino privato, manifestava le stesse caratteristiche come pure altre due piante più giovani dalla parte opposta della strada. Nel giro di qualche settimana ebbi modo di constatare che piante di quel tipo stavano morendo un po’ dovunque. Considerando il caso del 1998 e poi quello del 1999 non avevo quasi più dubbi che la causa fosse dovuta ad una “pioggia acida”, ad un veleno caduto dal cielo insomma. L’unica delle varie ipotesi che rimaneva probabile e possibile.

Che le cose stiano cambiando negli ultimi tempi è ormai provato; dalle temperature alle condizioni climatiche, dal comportamento della vegetazione alla nostra stessa condizione fisica. Allergie, attacchi d’asma e strane forme influenzali sono in costante aumento. Un’anomalia davvero preoccupante. Presunte le cause, molte le ipotesi ma niente che porti ad una risposta accettabile se non per il fatto che molti sono gli elementi inquinanti distribuiti un po’ dovunque che la moderna società produce e sui quali non si fa assolutamente niente per porre rimedio o a ridurre al minimo i danni se non a parole.
Carni malate, frutta e verdura con tracce allarmanti di pesticidi, pesce al contaminato, piombo, benzene e quant’altro nell’aria che respiriamo, radiazioni, prodotti geneticamente modificati e dei quali non si conoscono gli effetti sugli esseri umani in quanto le ricerche, gli studi e le analisi vengono fatti solo dagli organismi interessati alla produzione e alla distribuzione dei prodotti, compongono uno scenario non certo ottimistico. Pochi sono quelli che ancora lottano per una improbabile soluzione in un mare di rassegnazione e passività. Ma credo che non sia tutto. Per completare un quadro già disastroso manca ancora qualche cosa.
Da qualche tempo i più attenti avranno avuto modo di osservare nei nostri cieli delle scie bianche che possono essere confuse con le tradizionali scie di condensazione rilasciate dagli aerei di linea ma che invece evidenziano considerevoli differenze. Le scie di condensazione si allargano nella stratosfera per un breve arco di tempo essendo composte da un getto caldo e umido che i motori degli aerei rilasciano nel loro percorso formando poi un flusso di cristalli di ghiaccio, che scompaiono abbastanza rapidamente quando si raffreddano alla temperatura dell’aria circostante.
Anche il ghiaccio che si stacca dalle ali dell’aereo contribuisce a formare queste scie. Le scie chimiche invece sono formate da sostanze che vengono rilasciate nell’aria per mezzo di attrezzature applicate ad aerei quasi sempre privi di contrassegni di riconoscimento, sono più gonfie e più basse delle prime e rimangono sospese in aria per diverso tempo. La foto qui sopra mostra uno di questi erogatori situato vicino all’ala di coda dell’aereo ma vengono applicati anche sotto la fusoliera o sulle ali come mostrano le altre foto. In altre occasioni viene trainato un attrezzo, una specie di carrello preparato appositamente a tale scopo.
Ricche e aggiornate documentazioni sono disponibili in diversi siti Internet dove accreditati studiosi e ricercatori seguono da diverso tempo l’evolvere del fenomeno, soprattutto in alcuni Stati Americani e che poi tentano di portare a conoscenza e denunciare il fenomeno attraverso riviste specializzate, scarse a dire il vero, attraverso i media, quasi sempre sordi a fatti così determinanti e su Internet, come ho detto. Ma le fonti ufficiali di informazione, i media in genere ignorano l’allarmante problema che ultimamente colpisce in forma massiccia anche l’Europa e in particolare modo l’Italia e pare che proprio il Nord-est sia particolarmente interessato da questo fenomeno. Queste sostanze vengono rilasciate in modo da formare un reticolo, oppure distribuite in linee parallele o ancora a forma di cerchio oppure ad X e possono assumere un aspetto oleoso e altre volte, rifrangendo la luce solare, si presentano color porpora.

Alle 18 circa di una afosa giornata d’estate del 2001, transitando in provincia di Vicenza, ebbi modo di osservare uno spettacolo davvero straordinario. Ovunque, a vista d’occhio, vi erano scie rigonfie lunghissime da coprire tutto il cielo. Pennacchi bianchi, lineari e fittissimi che rimasero immobili per diverso tempo e purtroppo, come spesso accade, non avevo portato con me la macchina fotografica ma rende bene l’idea comunque le foto che seguono. Col passare del tempo queste sostanze tendono a formare una solida copertura che man mano che si avvicinano al suolo assumono la forma di lunghe e impalpabili striscioline o a filamenti di varia misura, a fili argentei che assomigliano vagamente alla tela di ragno, a ciuffi o batuffoli di cotone come accaduto recentemente a Ferrara, dove alcune persone hanno avuto modo di osservare la caduta di questi filamenti e come andavano per raccoglierli si scioglievano a guisa di fiocchi di neve. Un altro aspetto che assumono queste sostanze mentre atterrano avviene sotto forma di nebbiolina bianca.
Gli aerei che vengono usati a questo scopo, privi di contrassegni come ho già detto, volano intorno ai 30.000 piedi per non interferire con gli aviogetti di linea che viaggiano dai 35.000 ai 39.000 piedi, mentre i velivoli militari volano sotto i 30.000 piedi e questi in teoria non dovrebbero generare nessuna scia di condensazione. Generalmente viene impiegato un unico jet per irrorare una determinata zona ma quando è una vasta area a dovere essere trattata allora possono venire utilizzati più apparecchi fino a raggiungere l’incredibile numero di trenta unità come è accaduto nel Maine nel 1997.
A questo punto sorge una domanda: ma a che cosa può servire tutto ciò? Sono state proposte svariate ipotesi sull’effettivo utilizzo di questi prodotti chimici. Quello che è certo è che un numero imprecisato ma comunque elevato di persone hanno accusato danni fisici dopo essere venuti a contatto con queste sostanze.
Malessere generale, vomito, bruciore agli occhi e al naso, naso che gocciola, difficoltà nel movimento degli arti, forti emicranie, capogiri, stanchezza, attacchi d’asma, diarrea e sintomi influenzali generalmente senza febbre, perdita di memoria.
Che possa trattarsi di un progetto di qualche colosso farmaceutico allo scopo di incentivare le vendite dei propri prodotti ? Può essere un programma per il controllo mentale della popolazione ? Quello che è certo è che già in Vietnam aerei irroratori dell’USAF scaricarono migliaia di tonnellate di “Agente arancio”, il defogliante contenente diossine tossiche pericolose che provocò la morte di migliaia di persone. Qualche cosa di analogo successe anche durante la Guerra del Golfo dove le immagini di un satellite mostrano una vasta area interessata dalla diffusione di alcuni aerei di sostanze misteriose. Altre ipotesi sostengono che possa trattarsi di un’arma militare per la modificazione metereologica. Nel 1944 al gigante aerospaziale HUGHES fu rilasciato il brevetto WELSBACH per la riduzione del riscaldamento globale, il quale prevede la distribuzione nella fascia superiore dell’atmosfera di microscopiche particelle di ossido di alluminio e di altri materiali riflettenti allo scopo di riflettere, appunto, fino al 2% della luce solare in arrivo.

In seguito a denunce di residenti delle aree interessate al fenomeno, i quali accusavano i sintomi descritti in precedenza, si sono riscontrati livelli estremamente elevati di polveri di alluminio in campioni d’acqua piovana prelevati dopo essere passati attraverso i pennacchi rilasciati dagli aviogetti. In altre occasioni, oltre alle polveri di alluminio, le analisi hanno riscontrato anche la presenza in quantità rilevanti di quarzo. Quando queste sostanze non vengono portate a terra dall’acqua piovana è ovvio che rimangono sospese nell’aria per lunghi periodi di tempo, nonostante gli enti preposti si ostinino a dire che le microparticelle presenti nell’aria, comprese le particelle di alluminio siano inermi.

NEW SCIENTIST, il 5 agosto 2000, pubblicò che i cittadini di Stati Uniti ed Europa stanno morendo in giovane età a causa di microscopiche particelle presenti nell’aria, mentre il 14 dicembre 2000 il NEW ENGLAND JOURNALOF MEDICINE riferì che l’inalazione di materiale articolato delle dimensioni di 10 micron e inferiori porta ad un tasso di mortalità superiore del 5% di 24 ore.
Il 21 aprile 2001 il NEW YORK TIMES pubblicava che queste microscopiche particelle penetrano nei più piccoli alveoli polmonari per poi trasferirsi nel sangue e che poi sono state collegate a morti precoci soprattutto in individui soggetti a problemi respiratori.

Persone qualificate quali l’ex tecnico dell’ingegneria dei sistemi missilistici RAYTHEON, ebbero modo di constatare con certezza che almeno due delle più comuni aerocisterne di irroramento utilizzate, il BOEING KC-135 E IL BOEING KC-10, usati in teoria dall’aviazione USA per il rifornimento in volo, non vengono usati per tale scopo, ma tutt’altro. Quello che è preoccupante sta nel fatto che gli enti preposti al controllo e alla sicurezza aerea non rilasciano mai risposte attendibili ed è chiaro che in cambio si riescono ad ottenere soltanto menzogne. Si può stare tranquilli quando ci viene risposto: ”non siamo informati”, “non ci risulta”, “non sappiamo”. In altre occasioni la risposta ufficiale attribuiva le cause ad un normale scarico di carburante dagli aerei in volo. Questa operazione viene fatta da sempre ma non ha mai dato nessun tipo di problema alla popolazione.

Ed ora veniamo all’estate del 2000 quando percorrendo in bicicletta una strada poco trafficata, che porta in un paese vicino, mi accorsi con stupore che buona parte della vegetazione, che fiancheggia la strada, era completamente rinsecchita. La stagione era sicuramente molto calda ma non da giustificare una tale moria di piante.
Gli organi preposti alla manutenzione e alla pulizia dei bordi stradali non possono agire in maniera tale da eliminare determinate piante usando prodotti specifici come diserbanti ad esempio ma si limitano ad estirpare o potare quelle, che in qualche maniera possono disturbare la viabilità o procurare danno alle persone in transito. Tra l’altro le piante in questione si trovavano abbastanza distanti dal ciglio stradale e situate sull’argine di un fossato situato più in basso. Non poteva trattarsi neppure dell’opera dei proprietari dei terreni adiacenti coltivati ad ortaggi in quanto vi è proprio il fossato che divide la terra coltivata dall’argine stradale.

Mi sembrava tutto così strano e incomprensibile da rimanere fermo ad osservare quel disastro per un po’ di tempo fino a quando, improvvisamente, mi ricordai che alcuni giorni prima ebbi modo di vedere quelle strane scie in cielo. Inforcai la bicicletta e corsi a prendere la macchina fotografica. Ritornato sul posto scattai alcune foto riprodotte di seguito.

Inutile dire che il fatto è alquanto anomalo anche perché altri tipi di vegetazione che occupano lo stesso terreno sono perfettamente sane. Sembra quasi che ci sia stata una radicale selezione.

Tutto ciò mi porta a fare alcune considerazioni: non credo che la “pioggia acida”, volgarmente conosciuta con questo nome da diverso tempo, abbia la capacità di agire in modo così selettivo su determinate specie di piante piuttosto che su altre. Indubbiamente andranno a colpire le più sensibili e delicate ma mi pare di capire che le specie prese in considerazione non appartengono certo a questa categoria.
A molti di noi sarà capitato di portare sotto la pioggia una pianta da appartamento perché trovi nuova forza e vigore e ritirarla dopo avergli fatto fare una salutare doccia. Ma qualcuno di noi si sarà sicuramente accorto che dopo qualche tempo la pianta mostrava segni di bruciature o sintomi di deperimento. Questo quasi sempre dovuto al fatto che l’acqua piovana aveva raccolto nella sua caduta elementi contaminanti o sostanze tossiche che ristagnavano in quel momento nell’aria causando danni alla pianta, oltretutto non abituata all’esposizione all’aperto.
L’ipotesi che siano esperimenti o programmi sconosciuti la causa di questa moria di piante penso che sia più credibile. Progetti oscuri creati appositamente per essere sperimentati sulla popolazione tramite le sostanze che vengono distribuite nell’aria dagli aerei. Un programma sicuramente ben studiato ma del quale non è stato probabilmente tenuto conto degli immediati effetti collaterali.
Certo un altro aspetto di non poco conto sta nel fatto che noi, intesi come esseri umani, abbiamo l’opportunità di spostarci, di rincasare, di pernottare in ambienti coperti e chiusi, limitando così la nostra presenza all’aperto, mentre non è così per le piante e la vegetazione in genere soggette ad una esposizione continua a queste minacce e che assumono attraverso le radici quello che riescono ad eludere attraverso le foglie.
Ma se questo è l’effetto di queste sostanze sulla specie vegetale non penso che dovremmo stare tanto tranquilli. Gran parte del cibo che consumiamo ce lo offre la natura attraverso le coltivazioni all’aria aperta, frutta e verdura infatti fanno parte della nostra dieta. Penso che per ridurci come loro sia solo una questione di tempo.

A chi pensa che dovremmo stare tranquilli solo perché, se vi fossero dei seri pericoli, che minacciano la nostra salute, saremmo tempestivamente informati, si illude. Non saremmo mai informati di ciò che accade intorno a noi e come sempre dovremmo continuare a vivere nell’ignoranza più assoluta.

La mia convinzione non è basata su nulla di concreto. Questa mia breve ricerca sulle scie chimiche e le mie considerazioni, del tutto personali, hanno lo solo scopo di informare e di suscitare quanto più interesse possibile nelle persone, affinché ognuno abbia modo di osservare e considerare in modo razionale e indipendente tutto quello che accade intorno a noi e che si vuole fare passare inosservato.

Dino Colognesi
http://www.usac.it/anomali/scie_chimiche.htm

20 agosto, 2005

Le gerarchie

Nulla è assurdo quanto le gerarchie e non perché gli uomini sono tutti uguali, come vogliono farci credere alcuni, ma in quanto a comandare sono quasi sempre i peggiori. Pensiamo a chi si trova ai vertici degli stati: sono le persone più spregevoli e malvagie che si possa immaginare. Pensiamo a chi, attualmente, è a capo della Chiesa cattolica: un luciferino ierofante.

Che faccio... formatto?

"Politiche di prevenzione errate o inesistenti. Milioni di euro spesi in recupero dati a causa di incoscienza formativa. Questo è il panorama informatico italiano, sia del pubblico, che del privato".

L'enorme diffusione del mezzo informatico ha progressivamente portato alla implementazione di metodi di catalogazione e contabilizzazione che vanno progressivamente a sostituire il supporto cartaceo. Se valutiamo con occhio superficiale tale approccio, questa sembra essere apparentemente la soluzione migliore, liberandoci da tonnellate di scartoffie. Sulla scia di questo entusiasmo, gli enti comunali e statali e lo stesso ministro a suo tempo preposto, annunciava: "
Distruggiamo i documenti cartacei".

Che faccio? Formatto?
Come contrappunto a questa smodata ed incosciente fiducia nello strumento di archiviazione digitale, pare, a giudicare dai risultati (basta farsi una visita sui forum informatici), che l'utente finale sia condannato ad un solo destino: perdere dati, formattare, re-installare Windows. Egli è infondatamente convinto che tutti i dati memorizzati sul disco fisso siano come custoditi a Fort Knox, ma quando sbatte il naso contro il muro della dura realtà è ormai, spesso, troppo tardi. La parola "prevenzione" non fa parte del suo vocabolario. Peccato. Il fruitore di strumenti informatici, professionista, dipendente comunale o statale o privato che sia, ha una sola priorità: Che il computer si accenda.

Backup?! Cos’è? Una parolaccia?
Riuscire a convincere costui dell’importanza di
un controllo preventivo periodico dello stato del disco rigido (attraverso strumenti integrati nel sistema) o della sua ottimizzazione, nonché dell’intera componentistica hardware (anche semplicemente rimuovere periodicamente la polvere dall’interno del cabinet previene da surriscaldamenti e possibili crash del sistema) e di istituire una valida politica per il backup dei dati critici, è praticamente impossibile. Ogni tentativo di renderlo consapevole dei rischi legati ai supporti informatici, sbatte contro il muro dell’ignorante superficialità, dominata dalla paura di sborsare qualche centinaio di euro per mettersi in sicurezza, oltre che in regola. A proposito di quest’ultima considerazione ed in particolar modo in relazione alla recente normativa sulla privacy, l’utente ha il solito approccio all’italiana (incoraggiato, inutile dirlo, dalle consuetudini dei nostri politici avvezzi a rinvii, condoni ecc.): "Aspettiamo la prossima proroga. Sino a quando non sono obbligato, perché devo mettere in sicurezza i miei dati di lavoro? Il PC si accende!".

Spy che?
Solitamente il Computer di siffatto utente è infestato da centinaia di agenti estranei di ogni genere, partendo dalle spywares, passando per i cavalli di troia, per arrivare a virus vecchi di anni e comodamente residenti sul sistema vittima, da diversi mesi o addirittura anni. Che il computer dia segni di instabilità, sia più lento del normale, apra finestre del browser senza richiesta alcuna, richieda insistentemente la connessione remota non appena avviato, non sembra preoccupare più di tanto.

Questo maldestro fruitore informatico non adopera alcuno strumento per l'identificazione di componenti assimilabili agli spywares, così, allorquando ad esempio esegue l'installazione di certi applicativi, non ha la benché minima consapevolezza che sta per avviare, proprio in quegli istanti, un quantitativo non indifferente di componenti spia di vario genere.

Solitamente egli ha ancora l’antivirus installato in bundle con il computer acquistato 4 anni prima, ormai ovviamente scaduto, dalle definizioni virus vetuste di anni e naviga, adopera assiduamente la posta elettronica, usa programmi di file sharing (anche sul luogo di lavoro), con estrema disinvoltura.

In verità pochissimi utenti conoscono la definizione di spyware, hijacker, trojan, worm, virus: prova ne è il fatto che, statisticamente, sui PC esaminati si trovano spesso dai 300 ai 700 di questi malware. In effetti, se non si conosce il tipo di pericolo, non nasce la necessità di difendersi da esso. In casi del genere non vi è traccia di programmi tipo firewall o antispywares. Pochi sistemi risultano inoltre aggiornati, al fine di prevenire attacchi che sfruttino bugs di sicurezza.

Il problema è che tali maldestre e deleterie abitudini, sono di difficile eradicazione, in quanto i mezzi convenzionali di divulgazione (la TV ed i giornali non specializzati nel ramo) non forniscono alcuna informazione in merito. Difficilmente, l’utente descritto, leggerà questo articolo.

E’ ovvio che tale atteggiamento non può che portare, presto o tardi, ad un unico risultato: la non avviabilità del sistema che, nel 99% dei casi, è promiscuo ai dati di lavoro. Non parliamo poi dei problemi legati alla violazione della privacy ma non è di questo che mi voglio ora occupare.

Informatizzazione. Sì, ma a che prezzo?
E' lampante, visto il notevole giro di affari della aziende nel mondo per il recupero dei dati, che le informazioni archiviate su disco sono costantemente in pericolo, non solo perché volatili ed archiviate su supporto, in buona sostanza, elettromeccanico e quindi soggetto a rotture (la tecnologia di base per l'archiviazione dei dati è la stessa degli anni ottanta!), ma anche perché, come si diceva, eventuali infezioni da virus, worms o altro, non solo possono minare la stabilità del sistema operativo, ma possono anche distruggere i files salvati su hard disk.

Cancellazioni accidentali di dati importanti possono avere effetti simili, per non parlare di problemi software o errori banali da parte dell'utente (potenzialmente causa del mancato avvio del sistema operativo) o guasti hardware (vedasi rotture meccaniche o elettroniche del disco rigido. Gli utenti Maxtor ed IBM ne sanno qualcosa).

La quasi totalità degli uffici statali, comunali e privati che negli ultimi tempi hanno dirottato il loro metodo di archiviazione dati su strumenti informatici, abbandonando quasi integralmente il supporto cartaceo, non hanno mai considerato una attenta politica di tutela dei dati di lavoro.

Lo stato dell’arte (!)
a) Sovente non esiste alcun metodo di backup dei dati su unità esterne o interne;
b) La protezione contro attacchi in rete locale o Internet è spesso assente;
c) Sistema operativo e dati utente sono sempre promiscui;
d) Taluni tecnici informatici preposti alla manutenzione delle postazioni non hanno la competenza e la cultura per prevenire danni cagionati dal malfunzionamento dei sistemi operativi o dell'hardware. Spesso le ditte che si occupano di "fare assistenza" (è un eufemismo, in quanto non fanno prevenzione, ma arrivano solo a danno compiuto) agli enti pubblici o privati, sono solo in grado di sostituire un PC, allorquando il sistema operativo comincia a dar problemi. Non importa se in esso sono ricoverati dati importanti. Vince l'appalto la ditta che offre le tariffe più basse, non quella che, magari, garantisce metodi innovativi e fermi macchina ridotti.

Proviamo ad immaginare un sistema di archiviazione economico-giudiziario interamente legato ai sistemi informatici. Si rischierebbe di trovarsi, un bel giorno, con la carta di credito azzerata, la propria situazione fiscale misteriosamente scomparsa o con la propria identità inesistente o scambiata con un pericoloso evaso!

Consideriamo inoltre che la retrocompatibilità dei documenti di testo rappresenta un rischio da non sottovalutare. Si pensi alla versione più recente di Microsoft Office che (per meri motivi commerciali), in taluni casi, non permette la visualizzazione di testi redatti con versioni obsolete dello stesso pacchetto software. Tra dieci o vent'anni, potremo semplicemente aprire un documento scritto con Office 97? Alla giusta annotazione che "esistono anche i pacchetti Open Source", rispondo che negli uffici pubblici e privati, il software più diffuso resta Microsoft Office, per cui il problema esiste!

Le stesse softwarehouse (quelle italiane soprattutto) non considerano minimamente la possibilità di esportare o salvare i dati di lavoro su directories diverse da quella ove sono stati installati gli stessi applicativi, così gli studi professionali, dagli avvocati, ai commercialisti, non adottano alcun metodo di prevenzione dalla perdita dei dati utente.

La prevenzione è meglio della cura
Le soluzioni possibili per evitare di trovarsi in situazioni spesso irreversibili, sono essenzialmente sei:

1) Partizionamento del disco;
2) Riconfigurazione opportuna del sistema operativo;
3) Archiviazione dei dati sensibili in area separata dal sistema operativo;
4) Adozione "ad hoc" di politiche di backup in rete o su unità esterne;
5) Utilizzo di strumenti per il ripristino del sistema (rollback);
6) Utilizzo di software per il "disk imaging" (creazione di immagini di partizioni e dischi).

Ovvio che la riconfigurazione del sistema operativo non è cosa da tutti, ed è per questo che, laddove non si arriva, bisognerebbe affidarsi a personale competente e non pretendere invece, di poter fare da soli. Lo stesso discorso vale per le amministrazioni pubbliche, le quali dovrebbero rivolgersi verso soluzioni innovative, anziché optare per certe aziende che si introducono solo grazie a particolari offerte di appalto, non supportate da know how tecnologico. Risparmiare qualche euro oggi, può significare perderne migliaia domani. Ma questa è un'altra storia...


**Straker**

19 agosto, 2005

Viandante, se giungi a San...

Viandante, se giungi a San... , non procedere oltre, per dirigerti verso altre mete, ma sosta, almeno per qualche giorno, in questa amena, ridente cittadina. Credimi: non ti pentirai di aver villeggiato in un centro di cui intendo illustrarti le incomparabili bellezze.
Se sarai così gentile da leggere la descrizione delle molteplici attrattive, sono sicuro che, sia per le vacanze della stagione estiva sia per altri periodi dell’anno, non esiterai a scegliere l’incantevole paradiso in cui ho il privilegio di vivere. Seguimi dunque in questo itinerario ideale tra mille delizie.

Si estende San... tra magnifiche valli verso cui digradano ubertose colline, quasi del tutto coperte di serre e di casermoni. La città è lambita dal mare: vi si riversano le acque mefitiche dei torrenti e degli scarichi fognari. Il mare, in cui potrai tuffarti se vorrai contrarre qualche malattia virale, bacia lidi cosparsi di rifiuti d’ogni genere: sull’arena, tra i sacchetti di plastica, le lattine e le cartacce, se sarai fortunato, potrai scorgere lo scintillio di una diafana siringa.
Per raggiungere quelle stupende spiagge, potrai percorrere delle ampie strade costellate di cimiteriali fioriere, ove proverai l’ebbrezza del traffico, del frastuono e della confusione, mentre giri attorno ad artistiche rotatorie o ti imbottigli in ingorghi apocalittici.
Tra i monumenti più insigni di San..., spicca la nuova stazione ferroviaria: un illuminato, geniale architetto, vero allievo delle muse, progettò un'opera sublime, grandiosa, mirabile... un enorme pitale capovolto, un edificio forse ispirato allo scatologico capolavoro di Piero Manzoni.
Quando poi sarai pago di ammirare il centro, con le sue palme misere e ossute allineate lungo i boulevards, le gorgoglianti fontane disegnate da eccelsi artisti, dopo aver respirato i salubri miasmi del benzene, dopo aver ascoltato l’armonioso strepito dei veicoli, inoltrati nella periferia. Qui, quasi ad ogni passo, potrai contemplare rapito sterminate colate di cemento, tra autorimesse, caseggiati, carrozzabili... Qui respirerai i gradevoli sentori che esalano dagli innumerevoli cassonetti dell’immondizia, che spesso è elegantemente distribuita sui marciapiedi. Qui vedrai le monumentali antenne della telefonia mobile donde s’irraggiano salutari campi magnetici. Qui, se sarai stanco, potrai riposare sulle panchine di bellissime aiuole piene di erbacce e spazzatura, mentre ti ustioni ai raggi del sole rovente.
Infine, se rivolgerai lo sguardo al cielo, ma in questo caso mi dolgo vivamente che non sia la prerogativa di San... , potrai osservare un originale intreccio, un prezioso ricamo di scie velenose ed ammorbanti.

Dove puoi trovare una cittadina in cui i vigili urbani sono così urbani?
Dove puoi trovare una cittadina in cui gli amministratori sono così solleciti nei confronti della popolazione residente e dei villeggianti?
Dove puoi trovare una cittadina in cui è così facile e piacevole spostarsi, a piedi, in moto o in auto?
Dove puoi trovare una cittadina in cui i servizi alla collettività sono così efficienti?

Sono convinto che, dopo aver letto questa descrizione, viandante, se giungerai a San... , non solo vi soggiornerai, ma deciderai tosto di trasferirti. In ogni caso, buona permanenza!

La Giustizia

Anche il pentimento ha perso di significato morale attraverso l’occhio miope della giustizia.

**Straker**



9/11 - Pentagono: non fu un aereo

Segnalo questo link... meditate gente, meditate. Guardate oltre ciò che vi vogliono far vedere.
**Straker**

18 agosto, 2005

La Chiesa cattolica tra simboli ed interessi

Inserisco un articolo tratto da un sito dedicato al Cristianesimo. Il contributo completa ed illumina il testo precedente "La fiera di Sua Santità".

Che il papa "scenda in campo" in pieno ferragosto per difendere la presenza dei CROCIFISSI negli UFFICI PUBBLICI e nelle case, ovvero questi ultimi baluardi di "presenza cattolica" esteriore, non è certamente un caso.
La Chiesa cattolica sta precipitando a velocità supersonica (se rapportata alla "normale" velocità della storia) in un abisso che, molto probabilmente, sarà senza ritorno.

Certamente questa organizzazione pseudo-religiosa votata allo sfruttamento industriale della credulità popolare ha raggiunto l'APICE della sua fortuna economica, che non aveva nemmeno ai tempi dello stato pontificio, che anzi era indebitatissimo.

A livello MORALE sta accadendo, però, l'esatto contrario: c'è il BARATRO, c'è un andare sempre più giù.

Oggi la chiesa cattolica percepisce dalla sola Italia 1 MILIARDO di euro con l'8 per mille dei proventi fiscali, grazie soprattutto NON TANTO alle scelte VOLONTARIE e consapevoli, ma grazie alla ripartizione alla sola chiesa cattolica delle scelte NON ESPRESSE (che sono ben il 70%). E' come se alle elezioni, le SCHEDE BIANCHE diventassero VOTI per un determinato partito.

Le regioni italiane (siano esse nere, rosse, azzurre o verdi) stanno sfornando continuamente nuove leggi di finanziamento degli ORATORI (addirittura!) nonché della nuova figura del Cappellano sanitario (altri milioni di euro per "confortare religiosamente" i malati). Se serviva un SUPPORTO MORALE, perché non spendere questi soldi per psicologi e assistenti sociali da inserire negli ospedali, come nelle nazioni CIVILI? Il "conforto religioso" non era "compreso" nel MILIARDO di euro dell'8 per mille?

Per non parlare della miriade di leggi e leggine, nazionali e regionali, volte al restauro e alla costruzione delle chiese destinate a rimanere semivuote e, in assenza di analoghi provvedimenti, tesi all'urgente realizzazione di aule scolastiche cronicamente mancanti.

Non ultimo, il fatto che lo Stato italiano stipendia decine di migliaia di insegnanti di Religione significa che la chiesa cattolica è l'unica entità al mondo che VIENE PAGATA per FARSI PUBBLICITA'! E che pubblicità! Martellante, onnipresente, insistente, prepotente, sin dalla scuola materna.

Ma non si tratta di un abisso morale solo in termini economici. Basti vedere come il Vaticano sta gestendo l'ENORME SCANDALO MONDIALE dei preti pedofili o, più in generale, dei scacerdoti che commettono REATI, specialmente SESSUALI.

Forse l'austero Ratzinger vuole ripulire la chiesa da questa masnada di maniaci? Tutt'altro! Si cercano anzi coperture e impunità. Il Cardinale Angelo Sodano ha avuto l'arroganza di invocare trattati internazionali per chiedere a Condoleeza Rice di sottrarre centinaia di parroci pedofili statunitensi alla giustizia, la quale, ad esempio, ha gia' condannato la diocesi di SAN FRANCISCO a 20 milioni di dollari di risarcimenti per reati sessuali commessi da esponenti del clero.

ACCANTO A QUESTO TRACOLLO MORALE C'E' UNA CRISI DI CONSENSI SENZA PRECEDENTI: "perdere" il primato etico-sociale in SPAGNA, con l'approvazione della legge che consente i matrimoni omosessuali (cioe' fra uomini o fra donne) è un fatto senza precedenti: tuttavia si tratta solo della punta di un iceberg, perché, nel frattempo, le chiese si svuotano, i cattolici non credono più ad alcun dogma tradizionale e vivono come tutti gli altri, senza particolari restrizioni sessuali, ivi compresi quelli che gridano "viva il papa".

A questo proposito, è curiosa un'esperienza fatta da chi scrive, proprio in questi giorni. Accendendo la radio ieri mattina, ho sentito un resoconto del raduno giovanile a Colonia, la giornata mondiale della gioventu'. Si stava dicendo che i giovani, grazie al tempo favorevole, restavano a dormire sui prati, bevevano birra e dormivano fino a mezzogiorno per smaltire sbornie e prestazioni fisiche di vario tipo. Deserte o quasi le MESSE e le CATECHESI del mattino.

A questo punto mi sono accorto che era la radio svizzera!

Eh gia', i nostri asservitissimi media non avrebbero mai fatto un resoconto cosi veritiero! Anzi, ascoltando le differenze fra i resoconti su Colonia, faceva piuttosto ridere sentire la televisione del nostro regime abbandonarsi ad entusiastiche quanto infondate esaltazioni che ricordano un po' troppo i cinegiornali dell'èra fascista (èra forse mai terminata del tutto, chissà).

Scusate la lunga premessa, ma a questo punto domandiamoci: a CHE COS'ALTRO potrà mai "attaccarsi" Ratzinger se non al crocifisso? Non sembri una battuta: alla chiesa cattolica è rimasto ormai il solo involucro esteriore di una ex-religione ora Business Company, tutt'al più dedita al turismo vagamente "religioso".

E' IMPENSABILE che questa chiesa possa fare appelli morali o spirituali: sarebbe anzi tragicamente comico e tutti sanno ciò, anche se non lo dicono, anche se FINGONO APPROVAZIONE solo per un banale opportunismo del tutto convenzionale.

Ecco allora l'ultima carta da giocare per Ratzinger & soci: RINFORZARE la PRESENZA ESTERIORE, in modo diffuso, invasivo ed invadente, come la pubblicità della "Coca Cola", che cerca quasi di integrarsi col paesaggio, in modo che tutti trovino "naturale" ed "ovvia" questa presenza simbolica, ma,al tempo stesso, ingombrante ed anche un po' arrogante, essendo il crocifisso (e NON la CROCE si badi bene!) il MARCHIO del cattolicesimo, non del cristianesimo.

Un marchio che la Storia ha associato agli STERMINI non meno della SVASTICA nazista: basti pensare alle CROCIATE, ai roghi degli "eretici" e delle "streghe", all'inquisizione ed alle torture, tutte atrocità commesse in presenza e in nome dell'immancabile crocifisso.

Ma il crocifisso, per una ironia della storia, ci ricorda anche, in fin dei conti, il potere di Roma di mandare a morte gli innocenti, di ELIMINARE tutti coloro che a torto o a ragione sono considerati "oppositori". Non c'è dubbio che tale potere arrogante della Roma imperiale sia stato poi ereditato, nei fatti, dalla Roma papale.

Esponendo il crocifisso, tra l'altro, i Tribunali italiani continueranno ad usare come simbolo un clamoroso "errore giudiziario" e questo non è affatto rassicurante per la sorte dei giudicati. In fin dei conti Gesù è stato condannato a morte da un procuratore romano: Ponzio Pilato. Chissà se ci hanno mai pensato.

Fonte:
cristianesimo.it