Il termine scetticismo è usato spesso a sproposito: scetticismo deriva dal verbo greco sképtomai, che significa osservare, considerare. Pertanto gli scettici dovrebbero essere coloro che si impegnano in osservazioni, in indagini con il desiderio di verificare un’ipotesi, di scoprire qualcosa. Scettico, però, è diventato sinonimo di incredulo, di ottuso e strenuo negatore di qualsiasi modello interpretativo e fenomeno che contraddica i dogmi di una scienza (?) attardata e sterile. Costoro sono spesso persone il cui sapere si è cristallizzato in un’erudizione fine a sé stessa, atrofizzato in una chiusura mentale ammantata di presunzione.
Eppure chi ha il coraggio ed anche l’audacia di rivedere paradigmi consolidati, per inoltrarsi in territori ignoti, con spirito pionieristico, potrà forse trovare un frammento di verità o rischiarare con un barlume le tenebre dell’ignoranza. Sebbene molti laureati siano persone colte, non di rado le intuizioni geniali si debbono a uomini dalle conoscenze limitate ma curiosi e soprattutto dalla mente aperta, il che non significa essere dei creduloni, piuttosto non scartare a priori nulla, senza prima aver a lungo e diligentemente analizzato e riflettuto. Un sapere libresco, cartaceo per quanto approfondito, consuona, dunque, con una rigidità deleteria per ogni ricerca proficua.
Importante è apprendere: sovente si impara più dalla gente comune che da insigni ricercatori i cui studi difettano di chiarezza e di organicità. Esistono immense risorse culturali che, però, sono mortificate da un sistema in cui “l’ignoranza è forza” sicché sono i soliti raccomandati ad egemonizzare il mondo accademico. Mi sovviene, ad esempio, di un indecente docente universitario, titolare della cattedra di Storia medievale in un ateneo piemontese che, ospite del pericoloso pierino nazionale, riuscì solo a sfoggiare un’immensa pochezza. Egli tentò di spiegare all’interlocutore comunque del suo infimo livello, in che cosa consista il metodo storiografico, per di più con un’esposizione assai più stentata di quella di uno studente che intercala frasi smozzicate con “cioè”. Secondo l’idiot savant, il metodo si riduce a scartabellare polverosi e tarlati documenti negli archivi per poi scrivere qualche soporifero, tedioso, esiziale saggio su quante erano le lentiggini disseminate sul viso della slavata consorte di Carlo Magno.
Lasciamo costoro alle loro nugae ed alla loro saccenteria. Lasciamoli nei loro graveolenti, tetri archivi a compulsare testi di cui comprendono forse la superficie. Aria! Aria! Se sollevassero il capo dagli incunaboli per guardare oltre la finestra, chissà quante cose scoprirebbero…
Eppure chi ha il coraggio ed anche l’audacia di rivedere paradigmi consolidati, per inoltrarsi in territori ignoti, con spirito pionieristico, potrà forse trovare un frammento di verità o rischiarare con un barlume le tenebre dell’ignoranza. Sebbene molti laureati siano persone colte, non di rado le intuizioni geniali si debbono a uomini dalle conoscenze limitate ma curiosi e soprattutto dalla mente aperta, il che non significa essere dei creduloni, piuttosto non scartare a priori nulla, senza prima aver a lungo e diligentemente analizzato e riflettuto. Un sapere libresco, cartaceo per quanto approfondito, consuona, dunque, con una rigidità deleteria per ogni ricerca proficua.
Importante è apprendere: sovente si impara più dalla gente comune che da insigni ricercatori i cui studi difettano di chiarezza e di organicità. Esistono immense risorse culturali che, però, sono mortificate da un sistema in cui “l’ignoranza è forza” sicché sono i soliti raccomandati ad egemonizzare il mondo accademico. Mi sovviene, ad esempio, di un indecente docente universitario, titolare della cattedra di Storia medievale in un ateneo piemontese che, ospite del pericoloso pierino nazionale, riuscì solo a sfoggiare un’immensa pochezza. Egli tentò di spiegare all’interlocutore comunque del suo infimo livello, in che cosa consista il metodo storiografico, per di più con un’esposizione assai più stentata di quella di uno studente che intercala frasi smozzicate con “cioè”. Secondo l’idiot savant, il metodo si riduce a scartabellare polverosi e tarlati documenti negli archivi per poi scrivere qualche soporifero, tedioso, esiziale saggio su quante erano le lentiggini disseminate sul viso della slavata consorte di Carlo Magno.
Lasciamo costoro alle loro nugae ed alla loro saccenteria. Lasciamoli nei loro graveolenti, tetri archivi a compulsare testi di cui comprendono forse la superficie. Aria! Aria! Se sollevassero il capo dagli incunaboli per guardare oltre la finestra, chissà quante cose scoprirebbero…
Scorrendo le notizie,oggi!poi!...tra il prode Anselmo e il B16,c'è da mettersi le mani nei capelli.......sono colta da immediato sano scetticismo!e vado all'affanosa ricerca di sapere se c'è chi come me ha approfondito o contraddetto le spudorate MENZOGNE passate alla stampa!
RispondiEliminaviva lo Scetticismo!
angela
La zampa di regime è esperta in menzogne e mistificazioni. Ciao!!!
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