Ad ideale continuazione del testo di Capitano Nemo, qualche riflessione su Schopenauer, il filosofo che, con Il mondo come volontà e rappresentazione, distrusse millenni di stolido ed orgoglioso antropocentrismo.
Le parole del pensatore tedesco risuonano come un monito perenne al cospetto di chi idealizza l’universo e quello sbaglio di natura chiamato uomo. Egli ci ricorda che l’amore è solo un’astuzia della Volontà tesa a perpetuare la specie, ci insegna che l’amicizia è simile a quegli animali stranissimi avvistati da qualche solitario navigatore della cui esistenza si può solo favoleggiare.
Schopenauer addita il cosmo, con le sue rutilanti galassie e i suoi spazi tenebrosi, come un’illusione e vede nella “realtà” soltanto un caos incomprensibile, un’irrazionale necessità. La vita stessa, come la descrive il filosofo, ricorda una di quelle opere di Jean Tinguely, l’artista svizzero esponente del Nouveau Realisme, che costruiva delle bizzarre macchine inutili. Messe in moto, dopo vari sobbalzi e cigolii, si autodistruggevano.
Mentre i tautoteologi discettano di Dio, come se lo conoscessero di persona e l’avessero ospite a cena, mentre i "politici" farneticano di progresso, di civiltà e di un nuovo ordine mondiale, la Terra, esauritasi la forza d’inerzia, comincia a perdere colpi. Come un giocattolo meccanico di Tinguely, sta ormai per fermarsi e, tra stridii e dondolamenti, presto si autodistruggerà.
Le parole del pensatore tedesco risuonano come un monito perenne al cospetto di chi idealizza l’universo e quello sbaglio di natura chiamato uomo. Egli ci ricorda che l’amore è solo un’astuzia della Volontà tesa a perpetuare la specie, ci insegna che l’amicizia è simile a quegli animali stranissimi avvistati da qualche solitario navigatore della cui esistenza si può solo favoleggiare.
Schopenauer addita il cosmo, con le sue rutilanti galassie e i suoi spazi tenebrosi, come un’illusione e vede nella “realtà” soltanto un caos incomprensibile, un’irrazionale necessità. La vita stessa, come la descrive il filosofo, ricorda una di quelle opere di Jean Tinguely, l’artista svizzero esponente del Nouveau Realisme, che costruiva delle bizzarre macchine inutili. Messe in moto, dopo vari sobbalzi e cigolii, si autodistruggevano.
Mentre i tautoteologi discettano di Dio, come se lo conoscessero di persona e l’avessero ospite a cena, mentre i "politici" farneticano di progresso, di civiltà e di un nuovo ordine mondiale, la Terra, esauritasi la forza d’inerzia, comincia a perdere colpi. Come un giocattolo meccanico di Tinguely, sta ormai per fermarsi e, tra stridii e dondolamenti, presto si autodistruggerà.
wyxyx, mi stanno fumando le orecchie... :-D
RispondiEliminaIl castello di bugie che hanno costruito sta cominciando ora a scricchiolare ed è forse questo l'unico momento in cui portremo fare qualcosa per ribellarci e porre fine alla follia che imperversa oppure dalle sue macerie, ne sorgerà uno nuovo e più potente come è sempre stato fino ad oggi e ci vorranno anni prima che una simile opportunità si ripresenti. La strada per la libertà passa per la conoscenza, ricordatevelo
RispondiEliminaL'indifferenza generale! E' il nodo di Gordio. La libertà passa per la conoscenza. Sottoscrivo. Ecco perché ci tengono nell'ignoranza. Un saluto a tutti.
RispondiElimina